domenica 20 giugno 2010

BUZZCOCKS

La Manchester degli anni '70 viene descritta cupa, grigia, post industriale. Poco tempo fà mi è capitata a tiro una foto del Factory, club mancuniano che ospitò concerti di Buzzcocks, Joy Division ed altri, e la foto era spettrale, i palazzoni che intravedevo sullo sfondo del club lasciavano preasagire un area urbana corrispondente allla descrizione di sopra. Buzzcocks è suono cristallino, chitarre fragorose, voce con toni alti, melodie perfette. Punk Pop. Di quello buono, l'unico possibile, ancora lontano dai suoi recenti sviluppi tragicomici. Parlavano di noia, amore, autonomia, promesse, bisogni: argomenti giovani e per me interessanti. Puliti nell'approccio, aspetto curato, camicie e scarpe eleganti classiche inglesi, più di qualche punto di contatto con l'universo mod oltre l'influenza degli Who nell'aspetto e nel suono. La batteria non è mai lineare ma piena di contrattempi anche se questo risulta dopo un attento ascolto, le canzoni sono quadretti che scorrono via veloci ma senza tempo. I primi tre album sono immortali: "Another music in a different kitchen" album pieno di canzoni ben riuscite, tutte hits, fragoroso. "Love Bites" a metà strada tra il suono del primo e qualche cambiamento stilistico ma nel complesso ben riuscito. " A different kind of tension" è l'ultimo album, diviso tra una parte più morbida e pop e una più cupa, quasi meccanica nella title track. A suggello degli anni 1976 - 1981 la raccolta di singoli "Singles Going Steady" è monumentale. L'album perfetto per eccelenza. Buzzcocks è il suono dell'Inghilterra piovosa fine anni '70, imparentato con il power pop minore e il mod '79 che esplode in quegli anni. Con loro Manchester inizierà a dar vita ad una serie di gruppi che cambieranno le traiettorie della pop music: Joy Divison, Smiths, Stone Roses, Oasis. Dopo lo scioglimento dei primi anni '80 tornarono in pista alla fine del decennio ma, secondo me, con scarsi risultati, apparte qualcosina. Ma a fine '70s i Buzzcocks erano la colonna sonora ideale del giovane inglese, quando ascolto le loro John Peel Sessions con "Promises" che esce dalla radio vengo catapultato nell'Inghilterra del '79. Immensi!

mercoledì 16 giugno 2010

BASETTOPOLI



Inizia da oggi una semplice raccolta di foto con personaggi con basette.
Una foto alla volta.
La prima la dedico a George Best.
Buone basette a tutti.

lunedì 14 giugno 2010

THE CHORDS - SO FAR AWAY


THE CHORDS – SO FAR AWAY

Mod Punk superbo per questa band Londinese che durò una manciata di anni tra il finire dei 70's e i primissimi anni '80.
I Chords sono sicuramente un nome di punta del cosiddetto Mod Revival che esplose in Inghilterra nel '79, anche se sfortunatamente non raggiunsero mai una fama al livello della loro grandezza.
Pezzi duri, antemici e compatti che rimandano all'irruenza dei primi Clash, ai Jam di "In the City" e ai Boys, con sullo sfondo i poster di Who e Small Faces.
Hits memorabili come "Maybe Tomorrow" e "So Far Away" abbinate a cover calibrate con gusto come le ottime rivisitazioni di "She Said, She Said" dei Beatles e "Hold On I'm Coming" di Sam & Dave vanno a comporre un album bello tosto e immune al tempo.

THE DEAD 60s

I Dead 60s erano una band di Liverpool formatasi nei primi anni 2000 e questo album omonimo fu il loro primo lavoro dato alle stampe nel 2005. Ricordo che all'epoca c'era un canale musicale che si chiamava "Viva" che trasmetteva video musicali no-stop per 24 ore al giorno inframezzati da strani corti in cui si insegnava a come fare un nodo alla cravatta, ed è proprio in questo canale che vidi per la prima volta il video di "Riot Radio": quattro ragazzi con i capelli corti, le polo Fred Perry e lo sguardo da duri che buttavano fuori un suono che era quanto più simile ci si potesse aspettare se i Clash avessero suonato nei 2000. Basso con giri vorticosi quasi funk, chitarra che si inframezza, batteria precisa e sostenuta e grande titolo. Poco tempo dopo, un sabato, andai a comprarmi il loro primo album e una polo Fred Perry. L'album contiene 13 tracce influenzate dai Clash più meticci a là "This is Radio Clash", dagli Specials di "Ghost Town" e dai Gang of Four di "Damaged Goods". Punk, ska, reggae, suonato in versione attuale, moderna, lucida e "bianca". "Riot Radio", "Ghostfaced Killer", "Loaded Gun" e via discorrendo gli altri brani sono nuovi inni suburbani, musica per periferie con palazzi casermoni e negozi di Kebab e Fish and Chips a buon mercato.Se avete visto il film L'Odio (La Haine), girato nelle banlieue parigine, questa è la colonna sonora perfetta. Due anni dopo, mentre nelle orecchie avevo ancora quel fantastico debutto, uscì il secondo album "Take to Take Sides" che mi stupì in negativo con canzoni che si affidavano per la maggior parte ad un brit.rock covenzionale e con poca personalità e da li a poco il gruppo si sciolse. Sono stati una meteora i Dead 60s, certo, ma ciò non toglie che la proposta musicale del loro primo album sia tuttora invidiabile per freschezza e qualità.