Non mi era mai capitato fino ad ora di vedere un concerto a Londra, in qualche modo la patria di certi suoni e stili giovanili, e l'occasione è arrivata quest'anno complice un soggiorno di una settimana nella capitale dell'Impero Britannico.
Gli Ordinary Boys non sono certamente la nuova "big sensation" nel panorama musicale d'oltremanica, nel quale è presente un meccanismo interno che "crea e distrugge" nuovi fenomeni musicali che nel giro di poche stagioni cadono nel dimenticatoio; meccanismo questo principalmente guidato dal NME, settimanale musicale, che essendo appunto settimanale ha la necessità di scrivere su qualcosa di nuovo abbastanza periodicamente, così da proiettare sotto i riflettori giovani band che, molto spesso, di lì a poco cederanno il passo ai nuovi arrivati.
Sono nuove band che comunque crescono in un humus musicale/culturale, come quello britannico, che non ha paragoni al mondo.
Cinquant'anni di storia musicale e di eccellenza in tutti gli stili "pop" sono un patrimonio incredibile, quindi beati loro.
Detto questo parliamo degli Ordinary Boys.
Collegandomi a quanto detto poc'anzi, mi sono trovato davanti a quattro ragazzi ventisettenni che a loro modo sono già dei reduci.
Formatisi nel 2002 hanno raggiunto il loro apice nel triennio che va dal 2004 al 2006, per poi sciogliersi nel 2008.
Questo quindi intrapreso nel 2011 è un tour di reunion: quantomeno curioso che a farlo siano dei ragazzi che non hanno superato i trenta d'eta.
Robe da UK.
C'è parecchia gente all'Islington Academy, il locale è grande il giusto e, anche se funziona un solo bancone bar, riesco miracolosamente a non perdere più di cinque minuti per ordinare una birra media che come qualità risulterà essere inferiore alla peggior birra macedone.
Arriva il momento dell'inizio e i quattro "ragazzi ordinari" salgono sul palco: Samuel Preston, il cantante/chitarrista, con una camicia maniche corte bianca, ciuffo alto e tatuaggi sulle braccia.
L'altro chitarrista è vestito bene con una giacca tre bottoni blu scuro e una camicia Ben Sherman, il bassista anche lui in Ben Sherman, mentre il batterista non me lo ricordo.
Attaccano con "Over the Counter Culture", pezzo d'apertura del loro primo album omonimo e piano piano eseguono praticamente tutte le canzoni contenute nel loro esordio.
Io sinceramente credevo che la scaletta puntasse più sul secondo, ottimo, album "Brassbound", invece mi sbaglio.
Praticamente di quest'ultimo eseguono la traccia omonima, "Life Will Be the Death of Me", ovviamente l'accalamatissima "Boys Will be Boys" e "A Call to Arms".
Le altre sono praticamente tutte del primo album, che comunque non disdegno pur essendo abbastanza diverso stilisticamente dal secondo.
In "Over the Counter Culture", infatti, le chitarre sono molto "grosse", i pezzi parecchio battuti e punkeggianti, dando vita ad una sorta di pop punk melodico di lana grossa, suonato comunque con perizia e stile.
Il secondo, "Brassbound", è invece una sorta di passaggio di maturità, con pezzi più studiati, tutti potenziali singoli, con cui la band va a piazzarsi su una strada dove i cartelli di sosta indicano Jam, Madness e Smiths.
Comunque la band dal vivo ci sa fare e parecchio.
Se mi basassi su una pura considerazione tecnica, valutazione dalla quale comunque non dipende in maniera decisiva il mio concetto di "bel concerto", gli Ordinary Boys macinano che è un piacere.
Non un errore, un'imprecisione, una sbavatura.
Sul piano del coinvolgimento Preston in un paio di occasioni si toglie la chitarra e si tuffa sul pubblico, manco fosse un concerto dei Raw Power, comunque generando entusiasmo nelle prime file che non ho capito bene da che target di pubblico erano composte.
Sicuramente presenti diversi ragazzi con un look mod/casual vicino a me.
Un'ultima osservazione sulle cover proposte dai quattro: "What do I get?" dei Buzzcocks (gran pezzo di una grande band), "Little Bitch" degli Specials (presente anche nel loro primo album) e "Sleigh Ride" delle Ronettes , canzone natalizia che si rivelerà essere la colonna sonora dei miei giorni londinesi dato che la sentirò praticamente altre cinque/sei volte in vari negozi.
Ecco, se un gruppo, come ho sentito da qualche parte, si giudica anche per le cover che sceglie direi che gli Ordinary Boys sono decisamente promossi, almeno per il sottoscritto.
Un'oretta in tutto di show e alle 22.30 è tutto finito: e qua mi viene da ridere.
Da noi alle 22.30 la gente sta ancora decidendo se uscire di casa e a Londra (non a Pizzighettone), sebbene con la scusante che fosse un mercoledi sera, alle 22.30 la gente prende la tube per tornare a casa da un'ottimo concerto.
Io, per alcune cose, tifo Inghilterra.
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