Ogni tanto mi capita di andare ai concerti da solo; oddio, in
percentuale sono di più quelli che ho visto e vedo in compagnia, però ogni
tanto succede che, per vari motivi, prendo la macchina in solitaria e vado al
concertino che mi sono segnato da tempo in agenda.
Questa alla Trattoria Altroquando (ho già avuto modo di tesserne
le lodi qualche tempo fa) è la prima serata del Maximum Festival, iniziativa
lodevole messa in piedi dalla Go Down Records, oramai conosciutissima etichetta
del trevigiano con in carnet diverse band.
L’idea del festival è quella di far suonare i gruppi dell’etichetta,
piazzando di solito un gruppo esterno di punta.
Arrivo giusto per beccarmi l’inizio della prima band in
scaletta, i veneti Supertempo, che si rivelano essere una piacevole sorpresa.
Sostanzialmente trattasi di punk rock melodico, veloce e
lineare, con dei bei giri di basso a sostegno; in certe occasioni mi sembrano
parecchio indebitati con certe cose degli Hard Ons, anche se forse mancano i
pezzi bomba dei cangurotti.
Ad ogni modo un bel set, frizzante e piacevole.
Dopo i Supertempo, salgono i Bluesevil, tre ragazzi con un
accento non veneto (scoprirò poi essere mezzi romagnoli).
Capisco subito che sarà una mezzora lunga per me: i tre,
infatti, suonano una specie di hard rock blues con assoli di chitarra lunghi
dieci minuti, una cosa che mi fa stracciare le palle in maniera inaudita.
Dei tizi grandi e grossi davanti a me, che sembrano usciti
dal classico bar di provincia, fanno si con la testa e dimostrano di
apprezzare, probabilmente memori del cd dei Guns’n’Roses che tengono in
macchina, ma io non la reggo sta roba qua.
E’ che sono da solo, allora mi prende male farmi mezzora in
solitudine con cotanta colonna sonora; per fortuna mi perdo a guardare un
ragazzo e una ragazza, avranno sedici anni a testa, che incuranti di tutti e
tutto saltano, ballano maldestramente, fanno mosse di qualche disciplina
asiatica del cazzo, addirittura si rotolano per terra durante una pausa tra un
pezzo e l’altro.
Dopo un po’ che li guardo interessato, mi accorgo che ci
sono altri ragazzi intorno a me tutti presi dalla scena dei due, e noto che sghignazzano
tra di loro.
In breve comincio a ridere di gusto anch’io, da solo, una
cosa che non mi fermo più.
Per fortuna che il gruppo finisce e salgono gli spagnoli Dr.
Explosion.
Non li conosco, o meglio non li conoscevo fino a quando è
uscito il programma del Maximum e allora sono andato a vedermi un paio di
video.
Roba interessante, la loro.
Purtroppo io sono ancora fermo ad ascoltare i gruppi inglesi
e magari americani, però difficile che ascolti qualcosa di extra anglosassone (apparte
ovviamente i gruppi italiani); e si che in passato ogni tanto i Pekinska Patka
o i Los Nikis gli ascoltavo volentieri, ma anche adesso non avrei problemi,
solo che poi la musica che conta nella vita è altra.
Comunque i tre spagnoli macinano che è un piacere con il
loro beat/garage/r’n’r senza troppe
pippe mentali, e inoltre, punto che molte volte risulta non pervenuto nelle
band italiane sotterranee, sanno tenere bene il palco, o meglio, il cantante chitarrista
sa tenerlo.
Tipetto simpatico, una sorta di Edwyn Collins periodo Orange
Juice, con il suo mix di italiano e spagnolo parla alla pubblico di dracula e
pompini, sposta le transenne e viene a suonare in mezzo al pubblico.
Il gran finale vede tutta la band sulla pista del pubblico,
il batterista con il timpano e basta che suona un boogie, con chitarra e basso
che gli stanno dietro ed emanano una specie di surf primitivo.
Il pubblico preso bene, coinvolto e soddisfatto, può tornare
a casa felice.
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