venerdì 31 dicembre 2021

BAND AID 2020




Inaspettato quanto graditissimo ritorno, i Band Aid pubblicano un nuovo disco a distanza di trent'anni dall'ultima uscita. Band leccese attiva dal 1980 al 1985, due LP e un EP (lo splendido "A Tour in Italy") al tempo con Italian Records, il trasferimento a Bologna, menzionati in "Un Weekend Postmoderno" di Tondelli: pura epica underground wave tricolore 80s di culto.
Questo nuovo disco, dicevo: molto bello, ben riuscito. Di base un jazz rock interamente strumentale, con passaggi no wave e mood mediterraneo, a volte movimentato a volte di tranquillità. Siamo dalle parti dei Lounge Lizards (con cui tra l'altro condivisero la partecipazione al festval Electra 1981 a Bologna). 
Aggiungerei che non c'è nulla da invidiare ad un nome di peso attuale come quello dei Calibro 35, che si muovono su coordinate meno mediterranee ma con alcuni punti cinematici di contatto.  

lunedì 27 dicembre 2021

LO SMALL CLUB DI PIEVE DI CENTO




Locale storico della new wave italiana, legato a doppio filo alla scena bolognese (Pieve di Cento / Bologna 30 km, in realtà non così vicinissimi), grazie all'intraprendenza di Red Ronnie (nato proprio a Pieve di Cento) che allo Small inizia a mettere dischi punk wave nel 1978 e ad organizzare rassegne musicali.
Mi viene in mente l'aneddoto dei Rats, di cui Red Ronnie fu una sorta di primo manager: "Eravamo minorenni, ci veniva a prendere a Spilamberto, 40 km, ci portava allo Small a suonare e finito il concerto ci riportava a casa."
Degna di nota la rassegna "Rock Video Small" nel dicembre del 1980, in cui da mercoledì 3 a domenica 14 si esibirono i migliori puledri della wave nostrana: Pale Tv, Gaznevada, Rats, Confusional Quartet, Luti Chroma, Jo Squillo, Kaos Rock e Cafè Caracas.
Altro dj abbastanza famoso, Dj Mortimer, gestore del Disco d'Oro di Bologna, altro tempio Bologna Wave.


mercoledì 15 dicembre 2021

JESUS AND MARY CHAIN PUNK ROCK MIXTAPE



"Quando esplose il punk rock all'imporovviso fu come "E' qualcosa che potremmo fare", un qualcosa alla nostra portata. Ricordo di aver sentito i Ramones e fu come una mazzata in testa."
Jim Reid - cantante dei Jesus and Mary Chain

"Li amo molto. Stavo pensando di fare "Beetween the Planets". Ho mandato una mail a Jim per scrivere il testo di una canzone che ho chiamato "When I look in your eyes"; ha detto che l'avrebbe fatto, ma quei ragazzi sono così impegnati. "Psychedelic Mindfuck" è la mia interpretazione di una canzone dei JAMC. Li ho sempre amati molto perchè sono cresciuto ascoltando Lou Reed e i Velvet."

"Il titolo del nostro album "Munki Brain" è preso da "Munki" dei JAMC. Non molte persone della nostra scena li conoscono, ma è da lì che viene."

"I cinque album che mi hanno maggiormente influenzato? Beach Boys - Today, Black Flag - Damaged, Ramones - Leave Home, David Bowie - Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, Jesus and Mary Chain - Pyschocandy."

Joe King dei Queers

martedì 23 novembre 2021

TONDELLI, IL NEW COOL E IL RITORNO ALL'ORDINE


"Altri Libertini" (1980) rappresenta l'anno zero per Tondelli, sia perchè si tratta del suo debutto sia per il crash che diffonde, un po' come il punk del '77, un reset oltre il quale si può eventualmente provare a ricostruire in un ottica evolutiva. Le analogie? Linguaggio slang, storie crude, immediatezza espressiva.
Un paio d'anni dopo la "new wave" tondelliana assume la forma di "Pao Pao", libro di passaggio che si muove su quanto creato precedentemente ma non ha lo stesso fragore e in qualche modo cerca una nuova strada per definirsi. 
E' con "Rimini" del 1985 che si ha compiutamente un ritorno all'ordine: un romanzo dal linguaggio regolare dallo stile pulito. La particolarità la troviamo eventualmente in una sorta di disperazione di fondo che collega tutti i lavori di Tondelli, quantomeno i suoi personaggi. L'involucro comunque è perfettamente commercializzabile anche ad un pubblico esteso non necessariamente specifico di una qualche tribù.
Nell'ambito musicale del periodo questo ritorno all'ordine formale lo troviamo nella corrente "New Cool".
Prendiamo Paul Weller che dopo i fuochi con i Jam si ricalibra in un immaginario cool europeo tralasciando musicalmente le asperità precedenti, ma (la particolarità di prima) con liriche comunque battagliere. Oppure Joe Jackson, meno infioiato nella prima scena punk rispetto a Weller e compagni, ma comunque legato ad una formula diretta ed essenziale (vedi "Look Sharp" del 1979).
Joe Jackson nel 1982 se ne esce con "Night & Day", maturo pop jazz 80s dall'immaginario adulto, o meglio "giovane adulto", processo abbastanza comune nella società dell'epoca dove intorno ai trent'anni molti erano già pienamente inseriti nelle dinamiche regolarizzanti della società.
Non c'è più spazio per l'esuberanza giovanile a suon di chitarre, il percorso di crescita personale è un tutt'uno con quello artistico. Con Tondelli assistiamo allo stesso tipo di processo: la "retorica" attorno alla crisi dei trent'anni, al sentirsi adulti, al sentirsi mentalmente distanti da quanto accadeva o si raccontava solo cinque anni prima. 
In "Rimini" la colonna sonora è un trionfo "New Cool", ci sono gli Style Council, Joe Jackson, Alison Moyet, Matt Bianco, gli Everything but the Girl. Pop 80s' jazzato, molto classico, immagine ordinaria, camicia, cappotto, capelli in ordine: esattamente come Tondelli nel 1985 (fino al 1991, anno della sua morte).
Proprio una frase di Joe Jackson apre "Rimini": "Che lo voglia o no, sono intrappolato in questo rock'n'roll, ma sono un autore e sono un musicista, per certi versi un entertainer."
A proposito della consapevolezza esistenziale di cui stavamo parlando prima.
Riferimenti all'artista inglese li troviamo anche in "Camere Separate" del 1989, una citazione del pezzo "We can't live together". 
     
   

martedì 26 ottobre 2021

MAXIMUM ROCKNROLL E I RAMONES


Ecco come la storica zine Maximum Rocknroll (attiva dal 1982 al 2019) recensiva i dischi dei Ramones in tempo reale.
Nell'archivio online sono presenti solo questi quattro album, mancano all'appello Brain Drain del 1989, Mondo Bizarro del 1992, Acid Eaters del 1994 e Adios Amigos del 1995.


RAMONES - SUBTERRANEAN JUNGLE (1983)

More explorations into the territory they’ve been staking out over the course of their last couple albums. Even without Phil Spector, they’re still aiming for that Spectorian Wall of Sound, and they manage to get it. The material ranges from great new guitar-heavy pop tunes to lame versions of earlier classics like “Little Bit o’ Soul” and “Time Has Come Today.” I think it sounds real good, but if you’re only interested in “Blitzkrieg Bop Part 75,” this LP isn’t for you (except maybe “Psycho Therapy”).


RAMONES - TOO TOUGH TO DIE (1984)

While not the “thrash” LP I had heard rumored (there is one thrasher), it is definitely more of a rocker than their previous outing. What’s even more interesting is the fact that the RAMONES now have a few “political” songs; actual “peace” songs. Take that, you wimps!


RAMONES - ANIMAL BOY (1986)

This album pushes the RAMONES’ style into catchy, straight-ahead HC (which they manage to do better than the vast majority of bands going), with a smattering of rockin’ pop (which has been their forte for a while now). This is another extraordinary RAMONES LP (nothing but great cuts here), and it’s about time we all recognized that they’re the great American band.


RAMONES - HALFWAY TO SANITY (1987)

I made the big mistake of listening to a lot of old Ramones recently, which put this new release into perspective—a bad one. The edge is gone, the wackiness wants, and the singing normal. Outside of “I Lost My Mind” and “I’m Not Jesus,” this is really inferior material, and one can only wish they were halfway to insanity.

giovedì 7 ottobre 2021

LE INFLUENZE DI RAY DAVIES


In un'intervista a "la Repubblica" del 1993 Ray Davies dei Kinks citò le sue influenze culturali, così descritte nell'articolo:  

"Tra le sue influenze culturali cita alla rinfusa, con molta nonchalance: Rembrandt, Big Bill Broonzy, Piero della Francesca, Kandinsky, il Modern Jazz Quartet, Muddy Waters, Noel Coward, Stanley Matthews, Alfredo Di Stefano e Bob Beaumont. Come dire musica, pittura, arte e sport mixati insieme con sommo snobismo."

Rembrandt - Pittore olandese

Big Bill Broonzy - Chitarrista Chicago blues

Piero della Francesca - Pittore rinascimentale italiano

Kandisky - Pittore astratto, nato russo e naturalizzato francese

Modern Jazz Quartet - Fondati nel 1952, attivi fino ai primi anni settanta, un nome storico.

Muddy Waters - Bluesman e grande ispirazione del giro British Invasion.

Noel Coward - Commediografo, attore e regista britannico. Presente con un ruolo di rilievo in "The Italian Job" del 1969.

Stanley Matthews - Calciatore inglese, Stoke City e Blackpool, primo vincitore del Pallone d'Oro nel 1956.

Alfredo Di Stefano - Millonarios e soprattutto Real Madrid, dove vince consecutivamente le prime cinque edizioni della Coppa dei Campioni.

Bob Beaumont - Il fondatore della Sebring - Vanguard, l'azienda che produsse la Citicar, l'auto elettrica.



giovedì 23 settembre 2021

LA CARRARESE E LA FERRIERA DI CITTADELLA





Da cittadellese mi ha sempre incuriosito perchè la Carrarese Calcio avesse come sponsor ufficiale dal 1984 al 2002 la Ferriera di Cittadella, storica azienda del territorio che però dista 350 km buoni da Carrara. 
Il motivo è da ricercarsi nella produzione della stessa di lame per il taglio di granito, ecco quindi la connessione con la cittadina apuana, dove sono presenti le famose cave di marmo.
Ad ogni modo una storia curiosa ed ogni volta che passo per Borgo Vicenza davanti alla sede della Ferriera un pensiero in questo senso mi scappa.

lunedì 30 agosto 2021

MASSIMO ZAMBONI A CHIUPPANO (VI) - 27/08/2021


L'idea di andare a vedere Massimo Zamboni ci è venuta venerdì mentre stavamo facendo aperitivo: "Hey, c'è Zamboni stasera a Chiuppano", "Dai? Si, potremmo andare!".

C'è anche da dire che giusto un anno fa partimmo con le stesse modalità improvvisate alla volta di Rovigo per i Tre Allegri Ragazzi Morti: potrebbe diventare una buona consuetudine quella dell'ultimo venerdì di agosto, trovarsi all'aperitivo e partire per un concerto.

Raggiunta la zona dell'Alto Vicentino ed entrati a Chiuppano abbiamo seguito l'indirizzo segnalato sulla pagina facebook del festival: ci siamo ritrovati a piedi nel buio in una stradina bianca di collina che costeggia un cimitero. C'era anche un bosco tutt'attorno e, in lontananza, si sentiva qualche ululato. 

Preso atto dell'evidente errore (dopo circa un km su questa stradina: "No, direi che è abbastanza improbabile che ci sia un concerto in questa zona" cit. Paglione) abbiamo iniziato a girovagare per la deserta Chiuppano e delle macchine posteggiate in piazza ci hanno trasmesso l'esistenza di una qualche forma di vita. L'ingresso del Festival era praticamente impossibile da vedere anche a distanza di 50 m, nascosto com'era in un angolo buio. Vabbè, in qualche maniera siamo arrivati.

Strano questo festival: 50 persone, di cui una buona metà residui scoppiatoni alternativi del luogo. C'è anche da dire che la sera stessa si esibiva Ferretti a Pordenone, quindi magari una decina buona di persone è stata persa per strada. Zamboni sul palco con un intervistatore che parlava del suo libro e inframezzava con qualche canzone del repertorio.

Il libro sembrerebbe interessante, parla di Cavriago, paese nelle vicinanze di Reggio Emilia. La prima volta che lo sentii nominare fu nella famosa canzone degli Offlaga Disco Pax, poi mi capitò di dormirci per lavoro una sera di qualche anno fa e colsi l'occasione per visitare il busto di Lenin.

Ha detto delle belle cose Zamboni, tra cui: "Bisogna aver cura del proprio paese". Perché è di quello che in sostanza scrive il libro, dell'amore verso la propria terra, di circoli, cooperative, valori.

Quindi che differenza sostanziale c'era tra un sistema relazionale basato sul voto al PCI come in Emilia e un altro basato sul voto alla DC come in Veneto? Secondo me, al netto delle differenze ideologiche, poche.

Prima di un pezzo Zamboni ha ricordato quando si esibirono a Bassano del Grappa con i CCCP nel 1986; finito il concerto volevo saperne di più da lui, in realtà qualcosa già sapevo perché un mio conoscente a quel concerto c'era.  Gli ho anche mostrato la foto che ho scattato sabato scorso a Santarcangelo di Romagna, la foto del terrazzo dove i CCCP si esibirono nel 1983 in occasione del Festival del Teatro di Piazza. Ho visto che gli si è illuminato qualcosa, mi ha fatto davvero gran piacere.


venerdì 30 luglio 2021

ECHI DAGLI ANNI OTTANTA: I MODERN MODEL E LA NEW WAVE VENEZIANA



Sto leggendo in questi giorni il bel libro di Stefano Gilardino, “Shock Antistatico”, dedicato alle varie scene regionali italiane in ambito post punk 1979/1985. Nella sezione veneta viene tributato il giusto riconoscimento ai Frigidaire Tango di Bassano del Grappa, si parla in maniera esaustiva dei Wax Heroes di Treviso e un buon capitolo è dedicato al giro veneziano. Una piccola scena, magari non così pubblicizzata o idealizzata, ma in grado di lasciare valide testimonianze, vedi la compilation “Samples Only”, la vitalità della fanzine “Rockgarage”, i Death in Venice: “Siamo anche stati contattati dall’etichetta di Samples Only ma eravamo su due orizzonti diversi, loro erano orientati all’elettronica e non se ne fece niente. I Death in Venice erano dell’area veneziana, che noi dalla periferia non frequentavamo, già arrivare a Mestre era una cosa sporadica, ne sentivamo parlare ma non siamo mai stati in contatto. Il collettivo di Rockgarage credo sia stato un gran esempio di autoproduzione, autogestione della creatività.  Era uno dei loro obiettivi, gestire totalmente la produzione e la comunicazione artistica, tramite il giornale, i dischi, la gestione di un locale. Andrebbe analizzato e studiato ancora oggi.” 
Chi mi parla è Giuseppe Chinellato, che all'epoca c'era e suonava con i wavers Modern Model (assieme a Stefano Stefani e Paolo Sechet), band di Spinea, entroterra veneziano, che partecipò con due pezzi al primo disco rilasciato assieme alla fanzine Rockgarage (1982): “Io conoscevo i The Wops di Murano, grande band punk hardcore, perché con alcuni di loro frequentavo la stessa scuola; loro ci misero in contatto con i ragazzi di Rockgarage, Marco Pandin su tutti. Avevamo registrato artigianalmente una cassetta e dopo averla ascoltata ci chiesero di far parte del progetto del disco allegato alla rivista. 
E’ stato tutto molto veloce: in un anno abbiamo formato la band, trovato una rivista che ci ha fatto fare concerti e stampato un disco.”
La nuova onda che fa breccia in provincia attraverso i canali mediatici del periodo: “Io ascoltavo le radio private/libere della fine degli anni ’70, in gran parte passavano “mainstream”, quindi rock e discomusic. 
Ho un ricordo nitido però: dopo che la parola “punk” iniziava a girare ma era indefinita, in una trasmissione di una radio di Mestre, un dj mise Satday night in the city of Dead degli Ultravox presentandola appunto come un brano punk. 
Mi risuonò in testa per giorni e giorni ma solo dopo arrivarono i Sex Pistols, Patti Smith etc etc. Sono ancora grato per quella canzone.”
Si innesca così quel meccanismo comune a migliaia di adolescenti: l'entusiasmo e l'eccitazione verso il nuovo, l'interiorizzazione, che ti spingono a metterti in gioco in prima persona, a cercare di replicare quell'energia con una tua band: “Siamo stati tutti autodidatti, c’erano altri gruppi che si stavano formando tra le nostre conoscenze e prendendo inizialmente degli strumenti a noleggio abbiamo provato anche noi. Loro cercavano di fare la cover di More than a feeling dei Boston, noi I don’t care dei Ramones… I gruppi che ci piacevano/ispiravano erano i Cure, i Ramones, i Jam, ma soprattutto i Clash.”
Un punto che mi interessa approfondire è quello legato alla possibilità di esibirsi che queste band della nuova onda avevano: le nuove sonorità attecchirono si nel mondo giovanile, ma immagino che la realtà esterna non fosse sempre compiacente, soprattutto in contesti periferici non caratterizzati da uno sviluppo organizzativo diffuso. La Pordenone del Great Complotto fu un caso anche e soprattutto per questo motivo: una piccola realtà di provincia con peso cittadino e riconoscimento sociale. Si riusciva a suonare in maniera continuativa o solo esibizioni sporadiche? “Alla fine in tutto, con la formazione del disco, abbiamo fatto 4 concerti; devo dire che siamo stati sempre contattati tramite Rockgarage, non eravamo noi gli organizzatori. Non era così facile fare concerti, soprattutto se suonavi new wave. Ho in mente due episodi: al 1° concerto al cinema Dante di Mestre (maggio 1982) dopo 3 o 4 canzoni uno dello staff, tra un brano e l’altro, si avvicina al palco a mi chiede per quanto ancora dobbiamo suonare…(si erano già stufati?). 
Ricordo anche che ad Oriago (Ve) prestammo gli strumenti ad un gruppo hardcore di Chioggia, gli Antisbarco, che si erano presentati, non invitati e chiesero di suonare.”
Rapporti con altre band venete? “I Wops erano nostri amici e ci abbiamo suonato assieme in due occasioni. C'era anche un legame con i Plasticost di Marostica; avevamo inviato una cassetta a Fox, il cantante/deus ex machina che teneva un programma new wave in una radio di Bassano, mi pare, e anche con loro abbiamo suonato assieme.” A proposito, i tuoi 5 pezzi wave italiani preferiti? “Eptadone / Skiantos, Vita di strada / Take Four Doses, Better days / The Wops, Plateau Rosa / Matisse, Il mondo di Suzie W./ Underground Life.”
La meteora dei Modern Model, dalla provincia veneziana, brillati lo spazio di qualche stagione. Imbracciano gli strumenti mossi da un bisogno, da una canzone, dal contesto sociale musicale che ti forma e spinge in quella direzione. Due canzoni in una compilation, qualche concerto, tutto veloce. E poi come finiscono queste situazioni?  “Nel nostro caso con il servizio militare, prima il batterista e dopo il disco partii io. Al ritorno avevamo perso le motivazioni, capita. Tieni presente che eravamo tutti compagni di banco dalle elementari e quindi soprattutto amici. Siamo sempre stati in contatto e nel 2009 abbiamo riformato i TMM (vedi pagina FB), riarrangiando pezzi vecchi e componendone di nuovi con altri componenti; con questa formazione ho suonato fino al 2015 poi basta. Oggi loro continuano ancora e ci frequentiamo.”

Grazie a Giuseppe Chinellato per la disponibilità




mercoledì 28 luglio 2021

IL MANCATO CONCERTO DI JOHNNY THUNDERS & THE HEARTBREAKERS A SANTHIA'


Il 23 dicembre 1977 Johnny Thunders & The Heartbreakers avrebbero dovuto esibirsi allo Sporting Club di Santhià (Vc). Gruppo di spalla i Decibel di Enrico Ruggeri.

Poteva essere il primo concerto punk di un gruppo straniero in Italia ma la serata non si concretizzò, suonarono solo i Decibel.

Sul web circolano due versioni dell'accaduto: nell'autobiografia "Sono stato cattivo",  Enrico Ruggeri dice che gli Heartbreakers lasciarono Santhià nel pomeriggio.

Nel libro "La storia del Punk", Stefano Gilardino scrive che il gruppo non riuscì ad ottenere il lasciapassare dai doganieri svizzeri.

Qual è la verità?

Il primo concerto punk straniero fu poi l'accoppiata Stranglers / 999 al Picchio Rosso di Formigine (Mo) nel luglio 1978 (se ne parla diffusamente in un articolo di questo blog), seguito da Adam Ant a Milano, ottobre 1978.

Lo Sporting Club di Santhià è un locale ancora celebrato e ricordato da quelle parti: vi suonò Ray Charles nel 1978, oltre a tutti i big tra i cantautori italiani. Ancora attivo fino all'arrivo della pandemia con il nome di Beverly Hills (cambio di denominazione avvenuto negli anni '90).

 

sabato 12 giugno 2021

PAUL WELLER - FAT POP


A me ovviamente fa piacere se Paul Weller manda fuori un disco all'anno, l'altro giorno dicevo ad un mio amico che prendere il disco di Weller è come prendere le pastine alla domenica, un buon piacere della vita.

Però è giusto scendere dalla sedia del fanatico e valutare un attimo oggettivamente il tutto: vero che c'è stata la pandemia e ovviamente non c'è stata possibilità di andare in tour, però boh, forse non era così necessario buttare fuori un album un anno dopo "On Sunset", ecco.

Da apprezzare se vista in ottica "espressione urgente" come potevano essere i due dischi che i Jam fecero nel 1977, ma non voglio tirare in ballo scomodi paragoni temporali.

Weller ha fatto un capolavoro nel 2018 con "True Meanings", uno dei dischi top five della sua carriera solista. Non dico che debba fare solo capolavori, ci sta  fare anche dei dischi interlocutori, il problema è che quel disco era già "On Sunset" uscito un anno fa. E con questo siamo a due dischi interlocutori.

Mi faccio una fantasia su un disco unico tra "On Sunset" e "Fat Pop" e verrebbero fuori 10/12 pezzi di gran livello.

Beninteso che stiamo parlando di uno che si è sempre mantenuto su buoni livelli e che un ampia sufficenza la strappa anche con "Fat Pop". Però, ecco, giusto chiedersi cosa sarebbe se Weller facesse tre dischi in dieci anni e tutti e tre capolavori. Meno quantità. Con la carriera che ha avuto il nostro è una cosa che potrebbe permettersi. Anche perchè ci si riallaccia alla validità contemporanea del formato album: ha ancora un senso un disco ogni due anni?


lunedì 31 maggio 2021

BASTOGNE 25


L'ultimo concerto pre pandemia del 2020 l'avevo visto a Bologna, proprio al Locomotiv nel gennaio dello scorso anno.
Nell'estate 2020 c'è stato qualcosa d'interessante, Sergio Caputo e Tullio De Piscopo a Cittadella, ma oggi 29 maggio si rimette il naso fuori di casa in maniera compiuta e si torna a Bologna per la serata evento in occasione del venticinquennale di Bastogne. 
Libro stracult, borderline, pieno di riferimenti musicali alternative: l'idea è quella di trasportare dalle pagine cartacee alla realtà alcuni dei protagonisti musicali citati.
Concept straordinario, quando vado in bagno a pisciare a metà serata uno che non conosco me lo conferma: "Il concept è pazzesco", dice.
L'Arena Puccini è un cinema all'aperto nel complesso del Dopolavoro Ferroviario, la stessa che ospita il Locomotiv, il Kinotto Bar, campi di calcetto e tennis. Bologna su questo è sempre all'avanguardia, da noi in Veneto ancora non ci siamo arrivati, probabilmente con uno spazio così a disposizione ci avrebbero fatto case, appartamenti. Con la cultura non ci mangi, ti insegnano mentendo. A Bologna invece sin dalla scena dell'Italian Records di fine anni '70 se la passavano piuttosto bene.
Il primo ad esibirsi è il grande vecchio Dandy Bestia, mi fa piacere vederlo in piedi, fa quattro canzoni, "Karabignere blues", "Gli Italiani son felici", "Sbarbine", "Sono un ribelle mamma". Fa il suo, chitarra elettrica e basta, suono Rolling Stones. 
Alberto Camerini è in formissima, bisognerebbe dargli un programma radio per la dialettica imprevedibile ed avventurosa, svaria mentalmente tra una canzone e l'altra, e che canzoni poi, "R'n'r Robot", "Tanz Bambolina", "Maccheroni Elettronici", "Computer Capriccio". Fantastico. Estate italiana, siamo nel 1983, nell'aria si libra profumo di pizza, t shirt a righe, positivismo, fiducia nel futuro. In classifica ci sono  Camerini e i Righeira. E noi siamo ad una sorta di Festivalbar dei sogni. Quindi adesso tocca a Johnson Righeira. Hit italo/spagnole "No tengo dinero" e "Vamos a la playa", concessione sanremese con "Innamoratissimo" e gran finale con "L'estate sta finendo", una delle più belle canzoni italiane scritte? Secondo me si. Come secondo me Enrico Brizzi è uno dei più grandi scrittori italiani viventi. Lo vediamo prendersi la scena con tanto di band, sotto una base a volte rock'n'roll ("SuperTognazzi"), a volte post rock  ("Cousin Jerry"), declama parti del libro per cui è in atto questa celebrazione. E in quel libro non c'è una parola fuori posto, non c'è niente meno che essenziale.
Mezz'ora buona di Enrico Brizzi e YuGuerra, YuGuerra in stile mod, The Face, con la riga da parte, completo blu tre bottoni, Fred Perry azzurra, scarpe in cuoio inglese. Enrico Brizzi più sull'alternative stradaiolo 90s, tracktop Adidas Jamaica, Fred Perry, tre striscie ai piedi. Lo stile delle sottoculture, la musica, i riti, quel tipo di socialità. Sono cresciuto in quell'ambiente, lo portiamo avanti a modo nostro, non lo facciamo morire, diamo ancora importanza a tutto questo. Ovvio che una serata così è una celebrazione di tutto questo mondo, il nostro.
Bat Matic mi dispiace perderlo, vado a prendere una birra, sento "Mamma dammi la benza" dal baldacchino del bar. Ora è un Festivalbar che prevede un solo pezzo per cantante, si corre un po' per esigenze di copione e coprifuoco. "Ed ora Steno dei Nabat con Laida Bologna".
Gran finale, con Brizzi che sale nella parte finale per cantarla assieme.
Serata strepitosa, è forse stata un sogno?
 

martedì 4 maggio 2021

LA NOVI VAL, LA NUOVA ONDA JUGOSLAVA

 

Per scrivere della Novi Val (la nuova onda, la new wave jugoslava) scelgo un approccio su base territoriale, credo l'unico possibile, a meno che non si proceda in ordine cronologico a zig zag tra le varie scene locali. Considerando che questo vuole essere un reportage di presentazione della scena, una sorta di infarinatura generale basata anche sui miei gusti personali, scelgo l'indagine territoriale, e metto dei paletti cronologici: direi 1976/1984, solitamente lo spazio temporale entro il quale viene racchiuso il movimento new wave originale. Si parte dal punk, certo, anche perchè senza punk non si avrebbe poi il post punk. Sembra una banalità ma è meglio ricordarlo.

Bosnia e Macedonia non sono presenti: ci sarebbe qualcosa da approfondire, nulla di epocale tranne i Bijelo Dugme (la band di Goran Bregovic), ma c'entrano poco con wave e derivati.


Lubiana

I Pankrti si formano già nel 1977, in contemporanea con i fermenti Uk e Usa.

Inizialmente fautori di un classico punk '77 in stile Sex Pistols / Clash, un singolo iniziale nel 1978 e album rilasciati dal 1980 al 1987.

Nel 1978, al Palazzetto Hala Tivoli, si esibirono in una data del loro tour Stranglers e 999; nel 1981, invece, toccò a Siouxsie & the Banshees.

Lubiana è presente in grande stile sulla storica compilation “Novi Punk Val” del 1981, fotografia della prima scena punk sloveno/croata, con Pankrti, Grupa 92, Berlinski Zid e Buldogi: espressionismo punk e primi vagiti post condensati in pezzi veloci e rabbiosi, a testimonianza di una piccola scena vitale ed attiva.





Successivi a questa prima onda, i Borghesia iniziarono nel 1983 ed hanno una carriera che arriva fino ai giorni nostri, con una new wave in zona EBM. Citati spesso dai CCCP come influenza per la propria visione: chiamarsi Borghesia in un paese socialista..

Altro gruppo fondamentale, e conosciuto in tutto il mondo, sono i Laibach, con il loro suono ostico industrial avantgarde.



Zagabria

Azra sono tra i nomi grossi della scena balkan, un suono personale chitarristico con marcate influenze localistiche.

Tra i prime movers della scena troviamo i Prljavo Kazaliste: a me ricordano un po' i Decibel di Enrico Ruggeri con un primo album punk e il secondo già in pieno territorio new wave, quella melodica tra power pop e ska, camicie bianche e cravatte strette.

Gli Haustor sono fautori di una new wave mediterranea, ritmica e dagli influssi balcanici, per certi versi non distante da certe cose dei nostri Litfiba degli inizi. Quattro album molto ben riusciti nel corso degli anni '80. A Rovigno c'è un baretto in spiaggia che mette vinili, li conoscevo già e mi è capitato di ascoltarli in quel contesto: una bella situazione.

I Psihomodo Pop si formarono nel 1983 e raggiunsero un certo successo qualche anno dopo come una sorta di Ramones jugoslavi. Melodie Ramones ma non solo, bei dischi e una carriera ancora attiva.

Aprirono il concerto dei Ramones a Zagabria e Lubiana nel 1990, con i venti di guerra che soffiavano sempre più forte.

Da tener presente il primo disco dei Film, 1980, power pop frizzantino.

Zagabria era inoltre sede della Jugoton Records, la più importante casa discografica jugoslava. Dopo la dissoluzione del Paese, cambiò il suo nome in Croatia Records ed è ancora attiva come etichetta, oltre che record shop in centro città. Molto bella la compilation "Electronic Jugoton, Synthetic Music from Jugoslavia 1964-1989", con dentro nomi noti ed altri meno.

Nel 1981, alla Biennale musicale, si esibirono Gang of Four e Classix Noveaux accompagnati da Haustor, Elektricni Orgazam, Sarlo Akrobata (entrambi da Belgrado) e Laboratorija Zvuka (Novi Sad).



Fiume

Fiume è terra dei Paraf, assieme ai Pankrti tra i precursori della scena punk jugoslava. Si formano nel 1976 e il primo storico concerto lo tennero presso Palazzo Modello in città (edificio monumentale sede della biblioteca e del circolo Italiano di cultura). Inizialmente puro punk '77, il suono si evolve in una fredda new wave elettronica a partire dal secondo album, “Izleti”, del 1981.

A Fiume, nel Rione Belvedere, alla vigilia del primo concerto a Palazzo Modello, gli stessi membri del gruppo tracciarono con vernice su una scalinata la scritta “Paraf Punk”: ebbene nel 2018 il graffito è stato restaurato e dichiarato bene culturale tutelato.

A Fiume troviamo anche i Termiti, tre pezzi di grezzo punk 77 sulla compilation Novi Val del 1981 (presenti anche i Paraf).



Belgrado

A Belgrado parte tutto con la compilation Paket Aranzman del 1981, considerata uno dei dischi caposaldo della Novi Val. Dentro ci sono i Sarlo Akrobata, influenzati da Police, Elvis Costello, Xtc, Jam, Idoli e Elektricni Orgazam, con dei pezzi in piena zona post punk.





I Sarlo Akrobata (traduzione slava di Charlie Chaplin) fanno un album nel 1981 e poi si dividono in due tronconi: Ekaterina Velika e Disciplina Kickme. Entrambi fondamentali, i primi con un gusto wave psichedelico, anche qua vengono in mente certe cose dei Litfiba. I secondi con delle buone ibridazioni crossover.


Gli Elektricni Orgazam sono fautori di una carriera molto versatile, partiti con un primo album di wave elettronica, il secondo un po' Iggy Pop/Clash, poi approdati a degli album quasi psichedelici. Un gran gruppo, tra i fondamentali, da ascoltare.

“Odbrana i Poslednji Dani” (“L'apologia e l'ultimo giorno”) il secondo Lp degli Idoli, è stato insignito da Rolling Stone come “miglior album del rock jugoslavo”,

Su Impatto Sonoro il disco viene così spiegato: “Lavoro dichiaratamente non commerciale, è un concept album basato sull’omonimo libro di Borislav Pekić nel quale i risvolti psicologici dell’alienazione e le turbe dell’anima del personaggio ai tempi della Seconda Guerra Mondiale vengono trasfigurate dagli Idoli sullo sfondo dell’ortodossia urbana belgradese contemporanea, in quello che è – a parere di chi scrive – tra gli album più originali e ambiziosi di sempre: cupo, imperioso eppure a suo modo catchy, è realmente la realizzazione di un linguaggio unico e, se l’accoglienza fu inizialmente abbastanza fredda anche per gli effetti collaterali dei motivi sopracitati, è ormai da decenni considerato da critica e pubblico il più grande album del rock Made in YU.”



Novi Sad

Pekinska Patka: puro punk 77 sguaiato al debutto, cold wave nel secondo disco. Il primo gruppo della Novi Val che abbia mai ascoltato!

Laboratorija Zvuka: un collettivo, formato da sette elementi e dal suono pop wave.

martedì 13 aprile 2021

I RAGAZZI NON PIANGONO




Probabile sia perchè domenica ho visto da Matteo il vinile di "Boys don't cry" con la sua bellissima copertina "Fire in Cairo", palme, moderna estetica 80s in anticipo sui tempi, beh sta di fatto che mi sono ricordato il giorno in cui lo ordinai, in cd però, al negozio di dischi del mio paese.
Una ventina buona di anni fa. Poi però il cd è sparito, ho "Three Imaginary Boys", la versione originale inglese, "Boys don't cry" è quella americana con una scaletta differente, alcuni pezzi non ci sono su TIB.
I primi Cure sono favolosi, minimalismo post punk, un po' Buzzcocks, un po' Wire.
Il primo concerto che ho visto in vita mia, luglio 2002, a Conegliano. Bel battesimo. Ai tempi avevo praticamente solo "Boys don't cry", ne ero estasiato. "Killing an Arab", "Plastic Passion", "Jumping Someone Else's Train".
E' ancora uno dei miei dischi preferiti, pur non avendolo più. Com'è possibile? E' possibile, fidatevi. Basta saperlo a memoria. Però poi ho dischi, anzi ne sono pieno, che valgono la metà dell'impatto che ebbe BDC su di me. Mi piace questa dicotomia. Sarebbe comunque giusto recuperarlo, almeno in cd.
Per questo mi è venuto la brillante idea di fare un salto al decadente negozio di dischi del mio paese, proprio dove l'avevo preso vent'anni prima. Avevo dato un occhiata sul web, e risulta fuori stampa, i disponibili viaggiano sopra i 20 euro. Fantasticavo che al negozio di dischi se ne fosse conservata una copia per me al prezzo di 10 euro. Sono entrato, era lunedì pomeriggio, fuori pioveva. Dietro il banco c'era la Signora Gina, ultraottantenne alle prese con dei fili verdi sopra il bancone. Li attorcigliava, forse stava componendo una sua creazione. Musica non ce n'era. C'era odore da pasticcio, da pranzo della domenica a casa della nonna. Ho detto "Do un occhiata ai cd", "Certo, faccia pure".
Sulla lettera C non c'era nessun cd dei Cure, strano, ho provato a guardare se magari fossero stati classificati sotto la lettera T. Non trovandoli neanche la, ho chiesto alla Signora Gina, ma lei mi ha confermato che i cd dei Cure sono tutti fuori stampa, e anche se volesse non riuscirebbe proprio a procurarmeli. Chissà, forse si ricorda dei Cure perchè suonarono a poche decine di metri nel 1989, tour di Disintegration, un evento di cui ogni tanto si parla ancora adesso.
Ho ringraziato e sono uscito, poi a casa ho passato la serata ascoltando tutti i cd dei Cure che avevo, Mixed Up sopratutto ma anche Three Imaginary Boys: fuori continuava a piovere, su "Meathook" ho anche accennato a dei passi di danza mentre andavo in bagno.

lunedì 29 marzo 2021

POLICE & THIEVES?


Mi son sempre piaciuti i Police, cinque album in sei anni (e che album), il concerto a Reggio Emilia il 3 aprile del 1980 con di spalla i Cramps, la recensione di Pier Vittorio Tondelli di quella serata, la canzone degli Offlaga Disco Pax relativa.

Pur essendo pienamente new wave non vengono quasi mai citati, considerati troppo commerciali forse? Bah, non sono problemi che mi riguardano. Come se il fatto di porsi a destra dei Clash fosse un problema. Resta il fatto che il loro percorso ricorda molto quello di Clash e Jam. Stessa durata di carriera, sei/sette anni, album con una progressione stilistica, scioglimento all'apice. Ok, con i Clash questo non è accaduto, facciamo finta si siano sciolti in gloria dopo Combat Rock del 1982. Però con i Police ed i Jam si, senz'altro.

I rapporti dei Police con il giro punk iniziale non erano proprio benevoli, erano visti come degli intruders, degli approfittatori. In un certo senso è vero, giravano già intorno alla trentina, Andy Summers, il chitarrista, nei 60's gia suonava nei club di Soho con  Zoot Money's Big Roll Band, roba seguita dai mods.

Diciamo che approfittano del reset imposto dal punk per creare un loro suono che comunque non lesina in immediatezza e verve, anche nei pezzi più costruiti. Regatta de Blanc: reggae dei bianchi. Leggevo tempo fa che uno dei punti di confronto rispetto ai Clash era nell'utilizzo della ritmica reggae: ok nei Clash perchè si immergevano culturalmente in quel suono, non andava bene dei Police perchè estraevano il suono dal suo contesto mantenendone solo i caratteri tecnici. Appropriazione culturale indebita. Non so, fa riflettere comunque che anni fa si discuteva della musica in questi termini. Adesso a chi interesserebbe una discorso teorico del genere? Si diceva che era una sorta di "turismo musicale". Non sono troppo d'accordo, dei Talking Heads cosa dovremmo dire? La new wave è anche questo, mica per forza devi partecipare al carnevale di Notting Hill per suonare un pezzo reggae. Che poi i Police non suonavano certo reggae tout court. Anche Bob Marley, per certi versi, rese più bianco il suono del reggae. 

  



mercoledì 17 marzo 2021

TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI, UN MIRACOLO DEL NORDEST



La prima volta che vidi i Tre Allegri Ragazzi Morti fu, boh, nel 2001? No, nel 2002, tarda estate 2002; dalla seconda andavo in terza superiore, quindi era il 2002. A inizio estate c'era stato il Rock Valley a San Floriano, vicino Marostica, una cosa pazzesca con Derozer e Pornoriviste, ci saranno state 1000 persone, mille kids in fissa col punk italiano. Cazzo se andava quella scena. Durò altri due, tre anni: verso il 2005 iniziò a spegnersi. Le cose andavano piuttosto veloci.
I Tarm suonavano ad Altavilla Vicentina e mi organizzai con due amiche di andare in treno fino a Vicenza, ma poi di come raggiungere Altavilla non ne avevo idea. Sul volantino c'era il numero dell'organizzatore, lo chiamai e gli dissi se poteva venire a prenderci in stazione. Lui venne, ci caricò e ci portò al concerto. Ah si bella questa, all'andata, alla stazione di Cittadella, siccome le mie due amiche erano in ritardo pregai il capostazione napoletano di far ritardare il treno di qualche minuto. Poi, al ritorno, venne a prenderci mio padre. A settembre di quell'anno, invece, li vidi a Padova, un venerdì al Macello. Davide Toffolo mi fece un disegno, "Per Alberto allegro ragazzo morto". Socievole e alla mano, gli chiesi se gli piacevano i Pixies, "certo!" disse lui, poi mi scroccò una sigaretta. Sempre nel 2002, a  dicembre, alla Gabbia a Bassano, il giorno di Santo Stefano se non sbaglio. Ci eravamo fumati una canna prima di entrare e ricordo una gran risata col batterista per futili motivi vicino al loro banchetto. Fino a quel momento avevano fatto tre dischi, bellissimi. Anche l'ep "Il principe in biciletta" era una figata. Avevo un paio di tshirt dei Tre Allegri, entrambe le regalai a vecchie fidanzate, o forse una blu dovrei avercela ancora, la prossima volta che vado dai miei butto un occhio. Poi negli anni li ho visti un sacco di altre volte, ho perso il conto. Ma che gruppo sono? L'immaginario, concetti che erano avanti di vent'anni (la protezione dell'immagine pubblica tramite maschere), le canzoni. Un miracolo italiano, anzi un miracolo del nordest.
L'ultima volta li ho visti quest'estate a Rovigo, ho preso la loro tazza da tè, ogni tanto al mattino faccio colazione con quella. Dal vivo, tranne le prime volte che li vedevo che mi sembravano più curati, son sempre live un po' particolari, non suonano mai come da disco. Lo show è praticamente lo stesso da vent'anni con el Tofo che esce, "il concerto è finito", "bacini e r'n'r", etc.
Son legato anche a quella volta al Vinile nel 2014, secret show, 150 persone, presentavano "Nel giardino dei fantasmi". 

martedì 9 marzo 2021

RIO SERRAGLIO, VILLA PISANI ED ALTRE STORIE



Ho un legame con il Tergola perchè nasce a cinquecento metri da casa mia, campagna cittadellese sud. E' un fiume che forse a livello di "nome" soffre la presenza del vicino Brenta, sicuramente più grande e importante. Però è interessante il percorso del Tergola: attraversa a sud est la campagna padovana / veneziana e a Stra, nei pressi di Villa Pisani, affluisce in una diramazione del Brenta stesso.

Tergola e diramazione del Brenta vanno a formare il "Naviglio del Brenta", che attraversa Stra, Dolo e Mira, prima di entrare in Adriatico nei pressi di Fusina. Interessante il percorso del Tergola: si parla in questi giorni di una ciclabile che partirebbe proprio da Onara, a pochi passi dalla sorgente del fiume. Un itinerario che attraverserebbe Villa del Conte, Santa Giustina in Colle, San Giorgio delle Pertiche, Sant'Andrea di Campodarsego, un bel tratto di reticolato romano ai confini tra le provincia padovana e veneziana prima della confluenza di Stra.

L'idea di domenica poteva essere quella di camminare lungo il Naviglio del Brenta da Stra a Dolo, ma in realtà non esiste una vero e proprio percorso pedonale. Camminare lungo la strada ci è sembrato da subito fuori da ogni logica, pericolosa e trafficata. Si è quindi optato per un percorso alternativo, posizionato circa un km a nord rispetto a Stra. E' un percorso ciclopedonale che corre sull'argine del Rio Serraglio, di piccole dimensioni. Poco a nord corre l'autostrada A4, ad ogni modo il paesaggio risulta sostanzialmente agreste, campagnolo. Il colore della terra è quello tipico di queste zone, marrone chiaro. Una scampagnata di circa 10 km nel tratto Stra / Dolo, molto rinfrancante e rigenerante. Dolo è stata una sorpresa, c'è una zona piena di bar e ristoranti che sembrava di stare a Camden Town. Peccato esserci fermati poco ma il tramonto del sole era imminente, infatti abbiamo fatto buona parte del ritorno con il sole già tramontato. C'erano decine di nutrie sull'argine pronte a dare battaglia, a guardia del loro territorio, ma con un po' di accortezza ne siamo usciti illesi. Avevamo parcheggiato vicino Villa Pisani, quando ci siamo arrivati era tutto buio. Ci è tornato in mente l'incontro Mussolini / Hitler nel 1934 nei pressi della Villa, un brivido lungo la schiena, guardavamo all'interno verso il labirinto di siepi.

Colonna Sonora: Beatles "A day in the life" 

giovedì 25 febbraio 2021

STYLE COUNCIL AL FESTIVALBAR , 1987



5 settembre 1987, una sera di tarda estate, Italia, Arena di Verona, Style Council, Festivalbar. 

Weller in giacca blu, camicia blu bottoni bianchi, pantaloni bianchi, mocassini. 

Dee C Lee in t shirt a righe biancoblù.

Esiste qualcosa di maggiormente idealizzabile di tutto questo?

L'unico commento presente su YouTube sotto il video è di una bellezza struggente. Dice:"Macchina del tempo fammi morire in questo preciso momento".

C'erano già stati nel settembre del 1985 gli Style Council al Festivalbar con "Walls come tumbling down": neanche due mesi prima l'avevano suonata a Wembley, al Live Aid.

Il 30 agosto 1987 invece, sei giorni prima dell'Arena, suonarono a Mira (Ve), al Superdancing Marmellata lungo la Strada Romea. Altro grande flash dagli anni ottanta di provincia.

Erano in giro a presentare "The Cost of Loving". "Wanted" uscì come singolo: un modern soul agrodolce a tema sentimentale.


"C'è una ragazza nel mio ufficio, continua a fermarsi proprio davanti ai miei occhi
Anche se provo e riprovo non posso più nascondermi
Lascio che i miei sentimenti parlino per me
Ma quando provo a parlare la mia lingua si indebolisce
Resto l'uomo solo che sono
Il mio cuore è sotto chiave e non riesco a trovare la chiave
Dimmi perchè non sto facendo nessun tentativo
Perchè, oh beh, voglio solo essere desiderato."

venerdì 5 febbraio 2021

I DIECI ALBUM PREFERITI DA VIC GODARD



Fondatore dei Subway Sect (prime mover del primo punk londinese) e autore di una brillante carriera solista di culto, lontano da ogni banalità, ecco i dieci album preferiti da Vic Godard:

1. FRANKIE VALLI & THE FOUR SEASONS - 20 GREATEST HITS 

2. ASTRUD GILBERTO + ANTONIO CARLOS JOBIM - MUSIC FOR THE MILLIONS

3. CHARLIE PARKER - BIRD SYMBOLS

4. DAVID BOWIE - IMAGES

5. NEW YORK DOLLS - TOO MUCH TOO SOON

6. TELEVISION - MARQUEE MOON

7. DEBUSSY PIANO WORKS - PETER FRANKL

8. VELVET UNDERGROUND - WHITE LIGHT WHITE HEAT

9. VELVET UNDERGROUND - THIRD LP

10. DEBUSSY STRING QUARTET NUMBER 1

giovedì 21 gennaio 2021

LO SBARCO DEI RAMONES IN INGHILTERRA, 4/5 LUGLIO 1976



Ramones alla Roundhouse







I primi due concerti che i Ramones tennero in Inghilterra, a Londra, nel luglio 1976 sono giustamente considerati un evento chiave nella storia del primo punk originale.

Fino a quel momento i Ramones non si erano mai esibiti fuori dagli Usa e la prima data del 4 luglio cadeva giusto in corrispondenza con il bicentenario dell'indipendenza Usa dal Regno Unito, 4 luglio 1776.

Un po' come a dire: ci siamo resi autonomi e adesso vi portiamo una cosa nuova.

In realtà in Inghilterra esisteva già l'embrione della scena punk autoctona, basti pensare che la sera stessa del 4 luglio i Clash tennero il loro primo concerto al Black Swan Pub di Sheffield di spalla ai Sex Pistols, che qualche concerto fino a quel giorno lo avevano fatto. Giusto un mese prima, il 4 giugno 1976, ci fu quello storico alla Lesser Free Trade Hall di Manchester, organizzato dai futuri Buzzcocks che si formarono quel giorno e debuttarono proprio di spalla ai Pistols il 31 luglio 1976 sempre alla Free Trade Hall di Manchester. 

Avrete capito che in quel 1976 succedevano cose pazzesche nel lampo di un flash, eventi in diretta, roba veloce che assurse rapidamente al rango di Storia.

Nello specifico dei Ramones ad aprile era uscito il primo Lp omonimo, un disco fondamentale nel definire suono ed estetica della nascente scena: famoso l'aneddoto secondo cui Paul Simonon dei Clash imparò a suonare il basso suonando sopra a questo disco e a qualche singolo reggae.

La Roundhouse si trova a Camden, un pò più a nord rispetto al mercato, lungo Chalk Farm Road: è un luogo storico della musica londinese, nel 1976 aveva già visto esibirsi tra le sue mura tutti i nomi più importanti. 

La sera del 4 luglio si sarebbero esibiti in ordine di apparizione gli Stranglers, attivi da un paio di anni ma senza rilasci discografici, i Ramones e i Flamin Groovies. Quest'ultimi nel 1976 erano sicuramente una realtà, diversi album all'attivo, tra cui l'appena uscito "Shake Some Action", importante disco garage / power pop: normale quindi che i Ramones si esibissero in apertura ai Flamin' Groovies.

All'evento assistettero 2000 persone circa, tra cui tutti o quasi i protagonisti del primo punk londinese. Era la prima che i Ramones facevano cifre del genere, in Usa le cose si stavano muovendo ancora ad un livello dilettantesco.

La sera successiva, il 5 luglio, le tre band si esibirono 500 metri più a sud, al Dingwalls, e tra il pubblico si presentarono anche Clash e Sex Pistols, di ritorno dalla trasferta di Sheffield.

Quella sera avvenne la famosa scazzottata esterna al locale tra Jean Jacques Burnel e Paul Simonon, si dice forse derivante dal fatto che Simonon avesse il tic di sputare per terra e lo fece mentre gli Stranglers gli passarono vicino una volta scesi dal palco. Sia quel che sia: nel frattempo pure Dave Greenfield si trovò coinvolto in una mezza rissa con John Lydon. Han sempre avuto la fama di gente dura, gli Stranglers, e c'è comunque da mettere nel piatto una sorta di rivalità latente tra le band del primo periodo, come ogni scena territoriale che si rispetti.

C'è quella foto nei camerini del Dingwalls in cui Johnny Ramone beve una Pepsi mentre parla con John Lydon con in mano una birra e, come ben sanno i fan dei Ramones, i fratellini erano usi a fare qualche goccia di piscia in tutte le bevande offerte agli ospiti.

I Ramones poi ritornarono in Inghilterra nel maggio del 1977, headliner in un tour di tredici date con i Talking Heads di spalla.

sabato 9 gennaio 2021

CHELSEA AGGRO! IL TIFO PER I BLUES NEL GIRO PUNK


Anni fa ebbi modo di fare una serata con Ray Gange, protagonista assieme ai Clash del docufilm Rude Boy (1980). Ad un certo punto, dopo un tot di pinte, scivolammo sull'argomento calcio e gli chiesi per che squadra tifassero i Clash. Di Mick Jones conoscevo già la sua passione per i QPR, non sapevo invece di quella di Joe Strummer per il Chelsea. I Clash facevano base a Londra Ovest, sono un gruppo di Londra Ovest. La squadra di riferimento dell'intera zona è il Chelsea, aldilà delle sacche QPR, Fulham, Brentford. Negli anni '70 succedeva anche questo, ce lo racconta Steve Jones, chitarrista dei Sex Pistols, altra band per 3/4 Londra Ovest: "I used to go to Stamford Bridge when I was 12 years old, back when i had a skinhead. But I also used to go to QPR games sometimes because they played down the road from my school and some of my friends followed them."

Pure il suo compagno di band nei Pistols e nei Professionals Paul Cook è una grande fan del Chelsea, spesso presente in gradinata.

Per quanto riguarda Joe Strummer (tratto da 8by8 Magazine):
"Ai tempi di London Calling, quando i Blues giocavano in casa il sabato pomeriggio, andavo alle partite. Vivevo in zona, poco distante."
Erano giorni bui per la squadra, bloccata negli ultimi posti nella seconda divisione. Nonostante questo in gradinata trovava altri musicisti famosi come il batterista dei  Sex Pistols, Paul Cook, che era un presenza regolare allo Stamford Bridge, così come lo erano anche Suggs McPherson e Chas Smash dei leggendari Madness.
Dopo una partita contro il West Ham Utd, nel settembre 1980, Strummer e il suo abituale gruppo di amici furono inseguiti dagli Hammers, che brandivano coltelli Stanley a serramanico: "Abbiamo dovuto correre dentro un negozio di fronte a dove vivevo".
Si racconta che un giorno, poco dopo l'uscita di London Calling, lasciando lo Stamford Bridge un sabato pomeriggio andò in un vicino negozio di dischi, dove trovò qualcosa di ancora più preoccupante del coltello dei fans del West Ham: si accorse che una copia dei London Calling era in vendita a  7,99 mentre i Clash avevano detto che non si sarebbe dovuto vendere per più di 5 sterline, il costo di un singolo album. Furioso, Strummer assalì il proprietario del negozio fino a quando il prezzo non fu portato a quanto precedentemente concordato.  Poi si riunì ai ranghi dei fans che tornavano a casa dopo aver sostenuto il Chelsea.

Un altro musicista dentro alle dinamiche della Shed del tempo è Suggs dei Madness:
"Ti svegliavi nervoso e andavi a letto nervoso. Sai, prendi la metro e improvvisamente è piena di Hammers, potresti essere preso a calci dappertutto. Una volta uno dei nostri sparse biglie sull'asfalto facendo volare i cavalli della polizia, ne seguì una battaglia degna di quella di Agincourt. Col Millwall al Den dissi al mio amico di nascondere la sciarpa e andammo a vederci la partita nella curva di casa!"

Nel recente (2016) album "One Law" dei Members è presente l'esplicita Chelsea Aggrro. I Members, sul finire dei 70, erano "The sound of the suburbs", precisamente dalla zona Camberley, estrema propaggine ad ovest di Londra,  zona aereoporto di Heatrow: "Every lousy monday morning, Heatrow jets goes crashing over my home". Il loro primo album si chiamava "At the Chelsea Nightclub", riferito al quartiere, King's Road e dintorni.
"I remember standing in the shed corrugated iron roof over my head / Shivering on the concrete step in the rain, the place has changed but the songs are the same: ALLO ALLO ALLO CHELSEA AGGRO!”


mercoledì 6 gennaio 2021

MOLCHAT DOMA - MONUMENT


Cold Wave / Synth Pop da oltre la Cortina di Ferro, suonata come se fossimo nel 1983, questo è "Monument" dei bielorussi Molchat Doma. Un gran bel disco triste e plumbeo, perfetto per l'ennesimo lockdown, quando esci a passeggiare la sera della vigilia di Natale e per strada ci sei solo tu. Ah già, ma ormai ci abbiamo fatto l'abitudine a queste tristi scene. Si potrebbe coniare un nuovo modo di dire: "Sei triste come un pezzo dei Molchat Doma", oppure "Sei brutto come uno dei Molchat Doma", dato che i tre son brutti, non so perchè siano sponsorizzati Fred Perry visto che non è che elevino stilisticamente il marchio. Ad ogni modo questo è un gran bel disco. Curioso ovviamente il fatto che arrivi da un posto che qualche anno fa nessuno avrebbe calcolato in termini musicali: più che altro sono proposte che difficilmente varcano i confini nazionali; la popolarità europea di questo gruppo rimanda anch'essa ai primi anni '80 quando esisteva una proposta europea globale, vedi il successo di Righeira, Falco, Nina Hagen, Telex.