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STEREOLAB @ FERRARA SOTTE LE STELLE - 10 GIUGNO 2025


L'impatto con la location del concerto è abbastanza traumatico perché già Ferrara non è che sia famosa per essere fresca d'estate, se aggiungiamo che il concerto si tiene all'interno del cortile del castello (circondato da spesse mura centenarie) si può ben immaginare la situazione. Preso atto di questo mi posiziono tatticamente nella traiettoria tra i due cancelli, dove una bava d'aria effettivamente circola e non si sta poi così male. Festeggio lo scampato pericolo con una birra e ascoltandomi la bolognese Laura Agnusdei. Sul palco sono in tre, lei suona il sax e fanno una specie di ricerca sonora etno sperimentale, avevo letto un articolo su di lei su Rumore. Nella cornice del cortile la cosa assume un suo fascino e il fatto che sia di Bologna me la fa vedere come prosecutrice del discorso dei Confusional Quartet o comunque di un qualcosa legato allo sperimentalismo Italian Records dei tempi d'oro. Penso che potrei anche approcciarmi al genere ordinando dal mio negozio di dischi di fiducia "Vernal Equinox" di Jon Hassell che credo sia considerato un po' il manifesto del genere.

Pausa, tempo di un'altra birra e alle 22.15 precise salgono gli Stereolab. Fanno parecchi pezzi del nuovo (stupendo) album, intermezzando con grandi classici tipo "Peng! 33". Il suono è un'amalgama kraut, easy listening, elettronica e qualche sterzata noise. E' la seconda volta che li vedo dopo Trento nel 2022. Quella volta eravamo in pieno novembre ed emergeva il loro lato Autobahn Brennero, qua in estate emerge quello più samba. Si, lo so che può sembrare una boutade detta così, ma la grandezza degli Stereolab è quella di collegare mondi apparentemente distanti. Mentre suonano rifletto sul fatto che pur essendo una band che ha puntato molto su un certo immaginario (retrofuturista) sul palco sostanzialmente hanno una "non immagine", o comunque l'immagine è tutta sulle spalle della grandiosa Laetitia Sadier, stasera con un bel vestito corallo. Insomma, sono una band di pura sostanza, suonano che è un piacere, zero ammiccamenti e sostanzialmente si fanno gli affari loro. Benissimo così. Una nota sul Festival: mi chiedo come mai non ci sia mai venuto, considerando anche la poca distanza da casa mia. Scorrendo il programma delle passate edizioni qui han suonato grandi nomi (Teenage Fanclub, Arab Strap, etc). Cioè sapevo che avrebbero suonato, ma il caso voleva che magari puntassi su altre situazioni: d'ora in poi lo attenzionerò con più cura.

DAVID BOWIE E LA LISTA DEI DISCHI DA COMPRARE

Nel 1977 David Bowie fece una lista di dischi di nuove uscite a Tony Visconti, se gentilmente poteva comprarglieli.

Stranglers, Ultravox, Jean Michel Jarre, l'intero catalogo della Stiff Records, Mink Deville, Damned.

Singoli di Clash, Talking Heads, Snivellin' Shits (punk 77 di culto).

Chiusura con Van der Graaf Generator e Bob Marley & the Wailers.




PIXIES @ MONACO DI BAVIERA - ZENITH KULTURHALLE - 3 MAGGIO 2025

Nel primo pomeriggio volevamo andare a vedere il Monaco 1860 al Grunwalder Stadion (terza serie tedesca), ma poi abbiamo capito che non ci stavamo dentro con i tempi, così, verso le 19.00, montiamo a Marienplatz sulla metro che ci porterà verso la Zenith Kulturhalle, piena periferia nord. Giusto a qualche km di distanza ci sarebbero gli ex Musicland Studios, dove registrarono, tra gli altri, Iggy Pop, Rolling Stones e T Rex: andremo a tributarli il giorno successivo.

Venti minuti di viaggio, giù dalla metro e lo scenario è totalmente diverso rispetto al centro città: qua siamo in un ordinato quartiere residenziale con un lungo viale che ci porta nei pressi della sala concerto, un capannone immenso in passato adibito ad officina ferroviaria, con addosso ancora i segni del sua origine industriale, molto affascinante dal punto di vista scenografico.

L'ambiente è parecchio affollato, ad occhio ci saranno 4/5 mila persone, ma si riesce a stare abbastanza larghi e ad accedere ai servizi (wc e birra) con estrema facilità. In Italia probabilmente ci sarebbero due gabinetti in croce e una fila chilometrica per la birra. Efficienza tedesca!

Tempo di una sigaretta esterna e attaccano i Pixies: siamo parecchio distanti dal palco ma il volume è buono. Piazzano subito nelle prime cinque canzoni materiale esplosivo come "Here comes your man", "Vamos" e "Where is my mind", pezzi immortali. Poi ci ricordano che anche loro sono umani con una lunga fila centrale di pezzi tratti dagli ultimi album: un ascolto ai nuovi lavori lo do sempre, sperando in qualche miracolo stile esordi, ma non mi hanno mai convinto particolarmente.

Come tutti i presenti sono qua per il periodo originario 1987/1993 e c’è da dire che raggiungere le vette di quel periodo non è un’impresa facile. Non saprei, probabilmente ai tempi erano più liberi di testa, univano elementi distanti (vedi ad esempio i pezzi "flamenco punk" di Surfer Rosa, oppure l'utilizzo del parlato) che non ho più ritrovato nei nuovi lavori dal 2014 in poi: insomma, sono diventati più classici nel suono, ma se fosse stato per questi pezzi probabilmente non parleremmo di loro come di una band leggendaria.

Poco male, comunque: il concerto prosegue che è un piacere, il pubblico tedesco è attento e partecipe e il power pop screziato indie primi '90s di "Dig for fire" rimette le cose a posto. Parte finale che annovera grandi classici come "Monkey goes to heaven", "River Euphrates", "The sad punk" e siamo decisamente tutti contenti.

Un giro al merchandising solo per constatare il prezzo proibitivo delle tshirt (40 euro, resto sempre sconcertato dalla piega che ha preso questa cosa), un'ultima birra e poi di nuovo in treno, direzione kebab notturno.

CARLO VERDONE E GLI WHO AL PALASPORT


E' nota la passione di Carlo Verdone per gli Who.

Così raccontava in una puntata da Fabio Fazio:

"Col mio amico Castagnoni andammo al palasport al concerto degli Who (settembre 1972). Ci piacevano perché esplodeva la batteria, tutto prendeva fuoco. Era quel tipo di rock iniziale, primitivo ed energico che dava qualcosa di forte. Lui e un altro mio amico erano fan sfegatati. Sapeva che gli Who avevano preso una camera d'albergo vicino al palasport che ospitava il concerto, in zona Eur. 'Ci facciamo fare l'autografo, io voglio quello di Keith Moon, il batterista: è un grande, un grande, un grande'. Gli dissi: 'Ma sei sicuro? Ci sarà il servizio d'ordine...'. 'No, no', mi rispose. D'altronde era uno bravo, che sapeva intrufolarsi. 

Ad un certo punto il mio amico entrò dentro e fu chiaramente cacciato subito via. Seppe però che le finestre [della camera di Keith Moon] erano quelle che noi vedevamo da fuori. E cominciò ad urlare: 'Keith! Keith! Un autografo! You are the best drummer in the World.... Keith! Keith! Keith!'. Gli dissi: 'Calmati, ci cacciano via. Oppure ci menano...

Al cinquantesimo 'Keith!' si aprì una finestra e volò di sotto un televisore. L'aveva lanciato Keith Moon. Era un televisore a valvola, quelli di una volta. Si sentì un botto... Scappammo tutti quanti. Il mio amico si girò e gli disse: 'Ma li mortacci tua'".

3 DISCHI PUNK ROCK ANNI '90 NON COSI' CONOSCIUTI



EXPLODING WHITE MICE - WE WALK ALONE (1994)

Australiani di Adelaide, in giro per un decennio da metà 80s a metà 90s: capelli lunghi, chiodo, tshirt bianca, volume alto. Questo disco, l'ultimo per loro, sembra una specie di Gigius dei Senzabenza uscito dall'altra parte del mondo; dentro ci sono almeno sei/sette pezzi killer, insomma è un gran disco.




THE RICHIES - WHY LIE? NEED A BEER (1996)

Ramonesiani tedeschi di Duisburg, dal 1990 al 1996 buttano fuori album con una certa frequenza (cinque in sette anni). Nel 1994 accompagnano in tour in terra tedesca Dee Dee Ramone, mentre nel 1996 proprio gli Exploding White Mice! "Why Lie? Need a Beer" conta ben 18 pezzi, tutti riusciti e con una certa varietà stilistica tra punk rock e power pop.




THE ZEROS - KNOCKIN ME DEAD (1994)

Leggendaria band nata a San Diego nel 1976, detti anche "i Ramones messicani" per via dell'origine dei suoi membri. Nel 1992 tornano insieme dopo una lunga pausa e buttano fuori questo solido disco chitarroso e melodico. Spicca la rilettura muscolosa della loro hit "Beat your heart out".


HO VOMITATO NELLE ALL STAR (IERI SERA)





Mitizzate nell'ambito del punk rock italiano anni '90 di scuola Ramonesiana / Lookout! Records, seppur non indossate da tutti i Ramones (Johnny Ramone non ha mai messo le All Star, Dee Dee e Marky si).

Sicuramente chi indossava le Chuck, nome derivante dal cestista americano che le rese famose negli anni '30, erano Queers e Screeching Weasel.

Attualmente un po' sparite dal giro a favore delle Vans.

TRE PEZZI ITALIANI ALL STAR:

GAMBE DI BURRO / MI METTO ANCORA LE ALL STAR

RAZZI TOTALI / HO VOMITATO NELLE ALL STAR

RETARDED / TEENAGE BACKWARD ("Ripped Jeans, Chuck, Leather Jacket")


WHISPERING SONS @ ASTRO CLUB / FONTANAFREDDA (PN) / 15/03/2025

Fuori piove e l'Astro Club è già bello imballato quando sul palco salgono i Sun's Spectrum, duo udinese. La loro è una proposta interessante, base elettronica con chitarra che segue schemi post punk. Uno strano mix tra New Order e Underworld, oscuri e algidi.

Breve stacco e tocca ai Whispering Sons, dal Belgio: fosse il 1982 potrebbero uscire con Les Disques du Crepuscule, benemerita label belga.

La cantante si prende tutta la scena con camiciona bianca e movimenti in sintonia con pezzi post punk severi e rigorosi (siamo in zona Sound/Joy Division) ed un cantato che a volte va in zona Patti Smith. 

Belli gli intermezzi pianistici a metà concerto, utili a spezzare un po' la scaletta. Il concerto è ipnotico e vola via, i Whispering Sons provvedono a fornire un'adeguata colonna sonora europea ad un piovoso sabato di marzo. 

DELL'INFLUENZA DI BOB DYLAN SU RAY DAVIES


Ad un certo punto del bel film su Bob Dylan, "A Complete Unknown", nelle ore precedenti la famosa esibizione della svolta elettrica di Newport, sullo stereo di Bob Dylan partono i Kinks con "All Day and All of The Night". Gli organizzatori del Festival, puristi del folk, non sembrano apprezzare, al contrario di Dylan che dice "Hey, questi sono i Kinks!".
Si parla spesso dell'influenza esercitata da Dylan sulle band britanniche 60s, nel caso dei Kinks, a guardare il film, sembrerebbe quasi un'influenza al contrario (cioè i Kinks che influenzano Dylan). 
Ray Davies ha affermato che: "Quando scrissi Sunny Afternoon non ascoltavo altro che Maggie's Farm di Bob Dylan e un greatest hits di Frank Sinatra, mettevo su Bringing It All Back Home, poi Sinatra, Glenn Miller e Bach. Credo che tutto questo insieme abbia influenzato la canzone".
Al contrario, l'influenza dei Kinks su Bob Dylan non è mai stata dichiarata tranne che nel frammento del film, Dylan dice che "Subterranean Homesick Blues" è stata influenzata da "Too Much Monkey Business" di Chuck Berry, coverizzata e ulteriormente velocizzata proprio dai Kinks nel loro debutto del 1964.
Dave Davies su X, dopo aver visto il film, scrive a Bob Dylan: "Sono onorato che ci siano i Kinks nel tuo film, io e mio fratello siamo sempre stati grandi fan della tua musica".

PETER PERRETT E JOHNNY THUNDERS A LONDRA


Johnny Thunders entrò in contatto con gli Only Ones perché lesse su Sounds Magazine che Keith Richards stava ascoltando la loro cassetta. Quindi si presentò allo Speakeasy di Margaret Street (Londra) nel gennaio del 1977 per il loro concerto, al termine del quale disse a Perrett: "Adoro la tua voce". 

Parola a Peter Perrett: “Uscire con Johnny era sempre ricco di eventi e imprevedibile: era probabile che ti trascinasse sul palco senza preavviso o prove. Ma era un concerto facile. Tutto quello che dovevi fare era mantenere il ritmo e seguire la chitarra e la voce di Johnny. Nel 1977, Mike Kellie (batterista degli Only Ones) vedeva Babs Blackmore (l'ex di Richie). Mi invitò a una festa a casa sua in campagna, così andai con Johnny e Walter Lure dietro. Johnny passò molto tempo a parlare con Steve Marriott e Walter passò la serata a fare il DJ. Sulla via del ritorno a Londra fummo fermati dalla polizia. Sono sceso dall'auto per parlare con loro, fiducioso nella mia capacità di trasmettere auto controllo. Ho risposto alle solite domande. Stava andando bene. Poi Johnny emerse dal retro. Ha immediatamente adottato il suo personaggio sul palco, il suo accento strascicato newyorkese e le gambe molto traballanti. Tutto quello che potevo dir loro, a titolo di spiegazione, era “È americano!” Per qualche ragione, questo sembrava soddisfarli. Con espressioni perplesse, lo squadrarono dall'alto in basso e lentamente si allontanarono. Non ci hanno nemmeno perquisito. Siamo stati fortunati. Ci sono situazioni nella vita in cui si desidera mantenere un basso profilo, soprattutto se impegnati in attività illegali. Era impossibile per Johnny Thunders restare discreto. Era contro la sua natura."


DUE EPICI ROCK BOLOGNESI

 



1986/1987, due epici rock bolognesi dai profondi 80s post Bologna Rock, post Movimento (in pieno riflusso?)
Entrambi usciti su 45 giri!


Caro rock, sguaiato e riscaldatoMi sono subito infilatoCon un colpo al cuoreNel girotondo sfrenato che fai tutte le ore
Questo rock con me funzionaE mi fa entrare in comaMi disturba e mi esaltaCon la testa che rimbalza scuotimi staseraDimmi che mi ami fallo proprio oraE non forse domani e allora, ti pregoRantola ancora se puoi, se puoiRantola ancora, come saiRantola ancora se puoi, se puoiRantola ancora, come sai come sai, come sai
Caro rock, bentornato sempreverdeTi riuscirà di uccidertiAnima squilla dell'istinto più bestiale
Rock and roll tremendoChe mi strazia tutto il tempoRock and roll banaleCon il ritmo sempre uguale
Scuotimi ti prego voglio sentirmi estivoTu sai che te lo chiedoPer non essere passivo
E allora, ti prego, e allora e allora!Rantola ancora se puoi, se puoiRantola ancora, come saiRantola ancora se puoi, se puoiRantola ancora, come sai come sai, come sai

DIAFRAMMA A PASQUA


I Diaframma a Pasqua come il titolo di un loro gran pezzo che dice "Nel cielo colorato pastello l'odore di primavera". In realtà fa un po' freddo nello spazio esterno dell'Altroquando di Zero Branco, è una Pasqua poco primaverile. Ci stringiamo al cospetto dei Diaframma per scaldarci. Quindici anni che li seguo dal vivo, l'anno scorso ho iniziato una lista per mettere ordine, il primo concerto fu a Torreselle, casualmente vicino all'Altroquando, ottobre 2008. Gruppo spalla le Incontrollabili Reazioni, alla batteria Ale, il proprietario del bar dove quasi ogni giorno faccio pausa pranzo che allora non conoscevo. In quel periodo stavo leggendo i libri di Fiumani e scoprendoli piano piano. Tre volte (lacrime) li ho visti nel periodo di Pasqua, due volte al sabato e una alla domenica, e mai che abbiano fatto "Pasqua"! Abbandonarsi ai ricordi, come scriveva Tondelli, il quale citò i Diaframma in qualche articolo dedicato alla new wave fiorentina, sua città elettiva nella prima parte degli anni '80, la capitale creativa degli anni '80 in successione a Bologna che lo fu a fine anni '70. I Diaframma unirono idealmente i due punti con il primo singolo, "Pioggia", che uscì nel 1982 per Italian Records. Stiamo parlando di quarant'anni fa, per far capire la portata storica della band. Un gruppo che ha avuto due grandi fasi, anzi tre se vogliamo: gli esordi, 1982/83, legati ai classici stilemi post punk del periodo, con Vannini alla voce. Poi l'esplosione, il periodo con Miro Sassolini alla voce, tre album fondamentali, 1984/1988. Poi Federico Fiumani si mette in proprio, mantenendo il nome Diaframma, è comunque sempre stato lui l'autore dei testi e delle musiche, il suono della chitarra di Fiumani, quel suono, tipo il break di "Io amo lei", i Diaframma post Sassolini, "Gennaio", "In Perfetta Solitudine", "Anni Luce" e avanti fino ai giorni nostri tra alti e bassi. Un elogio al quotidiano, al non fermarsi, alla poesia del quotidiano. Ogni anno un giro di date, con dei periodi di tour belli densi tipo il tour per il rifacimento integrale di Siberia nel 2014 durato due anni e conclusosi con il rifacimento integrale dell'album (che acquistai a Firenze, il 31 dicembre 2016). Anche "L'Abisso" l'ho preso a Firenze, da Contempo, il negozio / etichetta simbolo della wave fiorentina. Sono quindi anche quindici anni di stretto legame personale: dalla lista vien fuori che li ho visti sempre in Veneto. Delle tre date Pasquali ho già detto. Il posto più bello direi Alonte 2016, nella piazza di un paesino in collina, a luglio, si stava bene. Tante volte li ho visti da solo, qualche volta con degli amici e con delle fidanzate. Li ho visti anche in una specie di sala consiliare, l'anno scorso a Cerea, con il pubblico seduto. Bello il Confidenziale 2021 a Padova, molto sogno di una notte di mezza estate. Che dire? Spero di vederli ogni anno per altri cento ancora, sono una parte di me.


CONCERTI DIAFRAMMA

 - 10 ottobre 2008 - Animal Festival - Torreselle (Pd) (con Incontrollabili Reazioni)

- 7 aprile 2012 - Maximum Festival - Altroquando - Zero Branco (Tv) - Sabato di Pasqua

- 11 maggio 2013 - Macello - Padova

- 17 maggio 2014 - Vinile - Rosà - Scaletta prevalentemente anni '80

- 30 gennaio 2016 - Vinile - Rosà (con Miss Xox)

- 26 marzo 2016 - Benicio - Giavera del Montello (Tv) - Sabato di Pasqua 

- 7 luglio 2016 - Alonte (Vi) - In piazza (con Soviet Soviet)

- 4 febbraio 2017 - Benicio - Giavera del Montello (Tv)

- 20 gennaio 2018 - Vinile - Rosà

-  8 febbraio 2019 - Vinile - Rosà

- 24 luglio 2021 - Arcella Bella - Padova - Confidenziale

- 19 marzo 2022 - Area Expo - Cerea (Vr) - In una Sala Consiliare

- 8 luglio 2022 - Arcella Bella - Padova 

-  9 aprile 2023 - Maximum Festival - Altroquando - Zero Branco (Tv) - Pasqua

SENZABENZA - HOLIDAY WITH THE BAND!

Avevo appuntato da un bel po' la data dei Senzabenza al Blah Blah di Torino e con l'occasione trascorrere un weekend nella motor city italiana. In giro tra i suoi caffè, negozi (Fresh), piazze, un pranzo tipico la domenica a mezzogiorno. Piccole cose, piccoli viaggi che ti aiutano a vivere. Come i Senzabenza, un istituzione in giro da trentacinque anni (con qualche sosta nel mezzo). Una band che, per come la vedo io, prendendo in esame gli anni '90 è da considerare come rilevante nel più ampio circolo alternative tricolore che non solamente nel proprio giro punk rock. Insomma, un album come "Gigius" del 1993 se la gioca benissimo ai piani alti con roba istituzionalizzata tipo Marlene Kuntz, Afterhours, Casino Royale e compagnia. Entriamo al Blah Blah giusto pochi secondi prima che attacchino i Senzabenza: partono con "Riot Grrrl" e in un'ora tirato di show sciorinano i grandi classici piazzando nel mezzo un cinque / sei pezzi dall'album nuovo, "Punk Pop Dilemma", dai ritmi sostenuti, con un pezzo che sembra uscito dai Blur di "Modern Life". Nei Senzabenza il classico tiro punk rock in zona Ramones / Buzzcocks / Dickies è sempre stato contaminato da colori 60's, power pop, talvolta qualcosa di psichedelico. Già nel loro ottimo penultimo album "Pop from Hell" c'era un pezzo, "Chinese Takeway", che mi ricordava i Blur. Non so quanto volutamente ma tant'è. 

A metà concerto c'è una sorpresa, salgono sul palco Luca Re dei Sick Rose (storico gruppo garage torinese), Andy Lewis (bassista del giro Acid Jazz Records e in alcuni album di Paul Weller) e, udite, Fay Hallam dei Makin' Time! Che roba. Makin' Time, band mod inglese anni'80. Quel video di "Here is my number", proprio quello. La band si chiama "Il Senato" e fanno tre pezzi accompagnati dai Senzabenza. Quando scende dal palco mi prendo l'onore di dire a Fay Hallam "Makin'Time, Here is my number" e di toccargli la spalla. Curioso il fatto che a qualche km di distanza si tenesse un all nighter mod, e però Fay Hallam e Andy Lewis fossero al Blah Blah sul palco con i Senzabenza. All nighter mod che prevedeva un aperitivo pomeridiano al Lab dove una birra in disparte ce la siamo pure fatta osservando da lontano.

Torino mi ha dato l'impressione di una città ancora molto viva dal punto di vista musicale (culturale ad ampio raggio); si parla spesso dell'epoca d'oro andata dei Murazzi e della relativa scena, ma si difende bene pure nel 2023. Una volta terminato il weekend e tornato a casa mi sono dedicato all'ascolto di "Punk Pop Dilemma": che dire, non così immediato, bisognoso di più ascolti, bello, una logica che mi piace e va senz'altro in contrasto con la vacua immediatezza distratta da piattaforma digitale. Registrazione molto "lo-fi", calda, poco moderna, il che è un bene vista l'assoluta standardizzazione attuale delle produzioni punk rock; il risultato c'è, non è così immediato, bisogna dedicare tempo, orecchio ed attenzione, ma alla lunga emerge l'assoluta qualità e bontà del lavoro.

Mi sono poi scritto dieci domande, ho chiesto a Nando (voce /chitarra) se aveva voglia di rispondere e si è dimostrato subito disponibilissimo.

1) Siete da poco usciti con un nuovo disco, "Punk Pop Dilemma”. Ascoltandolo, la cosa che ho notato, oltre all'assoluto valore dei pezzi in se, è il suono caldo che emerge, poco digitale in un periodo storico in cui molte produzioni punk rock sembrano essersi standardizzate su un certo tipo di suono. Immagino sia stata una cosa voluta..

Si. Diciamo che abbiamo avuto un produttore artistico (Andrea Pettinelli), che è anche uno dei titolari dell’etichetta per la quale è uscito l’album (Consorzio ZDB) che ha fatto questa scelta.

E’ effettivamente un po' particolare rispetto alle produzioni che si ascoltano ultimamente.

2) Segui ancora il giro punk rock? Lo trovi cambiato o immutato rispetto al passato?

Continuo ad andare con grande voglia e passione a vedere concerti punk rock. Ci sono tante buone bands in giro, ma continuo ad amare di più le bands storiche ancora in attività, tipo Rappresaglia, Crummy Stuff, Manges etc…

3) Il suono dei Senzabenza, oltre la matrice punk rock di base, è da sempre stato contaminato da varie influenze: power pop, beat, qualcosa di psichedelico..

Perché Sebi, che come saprai bene è l’autore di quasi tutte le songs, è un divoratore di musica e un appassionato dei generi che hai citato. Sebi poi ha il grande pregio di riversare le sue influenze nella nostra musica. Il tocco finale poi lo diamo tutti noi altri che partecipiamo all’arrangiamento dei brani dando quasi sempre un importante contributo

4) Ogni volta che vi vedo o esce un vostro nuovo disco mi viene il pensiero che i Senzabenza debbano essere considerati a tutti gli effetti come una delle grandi band alternative italiane uscite dagli anni '90, ovviamente con il vostro genere, ma in un'ottica aperta da associare ai migliori nomi usciti dai 90s. Che ne so, roba oramai istituzionalizzata tipo Marlene Kuntz, Casino Royale, Massimo Volume. Come sono stati i vostri 90s?

Diciamo che per un breve periodo, direi tra il '95 e il '98/'99, siamo stati certamente uno dei nomi di punta della musica alternativa italiana, più o meno come quelli che hai indicato. Poi, non essendo riusciti a fare il definitivo salto, non come qualità artistica, ma come notorietà, piano piano siamo tornati a dedicare più tempo ai nostri rispettivi lavori. Ora suoniamo ancora e registriamo album solo perché ci piace tanto farlo, ma le soddisfazioni economiche sono ovviamente molto modeste….

5) Trovo siate ancora giustamente legati a quel modo di approcciare le cose tipico dei 90s, poca o nulla attenzione alla vacuità social, solo sostanza e qualità artistica. Come vi trovate nel mondo attuale?

Malissimo. Odiamo il fatto che “la canzone” conti sempre molto di meno e che invece diventi sempre più importante l’aspetto social. Meno male che abbiamo Jacopo (bassista della band), che è ancora abbastanza “pischello” da stare un minimo dietro a facebook, instagram etc….

6) Inizialmente era forte l'influenza degli Hard Ons: come li scopriste, qual è il tuo album preferito e so che una volta organizzaste un loro concerto a Latina..

In aggiunta: la scena Lookout! Records dell'epoca vi ha in qualche maniera influenzato, era nei vostri ascolti, o essendo nati praticamente in contemporanea con quelle bands non necessariamente?

Nel dicembre 1989 io Sebi e Fabio andammo a vedere gli Hard Ons al Uonna club di Roma: una settimana dopo nascevano i Senzabenza. Questo penso risponda pienamente alla tua domanda su quanto ci abbiano influenzato… Poi nel '93 siamo riusciti a farli suonare a Latina, ed è stata l’apoteosi!

La scena Lookout non ci ha molto influenzato. Ci piacevano molto i primi Screeching Weasel e li ascoltavamo spesso all'epoca in furgone, ma non parlerei di influenza musicale.

7) All'estero come sono visti i Senzabenza? So della vostra partecipazione al New York Music Seminar del 1993 a New York, oltre ovviamente alla produzione di “Deluxe” con Joey Ramone qualche anno dopo. Esperienze di tour e ricezione fuori dall'Italia?

Credo che all’estero non ci conosca praticamente nessuno. A parte la partecipazione al Seminar, che è stata un’esperienza fantastica, abbiamo suonato molto poco fuori dall’Italia. Debbo dire che quando noi eravamo in auge era decisamente più difficile di oggi organizzare un tour all’estero…

8) Una curiosità avendovi visto sabato a Torino e facendo dei collegamenti mentali: Senzabenza e Fichissimi hanno mai condiviso il palco in qualche occasione?

Se la memoria non mi fa difetto direi di no.

9) Sono del 1986 e il vostro primo album che comprai in diretta fu "Uppers" del 2003, un grande album secondo me, il vostro ritorno dopo l'esperimento in italiano di "Vol. IV" del 1999. Dal 1999 al 2003 eravate attivi? Come fu recepito "Uppers"?

Diciamo che eravamo abbastanza delusi da Volume IV, sia dal punto di vista artistico che come accoglienza. In realtà è un bel disco, ma rovinato da testi orrendi e anche una produzione troppo patinata. "Uppers" ha rappresentato un riavvicinamento al nostro sound. Non è un disco che amo, ma ci sono comunque diverse ottime songs.

10) Per concludere ti chiedo i tuoi tre concerti memorabili dei Senzabenza..

Il primo coi Ramones al “Tenda a strisce” a Roma, nel 1992.

Il primo coi NoFX a Bologna, con Raw Power e Mumble rumble, nel 1995

Al Bloom di Mezzago (completamente sold out), anche questo nel 1995


BUZZCOCKS - SONICS IN THE SOUL


Non so cosa abbia spinto Steve Diggle a continuare con il nome Buzzcocks dopo la morte di Pete Shelley: lo stesso Steve ha dichiarato che questa fosse una richiesta di Pete poco prima di morire, boh, chi lo sa. Chiariamoci: a me Steve Diggle sta molto simpatico, i Buzzcocks sono uno dei miei gruppi della vita, l'immagine e il suono art modernista, tutto è stato grandioso nei Buzzcocks, non meno che essenziale. E Steve Diggle c'è dall'inizio della storia, non dimentichiamolo. Uno può dire che non aveva il peso specifico di un Shelley o addirittura di un Devoto (fondamentale all'inizio ma durato un anno), ma sono d'accordo fino ad un certo punto: oltre ad un buon contribuito nella prima parte di vita dei Buzzcocks, Diggle è stato oltremodo fondamentale nella seconda parte di carriera della band mancuniana dal 1989 in poi. E' stato lui a spingere per riformarsi e i dischi anni '90 e duemila erano equamente divisi Shelley / Diggle. Oltre a questo ha fatto anche qualche disco solista, ben riuscito direi. Negli anni '80 invece Diggle aveva i Flag of Convenience, particolari, molto Manchester sound, non così conosciuti e con degli ottimi pezzi. Ecco, io forse al netto di tutto questo disco l'avrei fatto uscire a nome Flag of Convenience. E' un piacere avere tra le mani un nuovo dei Buzzcocks, ovvio, però ti trovi a fare i conti con una legacy davvero enorme e in qualche modo ingombrante in cui devi mantenere degli standard particolari e molto alti. Ho letto qualche recensione impietosa in giro ma questo disco è ottimo nei canoni del Diggle pensiero, molto chitarroso, dai toni abbastanza oscuri nella sua parte centrale e con qualche influsso psichedelico. "Senses out of control" è classic Buzzcocks, "Bad dreams" si richiama alla scuola riff "Fiction Romance", "Just gotta let it go" è ottimo britpop stile fratelli Gallagher. La spazialità del suono Buzzcocks è rivisitata all'occorrenza, vedi la riuscita "Experimental farm". Registrato a Tottenham nel novembre 2021, c'era una foto che circolava di Steve Diggle fuori dallo studio di registrazione in un parcheggio di carico/scarico, sigaretta in bocca, fumo che esce dalla bocca, freddo, lui vestito di nero: mi sono fatto delle fantasie su quella foto. Poi ragazzi, ovviamente al disco manca la componente fondamentale di Pete Shelley, le melodie cristalline, quella voce particolare. Senza tirare in ballo i Buzzcocks del 1978, ma la componente Shelley era garantita anche nei dischi post reunion.
Il discorso è che i due si compensavano e completavano, c'era una potente alchimia, per questo dico che forse questo doveva uscire sotto un'altro moniker. Bisognava forse aspettare un po' dopo la morte di Pete Shelley, far passare del tempo, capire se continuare come Buzzcocks sarebbe stata la scelta corretta. Ok, mi viene da pensare che è tutto relativo, che "Finchè c'è Steve Diggle godiamocelo ancora un disco dei Buzzcocks",che un giorno non ci saranno più. Ma può essere considerato anche un discorso fatalista e troppo semplicistico, bisogna valutare la complessità del caso. Ad ogni modo è un gran bel disco.

ITALIAN WAVE CONNOISSEURS

FHETOLDS - STIMOLATION

Wave precisa e danzabile nelle case del Popolo di Pordenone adibite ad uso e consumo della gioventù naoniana. I Devo alla Zanussi. Presente nella compilation manifesto "The Great Complotto", 1980.



BAND AID - A TOUR IN ITALY

Un weekend postmoderno con Tondelli a Lecce e poi via sull'Adriatica fino a Bologna, indirizzo Italian Records.



FRIGIDAIRE TANGO - RECALL

Asse Cittadella / Bassano del Grappa, registrata nella cittadina murata, ideata poco più a nord. Gelo e serate con i Sound a Nove (Vi).



VIOLET EVES - IT SEEMS LIKE BLUE

Rimini come Nashville, il suono della Riviera (balearico? Adriatico!).



TOMMY DE CHIRICO - TUXEDO DANCE

Nei laboratori di Torino, maneggiando la nuova calda tecnologia.



RENDEZVOUS RAVAGE - UNA STAGIONE PER NOI

Mods Pordenone, "Il mondo finirà di notte" con sopra un disco dei Jam. Dodici mesi di inverno a Pordenone.



 DIRTY ACTIONS - BANDANA BOYS

Le Silure d'Europe dalla costa ovest in gita in barca a New York a vedere i Clash a Times Square, 1981: "Wild boys loves the rhythm!



STATE OF ART - REASONS

Milano ritmicittà, un Orange Juice alla Factory. 

Non c'è il video, comprate il disco!


PATTI SMITH - PIAZZA GARIBALDI - CERVIA - 31/07/2022



Sono contento di aver visto Patti Smith a Cervia, uno di quei concerti che poi uno si ricorda: la caratura del personaggio, il suo valore musicale e storico, il fatto che comunque io il Patti Smith Group l'abbia sempre ascoltato piuttosto frequentemente negli anni.
Fino all'anno scorso non avevo mai preso in considerazione il fatto di andarla a vedere, boh, altri concerti, altri nomi da vedere. Non saprei spiegare qui il motivo. L'anno scorso, invece, cominciò a balenarmi in testa questa idea e la data di Cervia è caduta a proposito.
Esibizione molto intensa, catartica, anche ostica in certi punti. Mix rock e poesia ("L'infinito" di Leopardi), molto anni '70 e anche molto newyorchese Certo che il Patti Smith Group fece quattro dischi bellissimi, pieni di intuizioni, densi.
Mi è sempre piaciuta poi la storia dei due concerti che il Group tenne in Italia nel 1979, Bologna e Firenze, quello che accadde e il fatto che furono gli ultimi due prima dello scioglimento del gruppo e la pausa quasi decennale che si prese Patti Smith. Personaggio clamoroso lei, elogio della femminilità, una vita dedicata all'Arte, una visione della vita totalmente artistica. Direi ancora pienamente in forma e non è poco a 76 anni. Tra un pezzo e l'altro visioni tipo "Sarebbe bello domani mattina svegliarsi all'alba, verso le cinque e andare a vedere l'alba al mare."
Piccolo omaggio metapop involontario, la pisciata che faccio durante l'esecuzione di "Pissing in a River": davvero senza prezzo pisciare e sentire la canzone dalle grate del wc chimico.

ENRICO BRIZZI - GUIDA ALL' ASCOLTO E CONSIGLI DI LETTURA


Grazie a quel prodigio spazio temporale di Wayback Machine, sono in grado di andare a vedere com'era il "maestoso sito ufficiale" di Enrico Brizzi nei primi anni zero: molto curato, con delle schede per ogni libro corredate da "guida all'ascolto" e "consigli di lettura". Me lo ricordavo, fu una bella ispirazione ai tempi.

Riporto qua nel mio blog quelle relative ai primi due libri.

JACK FRUSCIANTE E' USCITO DAL GRUPPO (1994)

GUIDA ALL'ASCOLTO

RED HOT CHILI PEPPERS - BLOOD SUGAR SEX MAGIK

CLASH - BLACK MARKET CLASH

URBAN DANCE SQUAD - MENTAL FLOSS FOR THE GLOBE

THE CURE - CONCERT / THE CURE LIVE

RAW POWER - LIVE IN PARMA

SEX PISTOLS - NEVERMIND THE BOLLOCKS

SMITHS - THE QUEEN IS DEAD

NEGU GORRIAK - GURE JARRERA

SPLATTERPINK - ONE / DEMO 1992

DIAFRAMMA - TRE VOLTE LACRIME

POGUES - HELL'S DITCH

POLICE - REGATTA DE BLANC

CONSIGLI DI LETTURA

ANDREA DE CARLO - DUE DI DUE

J.D. SALINGER - IL GIOVANE HOLDEN

ANTOINE DE SAINT-EXUPERY - IL PICCOLO PRINCIPE

ENRICO PALANDRI - BOCCALONE

PIERVITTORIO TONDELLI - ALTRI LIBERTINI

SILVIA BALLESTRA - IL COMPLEANNO DELL'IGUANA

THOMAS MANN - CONFESSIONI DEL CAVALIERE D'INDUSTRIA FELIX KRULL

GIORGIO BASSANI - IL GIARDINO DEI FINZI CONTINI

JAMES JOYCE - DEDALUS

JACK KEROUAC - SULLA STRADA


BASTOGNE (1996)

GUIDA ALL'ASCOLTO

PUBLIC IMAGE LIMITED - FLOWERS OF ROMANCE

BILLY IDOL - REBEL YELL

KILLING JOKE - S/T

LOUNGE LIZARDS - S/T

RETTORE - KAMIKAZE R'N'R SUICIDE

GAZNEVADA - SICK SOUNDTRACK

VIRGIN PRUNES - IF I DIE I DIE

SKIANTOS - INASCOLTABLE

NABAT - SCENDEREMO NELLE STRADE

VASCO ROSSI - SIAMO SOLO NOI

ALBERTO CAMERINI - RITA & RUDY

RIGHEIRA - VAMOS A LA PLAYA

ENNIO MORRICONE - THE GOOD, THE BAD & THE UGLY OST

CONSIGLI DI LETTURA 

SENOFONTE - L'ANABASI

ROBERT LOUIS STEVENSON - IL DOTTOR JEKYLL

RABELAIS - GARGANTUA E PANTAGRUELE

ANTHONY BURGESS - UN'ARANCIA A OROLOGERIA

BRET EASTON ELLIS - LE REGOLE DELL'ATTRAZIONE

LOUIS PERGAUD - LA GUERRA DEI BOTTONI

FERENC MOLNAR - I RAGAZZI DELLA VIA PAL

LOUSI FERDINAND CELINE - NORD

MICHEL FOCAULT - SORVEGLIARE E PUNIRE

GEORGE ORWELL - 1984 


DINOSAUR JR - MIV PORDENONE - 04/06/2022



Pordenone si rivela sempre un gioiellino, una delle poche città italiane in cui gli eventi culturali assumono importanza sociale. In un assolato sabato di inizio giugno puoi vedere una mostra sul rapporto tra Pasolini e il calcio e i Dinosaur Jr in Parco IV Novembre. Entrambe gratuitamente. Significa, immagino, che ci sono delle istituzioni che danno la giusta importanza ad eventi del genere, o degli sponsor pronti a sostenere. O bravura organizzativa, delle conoscenze. O anche tutte queste cose messe assieme. Eventi non banali: perchè sono capaci tutti a far suonare la cover band dei Beatles in piazza alla Notte Bianca e lavarsi la coscienza con "quest'anno il Comune ha fatto eventi culturali". 
D'altra parte ricerca e differenziazione fanno parte del dna culturale della cittadina sin dai tempi del Great Complotto, lo Stato di Naon.
Una delle capitali del nuovo rock italiano, Pordenone, insieme a Bologna e Firenze (Firenze qualche anno dopo, per la precisione). Passo sopra al fiume Noncello e mi viene in mente quel video dei Mess andato in onda su Mister Fantasy negli anni '80.
E' rimasto qualcosa nell'aria se è vero che la mia trasferta estiva annuale a Pordenone per un concerto di livello me la faccio sempre.
Buzzcocks, Fall, Inspiral Carpets, Peter Hook (due volte), Dinosaur Jr. Che nomi!
I Dinosaur Jr sono la rappresentazione vivente dell'indie originale americano, scazzati, chitarre distorte, melodie pigre. Mi piace questo modo di fare le cose a modo proprio, non in serie, non con lo stampino. Hanno la loro personalità e la portano in giro. Stop. Esprimersi con la musica. Questa è l'essenza dei Dinosaur Jr per me e delle band simili. 
Ho fatto il conto che negli ultimi tre anni ho visto Lemonheads, Pixies, Dinosaur Jr. Ci sono dentro, mi piace. Generazione X. 

LE COVER DEI QUEERS NEGLI ANNI '90

Ancora sotto effetto dalla strabiliante serata Manges + Queers di sabato al Bloom di Mezzago, mi dedico a questo articolo che prende in esame le cover registrate dai Quers negli anni '90. Buon viaggio.

Assemblato nel 1990 ed uscito per la Shakin' Street Records, "Grow Up" contiene due differenti session di registrazione datate 1986 e 1988.

L'unica cover presente è "I'll be true to you", titolo che in realtà non esiste: si tratta di "Yes I Will" degli Hollies, gruppo beat inglese, datata 1965.



"Love Songs for the Retarded" tecnicamente non contiene cover: certo, c'è "I Can't Stand You" che è scritta da Ronnie Parasite dei Parasites ma non è mai stata incisa dal suo gruppo.

Su "Beat Off" del 1994 troviamo una cover: "Mirage" del gruppo bubblegum 60s Tommy James & the Shondells.



Sempre nel 1994 c'è ovviamente il rifacimento integrale di "Rocket to Russia" dei Ramones.




Il 7" "My Old's Man a Fatso" contiene la titletrack, cover del pezzo degli Angry Samoans


oltre alla cover di "Murder in the Brady House" degli Screeching Weasel (boh, non so perchè non ci sia su YouTube, strano).

Del 1995 è il 7" "Surf Goddess", contenente nel lato B, oltre a Mirage, "Get Over You" degli Undertones.



Su "Move Back Home" del 1995 abbiamo il rifacimento di "Hawaii" dei Beach Boys, presa dal loro disco "Surfer Girl" del 1963.


Sempre i Beach Boys danno addirittura il titolo al seguente LP di Joe King e soci, il bellissmo "Don't Back Down" del 1996. C'è anche un video ufficiale dei Queers che reinterpretano questa canzone dei Beach Boys del 1964 inclusa nel loro disco "All Summer Long".


Altra cover in "Don't Back Down" è "Sidewalk Surfin Girl" degli Hondells, surf band Usa, datata 1965.

Nel 1996 i Queers mandano fuori anche il 45 "Bubblegum Dreams", contenente le cover di "Little Honda" dei Beach Boys.


E anche quella di "End it All" delle Muffs di Kim Shattuck (con qui i Queers fecero un tour nei 90s).



L'ultimo disco della decade è "Punk Rock Confidential" del 1998, con due cover al suo interno.
La prima è "Pretty Flamingo" dei Manfred Mann, 1966, gruppo beat inglese.




La seconda è "I Enjoy Being a Boy" dei Banana Splits (!), la favolosa band di pupazzi.


Risultato finale? Da questa lista possiamo capire le varie influenze della band: un deciso amore verso i 60's (surf & beat, Beach Boys in testa ovviamente), un pezzo hardcore della grande influenza Angry Samoans, un disco integrale dei Ramones, Undertones e due pezzi contemporanei (Screeching Weasel e Muffs). 


GLI ESORDI DELLA NEW WAVE FIORENTINA

Articolo tratto dalla fanzine "Nuova Fahreneit", aprile 1982, una delle più importanti del periodo in ambito punk.
Si racconta, sulla stessa pagina, di un concerto dei Diaframma a Bassano del Grappa (a questo concerto è ispirato il successivo pezzo "Le Alpi", del 1992), il primo che la band di Federico Fiumani tenne lontano da Firenze. 
E sulla stessa pagina è presente la recensione della demotape dei Litfiba. 
Cosa volere di più?

 

BAND AID 2020




Inaspettato quanto graditissimo ritorno, i Band Aid pubblicano un nuovo disco a distanza di trent'anni dall'ultima uscita. Band leccese attiva dal 1980 al 1985, due LP e un EP (lo splendido "A Tour in Italy") al tempo con Italian Records, il trasferimento a Bologna, menzionati in "Un Weekend Postmoderno" di Tondelli: pura epica underground wave tricolore 80s di culto.
Questo nuovo disco, dicevo: molto bello, ben riuscito. Di base un jazz rock interamente strumentale, con passaggi no wave e mood mediterraneo, a volte movimentato a volte di tranquillità. Siamo dalle parti dei Lounge Lizards (con cui tra l'altro condivisero la partecipazione al festval Electra 1981 a Bologna). 
Aggiungerei che non c'è nulla da invidiare ad un nome di peso attuale come quello dei Calibro 35, che si muovono su coordinate meno mediterranee ma con alcuni punti cinematici di contatto.