mercoledì 25 marzo 2020

DIARIO DI GUERRA

PRE (FEBBRAIO) - REGIONALE 11

Lungo la regionale 11 in piena notte, una palazzina liberty residuato bellico degli anni '60, due puttane col culo di fuori, una pista di go kart, un ristorante cinese vuoto per la paura del corona virus, un Burger King con dentro ventenni filo americani lobotomizzati che al sabato sera non c'hanno niente di meglio da fare, c'è la base americana vicino qua, gli yankee se ne vanno in giro in pantaloncini corti in pieno inverno, ma come cazzo sono presi, e il bello è che sti dementi comandano il mondo.
Il campanile di una chiesa incastonato in uno scenario da Blade Runner, anime in pena della notte, stiamo andando ad un concerto punk rock in un Arci, vecchie glorie dimenticate perché non fanno un adeguata campagna social come sua maestà modernità impone.
E infatti arriviamo e siamo in venti, i pezzi però sono fighi, i testi sono poesie, il circolo non è niente male, urban scenario,  ma avranno tutti di meglio da fare, saranno in centro a Vicenza, ah no in centro non ci va più nessuno, ci sono solo tre bar e chiudono a mezzanotte per non disturbare lor signori, intanto però sulle piazze deserte c'è gente che si buca: questa è Sodoma e Gomorra, questa è Babilonia.
E allora Babilonia Brucia! I Ruts da Southall, Londra Ovest, li ho visti a Bologna, camicia a righe e cappello con falde, un bel look da gangsters,  "Butta giù Babilonia, distruggila", profezie rasta punk, quando i due sette si incroceranno succederà l'inferno (a questo punto quando i due venti si incrociano), vorrei proprio avere le canzoni giuste in macchina stasera che facciano da colonna sonora appropriata, "When the two sevens clash" dei Culture, ma fa niente, me le canto in testa. Dovrò farci sopra un post su facebook, sennò è come se non l'avessi neanche pensato, che senso ha avere un pensiero e non comunicarlo su facebook? Ora ti fanno credere sia così, è normale così in questa selva oscura, quanti pieni di merda, quante prime donne, rockstar mancate dei miei coglioni, siamo tutti Liam Gallagher, rock'n'roll stars.
Gente che vaga a piedi sui marciapiedi in piena notte, è l'apocalisse amico, ci siamo dentro, tiriamo in remi in barca, vediamo di passare indenni la zona: domani è un altro giorno, con la luce del giorno sarà tutto più chiaro, fermiamoci a prendere un kebab, puzziamoci l'Henri Lloyd telato, il giubbo dei paninari che mica mangiavano kebab, le fighetta milanesi, figurati, sottocultura di sto cazzo, con l'Enduro e le lampade dall'estetista, altro che sangue e lacrime, altro che Babilonia Brucia.


GIORNO 0 - 8/03/2020 - 1984

Sto leggendo 1984 di Orwell ma è qua, ci siamo dentro. No Surrender.


GIORNO 5 - 13/03/2020 - HEAVY ROUTINE
 
- 11.30: Buongiorno!
- 12.30: Pranzo leggero con pasta in bianco.
- 13.30 / 19.30: Tempo libero dedicato all’ascolto di dischi (ogni giorno una scena diversa) e letture assortite.
- 20.00: Cena, se il frigo lo permette.

- 21.10: Film su Cine 34.
- 00.30: Riposo.


GIORNO 11 - 19/03/2020 - ON LINE

Sono chiuse le librerie? Beh vabbè tanto compriamo on line, è già abbastanza e facciamo girare l’economia. Il futuro è quello, questa situazione è un acceleratore. Io sto continuando a lavorare, Smart Working, cazzi tuoi se non ti sei adeguato.
Mica siamo in guerra, i supermercati sono aperti e il cane fuori puoi portarlo.
I concerti sarebbe meglio evitarli ancora per qualche mese, almeno fino a fine anno: ma ti immagini duecento persone sudate tutte appiccicate? Ma come si poteva prima? Facciamo in streaming, più pulito e alla fine è come essere là.
Oh sveglia, siamo nel 2020, sei rimasto indietro. Sei vecchio.
Aperitivo? Molto volentieri, ore 18.00 su Skype!

 

GIORNO 13 - 21/03/2020 - YOU'RE THE ENEMY

C’è sempre bisogno di un nemico interno, del folk devil più o meno imposto su cui scatenare il moral panic: una volta le streghe, poi i punk, gli skinheads, gli ultrà. Ora tocca a chi va a fare le passeggiate.

 
GIORNO 16 - 24/03/2020 - ON THE STREETS
 
I dj set ed i concerti si fanno in strada, al pub, nei locali, non in diretta streaming.
Sono una forma di espressione legata alla socialità reale e da essa dipendono.
Non capisco se sia ferma ostinazione nel voler credere in una vita normale (quando è evidente che al momento non c’è nulla di normale), oppure più semplicemente una mancanza di realismo.
È forse un bonus marketing per il futuro?
Forse è solo noia, ma traspare un pessimo messaggio, questo: “Ci siamo organizzati per fare le cose comunque”. Beh, anche no! Non è futuro sostenibile, è distopia applicata.


GIORNO 19 - 27/03/2020 - PUNK SOCIALISTA

Ieri sera ho seguito un intervista in diretta streaming a Ben Weasel, ad un certo punto dice: "In realtà non è poi cambiato molto per me con il Corona Virus e le norme di distanziamento sociale, era la vita che praticavo anche prima."
Più tardi, prima di dormire, mi sono tornati in mente Paul Weller e Joe Strummer, personaggi che ho sempre visto dall'altro lato della barricata, a favore del contatto sociale, a favore di quella cosa chiamata società. Artisti che se ne abbeveravano.
La Thatcher diceva "non esiste una cosa chiamata società", beh, in qualche modo è quello che mi sta dicendo adesso Ben Weasel.
Mi è tornato in mente pure Dee Dee Ramone, un cane randagio che viveva in strada, evidentemente a contatto con gli altri esseri umani, oppure Johnny Thunders: nella loro disperazione non avevano certo scelto il distanziamento sociale come forma mentis.
Non credo sia una gran cosa da dire, per quanto tu possa avere i tuoi problemi mentali o altro.

GIORNO 21 - 29/03/2020

T'immagini, la faccia che farebbero, se da domani davvero, davvero tutti quanti smettessimo?
T'immagini, quante famiglie sul lastrico, altro che crisi del dollaro, questa si che sarebbe la crisi del secolo.
T'immagini se fosse sempre domenica..
Vasco Rossi - T'immagini