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domenica 6 marzo 2016

JOE JACKSON @ TEATRO CORSO - MESTRE - 04/03/2016



Nel mio immaginario la figura di Joe Jackson è legata a doppio filo con quella di Pier Vittorio Tondelli: lo scrittore emiliano, infatti, ne scrisse sia su "Rimini" che su "Camere Separate", sul primo addirittura citando una sua frase in apertura di libro.
Erano gli anni '80, e l'artista inglese era sicuramente una figura di spicco nel panorama musicale di allora, forte di diversi ottimi album disclocati nel periodo 1979/1986.
Fa ora tappa a Mestre, in un Teatro Corso gremito, per presentare la sua ultima fatica, "Fast Forward", eccellente disco che sembra restituire almeno un pò della magia dei tempi d'oro.
La primissima parte di concerto lo vede impegnato a rileggere, in solitaria alla tastiera, pagine importanti come "It's different for girls", "Hometown", "Be my number two", oltre alla titletrack "Fast Forward"; a partire dalla classica "Is she really going out with him?" viene raggiunto sul palco dai compagni di band (chitarra/basso/batteria) e insieme iniziano a macinare una scaletta che non fa prigionieri.
Ci sono i sapori funky 80's di "You can't get what you want", il reggae punk '79 di "Sunday papers", la pulizia pop rock di "Junkie diva" e "A little smile", la New York connection di "Another World", il tutto eseguito con una perfezione stilistica da campioni, con il piano/tastiera che conferisce una certa raffinatezza globale all'insieme.
Anche a livello estetico il quartetto è un bel vedere: vestìti bene, sobri, zero pacchianate, giusto una sciarpa biancoblu del Portsmouth annodata alla tastiera che fà molto passione working class inglese.
Graham Maby, il bassista storico di Jackson con lui dai primissimi tempi, regge la scena in maniera impeccabile sia a livello ritmico che visivo.
Molto divertenti inoltre i siparietti che Joe Jackson concede tra i brani, qualche numero di caro vecchio british humour che me lo rendono affettivamente simpatico.
C'è spazio anche per un omaggio a David Bowie con "Scary Monsters (and super creeps)": noto anche la scritta "Bowie" fatta sul nastro adesivo su un cassone nelle retrovie del palco.
L'unico piccolo neo, se vogliamo, è una rilettura lenta e un pò spenta di "Steppin' Out", praticamente il suo brano più famoso direttamente dal capolavoro "Night & Day" del 1982: l'esecuzione original penso avrebbe incontrato maggiormente i consensi del pubblico, ma tutto sommato è solo un piccolo cavillo in una riuscitissima serata mestrina di inizio marzo 2016.

martedì 2 febbraio 2016

DIAFRAMMA @ VINILE - ROSA' (VI) - 30/01/2016




Vero lusso saper di poter assistere annualmente o quasi ad una esibizione dei Diaframma in zona Veneto; la band di Federico Fiumani, infatti, è praticamente sempre "on tour” e la cosa, almeno dal sottoscritto, è accolta con gioia e aspettativa ogni volta che si avvicina un concerto.
Già intorno alle 22.45, quando sale sul palco Miss Xox, il Vinile è bello pieno e io ho in testa quella vecchia canzone di Iggy Pop, "Nightclubbing, we're nightclubbing, we're what's happening".
Miss Xox è una leggenda underground, mente del Great Complotto di Pordenone nei tardi '70 assieme ad Ado Scaini: Hitlerss, Andy Warhol Banana Technicolor, El Funeral de Kocis le sue medaglie al petto; insomma, un pezzo di storia.
Piace vederlo ancora in giro, con il suo quartetto propone un rock punk wave caustico e tagliente cantato, anzi, declamato in italiano, in cui è l'urgenza espressiva a farla da padrona a discapito di melodie o trame sonore orecchiabili praticamente assenti.
Un buon aperitivo in vista dei Diaframma, che intorno alla mezzanotte prendono posto sul palco.
La serata del Vinile è presentata come "Diaframma performing Siberia", il primo lp capolavoro della band fiorentina, ed è normale quindi che la scaletta si apra con le note dell'evocativa titletrack che spedisce subito tutti quanti dritti in orbita.
Si, lo so che questi non sono i Diaframma degli anni '80, però i pezzi scorrono via lo stesso che è una meraviglia: "Neogrigio", "Amsterdam", "Delorenzo", "Specchi d'Acqua"; i fraseggi di chitarra della Fender di Mr. Fiumani, in certi punti, sono sempre emozionanti, sia su disco che live. Poi lui, come ho già detto da queste parti, è uno che mi piace, ha dalla sua onestà, storia e un attitudine generale che fa lezione: scusate se è poco.
Eseguito per intero "Siberia", è l'epocale "Gennaio" ad aprire la seconda, sostanziosa, parte di concerto, in cui vengono prese in rassegna tutte (o quasi) le canzoni più significative della storia diaframmatica.
C'è "L'odore delle rose", "Diamante Grezzo", "Io ho te", "Labbra Blu", l'omaggio ai Television con "See no Evil".
Faccio prima a dire cosa mancherà al computo finale: "Tre Volte Lacrime", "Caldo" e "Blu Petrolio", oltre alla totale assenza di canzoni degli ultimi tempi; per il resto in due ore circa di concerto la band non si risparmierà affatto, sia sotto il profilo quantitativo, sia per l'energia generale profusa in un live che penso lasci pochi scontenti.
Sono quasi le due quando terminano le ultime note, piena notte, e le luci della Strada Statale Valsugana ci accolgono quando risaliamo da sottoterra. Splendida serata.

martedì 13 ottobre 2015

MORRISSEY @ HALA TIVOLI - LUBIANA - 10/10/2015


Morrissey a Lubiana è anche una scusa per farsi un giro oltreconfine e visitare per la prima volta la capitale europea più vicina al nordest.
La città è una sorpresa, bella, pulita e stilosa, e una birra media viene intorno ai due euro.
Il concerto si svolge all'Hala Tivoli, sorta di palazzetto sportivo polifunzionale nella prima periferia della città.
Non molti i presenti: la tribuna è piena per metà e nel parterre ci si starebbe anche belli larghi se non fosse che tutti vogliono accalcarsi vicino al palco.
Come a Padova un anno fa, prima del concerto Morrissey si trasforma in veejay selezionando una mezzoretta di video musicali e non proiettati nel telone bianco che copre il palco: scorrono così, tra le altre, le immagini di Ramones, New York Dolls, Bob & Marcia, Ike & Tina Turner.
Un buon accompagnamento in vista del concerto vero e proprio, che alle 21.00 ha inizio con uno dei pezzi a mio parere migliori dell'intera discografia del nostro, Suedehead, tratta dal primo album solista "Viva Hate".
La band dietro Moz è composta da cinque elementi: capelli corti, camicia bianca, buona immagine in generale; ai lati del palco, invece, ci sono due buttafuori pesantissimi con una faccia che ti raccomando che però stanno bene nel quadro e hanno il loro fascino, considerato anche che l'immaginario di Morrissey racconta spesso di questi tipi, gangs, pugili, ragazzi di strada.
Le scaletta pesca un po' da tutti i lavori discografici, con ampio spazio dato alle canzoni dell'ultimo album "World Peace is None of Your Business", davvero un buon lavoro.
Nella prima parte, degli Smiths fa praticamente la sola "Meat is Murder", con immagini terribili nello schermo di violenze sugli animali, poi nella fase finale spara "What She Said" e il gran finale con "The Queen is Dead".
Non so perché ne faccia sempre così poche, forse per il discorso di guardare avanti e non voltarsi indietro tipico degli artisti, comunque nessun problema, il concerto è bello comunque.
A livello tecnico i suoni sono perfetti e lui è in gran forma canora e non solo.
Un'ora e mezzo di grande show, poi fuori ci sono le luci, i locali e la pioggia di Lubiana ad attenderci.

domenica 7 giugno 2015

DICTATORS - ALTROQUANDO - ZERO BRANCO (TV) - 05/06/2015


Dopo una lunga assenza si torna all'Altroquando di Zero Branco, mitico locale incastonato tra le provincie di Treviso, Padova e Venezia.
L'occasione è di quelle ghiotte: ci sono i Dictators, storico gruppo di culto formatosi a New York nel 1973 e arrivato al debutto con lo splendido album "Go Girl Crazy" nel 1975, in anticipo su tutti i gloriosi esponenti della scena newyorkese.
Rock stradaiolo dai ritmi medi, rock'n'roll scarnificato, proto punk, suonato da una band vestita con jeans, maglietta e sneakers; c'erano anche altri quattro ragazzi, a pochi isolati di distanza, che iniziavano a fare qualcosa di simile a modo proprio, i Ramones.
Insomma c'è attesa, e intorno alle 22.30 la band sale sul palco; la prima parte di show è tutto sommato noiosa, contrassegnata da uno scialbo hard rock e da un suono generale che sembra non rendere al meglio.
Ci si inizia a muovere giusto con "Who will save rock'n'roll", che fa battere il piedino ed agitare le gambe.
Nel frattempo studio un pò il quintetto, il cantante Handsome Dick Manitoba con capellino in lana del Bronx anche se ci sono 40 gradi, il capellone Ross the Boss e la seconda chitarra Daniel Rey (in sostituzione del membro originario Andy Shernoff), produttore di alcuni album dei Ramones (nonchè co-compositore di alcuni pezzi degli stessi).
Forse una band un pò tamarra, ma un amico mi fa notare che se non fossero così non si chiamerebbero "Dittatori".
La seconda parte dello show va decisamente meglio, le canzoni iniziano ad essere di un certo livello ("Cars and Girls", "Faster and Louder") e contribuiscono decisamente ad alzare la media voto finale.
Un concerto onesto, dai; fosse per me avrei preferito che mi suonassero quasi interamente "Go Girl Crazy", aggiungendo i pezzi migliori dagli altri tre album e buonanotte ai suonatori, però ci si accontenta e ci si diverte comunque in questa calda serata di inizio giugno, e quindi va bene così.

martedì 17 febbraio 2015

JIMMY'S HALL - KEN LOACH



Ieri sera ho visto Jimmy's Hall di Ken Loach al cinema; un cinema di periferia, di quelli piccoli distanti anni luce dalle grandi catene tipo McDonald's del cinema, il che non può che essere un bene.
Mi sono venute in mente un po' di considerazioni di cui vorrei scrivere qua:

1- Che Ken Loach è un lusso che ci sia ancora e in splendida forma come sempre: un film all'anno di media è veramente oro colato (sicuramente per me).

2- Che la sala che Jimmy apre nella campagna irlandese, una volta ritornato dagli Stati Uniti, è quanto di più simile ci sia ad un moderno centro sociale o Circolo Arci, di quelli caldi, accoglienti e funzionanti, con mille idee e la voglia di realizzarle, non di quelli stantii che puzzano di fermo.

3- Che i rapporti con la Chiesa, la quale nel film è decisamente mal disposta verso la socialità e l'attivismo della Jimmy's Hall, almeno nella mia esperienza sono stati decisamente diversi: prove con i gruppi in sale parrocchiali, concertini in patronati, insomma il famoso "punk parrocchiale" decantato da un famoso romanzo di Enrico Brizzi.
Ovviamente non esiste una risposta univoca: un po' sono cambiati i tempi, un po' nella Chiesa il '68 fece qualche sconquasso, un po' ci sono diversi tipi di preti e diverse maniere di interpretare il mondo giovanile.

Comunque gloria a te Ken Loach, per sempre!

mercoledì 3 dicembre 2014

RICHIE RAMONE @ GRINDHOUSE - PADOVA - 01/12/2014




Alla fine il buon Richie Ramone ha deciso di prendere l'aereo e di venire a fare un bel pò di date in Europa, e ciò non può che essere un bene per qualsiasi fan dei Ramones; ovviamente parlo dei veri fan, quelli che conoscono a memoria la sequenza degli album dal 1976 al 1996, che sanno come sono andate le cose e tutto il resto, gli altri si ascoltino pure Virgin Radio.
Detto questo, il Grindhouse è in una zona di Padova che non conosco, periferia est della città, zona di grigi uffici e strade deserte; è lunedì sera e fa freddo.
In compenso dentro il locale siamo quasi un centinaio e passata la mezzanotte Riccardo si concretizza nel piccolo palco: capelli tinti di nero, chiodo, all star rosse.
Tre album a metà degli anni '80 per lui, forse il periodo più duro per i Ramones, ma tutto sommato tre buoni dischi, tosti e diretti.
Ovvio che si pensi che la scaletta vada a pescare principalmente da quel trittico, considerando che Richie scrisse anche alcuni pezzi durante la sua permanenza in terra ramonica, ed effettivamente si vedrà giusto con somma gioia per le orecchie.
"Somebody put Something in my drink", "Animal Boy", "Smash You", "I Know better now" è davvero un piacere sentirle, materiale non scontato che un seguace snob dei Ramones come il sottoscritto non può che apprezzare di brutto.
Qualche pezzo del suo album solista, "Entitled" (2013) che mi ricorda paurosamente Iggy Pop e qualche classicone dei fratellini fa si che l'esibizione scivoli liscia e senza sbavature.
A dire il vero l'unica virgola è che forse si poteva trovare un buco per "Bonzo goes to Bitburg", ma tant'è, forse Richie è repubblicano mi dico tra me e me.
Un' occhio alla band: il chitarrista sembra provenire dall'oltretomba, mentre la bassista sembra una che frequenta rave e mangia pastiglie (il che mi mette addosso un pò di inquietudine, come certi estremi avventori del locale).
In confronto Dee Dee e Johnny sembravano bravi ragazzi.
Comunque nel complesso serata positiva: forza Richie!


martedì 19 agosto 2014

EDDIE & THE HOT RODS - FESTA RADIO ONDA D'URTO - BRESCIA - 15/08/2014


Sempre carina la festa di Radio Onda d'Urto a Brescia; parcheggio gratis, ingresso gratis dalle 19.00 alle 20.00 (dopo 5 euro), prezzi onesti di cibo e bevande.
Unico appunto il terreno ghiaioso in cui si svolge il tutto: anche se preferisco il verde, questa volta tiferei asfalto.
Sono a Brescia per gli Eddie & the Hot Rods, band leggendaria dell'epoca immediatamente precedente all'esplosione del punk inglese, anche se poi lo cavalcò con eccellenti risultati (l'album "Life on the Line" ad esempio).
Alle 21.00 salgono sul palco i Mugshots, band bresciana che mi sembra influenzata da Alice Cooper, quantomeno nel trucco del cantante: non mi prendono e ne approfitto per fare un giro tra le bancarelle.
Seconda band spalla sono gli Apers, quartetto olandese che conosco marginalmente dall'epoca in cui Screeching Weasel e Queers erano il mio pane quotidiano. In realtà gli Apers sono una brutta copia delle band in questione, non so neanche perchè riescano a suonare frequentemente in Italia quando è chiaro che ci sono parecche band italiane pop punk/punk rock più interessanti di loro. Esterofilia allo stato terminale? Probabile. A me sembrano scontati e noiosi, magari ad un sedicenne sembreranno imprescindibili.
Verso le 23.00 salgono sul palco Eddie & the Hot Rods: sono in quattro e il sessantenne Barrie Masters alla voce mi sembra bello in forma, un gentleman inglese che sembra aver studiato qualcosa alla scuola di spettacolo "Rod Stewart".
I pezzi storici ci sono tutti, "Teenage Depression", "Quit this Town", "Life on the Line", inframezzati dalle cover storiche suonate dai nostri, "Gloria" e "The Kids are Alright".
Si divertono e fanno divertire i presenti, compreso il solito gruppo di punkabbestia che farebbe casino anche se ci fosse una motosega amplificata, aiutati da superalcolici mal miscelati.
Finale con l'hit "Do anything you wanna do" e l'inaspettata cover di "Born to be Wild". Ai bis la sola "Steppin' Stone" dimostra che quelle sono le canzoni in scaletta, e bisogna accontentarsi.
Nel complesso promossi, me li vedrei bene in un bel pub in autunno.

lunedì 16 giugno 2014

THE MANGES - CASTEL D'ARIO (MN) - 13/06/2014



Quando vado a vedere i Manges c’è sempre un buon profumo: non so se siano loro che usano qualcosa di speciale, o il pubblico che si tira a lucido, però è una cosa che noto dal primo loro concerto che vidi ai Cantieri di Montecchio Maggiore nel lontano 2005.
E il profumo c’è anche in questa data mantovana del tour a supporto del nuovo album “All is well”, impeccabile come al solito, a discapito delle polemiche puriste circa l’abbassamento della manopola della distorsione della chitarra: questo per capire a che livello ci si trastulla mentalmente in certe sette.
Aprono i Leeches e mi sembrano in buona forma: una mezzoretta di rude punk rock in cui svettano i loro classici testi in inglese che parlano di cibo sotto svariate forme.
I Manges fanno il check praticamente prima di suonare, scendono un attimo dal palco per poi risalire con la classica tenuta composta da jeans e maglietta a righe orizzontali bianca e blu.
Aprono con “Plan Hololulu” e, una dopo l’altra, scaricano addosso al centinaio di persone presenti il loro monolite punk rock ramonesiano.
Tra me e me penso che sarebbe bello alternare ogni tanto i pezzi più veloci con qualche pezzo un attimo più lento (e i Manges ne avrebbero in repertorio); Manuel Manges alla batteria picchia il suo 4/4 iperveloce in stile ”Loco Live” più  che “It’s Alive”.
Del nuovo album fanno la già citata “Plan Hololulu”, “My Bad”, “Panic at the Ice Rink”, “I tried to die young” e “Lone Commando”; il resto della scaletta è preso da “Bad Juju”, “Go down” e “Good Enough”, con gli anni ’90 che vengono saltati in tronco.
Tre cover dei Ramones (tra cui l’ottima “Somebody put something in my drink”).
Fanno in tempo a finire con “Say goodbye to your generation” (cover dei Methadones) e a raccogliere i meritati applausi che inizia a piovere; prendo la macchina e guido a zonzo per due ore per la bassa padana, mentre fuori piove. Fantastico.



lunedì 19 maggio 2014

DIAFRAMMA - VINILE - ROSA' (VI) - 17/05/2014



Magari è destino che i Diaframma me li debba vedere sempre da solo, non so; sta di fatto che anche stasera (è la quarta volta che li vedo) parto alla volta del Vinile in compagnia di me medesimo.
Mi ritorna in mente quella frase di Tondelli su “Biglietti agli Amici” in cui porta se stesso in giro per l’Europa: ecco, più o meno ci siamo.
Per indorare un attimo la pillola, gli organizzatori hanno deciso di creare un evento a supporto del serata, chiamata “Joy Division Ceremony”.
Ovvio che quindi l’atmosfera non sia esattamente da Toga Party, ma la cosa mi va anche bene dato che sicuramente mi sentirei a disagio in una festa dove tutti fanno finta di divertirsi.
Qua non abbiamo di questi problemi, dato che l'ambiente mi sembra decisamente tranquillo e piatto, clima ideale per un cane sciolto come il sottoscritto che si piazza a bere una birretta (prezzi altissimi) vicino alla scala dei cessi.
Ogni tanto tiro fuori il telefono e fingo di avere relazioni sociali, in realtà faccio una partita a Snake.
Vedo Fiumani al banchetto dei cd, ma neanche ci penso di avvicinarmi e scambiare due parole, dato che ultimamente seguo la linea del “non parlare ai componenti dei gruppi che ascolto”.
Tempo una mezzoretta e il concerto inizia: mi piazzo giusto davanti al palchetto, posizione di privilegio.
Dopo qualche pezzo noto che la scaletta sembra essere composta in larga misura da canzoni degli anni ’80: roba cupa, pura new wave italiana.
“Siberia” arriva quasi subito e raccoglie il meritato entusiasmo del pubblico
Poi un coglionazzo davanti a me decide di alzare entrambe le braccia per riprendere col cellulare (pratica odiosa), in modo che praticamente non veda niente, e complice anche il caldo decido di trasferirmi in balaustra tirandomi su il cappuccio per il getto d'aria continua del bocchettone dietro me.
Sostanzialmente i picchi della scaletta anni '80 sono la già citata "Siberia", "Amsterdam" e personalmente ci metto anche "Neogrigio" che è una delle mie preferite.
Non fanno "Tre Volte Lacrime" che è un pezzone, e verso la fine si passa anche a qualche pezzo non necessariamente in linea con la "Joy Division Night", tipo "L'Odore delle Rose" e la classica "Gennaio".
Vengo raggiunto da un paio di amici .
Il concerto dura veramente un sacco di tempo, circa due ore, insomma c'è di che ascoltare.
Bello, anche se probabilmente li preferisco con una scaletta più varia sin dall'inizio.

martedì 15 aprile 2014

THE STRANGLERS - NEW AGE - RONCADE (TV) - 12/02/2014



Data segnata sull'agenda da un bel po' di tempo per questa puntata degli Strangolatori in terra veneta.
Mai visti dal vivo, oramai uno dei pochi gruppi dell'epopea punk originale ancora in giro che non ho mai avuto il piacere di gustarmi; anche se poi parlare di solo punk 77 con gli Stranglers è decisamente riduttivo.
Infatti esordirono in epoca punk, con un paio di album che ne prendevano in prestito l'irruenza e la vivacità, mediandola però con una certa ricchezza di suono dovuta, principalmente, al suono della tastiera, oltre che a trame sonore magari meno lineari che in altri partiti (Peaches).
Arrivo al parcheggio e sento che da dentro il locale parte "No More Heroes": cazzo, penso, sarà il dj: poi, nel breve tratto che mi separa dall'ingresso mi chiedo quale dj possa essere così stupido da metterla su prima che suonino gli Stranglers stessi.
Svolto l'angolo e vedo che all'entrata non c'è nessuno: deserto.
Il panico mi prende a tal punto che invece di spingere la porta d'ingresso del locale, la tiro verso di me ed ovviamente questa non si apre.
In qualche maniera riesco ad entrare giusto in tempo per beccarmi mezza canzone: una sorta di ingresso cinematografico (il protagonista entra nel locale con gli Stranglers che suonano "No More Heroes").
Mi accomodo vicino al palco e noto che nonostante i
20 euro e rotti di biglietto c'è parecchia gente, comunque tutti tranquilli ed attenti.
Gli Stranglers sono in quattro e della formazione originale sono rimasti Jean Jacques Burnel, bassista, figura importante del punk inglese più che altro per look e presenza ma anche per il suono abbastanza articolato del suo strumento e Dave Greenfield, tastierista, che sul suo strumento ha una scritta fatta con lo scotch: "No formaggio-No concerto!" : non chiedetemi cosa significhi.
In un'ora e passa di esibizione ripercorrono i momenti salienti dei loro quarant'anni di storia: "Golden Brown" la piazzano a metà concerto ed è, per me, una delle più belle canzoni di tutti i tempi.
"Nice'n'Sleazy" è dura e tagliente, una sorta di punk/reggae uscito da Ladbrooke Groove direttamente dal 1978.
"Duchess"è new wave, con le tastiere che giocano un ruolo fondamentale.
Il cantante è un pelato ciccione che però fa bene il suo.
Guardo Burnel e mi ricordo che è nato lo stesso giorno di mia morosa.
Il pubblico, composto in larga misura da cinquantenni, ascolta gli inni della propria giovinezza, chiusi in camera con Frigidaire e gli Stranglers sul giradischi. Bello.

mercoledì 2 ottobre 2013

SELECTER – LABORATORIO CRASH – BOLOGNA – 27/09/2013



Dopo l’ottima esibizione al Festival Onda d’Urto di Brescia, 2012, ricapita l’occasione di godersi i Selecter dal vivo e non me la lascio sfuggire.
Il Laboratorio Crash è un centro occupato che sorge in una zona artigianale della periferia bolognese.
Da una prima occhiata sembra bello ampio, e mentre mi ambiento mi accolgono i New Colour, nuova band bolognese orientata al suono soul/Motown, molto piacevole da ascoltare; il sassofonista, poi, sembra uscito da un raduno mod italiano del ’83, quindi decisamente pollice alto.
Dopo i New Colour tocca ai Radio Babylon, gruppo ska punk maceratese che intrattiene mezzoretta con la loro volenterosa proposta; io però comincio ad accorgermi che il problema del locale è che la gente ci fuma dentro; ok che ci sono le finestre aperte, però, mi accorgerò dopo, questo non basterà per far si che la serata sembri ambientata in un club rock pre- divieto di fumo.
I Selecter comunque salgono sul palco con il centro che è bello costipato: Pauline Black mi sembra in forma, e anche il resto della banda non scherza: tutti eleganti e precisi, come scuola Two Tone insegna.
Partono con “Time Hard” e “They Make me mad”, classiconi legati al periodo iniziale della band.
Dell’ultimo album “String Theory”, uscito quest’anno, propongono live cinque canzoni, che raccolgono la loro sufficienza, anche se mia morosa dice di no.
Nel frattempo un tizio vicino a me si accende un sigaro, che va ad aggiungersi alle cinquecento sigarette già accese in sala: oramai sembra di stare in una camera a gas, ad ogni modo mi entusiasmo se c’è da farlo, tipo quando i Selecter piazzano “Missing Words”, “On my Radio” e “Too Much Pressure”.
Ripenso al festival di Onda d’Urto e concludo che era una lusso vederseli all’aria aperta rispetto a stasera: comunque loro meritano sempre, decisamente all’altezza della situazione con un suono classico che non teme lo scorrere del tempo.


lunedì 12 agosto 2013

I MELT - ANGURIARA FARA - FARA VICENTINO (VI) - 09/08/2013



Bel concerto quello dei Melt al festival “Anguriara Fara” di Fara Vicentino, zona collinare posizionata tra Thiene e Marostica.
Sembra che di giorno si possa godere davvero di un bel panorama verso la pianura sottostante; ad ogni modo mi accontento di osservare i Melt  suonare per poco meno di un oretta, passando in rassegna praticamente tutto l’ultimo album “Il nostro cuore a pezzi”, aggiungendo qualcosa dal penultimo “L’intonarumori”.
Indie Rock Punk italiano, chiamiamolo così se proprio dobbiamo darne un nome, anche se poi una volta che ci si perde nell’ascolto le definizioni stilistiche lasciano il tempo che trovano, in quanto il cantato in italiano attira una buona fetta di attenzione.
Bello che i Melt cantino in italiano, e senza dire cose stupide o scontate peraltro: un gruppo, che alla fine della fiera, è sempre rimasto una sorta di “tesoro veneto”, che gli appassionati locali conoscono bene, mentre nelle altre regioni decisamente meno.
E si che i Melt sono in giro da vent’anni, e tutto sommato i loro concerti in giro li hanno sempre fatti.
E si che magari in questi vent’anni, gruppi infinitamente meno dotati di loro hanno ottenuto più successi di pubblico (ammesso che questo significhi davvero qualcosa).
Ad ogni modo è buona cosa sapere che in qualche paesino veneto potrebbero suonare per una cinquantina di minuti un set di ottime canzoni.

mercoledì 17 luglio 2013

CJ RAMONE - OLTRASUONI FESTIVAL - DRO' (TN) - 12/07/2013



Non sono tanti quelli che possono bearsi di far parte della famiglia Ramones e sappiamo tutti che Joey, Johnny e Dee Dee non ci sono più: Cj Ramone è uno della famiglia.
Certo, entrò nella band nell’ultimo periodo, giusto per piazzare un paio di buoni album autografi in studio (più Acid Eaters), però ho sempre pensato che la sua parte la fece bene, mettendoci energia, fedeltà alla linea e cantando anche qualche buon pezzo.
La data di Drò si preannuncia quindi imperdibile per qualsiasi appassionato fan ramonico.
Ad aprire la serata ci sono i Manges, band spezzina che chi segue punk rock dovrebbe conoscere quantomeno bene, vista la militanza ventennale dei nostri.
In mezzoretta sparano parecchi proiettili, concentrandosi principalmente nei brani usciti negli anni 2000, con un paio di chicche direttamente dal decennio precedente.
Da segnalare una cover di “Murder in the Brady House”, pezzo minore dei primi Screeching Weasel.
Pubblico che si scalda per bene ed è pronto all’entrata di Cj e band.
Inizia subito con “Judy is a punk”, “Blitzkrieg Bop” e “Cretin Hop”, roba che suona da sempre da Dio.
Si concede di piazzare qua e là qualche pezzo del suo album uscito nel 2012, “Reconquista”, buone canzoni di matrice (ovviamente) ramonesiana.
Da segnalare che il chitarrista Johnny “Two Bags”, direttamente dai Social Distortion, sembra non sapere diverse canzoni, forse non ha studiato bene, in alcuni pezzi partono a tempo basso e batteria e lui si attacca dopo seguendo con lo sguardo quello che fa Cj.
Va beh dai, la cosa mi suscita anche un pò di simpatia: Cj vedo che ci mette l’anima, mi sembra onesto in quello che fa e questo basta.
Magari avere avuto la possibilità di vedere i Ramones dal vivo, ad essere nati dieci anni prima.

mercoledì 20 febbraio 2013

BOB MANTON - PURPLE HEARTS SCORCHERS


Cercando tra le influenze dei miei gruppi preferiti, digitando parole chiave tipo "Purple Hearts Reggae Dub" (incuriosito dalle influenze che i Purple Hearts avevano per le loro canzoni "Plane Crash" e "Concrete Mixer",con i bassi a farla da padrone) capita di imbattermi in queste due immagini scannerizzate che dimostrano come a Bob Manton, che dei Purple Hearts ne era il cantante, fu data la possibilità di compilare un 33 giri con le proprie canzoni preferite.
Sicuramente l'operazione commerciale si sarà rivelata un disastro, ma almeno ora posso sapere (io e probabilmente altri dieci pazzi in tutto il mondo) quali fossero la canzoni preferite da Bob.


mercoledì 14 novembre 2012

STADI D'ITALIA



Un commento per ogni stadio di Serie A.

Atalanta
Non male. Stadio inserito nel contesto cittadino, altrove magari lo avrebbero già sostituito velocemente costruendo un bel 40.000 posti vicino allo svincolo della tangenziale, come capita a molte cattedrali nel deserto.
Ad ogni modo, per migliorarlo ulteriormente, io toglierei i vetri divisori con gli spalti (come  succede nei paesi civili) e oserei con togliere le panchine e inserirle nella parte inferiore della tribuna centrale, come l’esempio dello “Juventus Stadium” insegna.

Bologna
Pur avendo la pista e pur avendo 35.000 posti a sedere di cui almeno 5.000 inutili, è uno stadio con il suo fascino architettonico.
Saranno gli archi esterni e la torre centrale, non so, comunque ha un suo perché.

Cagliari
Dopo il giusto abbandono dello sconcio Sant’Elia (con le tribune davanti prefabbricate davanti a quelle precedenti, robe da Italia) attendo di capire meglio com’è questo “Is Arenas”.
Dalle foto e dalle prime gare disputate non sembra male,seppur limitante nella sua struttura “in tubi”.
Vedremo.

Catania
Non mi è mai piaciuto particolarmente il “Massimino”. Diciamo che mi appare confusionario, e la rete da pescatore posta a protezione del settore ospiti non aiuta certo ad elevare Catania come nuova capitale del buon gusto.
La pista penalizza un po’ tutto l’insieme, che non sarebbe male con le tribune circolari, ma che comunque risultano parecchio distanti dal campo.

Chievo 
Ristrutturato per Italia ‘90, appare tutto sommato di un’altra sostanza rispetto ad altri scempi dell’epoca.
Forse un po’ troppo grande per Verona, tralasciando il Chievo che potrebbe giocare anche al Patronato (parlo proprio dell’Hellas, anche se numeri importanti i butei li fanno sempre), forse l’anello più elevato risulta di troppo.

Fiorentina
Il Franchi soffre un po’ la forma da “Circo Massimo” e con una forma rettangolare sicuramente le curve ci avrebbero guadagnato non poco.
Appello per togliere i vetri divisori, inutili e scomodi.

Genoa - Sampdoria
Marassi sale sicuramente sul podio dei primi tre per struttura e ambiente.
Forse l’unico difettuccio sta nella continuazione delle tribune centrali cinque/sei metri oltre la bandierina del calcio d’angolo.

Inter – Milan
San Siro è sempre San Siro.
Storia e grandezza. Negli ultimi tempi parecchi vuoti non belli da vedere (certo che le Società milanesi avrebbero il dovere morale di abbassare il prezzo dei biglietti) e quelle impalcature, che non capisco bene a cosa servono, poste tra il primo e il secondo anello delle curve.

Juventus
Qua non c’è nulla fuori posto: capienza giusta, vetri divisori non presenti, vicinanza degli spalti.
Speriamo che questo stadio rappresenti l’inizio di nuova era che si contraddistingua per la serietà e lo studio dei progetti, quando in Italia si è sempre storicamente agito al contrario in ambito stadi.

Lazio - Roma
L’Olimpico ha la pista, è vero, però non significa non sia uno stadio fascinoso, che se pieno risulta sicuramente di grande effetto.

Napoli
Mi sembra un po’ invecchiato il San Paolo.
Stadio di fascino, certo, però la pista forse appare veramente di troppo.

Palermo
Anche qua la forma “Circo Massimo” penalizza le curve.

Parma
Un bel stadio il “Tardini”, su misura per una realtà come Parma.
Da prendere come esempio per le realtà con un bacino d’utenza simile.

Pescara
La pista azzurra è un pugno sull’occhio.
Nel complesso stadio fatto male, tribune distanti e con vetri divisori sostanzialmente inutili.

Siena
Un obbrobrio.
Il problema è che le varie tribune prefabbricate non sono state integrate in una struttura coerente, bensì aggiunte a caso.
Un pezzo qua e un pezzetto là.
La curva di casa vicina al campo, l’altra distante. Bah.

Torino
Per essere di recente ristrutturazione forse si poteva fare un po’ meglio.
Non capisco le curve così distanti con venti metri buoni di prato a distanziarle dal campo di gioco.
Paradossalmente le foto del vecchio Comunale pieno (stadio sul quale è stato rifatto ex novo l’Olimpico) in un derby qualunque, mi comunicano un senso di “pericolosità” che nella piattezza dell’Olimpico attuale sarà difficile ritrovare.
Altri tempi.

Udinese
Anche i Pozzo han capito che il “Friuli” non andava bene per una realtà come Udine, dove è vero che la squadra va bene da anni, però lo stadio da 40.000 posti lo riempi tre volte all’anno se va bene.
Tra poco dovrebbero partire i lavori per metterci le mani, ridurre un po’ la capienza e avvicinare le tribune.
Possibile che nessuno ci avesse pensato in fase di progettazione?

martedì 13 marzo 2012

COSE PER CUI VALE LA PENA DI VIVERE: TRAMEZZINI


Quando vado all'estero, una delle cose di cui sento più la mancanza è il non poter mettere sotto i denti uno snack come può essere inteso il tramezzino, nelle ore che precedono il pranzo o la cena.
Personalmente i miei gusti preferiti sono:
Pomodoro - Mozzarella
Porchetta - Formaggio
Crudo - Sottiletta
Prosciutto - Funghi
Sfilacci - Grana
Crudo - Rucola - Grana
Ed ora vai di spiegazione:
Il tramezzino è un panino triangolare costituito da due fette di pancarré contenente salumi, formaggio, verdure o altro.
La paternità del tramezzino si deve al Caffè Mulassano di Piazza Castello a Torino che nel 1925 inventò questa versione italiana del suo parente inglese. Tutt'oggi il caffè offre ai suoi clienti più di quaranta combinazioni di tramezzini. La parola tramezzino fu inventata da Gabriele D'Annunzio che la creò per sostituire la parola inglese sandwich.

lunedì 5 dicembre 2011

COSE PER CUI VALE LA PENA DI VIVERE: AMARO BRAULIO


Mi cospargo il capo di cenere per aver scoperto solo nell'ultimo anno questo amaro, che comunque entra dritto dritto nella mia " top three" degli amari più amati.
Io fin da ragazzino non ho mai disdegnato il Montenegro, poi mi sono avvicinato al Di Saronno (bevuti parecchi nonostante la dolcezza dopo un pò ti impasti la bocca).
Ora quest'anno, arriva questa gradita sorpresa: l'Amaro Braulio.
Una sera, in una birreria di Marostica, hoi provato il locale amaro alle erbe, trovandolo ottimo.
Mi è sembrato naturale proseguire sulla strada dell'amaro alle erbe che sembra dare grandi soddisfazioni aromatiche al mio palato nelle due/tre volte al mese che me lo gusto.
Amaro da gustarsi ai tavolini di una bar in stile anni '60, vestiti bene e proiettandosi fuori dal mondo moderno fatto di Bacardi e Vodke varie.

martedì 27 settembre 2011

COSE PER CUI VALE LA PENA DI VIVERE


Ecco qua una nuova rubrica di Modern World, in cui verranno pubblicati oggetti per cui, secondo me, vale la pena di vivere e a cui, ovviamente, sono legato ed affezzionato.
Sono tutti oggetti contraddistinti dall'appartenenza al Mondo (maiuscolo perche importante) Pop, roba popolare, post industriale, selezionata dal mucchio di quello che ci viene proposto dal mercato (che sembrerebbe tutto asettico) per andare a formare zone di personalità individuale (e quindi mettendo in gioco sentimenti come il legarsi ad oggetti, tipico di società sviluppate e post.industriali).
Quindi, sloganiscamente parlando, Modern World goes Pop!
Il primo appuntamento lo dedico al Crodino.
Quando i miei conterranei e coetanei veneti vanno al bar alle 11.00 o alle 18.00 di solito ordinano uno spritz, i più vecchi un bianchetto.
Pur non disdegnando lo spritz (forse ne ho bevuti troppi anni indietro ed ora mi ha un pò stancato, anche perchè non è molto semplice trovarlo davvero buono e con le giuste dosi), spesso e volentieri, se non sempre, io ordino un Crodino.
Analcolico, stiloso e particolare con quella bottiglietta di vetro.
Da accompagnare con due patatine o con un tramezzino.
Copiando e incollando da wikipedia si legge che:
"Crodino è un aperitivo analcolico prodotto, sin dal 1964, negli stabilimenti di imbottigliamento dell'Acqua Crodo a Crodo, comune del Verbano-Cusio-Ossola nell’alto Piemonte, da cui prende il nome. Ancora oggi prodotto a Crodo, di color ambra intenso e dal sapore ricco e armonico, lievemente frizzante, Crodino va servito freddo con una fettina d’arancia.
Il suo gusto inconfondibile, aromatico e dolce-amaro allo stesso tempo, è ottenuto attraverso un processo produttivo di oltre 6 mesi, grazie ad una miscela di infusi e distillati di più di 10 erbe, piante, spezie e frutti rigorosamente selezionati. Crodino, inoltre, è una bevanda prodotta con acqua minerale naturale. Gli ingredienti e la naturalità dell’acqua sono fondamentali per garantire la qualità di Crodino.
Dal 1995 Crodino fa parte del Gruppo Campari, che ne ha rilanciato l’immagine. Crodino ha consolidato negli ultimi anni la sua posizione di aperitivo analcolico più noto e bevuto d'Italia. Il claim della comunicazione recita: “Crodino, l’analcolico biondo che fa impazzire il mondo”.
Aggiungo io che negli anni '80 fu pure sponsor della Fiorentina in una bella maglia che sarà sicuramente oggetto di prossima pubblicazione sulla sezione "Solo per la maglia"