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DICTATORS - ALTROQUANDO - ZERO BRANCO (TV) - 05/06/2015
Dopo una lunga assenza si torna all'Altroquando di Zero Branco, mitico locale incastonato tra le provincie di Treviso, Padova e Venezia.
L'occasione è di quelle ghiotte: ci sono i Dictators, storico gruppo di culto formatosi a New York nel 1973 e arrivato al debutto con lo splendido album "Go Girl Crazy" nel 1975, in anticipo su tutti i gloriosi esponenti della scena newyorkese.
Rock stradaiolo dai ritmi medi, rock'n'roll scarnificato, proto punk, suonato da una band vestita con jeans, maglietta e sneakers; c'erano anche altri quattro ragazzi, a pochi isolati di distanza, che iniziavano a fare qualcosa di simile a modo proprio, i Ramones.
Insomma c'è attesa, e intorno alle 22.30 la band sale sul palco; la prima parte di show è tutto sommato noiosa, contrassegnata da uno scialbo hard rock e da un suono generale che sembra non rendere al meglio.
Ci si inizia a muovere giusto con "Who will save rock'n'roll", che fa battere il piedino ed agitare le gambe.
Nel frattempo studio un po' il quintetto, il cantante Handsome Dick Manitoba con capellino in lana del Bronx anche se ci sono 40 gradi, il capellone Ross the Boss e la seconda chitarra Daniel Rey (in sostituzione del membro originario Andy Shernoff), produttore di alcuni album dei Ramones (nonché co-compositore di alcuni pezzi degli stessi).
Forse una band un po' tamarra, ma un amico mi fa notare che se non fossero così non si chiamerebbero "Dittatori".
La seconda parte dello show va decisamente meglio, le canzoni iniziano ad essere di un certo livello ("Cars and Girls", "Faster and Louder") e contribuiscono decisamente ad alzare la media voto finale.
Un concerto onesto: fosse per me avrei preferito che mi suonassero quasi interamente "Go Girl Crazy", aggiungendo i pezzi migliori dagli altri tre album e buonanotte ai suonatori, però ci si accontenta e ci si diverte comunque in questa calda serata di inizio giugno, e quindi va bene così.
GIUDA - MAXIMUM FESTIVAL - TRATTORIA ALTROQUANDO - ZERO BRANCO (TV) - 03/05/2013
A distanza di tre giorni dai Dr. Explosion, torno al Maximum
Festival per vedermi i Giuda.
Sono curioso di vederli, nell’ambiente ne parlano bene un
po’ tutti: Luca Frazzi su Rumore li spinge già da un annetto a questa parte, e
non posso negare che non mi dispiace per niente un certo riferimento
visivo/stilistico che la band ha dalla sua parte: un gruppo contemporaneo che
si rifà a quei suoni che spopolavano tra i cosiddetti boot boys inglesi nella
metà dei 70’s: Slade, Sweet, Gary Glitter e compagnia cantante.
Cinque euro di ingresso (prezzo onesto) e due gruppi spalla
per far passare le due orette che portano all’esibizione dei Giuda intorno alla
mezzanotte.
Il quintetto romano suona sostanzialmente un rock’n’roll
riffato bello compatto e quadrato, con voce inserita bene e rafforzata a
puntino dall’aiuto vocale dei chitarristi e del bassista.
Zero parole e quaranta minuti di musica che non fa
prigionieri.
Una canzone come “ Teenage Rebel ” è talmente costruita bene
che sembra quasi essere una cover di una hit proveniente dal sottobosco
musicale a cui si rifanno.
“Number Ten” parla di calcio, del fantasista dai piedi buoni
che ogni squadra dovrebbe avere nell’undici titolare.
DR. EXPLOSION - MAXIMUM FESTIVAL - ZERO BRANCO (TV) - 30/04/2013
Ogni tanto mi capita di andare ai concerti da solo; oddio, in
percentuale sono di più quelli che ho visto e vedo in compagnia, però ogni
tanto succede che, per vari motivi, prendo la macchina in solitaria e vado al
concertino che mi sono segnato da tempo in agenda.
Questa alla Trattoria Altroquando (ho già avuto modo di tesserne
le lodi qualche tempo fa) è la prima serata del Maximum Festival, iniziativa
lodevole messa in piedi dalla Go Down Records, oramai conosciutissima etichetta
del trevigiano con in carnet diverse band.
L’idea del festival è quella di far suonare i gruppi dell’etichetta,
piazzando di solito un gruppo esterno di punta.
Arrivo giusto per beccarmi l’inizio della prima band in
scaletta, i veneti Supertempo, che si rivelano essere una piacevole sorpresa.
Sostanzialmente trattasi di punk rock melodico, veloce e
lineare, con dei bei giri di basso a sostegno; in certe occasioni mi sembrano
parecchio indebitati con certe cose degli Hard Ons, anche se forse mancano i
pezzi bomba dei canguri.
Ad ogni modo un bel set, frizzante e piacevole.
Dopo i Supertempo, salgono i Bluesevil, tre ragazzi con un
accento non veneto (scoprirò poi essere mezzi romagnoli).
Capisco subito che sarà una mezzora lunga per me: i tre,
infatti, suonano una specie di hard rock blues con assoli di chitarra lunghi
dieci minuti, una cosa che mi fa stracciare le palle.
Dei tizi grandi e grossi davanti a me, che sembrano usciti
dal classico bar di provincia, fanno si con la testa e dimostrano di
apprezzare, probabilmente memori del cd dei Guns’n’Roses che tengono in
macchina, ma io non la reggo sta roba qua.
Sono da solo e mi prende male farmi mezzora in
solitudine con cotanta colonna sonora; per fortuna mi perdo a guardare un
ragazzo e una ragazza, avranno sedici anni a testa, che incuranti di tutti e
tutto saltano, ballano maldestramente, fanno mosse di qualche disciplina
asiatica del cazzo, addirittura si rotolano per terra durante una pausa tra un
pezzo e l’altro.
Dopo un po' che li guardo interessato, mi accorgo che ci
sono altri ragazzi intorno a me tutti presi dalla scena dei due, e noto che sghignazzano
tra di loro.
In breve comincio a ridere di gusto anch’io, da solo, una
cosa che non mi fermo più.
Per fortuna che il gruppo finisce e salgono gli spagnoli Dr.
Explosion.
Non li conosco, o meglio non li conoscevo fino a quando è
uscito il programma del Maximum e allora sono andato a vedermi un paio di
video.
Roba interessante, la loro. I tre spagnoli macinano che è un piacere con il
loro beat/garage/r’n’r senza troppe
pippe mentali, e inoltre, punto che molte volte risulta non pervenuto nelle
band italiane sotterranee, sanno tenere bene il palco, o meglio, il cantante chitarrista
sa tenerlo.
Tipetto simpatico, una sorta di Edwyn Collins periodo Orange
Juice, con il suo mix di italiano e spagnolo parla alla pubblico di dracula e
pompini, sposta le transenne e viene a suonare in mezzo al pubblico.
Il gran finale vede tutta la band sulla pista del pubblico,
il batterista con il timpano e basta che suona un boogie, con chitarra e basso
che gli stanno dietro ed emanano una specie di surf primitivo.
Il pubblico preso bene, coinvolto e soddisfatto, può tornare
a casa felice.
NORTHERN UPROAR - TRATTORIA ALTROQUANDO - ZERO BRANCO (TV) - 3/11/2012
E' autunno inoltrato e i concerti estivi hanno lasciato posto da un mesetto abbondante ai live al chiuso.
Nello specifico questo dei Northern Uproar si tiene presso la Trattoria Altroquando di Zero Branco, ambiente raccolto e casalingo nel bel mezzo delle provincie di Treviso, Padova e Venezia.
Chi si ricorda della band mancuniana?
Beh probabilmente qualche fan del Britpop minore anni novanta; fecero uscire un paio di album notevoli sulla scia dei primi Oasis proprio nella seconda metà dei 90's e poi sparirono nel nulla.
Peccato.
Succede spesso nel Regno Unito, dove band apprezzabili durano l'arco di un paio d'anni e poi vengono inghiottiti dallo stesso sistema che aveva provveduto a darli un minimo di notorietà.
Cambiano le mode di stagione e arrivano altre band che faranno esattamente lo stesso percorso dei Northern Uproar.
Ad ogni modo nel 2007 i nostri si riformarono e pubblicarono un nuovo disco passato sotto silenzio; da allora sono attivi in maniera sporadica con qualche live all'anno come qualsiasi band da cantina insegna.
La serata alla Trattoria Altroquando me l'ero segnata sul taccuino da un bel pezzo e non volevo perdermela per nessuna ragione.
Tre date italiane in acustico per gli inglesi, un mini tour decisamente di culto, con la band ridotta a un duo che alle 23.30 prende in mano le chitarre acustiche e per mezz'ora buona intona canzoni in cui risaltano a pieno melodie brit spolpate dall'elettricità dei dischi.
Il cantante ha la stazza più del magazziniere che del cantante rock: capelli corti, un bel po' di chili sovrappeso, abiti informali e un paio di Adidas ai piedi.
Odio lo stereotipo di musicista rock tutto capelli lunghi/tatuaggi e i Northern Uproar sembrano rispondere a questa mia esigenza.
Non gliene frega nulla di apparire per quello che non sono: sono solamente due lads inglesi che pigliano la chitarra e cantano una decina di canzoni che parlano di vita di periferia e aspettative.
Che poi lo sappiano fare ancora particolarmente bene e che le canzoni suonino splendidamente a quindici anni di distanza, beh, questo non fa altro che aggiungere un bel po' di rimpianto per quello che poteva essere e non è stato.
SANTO NIENTE @ TRATTORIA ALTROQUANDO - ZERO BRANCO (TV) - 24/04/2012

Non mi capita poi così molto spesso di assistere a concerti di band che conosco poco.
Però martedì avevo comunque voglia di farmi 30 km all'andata ed altrettanti al ritorno per assistere sotto ad un tendone insieme ad altre 50 persone al concerto dei Santo Niente.
C'ero già stato alla Trattoria Altroquando ad inizio aprile per i Diaframma e proprio quel giorno notai da qualche parte che il 24 aprile sarebbe stata la volta dei Santo Niente.
Non mi sono preparato a questo concerto: di loro conoscevo solo "Elvira", probabilmente il loro pezzo più famoso, scoperto in un modo particolarmente curioso.
Diversi anni fa, presso le bancarelle che popolano il festival estivo di Radio Sherwood, c'era (ma dovrebbe esserci ancora) una bancarella che vendeva praticamente solo cassette e cd bootleg.
Comprai un bootleg dei Sex Pistols, una mezza ciofeca (solo "Schools are prisons" meritava davvero li dentro), però alla fine della cassetta era presente questo brano.
Mi piacque subito.
Non la pensava così l'amico che guidava la macchina con cui andai (insieme ad altri amici) in Svizzera proprio quell'estate; senza mezze parole disse "Adesso basta ascoltare questa merda!".
Mi dispiacque che non apprezzasse quella canzone di un gruppo a me sconosciuto.
Mi informai e venni a sapere che erano i Santo Niente.
Bene, dissi, li ascolterò.
Il caso volle che nei successivi anni non mi sia mai adoperato per ascoltarli.
Ma non chiedetemi perché: probabilmente, dovendo selezionare i miei ascolti, non li ho mai presi in considerazione.
Comunque i fatti parlano chiaro: martedì 24 aprile vado a vederli alla Trattoria Altroquando di Zero Branco.
Sono in quattro e suonano un set che dura un'oretta.
I suoni sono quelli dell'alternative rock degli anni '90 (Nirvana, Sonic Youth, Jane's Addiction), ma io sono abbastanza ignorante in materia.
Però mi sono piaciuti comunque: non tutte le canzoni, però cinque/sei si.
Soprattutto, come verrò a sapere più tardi cercando i titoli, una segnalazione speciale se la beccano "E' Aria" e "Storia Breve", oltre alla clamorosa "Elvira" posta tatticamente come ultima canzone.
DIAFRAMMA @ MAXIMUM FESTIVAL - ZERO BRANCO (TV) - 07/04/2012

Sabato 7 Aprile 2012, il sabato prima di Pasqua.
Mi piace Pasqua e la sua immagine da me idealizzata di campi verdi, uova di gallina e clima mite.
Sabato 7 Aprile però piove e tira vento, dopo mesi di siccità veneta.
Io al sabato lavoro fino alle 21 e 30.
Quindi, come da programma, alle 21 e 30 stacco e mi fiondo a casa, mangio e alle 22.15 sono già in auto pronto ad un'oretta di viaggio per raggiungere Zero Branco.
La location del concerto la raggiungo dopo essermi perso ed aver avuto la fortuna di chiedere ragguagli ad un ragazzo del posto casualmente incontrato lungo la strada.
La Trattoria Altroquando è in mezzo al nulla, non certo lungo la via principale.
Pago i miei 10 euro di ingresso e dopo un'occhiata all'ambiente vado a prendermi una birra media.
Sono da solo e spero che i Diaframma inizino presto, altrimenti non saprei come far trascorrere un ora in solitaria se non bevendo e fumando.
Per fortuna 15 minuti dopo il mio arrivo i tre cominciano a prendere possesso del palco.
Avevo già visto i Diaframma nel 2008, tra l'altro sempre nella zona in cui suonano stasera, e la performance non mi era dispiaciuta; ero rimasto sorpreso in negativo da quanto poco c'entrassero il batterista con capelli lunghi e barba e il bassista.
Oggi invece di loro me ne frego e mi concentro quasi esclusivamente su Federico Fiumani.
Lui è i Diaframma, tanto vale concentrarsi solo su di lui.
Harrington e t-shirt nera per Fiumani e si parte subito con una tripletta iniziale che lascia poco scampo: Siberia (suonata davvero bene) - Gennaio (probabilmente la mia preferita dei Diaframma) - L'Odore delle Rose.
Mentre è già partito con quest'ultima, Fiumani si ferma facendo notare al fonico un rumore, una sorta di rimbombo.
Pubblico che rimane sorpreso per l'interruzione e dopo si riparte.
Attitudine punk ed amatorialità artigianale.
Il concerto prosegue per circa un ora di repertorio, toccando praticamente tutti i punti salienti della produzione targata Diaframma.
Del nuovo album, che ho già avuto modo di ascoltare in internet, e che acquisterò al termine del concerto, vengono proposte: Vivo Così, Madre Superiora e Carta Carbone.
Mi piace molto il nuovo album, canzoni scritte bene, melodiche, con strofe e ritornelli al posto giusto, lunghezza giusta.
Il concerto termina e mi incammino a piedi lungo una strada di campagna mentre piove, fermandomi lungo il fosso per una pisciatina, prima di fare circa 20 km senza incrociare una macchina.
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