sabato 31 dicembre 2011

IL MEGLIO DEL 2011


Musica

Tutto sommato è stato un buon anno, con parecchie uscite degne di nota o quantomeno meritevoli di un ascolto.
Qui di seguito il mio personalissimo best of musicale.
Oltre alla "top five di metà anno" che avevo redatto intorno a giugno, trovate le aggiunte e quello che mi ero dimenticato di inserire all'epoca.

- Frankie and the Heartstrings - "Hunger"
Un buon indie rock, ho letto paragoni con gli Orange Juice, gruppo tra i miei favoriti, in realtà sono un'altra cosa.
Il resto dell'album non mi entusiasma pur avendoli dato più di una possibilità di ascolto.

- Beady Eye - "For Everyone"
Certo non sono gli Oasis, però questo è un bel pezzo quasi power pop, sorretto da una melodia impeccabile già sentita altrove che però non toglie freschezza.

- Cute Lepers - "Foxy Society"
Un pezzo punk rock melodico, tra '77 e power pop cristallino, che mi piace molto dell'ultimo (ben fatto) album della band americana.

- The Strokes - "Under Cover of Darkness"
Un buon ritorno, qua siamo clamorosamente dalle parti di "Is This It", pluricelebrato esordio dei niuorchesi.Ottimo pezzo.

- Booker T Jones - "Progress"
Scelgo questo pezzo (uno dei pochi non strumentali) dall'ultimo eccellente lavoro della leggenda Booker T.
Soul da ascoltarsi dentro ad un negozio di Notting Hill alle 9 di mattina, dopo aver appena fatto colazione con brioche e caffè.
Buongiorno!

- The Vaccines - Wreckin Bar (ra ra ra)
Ramones + Jesus and Mary Chain, ovvero due gruppi che mi piacciono molto.
L'energia dei primi unita alla "profondità" dei secondi per il brano portabandiera di uno degli album Made in Uk più interessanti del 2011.

- Viva Brother - Darling Buds of May
Aspettavo con interesse l'esordio discografico di questi giovani inglesi, visto che si parlava di loro come di un gruppo influenzato dalla stagione d'oro del Britpop di metà anni '90.
In realtà l'album non è chissà cosa, qualcosa si salva però, ad esempio questo buon brano.

- Statuto - Troppo Lontana
Un nuovo album live, "Undici", il quale contiene quest'ottima canzone registrata in studio, stilisticamente molto vicina ai primi Oasis: una bomba!

- Kaiser Chiefs - If you will have me
Un album fatto uscire in maniera atipica, con la possibilità per ognuno di decidere le proprie canzoni partendo da una base di 20 pezzi.
In realtà tutte canzoni (o quasi) con un loro perchè, suonate con perizia da una band oramai sulla scena da parecchi anni e protagonista del pop rock britannico.

- Black Lips - Spidey's Curse
Loro sono oramai un gruppo affermato nell'universo garage/punk degli anni 2000.
Questa canzone ha una melodia a mio avviso riuscitissima, pigra ma non per questo non coinvolgente, quasi vicina a certe cose di Kinks.

- Hard-Fi - Stay Alive
I Clash di Sandinista! (Ivan meets G.I. Joe) uniti a quelli di Combat Rock (Overpowered by Funk), messi a suonare nel 2011 e come risultato abbiamo questo pezzo.

- Dum Dum Girls - Bedroom Eyes
Quartetto di ragazze (tra l'altro tutte piuttosto belle) legate ad un pop punk leggero, melodico e decisamente riuscito.

- Drc Music - Hallo
Damon Albarn goes to Africa! E porta a casa un album moderno, che alla lunga straccia un pò le palle, ma che se ascoltato a piccole dosi fà la sua bella figura.

- The Oh Sees - Opposition
Un garage punk per fare un pò di festa, ogni tanto non fa male.

- A Classic Education - Forever Boy
Una vera sorpresa questo album di debutto di questa band italiana, esportabilissimo e di qualità molto alta.
"Forever Boy" racchiude l'essenza malinconica del loro suono, pop chitarristico autunnale ed invernale insieme.

- Noel Gallagher - If I Had a Gun
La prima uscita post Oasis di colui che ne era il (quasi) totale autore dei brani con un album solido, da quarantenni, però fatto con classe.


Concerti


- Tv Smith - Socorock - Grisignano di Zocco (Vi) 7/07/2011
La voce degli Adverts (grande gruppo punk '77 inglese, autore di un album memorabile all'epoca) in un concerto sorprendente per resa ed intensità.

- Marky Ramone - Lago di Fimon (Vi) - 15/07/2011
Visto e rivisto oramai diverse volte, fa comunque sempre piacere risentire i classici dei Ramones suonati da uno che ne faceva parte.

- Skatalites - Asolo (Tv) - 28/07/2011
Gruppo storico (anche se oramai quasi totalmente rinnovato al proprio interno), in un bel concerto da sentire, anche se particolare, visto che la band fa solo strumentali, quindi dopo un pò cala inevitabilmente l'interesse partecipativo.

- Brian Auger - All Mod Saints - Lavarone (Tn) - 31/10/2011
Hammondista di grande prestigio, si produce in un bel set r'n'b/soul/jazz di grande impatto, piacevole da ascoltare.
Nota di colore: Brian Auger l'avevo già visto nei primi anni 2000 a Vicenza, all'epoca ascoltavo quasi easclusivamente punk rock e al concerto mi ci aveva portato il padre di un amico, senza che io provassi granchè interesse per la serata.
Le cose cambiano!

- Ordinary Boys - Londra - 14/12/2011
L'anno concertistico finisce con il botto per il sottoscritto, che, durante un soggiorno a Londra, ha l'occasione di vedere il suo primo concerto d'oltremanica.
Gran bella serata!


Film visti al cinema


- This must be the place
Sicuramente il miglior film visto quest'anno, una storia scritta e sceneggiata molto bene da Paolo Sorrentino, un "concept" che fa sicuramente centro così come l'interpretazione di uno Sean Peann che colpisce in positivo.

- Il Rito
Un gran bel film, con una trama seria e "inquietante".

- Cose dell'altro mondo
Visto con curiosità, in quanto cerca di descrivere proprio i luoghi (veneti) in cui il sottoscritto agisce quotidianamente.
In realtà sono uscito dalla sala abbastanza rammaricato perchè il Veneto viene ridotto a macchietta, senza un analisi sociologica che renderebbe interessante il film.
E' difficile fare film credibili sul Veneto se già in partenza c'è la volontà di denigrare alcuni aspetti del territorio.

- Che bella giornata
Un filmetto da farsi due risate ai primi di gennaio, quando c'è poco da fare.
Ad ogni modo un film sufficiente senza picchi, che ti fa passare un paio d'ore in tranquillità

- Qualunquemente
Vedi sopra.

- I Soliti Idioti
C'era grande attesa per questo film, visto il grande successo riscosso dalla serie tv e tutto sommato anche il film regge bene.


lunedì 26 dicembre 2011

LA VITA AGRA



Avevo già avuto modo di vedere l'omonima trasposizione cinematografica di questo gran bel libro, ed ora il quadro si completa con questa lettura, decisamente tempo speso bene .
Luciano Bianciardi racconta la sua vita nella Milano dei primi anni '60, la Milano che si sta preparando al boom economico, la Milano che ha già in sè i semi della terziarizzazione che poi esploderanno in maniera compiuta proprio a partire dagli anni '60, con un ciclo che arriverà fino ai giorni nostri.
Scrive bene, il buon Luciano, e lo fà in una maniera molto umana, raccontandosi in prima persona, in modo che pagina dopo pagina ci si senta legati quasi affettuosamente allo stesso Bianciardi.
Sicuramente si tratta di una delle letture da cui sono stato più coinvolto.

sabato 24 dicembre 2011

SOLO PER LA MAGLIA

Andrea Icardi, Atalanta 1987-88

PORTIERI


Stefano Tacconi, sicuramente uno dei più "personaggi" nel ruolo, con capelli all'indietro e barba da uomo.
Sul Guerin Sportivo di questo mese (come al solito ottimo, tralaltro) un'ottima intervista allo stesso Tacconi.

martedì 20 dicembre 2011

ORDINARY BOYS @ ISLINGTON ACADEMY - LONDON - 14/12/2011


Non mi era mai capitato fino ad ora di vedere un concerto a Londra, in qualche modo la patria di certi suoni e stili giovanili, e l'occasione è arrivata quest'anno complice un soggiorno di una settimana nella capitale dell'Impero Britannico.
Gli Ordinary Boys non sono certamente la nuova "big sensation" nel panorama musicale d'oltremanica, nel quale è presente un meccanismo interno che "crea e distrugge" nuovi fenomeni musicali che nel giro di poche stagioni cadono nel dimenticatoio; meccanismo questo principalmente guidato dal NME, settimanale musicale, che essendo appunto settimanale ha la necessità di scrivere su qualcosa di nuovo abbastanza periodicamente, così da proiettare sotto i riflettori giovani band che, molto spesso, di lì a poco cederanno il passo ai nuovi arrivati.
Sono nuove band che comunque crescono in un humus musicale/culturale, come quello britannico, che non ha paragoni al mondo.
Cinquant'anni di storia musicale e di eccellenza in tutti gli stili "pop" sono un patrimonio incredibile, quindi beati loro.
Detto questo parliamo degli Ordinary Boys.
Collegandomi a quanto detto poc'anzi, mi sono trovato davanti a quattro ragazzi ventisettenni che a loro modo sono già dei reduci.
Formatisi nel 2002 hanno raggiunto il loro apice nel triennio che va dal 2004 al 2006, per poi sciogliersi nel 2008.
Questo quindi intrapreso nel 2011 è un tour di reunion: quantomeno curioso che a farlo siano dei ragazzi che non hanno superato i trenta d'eta.
Robe da UK.
C'è parecchia gente all'Islington Academy, il locale è grande il giusto e, anche se funziona un solo bancone bar, riesco miracolosamente a non perdere più di cinque minuti per ordinare una birra media che come qualità risulterà essere inferiore alla peggior birra macedone.
Arriva il momento dell'inizio e i quattro "ragazzi ordinari" salgono sul palco: Samuel Preston, il cantante/chitarrista, con una camicia maniche corte bianca, ciuffo alto e tatuaggi sulle braccia.
L'altro chitarrista è vestito bene con una giacca tre bottoni blu scuro e una camicia Ben Sherman, il bassista anche lui in Ben Sherman, mentre il batterista non me lo ricordo.
Attaccano con "Over the Counter Culture", pezzo d'apertura del loro primo album omonimo e piano piano eseguono praticamente tutte le canzoni contenute nel loro esordio.
Io sinceramente credevo che la scaletta puntasse più sul secondo, ottimo, album "Brassbound", invece mi sbaglio.
Praticamente di quest'ultimo eseguono la traccia omonima, "Life Will Be the Death of Me", ovviamente l'accalamatissima "Boys Will be Boys" e "A Call to Arms".
Le altre sono praticamente tutte del primo album, che comunque non disdegno pur essendo abbastanza diverso stilisticamente dal secondo.
In "Over the Counter Culture", infatti, le chitarre sono molto "grosse", i pezzi parecchio battuti e punkeggianti, dando vita ad una sorta di pop punk melodico di lana grossa, suonato comunque con perizia e stile.
Il secondo, "Brassbound", è invece una sorta di passaggio di maturità, con pezzi più studiati, tutti potenziali singoli, con cui la band va a piazzarsi su una strada dove i cartelli di sosta indicano Jam, Madness e Smiths.
Comunque la band dal vivo ci sa fare e parecchio.
Se mi basassi su una pura considerazione tecnica, valutazione dalla quale comunque non dipende in maniera decisiva il mio concetto di "bel concerto", gli Ordinary Boys macinano che è un piacere.
Non un errore, un'imprecisione, una sbavatura.
Sul piano del coinvolgimento Preston in un paio di occasioni si toglie la chitarra e si tuffa sul pubblico, manco fosse un concerto dei Raw Power, comunque generando entusiasmo nelle prime file che non ho capito bene da che target di pubblico erano composte.
Sicuramente presenti diversi ragazzi con un look mod/casual vicino a me.
Un'ultima osservazione sulle cover proposte dai quattro: "What do I get?" dei Buzzcocks (gran pezzo di una grande band), "Little Bitch" degli Specials (presente anche nel loro primo album) e "Sleigh Ride" delle Ronettes , canzone natalizia che si rivelerà essere la colonna sonora dei miei giorni londinesi dato che la sentirò praticamente altre cinque/sei volte in vari negozi.
Ecco, se un gruppo, come ho sentito da qualche parte, si giudica anche per le cover che sceglie direi che gli Ordinary Boys sono decisamente promossi, almeno per il sottoscritto.
Un'oretta in tutto di show e alle 22.30 è tutto finito: e qua mi viene da ridere.
Da noi alle 22.30 la gente sta ancora decidendo se uscire di casa e a Londra (non a Pizzighettone), sebbene con la scusante che fosse un mercoledi sera, alle 22.30 la gente prende la tube per tornare a casa da un'ottimo concerto.
Io, per alcune cose, tifo Inghilterra.



sabato 10 dicembre 2011

SURFIN' LUNGS @ BAR GIRADISCHI - THIENE


Ieri pomeriggio, come ogni inizio weekend, ho dato un occhio a "Made in Pop", ottima newsletter legata alla diffusione di serate in Veneto orientate, in maniera generica, all "alternative rock" e vengo a scoprire che i Surfin' Lungs la sera stessa avrebbero suonato ad una cinquantina di km da casa mia.
Ottimo!
Non mi capita molte volte di informarmi il giorno stesso per un concerto interessante che si tiene la sera, di solito è una cosa che si viene a sapere uno/due mesi prima, così si ha tutto il tempo per programmarsi come si deve, però in questo caso le circostanze lavorative mi sono a favore e quindi decido di andare.
I Surfin' Lungs ricordo che li scoprii con un'intervista su Bam! (benemerita fanzine punk rock'n'roll) oramai dieci anni fà, e so bene di che gruppo si tratta.
Il locale è una bar di periferia, abbastanza brutto e con un bancone troppo spropositato rispetto all'effettivo spazio del locale, però ha l'indubbio merito di organizzare una serata come questa e quindi pollice alto.
Arrivo intorno alle 22.00 che il gruppo spalla, i Key Movement, stanno per finire il loro set; mi rammarico un pò per non averli visti, del resto era già stata una mezza sorpresa sapere che avrebbero aperto la serata, non sapevo che fossero ancora attivi.
Ricordo di averli visti già un paio di volte nel corso dei 2000, e di averli sempre apprezzati per la loro miscela surf r'n'r decisamente riuscita.
Quindi alle 22.40 è già ora che i Surfin' Lungs salgano sul palco.
Bene, penso, finalmente un concerto con orari umani senza che il gruppo spalla inizi a suonare a mezzanotte.
Arrivano da Brighton e sono attivi da una trentina d'anni, sicuramente un gruppo storico e cult per chi ha sempre seguito certi suoni, e di fronte a me trovo un cantante chitarrista con una Mosrite dodici corde ed un doppio collo notevole, un bassista normale con i capelli brizzolati, un chitarrista (che poi passerà alla tastiera) con capellino della Corvette, magro come un osso ed identificato da me come "un tipetto tutto nervi", mentre dietro alle pelli scorgo un essere umano simile ad un pensionato abbastanza su di peso.
Suonano con camicie hawaiane e la cosa, per il chitarrista/cantante e per il batterista, ha l'indubbio merito di farmeli apparire come due pensionati in vacanza al Lago di Garda.
Le canzoni sono pure melodie in stile primi Beach Boys, canzoni divertenti, positive e con gli immancabili coretti scemi che si stagliano su una base rock'n'roll classica.
C'è anche spazio per qualche pezzo strumentale, tipico dell'altro filone surf.
Durante il concerto la gente balla e si diverte come fosse un concerto da Arnold's Happy Days.
Un'oretta di set e poi si ritorna fuori catapultati nella realtà della provincia veneta, con un tipico scenario dicembrino a farti compagnia.

mercoledì 7 dicembre 2011

RIFF RAFF - MEGLIO PERDERLI CHE TROVARLI


Pellicola del 1991 diretta da Ken Loach, regista impegnato ed interessato nella rappresentazione delle condizioni del proletariato e del sottoproletariato inglese, Riff - Raff (il quale presenta un azzeccato, a mio parere, sottotitolo in Italiano) coglie nel segno.
Protagonisti un gruppo di sottoproletari inglesi, con Londra come punto di arrivo comune (l'attore protagonista arriva dalla Scozia, un'altro da Liverpool e così via), impegnati come muratori in un cantiere privo delle minime condizioni di sicurezza lavorative, oltre che ad essere privati gli stessi lavoratori dei più elementari diritti in materia.
Cantieri, paghe da poche sterline, case occupate, relazioni complicate, pub.
Un film duro, come vuole la tradizione di Ken Loach, che lascia ben poco spazio ai sogni di gloria o alla realizzazione di questi, ma che si pone come semplice descrizione di una vita abbastanza ai margini come quella dei protagonisti.

lunedì 5 dicembre 2011

COSE PER CUI VALE LA PENA DI VIVERE: AMARO BRAULIO


Mi cospargo il capo di cenere per aver scoperto solo nell'ultimo anno questo amaro, che comunque entra dritto dritto nella mia " top three" degli amari più amati.
Io fin da ragazzino non ho mai disdegnato il Montenegro, poi mi sono avvicinato al Di Saronno (bevuti parecchi nonostante la dolcezza dopo un pò ti impasti la bocca).
Ora quest'anno, arriva questa gradita sorpresa: l'Amaro Braulio.
Una sera, in una birreria di Marostica, hoi provato il locale amaro alle erbe, trovandolo ottimo.
Mi è sembrato naturale proseguire sulla strada dell'amaro alle erbe che sembra dare grandi soddisfazioni aromatiche al mio palato nelle due/tre volte al mese che me lo gusto.
Amaro da gustarsi ai tavolini di una bar in stile anni '60, vestiti bene e proiettandosi fuori dal mondo moderno fatto di Bacardi e Vodke varie.

BASETTOPOLI


Bonimba.

giovedì 1 dicembre 2011

SOLO PER LA MAGLIA


Arsenal, classica shirt usata dall'88 al '90.

UNA GRANDE DOMENICA


Sabato questo si giocherà all'Euganeo Padova - Torino, match che da tre stagioni va in scena regolarmente nel campionato cadetto.
Mi sembra giusto compiere un bel tuffo nel passato ed andare a ricordare il "famoso" (da queste parti) Padova - Torino che si svolse domenica 20 febbraio 1949.
Quello che arrivava all'Appiani era quello che sarà ricordato poi come il Grande Torino, una squadra che (giustamente) riveste ancora una certa importanza nell'immaginario popolare e la cui grandezza si è tramandata fino ai giorni nostri.
Il Padova invece era una squadra neopromossa, che disputò un buon campionato classificandosi al 12° posto (su 20 squadre) e in grado di mantenersi nella massima serie fino al 1952 (pochi anni dopo sarà la volta del Padova di Nereo Rocco e dei "panzer", in grado di ottenere un memorabile terzo posto nella stagione 1957-58).
Checchetti firmò il doppio vantaggio per i Biancoscudati, Ossola e Castigliano recuperarono per il Toro; altro doppio vantaggio per il biancoscudo con Vitali e Fiore, raggiunto da una doppietta di Menti che concluse definitivamente l'epica sfida.
Si giocava di domenica, l'Appiani (per chi non lo conosce) è uno stadio in pieno centro cittadino, a due passi da Prato della Valle e con le cupole della basilica di Santa Giustina che si stagliano dietro la tribuna est.
Altro calcio, altri tempi, la prima ed ultima occasione in cui il Grande Toro scese in campo all'Appiani, visto il tragico destino che accorse da li a neanche tre mesi.

venerdì 25 novembre 2011

BARRACUDAS - THE BIG GAP 1978-1981


I Barracudas sono senz'altro uno dei miei gruppi preferiti, soprattutto nella loro fase iniziale.
In quest'ottima pagina (http://www.caio.it/musica/barracudas.htm) è presente una sorta di storia cronologica che ripercorre i primi anni di vita del gruppo, e di conseguenza va a trattare delle canzoni contenute in questo "The Big Gap".
Ecco quindi un copia/incolla della descrizione in merito.

The Big Gap
Antologia che copre il primo periodo di vita dei Barracudas, antecedente alla pubblicazione del primo album, "Drop out with the Barracudas". Registrazioni amatoriali (o pessime: in qualche caso il senso è lo stesso), perle di musica onesta e forte sparse da questi ragazzi sfortunati e negletti. Ripercorriamo il sentiero cronologicamente.

1978
Un'unica canzone datata 1978, "Love is fun" (firmata Robin Wills), ballata chitarristica leggera e già stilisticamente riconducibile ai nostri.

1979
Quattro canzoni targate 1979, a cominciare dall'apertura del primo lato, "Neighborhood girl", canzone influenzata dagli arpeggi dei Byrds, ma che la voce di Jeremy Gluck rende immediatamente personale (davvero peculiare il timbro vocale di Jeremy Gluck, come pochi altri). "Surfers are back" (firmata da Robin Wills e presente anche nel primo album del gruppo in versione leggermente diversa) e il classico "Little red book" (di Bacharach e David), sono unite in un medley di robusto e grezzo garage-rock (la registrazione non è delle migliori...). A proposito di registrazioni pessime, la versione dal vivo di "I'm a barbarian (For your love)" supera ogni limite: difficile capirci qualcosa, se non che il pezzo è percorso dal virus jungle-rock, la patologia con la quale Bo Diddley ha influenzato e infettato buona parte del globo terracqueo che si diletta di rock.

1980
Tre le canzoni dal 1980. "Tokyo Rose" sembra un provino lasciato a metà, "Radios in revolt", pur mantenendo i Barracudas nel loro ambito garage-surf, ricorda in qualche modo i Clash, ma non saprei perché... La conclusione dell'intera antologia è affidata ad una versione sferragliante e sgangherata di "Surfer Joe", successo del 1963 dei Surfaris, talmente incasinata durante i ritornelli da fare tenerezza.

1981
Le quattro canzoni del 1981, lo stesso anno dell'esordio su album dei Barracudas, iniziano alla fine della prima facciata, con una versione dal vivo di "Boss Hoss", classico dei Sonics, che definire grezza e sferragliante è un eufemismo (classica è anche la registrazione che sembra provenire dall'oltretomba) e proseguono con le prime tre canzoni della seconda facciata: "On a Sunday" è un pezzo bellissimo, drammatico e dal grande respiro e che poco ha a che vedere con i Barracudas di "Drop out with the..."; "Gotta get a gun" è un tuffo piacevole nel rock'n'roll più classico, "I can't sleep" una ballata leggera non risolta del tutto.

Antologia di grande valore, al di là delle ingenuità e delle registrazioni non all'altezza, ma da un gruppo garage ci si aspetta tutto questo e anche molto di peggio. I cromosomi rock dei Barracudas meritano tutto il rispetto possibile, anche alla luce di questi reperti archeologici.

lunedì 14 novembre 2011

CARLO BONINI - ACAB


Non mi è piaciuto molto questo libro: secondo me si vede troppo che è scritto da un esterno che decide di scrivere di cose che personalmente non ha mai vissuto e con questo non voglio dire che io abbia vissuto quello che è scritto su ACAB.
Il "drago", lo "sciatto", "marzapane", tipici soprannomi da romani che mi appaiono distanti, io personalmente mi sento più vicino a Londra che non a Roma.
Forse è proprio la realtà di Roma ad apparire poco esportabile all'esterno, presa com'è a fare la capitale di uno Stato che contiene differenze enormi al proprio interno.
Celerini, ultras, G8, romeni, napoletani..qua dentro è tutto teso ed estremo, ma sembra quasi "di plastica" nel suo voler apparire reale e schietto.
Una lettura che non lascia spazio all'immaginazione, non da modo di appassionarsi, di voler riaprire il libro per vedere come va a finire.

martedì 8 novembre 2011

STAMFORD BRIDGE




Per fare il bis con la foto sotto di "Ossie", ecco tre belle immagini di Stamford Bridge prima della ristrutturazione.
Una grande tribuna (la East Stand) e alcuni metri dietro le porte..però sembra trasudare comunque il suo fascino, sicuramente sempre dieci spanne avanti lo "stadio" del Siena o l'Euganeo di Padova.

BASETTOPOLI


Peter Osgood, leggenda Chelsea tra gli anni '60 e '70.

venerdì 4 novembre 2011

JOHN KING - CACCIATORI DI TESTE


Un libro stupendo.
Non so cos'altro dire davanti a questo grande romanzo (nel senso lato del termine) scritto dall'infallibile John King.
Il "campionato del sesso" che la Sex Division formata da Carter, Harry, Balti, Will e Mango, decide di giocare a partire dal primo dell'anno è in realtà una scusa per parlare in maniera interessante del rapporto tra uomini e donne a seconda delle diverse personalità coinvolte, mentre la vita dei cinque personaggi scorre tra calcio, pub, birre, lavoro, violenza, sogni, divertimento.
Secondo capitolo della famosa "trilogia del calcio", è un lavoro veramente completo, che soddisfa e appassiona il lettore come me.
John King sa bene di quello che parla, i protagonisti sono gente normale, e ovviamente dopo un pò di pagine si comincia a conoscerli bene e si cerca di dargli delle sembianze immaginarie (almeno nella ma mente).
Mi piacerebbe vedere la versione film di questo libro, perchè secondo me si presta alla grande.
Grande John King!

giovedì 3 novembre 2011

THIS IS CULT!


Una figura supercult, Severino Cicerchia detto "lo scoreggione", tratto dal filmissimo "Il ragazzo di campagna" in cui interpreta il cugino di Artemio (Renato Pozzetto).

domenica 30 ottobre 2011

BRITPOP CORNER: CAST


I Cast, guidati da John Power (ex La's, altra formazione fondamentale), buttarono fuori nel 1995 "All Change", un grande album pieno zeppo di belle canzoni pienamente in linea con l'allora filone "BritPop", e che nel 2011 porta decisamente bene i propri anni sul groppone.
Canzoni strutturate con stile, oltre che dotate di melodie che ti si stampano in testa.
Per certi versi molto vicino ai primi due lavori degli Oasis, il che è sicuramente una garanzia di qualità.
Tra l'altro una band che sa come ci si veste, sicuramente un punto più per il sottoscritto, non come le band finlandesi di hard rock'n'roll con il giubbetto di pelle e petto nudo sotto.
Ah, nota di colore: sul libretto interno c'è uno di loro con la maglia della Juve..dico solo che i Cast sono di Liverpool e tifosi dei reds.

mercoledì 26 ottobre 2011

MARE LARGO


L'aneddoto interessante legato a questo film è che il sottoscritto ha avuto il "privilegio" di vederlo, su una tv locale, in una maniera che dire futurista è dir poco.
Il film scorreva normalmente, poi ogni 10 minuti tornava indietro di un tot, una cosa da pazzi, quindi dopo un pò ho capito che quella sera potevo permettermi di coniugare la visione del suddetto con altre cose, magari alzandomi per sgranchirmi le gambe, farmi una tazza di Thè, andare un attimo sul computer, senza pericolo di perdermi parti del film
Infatti mi ricordo che è durato tipo due ore e mezza.
Ah, e la pubblicità non c'era.
Vabbè, apparte questo, "Mare Largo" era un film di cui ignoravo totalmente l'esistenza.
Non è che a uno quando parla di Amendola la prima cosa che gli viene in mente è "Mare Largo".
Però è un film ben fatto, cupo, e con una buona storia da raccontare.
Nella metà degli anni '90,una nave italiana attraversa l'Adriatico per raggiungere il porto di una città bosniaca per consegnare armi ai locali.
Traffici loschi insomma...e un finale che non t'aspetti.
A me è piaciuto..ma probabilmente è solo per alcuni.

mercoledì 19 ottobre 2011

16 YEARS OF ALCOHOL


E' un film strano e complesso questo diretto da Richard Jobson ed uscito nel 2003.
Avevo letto da qualche parte che parlava di skinheads, ed essendo appassionato di film con presenze sottoculturali, non potevo esimermi dal vederlo.
Però la subcultura skinheads viene contestualizzata all'interno della storia come una fase della vita, complessa e impegnativa, del giovane Frankie.
Che poi conosce una ragazza, tenta di uscirne, di migliorarsi, di fare un passo in avanti.
Molto Arancia Meccanica in questo senso:la fuoriuscita dalla violenza, con la violenza che però viene a cercare te quando tu ti stai rimettendo un attimo apposto e vedi già i primi frutti del cambiamento.
Quindi, concludendo, l'appartenenza allo stile skinhead è un pretesto per parlare del percorso tortuoso del buon Frankie.

NEWS OF THE YEAR


Ieri è arrivata una notizia strepitosa per chi, come me, è loro grande fan.
Gli Stone Roses hanno deciso di riformarsi, già due concerti organizzati a Manchester per il 29 e 30 giugno 2012 e un tour mondiale da organizzarsi.
Si parla addirittura di canzoni nuove e di un album nuovo.
Di questi tempi c'è bisogno di loro, anzi è un gran peccato che per 17 anni siano rimasti inattivi privando il mondo delle perle che, con molta probabilità, avrebbero continuato a comporre.
Bentornati grandi Roses!

giovedì 6 ottobre 2011

MODERN WORLD HEROES: FRANK HARPER


Anche Modern World ha i suoi eroi, gente di un certo livello e di comprovata esperienza.
Uno di questi è l'attore inglese Frank Harper, che ha recitato in film che definire fondamentali è dir poco.
Tra gli altri In the name of the father, Lock, Stock & Two Smoking Barrels, The Football Factory, This is England, tutta roba di un certo livello.
Leggendo qua è la, si scopre che il buon Frank negli anni '80 era in prima linea con la firm del Millwall, e guardando faccia e sguardo non ci vuole molto a capire che siamo di fronte ad un osso duro.

martedì 27 settembre 2011

COSE PER CUI VALE LA PENA DI VIVERE


Ecco qua una nuova rubrica di Modern World, in cui verranno pubblicati oggetti per cui, secondo me, vale la pena di vivere e a cui, ovviamente, sono legato ed affezzionato.
Sono tutti oggetti contraddistinti dall'appartenenza al Mondo (maiuscolo perche importante) Pop, roba popolare, post industriale, selezionata dal mucchio di quello che ci viene proposto dal mercato (che sembrerebbe tutto asettico) per andare a formare zone di personalità individuale (e quindi mettendo in gioco sentimenti come il legarsi ad oggetti, tipico di società sviluppate e post.industriali).
Quindi, sloganiscamente parlando, Modern World goes Pop!
Il primo appuntamento lo dedico al Crodino.
Quando i miei conterranei e coetanei veneti vanno al bar alle 11.00 o alle 18.00 di solito ordinano uno spritz, i più vecchi un bianchetto.
Pur non disdegnando lo spritz (forse ne ho bevuti troppi anni indietro ed ora mi ha un pò stancato, anche perchè non è molto semplice trovarlo davvero buono e con le giuste dosi), spesso e volentieri, se non sempre, io ordino un Crodino.
Analcolico, stiloso e particolare con quella bottiglietta di vetro.
Da accompagnare con due patatine o con un tramezzino.
Copiando e incollando da wikipedia si legge che:
"Crodino è un aperitivo analcolico prodotto, sin dal 1964, negli stabilimenti di imbottigliamento dell'Acqua Crodo a Crodo, comune del Verbano-Cusio-Ossola nell’alto Piemonte, da cui prende il nome. Ancora oggi prodotto a Crodo, di color ambra intenso e dal sapore ricco e armonico, lievemente frizzante, Crodino va servito freddo con una fettina d’arancia.
Il suo gusto inconfondibile, aromatico e dolce-amaro allo stesso tempo, è ottenuto attraverso un processo produttivo di oltre 6 mesi, grazie ad una miscela di infusi e distillati di più di 10 erbe, piante, spezie e frutti rigorosamente selezionati. Crodino, inoltre, è una bevanda prodotta con acqua minerale naturale. Gli ingredienti e la naturalità dell’acqua sono fondamentali per garantire la qualità di Crodino.
Dal 1995 Crodino fa parte del Gruppo Campari, che ne ha rilanciato l’immagine. Crodino ha consolidato negli ultimi anni la sua posizione di aperitivo analcolico più noto e bevuto d'Italia. Il claim della comunicazione recita: “Crodino, l’analcolico biondo che fa impazzire il mondo”.
Aggiungo io che negli anni '80 fu pure sponsor della Fiorentina in una bella maglia che sarà sicuramente oggetto di prossima pubblicazione sulla sezione "Solo per la maglia"

L'ULTIMA GHENGA IN CITTA'


Un omaggio ad "Amici miei", 1975, regia di Mario Monicelli.

IL PET SEMATARY ITALIANO


Nel 1983 uscì nelle sale cinematografiche italiane Zeder, riuscitissimo "horror movie" girato in Emilia Romagna, con alla regia Pupi Avati (già autore del fondamentale "La casa delle finestre che ridono", altro grande film con tematiche cupe).
Un film italiano di cui andare orgogliosi, decisamente esportabile.
Non a caso lo stesso anno uscì il romanzo Pet Sematary di Stephen King che bene o male si riallacciava allo stesso argomento del terreno in cui vieni sepolto che ti permette di restare in qualche modo vivo, e anni dopo fu girato anche il bel film omonimo con la canzone dei Ramones che parte appena dopo la scena finale.
Zeder e Pet Sematary quindi contemporanei, sia a Pupi Avati che a Stephen King venne in mente la stessa idea, quantomeno curioso.

mercoledì 14 settembre 2011

LE MAGLIE DELLA SERIE A


E' iniziato il campionato e Modern World non rinuncia ad esprimere il proprio parere sulle maglie delle venti di Serie A.
Se seguite un attimo il blog, avrete capito quali sono le maglie che mi piacciono, le maglie senza tempo, fatte con un minimo di stile, con i colori sociali rispettati e le dimensioni delle righe (quando presenti) proporzionate.
Tutte cose che da un bel pò di tempo si fanno fatica a vedere in Italia.
Che sia uno specchio dello stato attuale del paese? Probabile.
So solo che bisogna impegnarsi al contrario per produrrre OBBROBRI come molte delle casacche qui analizzate.
Ad ogni modo, buon campionato.

Atalanta - Brutta, righe troppo larghe, casella dello sponsor troppo grande e un adesivo bianco con scritto "konica minolta" come secondo sponsor laddovè dovrebbe esserci il simbolo societario, invece spostato (secondo una pessima consuetudine moderna italiana)al centro.
Sono talmente morti di fame da dover avere due sponsor?

Bologna - Anche qua doppio sponsor, almeno lo stemma sta a sinistra come tradizione.Nel complesso brutta anche questa.

Cagliari - Lo sponsor "Sardegna" è troppo in alto e la scritta "Kappa" è su una spalla, brutta.

Catania -Una delle poche maglie ad avere il colletto (e Modern World approva il colletto sulle maglie),si può lavorare meglio sulle spalle, magari facendo continuare le righe e non creando schifezze. Brutta.

Cesena - Lo sponsor con sfondo giallo fa schifo, i pantaloncini hanno due biforcazioni bianche abbastanza inguardabili.

Chievo - Un doppio sponsor nella zona alta non può che farmi ritenere brutta a prescindere una maglia da calcio.

Fiorentina - Troppo grande lo sponsor mazda, tolto lo sponsor non sarebbe brutta.

Genoa - Senza sponsor (cosa sicuramente buona); è una bella maglia, promossa.

Inter - Fortunatamente non dovremo più vedere lo scudetto in posizione centrale sulle maglie dell'Inter; la maglia di questa stagione non è malaccio, apparte il simbolo della vittoria in Coppa Intercontinentale abbastanza orrendo (come tutto il calcio moderno).

Juventus - Pessima.Striscie "in movimento"..secondo me uno sarebbe condannabile solo se ha intenzione di realizzare una maglia così schifosa, se poi la realizza sul serio..

Lazio - La maglia migliore della Serie A. Senza sponsor, un bel colore, stemma e sponsor tecnico al proprio posto, bella!

Lecce - Lo sponsor è su un rettangolo con sfondo bianco, sicuramente osceno da vedere, poi nella zona alta ha altri due sponsor..secondo voi che giudizio darò?

Milan - Non male le righe piccole, lo scudetto centrale però c'è da fare una legge ed abolirlo.Perchè cazzo in Italia lo scudetto non si mette più al posto dello stemma societario?

Napoli - Due sponsor (perche non aggiungerne altri due? spazio c'è n'è..), il mio giudizio lo conoscete.

Novara - Brutto l'adesivo dell'Intesa Pour Homme dove dovrebbe stare lo sponsor tecnico e sponsor centrale troppo grande.

Palermo - La Legea fa notoriamente delle maglie di merda, in un paese civile sarebbe già fallita per mancanza di commissioni..invece c'è sempre qualche cretino che ce l'ha come sponsor tecnico.
La maglia del Palermo, oltre al colore ignobile (ma questo è un problema di colori sociali) ha uno spondor troppo grande, e delle striscie tipo boomerang nella zona bassa veramente brutte, in pieno stile Legea.

Parma - Maglia crociata, il doppio sponsor nella zona alta me la fà bocciare incondizionatamente.

Roma - Sembra una muta da sub da quanto è attilata, lo sponsor "wind" quasi va fuori dalle maglie da quanto è grande, brutta!

Siena - ha mai avuto una maglia decente il Siena?

Udinese - Legea non sbaglia un colpo, ovviamente in senso negativo..le righe larghe e lo sponsor "dacia" non centrato non mi piacciono per niente.

lunedì 12 settembre 2011

SOLO PER LA MAGLIA


"Mora era lo scapolo d'oro della compagnia, il dandy.
Gli altri a tavola in tuta, lui con un completo di Caraceni, bellissimo"

Ginko Monti, medico sociale del Milan dal 1965 al 1998.

giovedì 8 settembre 2011

PORTIERI


Torna la rubrica dedicata ai Portieri, questa volta con un pezzo grosso del calcio provinciale italiano di una volta, quello nobile e con tutta una città a supportarti la domenica pomeriggio dopo pranzo, che negli anni successivi ha visto il "calcio maggiore" riempirsi di maglie orribili, giocatori fighetta, stadi bruttissimi e numeri delle maglie fino al 100 e i suoi squallidi effetti ricadere anche nelle realtà di provincia (basti pensare agli stadi vuoti di B e C, ad una Serie C con mancate iscrizioni da record negli ultimi anni, e avanti così).
Mirko Benevelli, (Parma, Foggia, Atalanta, Padova nella sua carriera), con un look fedele al periodo e un bel paio di baffoni ad incutere timore all'avversario.

"Ricordo dell'Appiani quel piccolo sottopassaggio per entrare in campo, e quando ci penso rivedo Benevelli che aveva un modo tutto suo per caricarsi: si fermava, si avvicinava al muro e cominciava a dare spallate, prima da una parte e poi dall'altra..era il suo modo per caricarsi, ma certo anche un lanciare messaggi"
Ennio Dal Bianco, tratto da "La Fossa dei Leoni", libro sul mitico Appiani di Padova.

sabato 3 settembre 2011

HARD-FI - KILLER SOUNDS


Tornano gli Hard-Fi, con questo "Killer Sounds" al loro terzo appuntamento discografico.
Loro mi piacciono abbastanza, ricordo che li scoprii con "Cash Machine" qualche anno fa; se da un lato è rintracciabile nella loro musica l'influenza dei Clash più funk e danzerecci (quelli di "Rock the Casbah" o di "Overpowered by Funk" per interderci), dall'altro ammodernano il tutto con effettini o soluzioni che a volte sembrano anche troppo eccessive nella loro patina e cura.
Ad esempio certi pezzi hanno cadenze tipo quelle di quei cantanti neri da due soldi che ti fanno venire il latte ai coglioni che hai visto per sbaglio su Mtv anni fà.
Mi vergogno dire di averli visti su Mtv..hey non è come sembra!
I media da strapazzo chiamano questo genere "r'n'b", ma per me l'r'n'b è roba figa di cinquant'anni fa.
Poi ci sono dei pezzi con influenze Eiffel 65 (non scherzo, tipo l'intro di "Love Song") oppure eccessivamente disco.indie.rock come "Fire in The House".
Il meglio, i quattro giovanotti inglesi lo danno in pezzi come "Stay Alive"( qua si rintracciabile l'ottima influenza dei Clash) ma anche il singolo "Good for Nothing" non è malaccio (mi sembrano i Jam di "The Gift" 30 anni dopo)
In linea generale direi che, tolto qualcosa come appunto l'intro di "Love Song" (ascoltatelo, io mi sono sentito spaesato come mi sentivo alle sagre dei paesini dell'Alta Padovana quando ero bambino) il cd mi piace e da una settimana è in "rotazione pesante" nella mia autoradio.

domenica 28 agosto 2011

PUGNI DI RABBIA



Esordio come attore per Ricky Memphis in quest'ottima pellicola di Marco Risi appartenente senza dubbio al filone del neo - neo realismo italiano emerso tra la fine degli anni '80 e i primi '90 e a cui appartengono i vari "Mery per Sempre", "Teste Rasate", "Il Branco" ed altri film meritevoli di una visione.
Un periodo particolarmente attivo ed interessante per il cinema nostrano, tutto il contario di oggi insomma.
"Pugni di Rabbia" non sfugge alla regola e si svolge nella degradata periferia romana, quella dei palazzoni, dei Ciao e dei Si come motorino, del trovare qualcosa da fare, dell'amico caduto nel giro di droga, con un Ricky Memphis in tenuta d'assetto con chiodo, jeans e scarpe da ginnastica bianche.
Grande.
Un Ricky Memphis in versione pulita, come dovrebbe essere ogni ragazzo della periferia, che sfoga nel pugilato le sua rabbia e prende a pugni la vita sbagliata che lo circonda.
Da vedere.

mercoledì 24 agosto 2011

PABLITO MON AMOUR


E' quantomeno curioso che da sostenitore del Padova sia andato ad acquistare questo libro e l'abbia pure molto apprezzato, ma non ci sono problemi.
D'altra parte la mia storia è abbastanza particolare in quanto ho fatto le Scuole Superiori proprio nella città berica (provengo dall'alta padovana e Vicenza è a 25 km), ho intrecciato rapporti e conosco bene l'ambiente e i luoghi della città.
Dalle mie parti il Vicenza ha sempre raccolto diversi sostenitori pur essendo provincia padovana, e nel bar dove mi fermo ogni tanto a bere il caffè c'è il poster del Real Vicenza.
Forse sarebbero cose su cui è meglio stare zitti, ma è pur sempre la mia storia e la realtà e qua non si rinnega nulla, però io sono orgogliosamente legato al Biancoscudo.
Sono interessato alla letteratura sportiva di un certo tipo (alla "Febbre a 90°" per intenderci), e non sono così squallido da dire "questo libro c'entra col Vicenza e in quanto Padovano non devo leggerlo".
Questi sono discorsi da coglionazzi con una visione del mondo che manco il peggior talebano.
A me piace sapere la storia e cosa va a rappresentare in questo caso il Vicenza e Paolo Rossi per l'autore. Ovvio che poi alla partita in curva ci sta bene l'offesa e la presa per il culo, però in un certo senso vado ad aver rispetto della passione, ci mancherebbe.
Fatta questa doverosa premessa, il libro parte da un'idea semplice: attraverso la figura di Paolo Rossi raccontare la tarda infanzia e l'adolescenza dell'autore, con tutto quello che vi è correlato.
La passione spasmodica per il calcio nell'età infantile che scema con l'arrivo dell'adolescenza e le prime avventure con il gentil sesso.
Tutto vero: mi sono riconosciuto a livelli incredibili con quello che scrive Davide Golin.
Dai 4 ai 14 anni avevo in testa solo le partite, i risultati, i gol, le formazioni, i gruppi ultras, le statistiche, i poster, i nomi, le città natali dei giocatori, 90° Minuto nell'ultima fase importante prima dello strapotere della pay per view.
Poi dai 15 ai 20/21 ho un pò abbandonato il discorso, non dimenticando comunque da dove provengo; subentrano altri interessi, la prima ragazza che ti fà andare via di testa, la musica, nuove amicizie in cui il calcio non è esattamente l'argomento preferito di conversazione e di legame.
Da qualche anno invece la passione si è rafforzata, ed è matura e consapevole.
Qua siamo davanti ad un capolavoro del genere, roba ai livelli di "Febbre a 90°" e del miglior Nick Hornby di sempre.
Purtoppo un romanzo con questo argomento lo si scrive solo una volta come ha insegnato lo scrittore inglese o come è facilmente intuibile, non sono argomenti replicabili in altri 5 romanzi come ad esempio il rapporto di coppia o altre robe appartenenti al quotidiano generale.
Ad ogni modo si tratta di un esordio col botto per lo scrittore vicentino.
Complimenti!


martedì 23 agosto 2011

PUNKY REGGAE CONNECTION





Come ben saprete il '77 inglese è stato un fenomeno legato in alcuni casi a doppio filo con il reggae.
Ascoltato (come i dj set di Don Letts) oppure anche eseguito, quasi sempre con felici risultati come nel caso dei Clash e dei Ruts.
Ecco qua un paio di compilation che affrontano l'argomento.
Personalmente non è che mi piaccia proprio tutto, ma quello che salvo va a costituire un ottima selezione di una decina di canzoni.

Interessante anche la compilation "Wild Dub" che però si concentra sulla commistione punk/reggae/dub eseguita dalle band attive nel ciclone punk/post punk inglese di quegli anni (Ruts e Clash appunto, ma anche tracce di Pil, Killing Joke in versione dub ed altri).
Ottimi documenti sonori da un periodo storico effervescente.

RISPONDE LA SEGRETERIA DI MODERN WORLD


Diego Abatantuono e Mauro Di Francesco, tratto da "Il Ras del Quartiere".

lunedì 1 agosto 2011

24 HOUR PARTY PEOPLE


Un bel film che qualche pazzo si è preso la briga di (addirittura) doppiare in italiano.
Internet è, come si sa, uno strumento a doppio taglio, però se usato a pallino ti riserva il piacere ad esempio di recuperare questo ottimo film e guardarmelo sul divano davanti ad una Ceres ghiacciata.
Si parla di Tony Wilson, celebre agitatore culturale della Manchester degli anni '70, '80 e '90, fondatore della Factory Records e successivamente anche dell'Hacienda, il club mancuniano dove gettò le basi, esplose ed implose la scena di Madchester, la scena alternativa che si fonde con l'house, le droghe chimiche e le ritmiche ballabili.
Tony Wilson, appunto: dal film emerge comunque un gran personaggio, idealista, forse utopista, impegnato a dar valore ad idee futuribili o comunque poco convenzionali.
Ad esempio la Factory non firmava nessun contratto con le proprie bands, che erano libere di andarsene quando volevano se ne avessero avuto voglia.
Sostanzialmente la storia della Factory non è segnata da chissà quale numero di bands: Joy Division, New Order e Happy Mondays.
Stop.
Si certo, poi possiamo inserire anche gli A Certain Ratio o i Northside, ma è indubbio che le band "di peso" dell'etichetta sono state storicamente tre.
Non molte, vero.
Però in grado di portare introiti e soddisfazioni all'etichetta.
A parte forse i Joy Division che, per ovvi motivi, restarono relegati ad una esposizione solamente inglese, le altre due band raggiunsero e conquistarono pubblico di qua e di là dell'oceano, portando quindi ovvie soddisfazioni alla casa madre.
Nonostante questo fu proprio l'anarchia e le spese dei Mondays a spingere verso la fossa la Factory.
Scene cult: i Mondays che uccidono piccioni e che chiamano "segaioli" gli Stranglers.