martedì 27 febbraio 2024

THE OLD OAK / KEN LOACH


"The Old Oak", il nuovo film di Ken Loach uscito nelle sale a novembre, sembrerebbe essere un aggiornamento di prospettiva che collega le lotte dei minatori inglesi periodo 1984/85, quantomeno il loro contesto ed alcuni dei suoi partecipanti, all'arrivo nel 2016 in una cittadina della Contea di Durham, poco a sud di Newcastle, di un gruppo di rifugiati siriani.

Questo fatto porterà presto all'emergere nei locals di due diverse posizioni in merito: da una parte solidarietà nel nome di principi, diciamo così, "internazionalisti", dall'altra chiusura verso il "diverso".

Ken Loach rivolge quindi la sua macchina da presa verso i nuovi problemi del quotidiano, come del resto ha sempre fatto nel suo percorso cinematografico ultra cinquantennale. Una lucida visione che prende in considerazione diversi punti di vista, diverse angolazioni. In questo caso si parte da un contesto sociale inglesissimo e già abbastanza depresso economicamente e socialmente, con un senso di vuoto lasciato dalla chiusura delle principali fonti di reddito locale, le miniere, e gli effetti visibili che questo ha lasciato sul territorio. Nel mezzo la storia di uno storico pub locale, “The Old Oak” appunto, del suo gestore e dell'amicizia con una ragazza siriana: quindi abbiamo il pub, simbolo totale di tradizionalismo, che si apre ad una inedita forma di solidarietà organizzando nella saletta nel retro dei pranzi misti tra le due popolazioni. Proprio quella saletta che fungeva da supporto logistico alla lotta dei minatori trent’anni prima. Questo ad alcuni degli avventori piacerà, ad altri no. Non spoilero oltre. Nella mia colonna sonora immaginaria (a proposito, non c'è praticamente mai musica in tutto il film) avrei visto bene pezzi dei Redskins, dei Jam, degli Specials ma anche degli Streets o dei Sleaford Mods: non ci sono ma avrebbero decisamente aggiunto ulteriore valore alle immagini.

Non è la prima volta che Ken Loach affronta l'argomento minatori: già nel 1984 e quindi in diretta, lo fece con il documentario "Which side are you on?". Lo sciopero dei minatori britannici ebbe una durata di circa un anno, da marzo 1984 a marzo 1985, una reazione alla decisione del governo Thatcher di chiudere diversi siti estrattivi e la conseguente perdita di molti posti di lavoro (parliamo di 20000 lavoratori da riqualificare). Un tema che andrebbe sviscerato approfonditamente in altra sede considerando un contesto sociale “public addicted” come quello britannico dell’epoca, la trasformazione o addirittura l’esaurimento minerario di settori non più chiave ma anche ovviamente la difficoltà di reinserimento lavorativo di intere zone produttive e delle famiglie ad esse associate.

Lo sciopero ricevette l’attenzione e il supporto di alcune bands: tutte le canzoni dei Redskins di quel periodo sembrano un’istantanea del momento.

Paul Weller si mobilitò con la creazione del "Council Collective" ai primi di dicembre del 1984 allo scopo di organizzare iniziative e concerti a favore dei minatori. Il collettivo realizzò un 12", "Soul Deep": “L’obiettivo era di raccogliere fondi per i minatori in sciopero e le loro famiglie prima di Natale, ma ovviamente alla luce del tragico e disgustoso evento nel sud del Galles con l’omicidio di un autista di Cab, alcuni dei fondi andranno anche alla vedova dell’uomo. Sosteniamo lo sciopero dei minatori, ma non la violenza. Non aiuta nessuno e crea solo ulteriori divisioni tra le persone. Se i minatori perdono lo sciopero, le conseguenze saranno avvertite da tutte le classi lavoratrici. Ecco perché è così importante sostenerli. Ma la violenza porterà solo alla sconfitta – come tutte le violenze alla fine”. In qualche modo un’iniziativa esemplificativa della stranezza (direi pure grandezza) degli Style Council: a “Top of the Pops” in ghingheri con un pezzo disco funk, le luci stroboscopiche e con un testo che dice: “Ci sono persone che lottano per loro comunità, non dire che questa lotta non ti coinvolge, se appartieni alla classe operaia questa è anche la tua lotta”. Gli Style Council amavano spiazzare, tutto il loro percorso vive di questi contrasti.

“Council Collective” che sarà in qualche modo preludio a quello che avvenne nel gennaio del 1986, a sciopero ormai concluso, con la creazione del "Red Wedge" da parte di Weller, Billy Bragg e Jimmy Sommerville post Bronski Beat: altro collettivo aperto con organizzazione di concerti (Housemartins, Big Country, Beat, Angelic Upstarts e molti altri tra i partecipanti) ed iniziative in chiave anti Thatcher in vista delle elezioni del 1987 (vinte dalla Lady di Ferro).