domenica 28 agosto 2011

PUGNI DI RABBIA



Esordio come attore per Ricky Memphis in quest'ottima pellicola di Marco Risi appartenente senza dubbio al filone del neo - neo realismo italiano emerso tra la fine degli anni '80 e i primi '90 e a cui appartengono i vari "Mery per Sempre", "Teste Rasate", "Il Branco" ed altri film meritevoli di una visione.
Un periodo particolarmente attivo ed interessante per il cinema nostrano, tutto il contario di oggi insomma.
"Pugni di Rabbia" non sfugge alla regola e si svolge nella degradata periferia romana, quella dei palazzoni, dei Ciao e dei Si come motorino, del trovare qualcosa da fare, dell'amico caduto nel giro di droga, con un Ricky Memphis in tenuta d'assetto con chiodo, jeans e scarpe da ginnastica bianche.
Grande.
Un Ricky Memphis in versione pulita, come dovrebbe essere ogni ragazzo della periferia, che sfoga nel pugilato le sua rabbia e prende a pugni la vita sbagliata che lo circonda.
Da vedere.

mercoledì 24 agosto 2011

PABLITO MON AMOUR


E' quantomeno curioso che da sostenitore del Padova sia andato ad acquistare questo libro e l'abbia pure molto apprezzato, ma non ci sono problemi.
D'altra parte la mia storia è abbastanza particolare in quanto ho fatto le Scuole Superiori proprio nella città berica (provengo dall'alta padovana e Vicenza è a 25 km), ho intrecciato rapporti e conosco bene l'ambiente e i luoghi della città.
Dalle mie parti il Vicenza ha sempre raccolto diversi sostenitori pur essendo provincia padovana, e nel bar dove mi fermo ogni tanto a bere il caffè c'è il poster del Real Vicenza.
Forse sarebbero cose su cui è meglio stare zitti, ma è pur sempre la mia storia e la realtà e qua non si rinnega nulla, però io sono orgogliosamente legato al Biancoscudo.
Sono interessato alla letteratura sportiva di un certo tipo (alla "Febbre a 90°" per intenderci), e non sono così squallido da dire "questo libro c'entra col Vicenza e in quanto Padovano non devo leggerlo".
Questi sono discorsi da coglionazzi con una visione del mondo che manco il peggior talebano.
A me piace sapere la storia e cosa va a rappresentare in questo caso il Vicenza e Paolo Rossi per l'autore. Ovvio che poi alla partita in curva ci sta bene l'offesa e la presa per il culo, però in un certo senso vado ad aver rispetto della passione, ci mancherebbe.
Fatta questa doverosa premessa, il libro parte da un'idea semplice: attraverso la figura di Paolo Rossi raccontare la tarda infanzia e l'adolescenza dell'autore, con tutto quello che vi è correlato.
La passione spasmodica per il calcio nell'età infantile che scema con l'arrivo dell'adolescenza e le prime avventure con il gentil sesso.
Tutto vero: mi sono riconosciuto a livelli incredibili con quello che scrive Davide Golin.
Dai 4 ai 14 anni avevo in testa solo le partite, i risultati, i gol, le formazioni, i gruppi ultras, le statistiche, i poster, i nomi, le città natali dei giocatori, 90° Minuto nell'ultima fase importante prima dello strapotere della pay per view.
Poi dai 15 ai 20/21 ho un pò abbandonato il discorso, non dimenticando comunque da dove provengo; subentrano altri interessi, la prima ragazza che ti fà andare via di testa, la musica, nuove amicizie in cui il calcio non è esattamente l'argomento preferito di conversazione e di legame.
Da qualche anno invece la passione si è rafforzata, ed è matura e consapevole.
Qua siamo davanti ad un capolavoro del genere, roba ai livelli di "Febbre a 90°" e del miglior Nick Hornby di sempre.
Purtoppo un romanzo con questo argomento lo si scrive solo una volta come ha insegnato lo scrittore inglese o come è facilmente intuibile, non sono argomenti replicabili in altri 5 romanzi come ad esempio il rapporto di coppia o altre robe appartenenti al quotidiano generale.
Ad ogni modo si tratta di un esordio col botto per lo scrittore vicentino.
Complimenti!


martedì 23 agosto 2011

PUNKY REGGAE CONNECTION





Come ben saprete il '77 inglese è stato un fenomeno legato in alcuni casi a doppio filo con il reggae.
Ascoltato (come i dj set di Don Letts) oppure anche eseguito, quasi sempre con felici risultati come nel caso dei Clash e dei Ruts.
Ecco qua un paio di compilation che affrontano l'argomento.
Personalmente non è che mi piaccia proprio tutto, ma quello che salvo va a costituire un ottima selezione di una decina di canzoni.

Interessante anche la compilation "Wild Dub" che però si concentra sulla commistione punk/reggae/dub eseguita dalle band attive nel ciclone punk/post punk inglese di quegli anni (Ruts e Clash appunto, ma anche tracce di Pil, Killing Joke in versione dub ed altri).
Ottimi documenti sonori da un periodo storico effervescente.

RISPONDE LA SEGRETERIA DI MODERN WORLD


Diego Abatantuono e Mauro Di Francesco, tratto da "Il Ras del Quartiere".

lunedì 1 agosto 2011

24 HOUR PARTY PEOPLE


Un bel film che qualche pazzo si è preso la briga di (addirittura) doppiare in italiano.
Internet è, come si sa, uno strumento a doppio taglio, però se usato a pallino ti riserva il piacere ad esempio di recuperare questo ottimo film e guardarmelo sul divano davanti ad una Ceres ghiacciata.
Si parla di Tony Wilson, celebre agitatore culturale della Manchester degli anni '70, '80 e '90, fondatore della Factory Records e successivamente anche dell'Hacienda, il club mancuniano dove gettò le basi, esplose ed implose la scena di Madchester, la scena alternativa che si fonde con l'house, le droghe chimiche e le ritmiche ballabili.
Tony Wilson, appunto: dal film emerge comunque un gran personaggio, idealista, forse utopista, impegnato a dar valore ad idee futuribili o comunque poco convenzionali.
Ad esempio la Factory non firmava nessun contratto con le proprie bands, che erano libere di andarsene quando volevano se ne avessero avuto voglia.
Sostanzialmente la storia della Factory non è segnata da chissà quale numero di bands: Joy Division, New Order e Happy Mondays.
Stop.
Si certo, poi possiamo inserire anche gli A Certain Ratio o i Northside, ma è indubbio che le band "di peso" dell'etichetta sono state storicamente tre.
Non molte, vero.
Però in grado di portare introiti e soddisfazioni all'etichetta.
A parte forse i Joy Division che, per ovvi motivi, restarono relegati ad una esposizione solamente inglese, le altre due band raggiunsero e conquistarono pubblico di qua e di là dell'oceano, portando quindi ovvie soddisfazioni alla casa madre.
Nonostante questo fu proprio l'anarchia e le spese dei Mondays a spingere verso la fossa la Factory.
Scene cult: i Mondays che uccidono piccioni e che chiamano "segaioli" gli Stranglers.