giovedì 7 agosto 2014

CONSIDERAZIONI A MARGINE DEL CONCERTO DEI TELEVISION – SESTO AL REGHENA (PN) - 05/08/2014



Television a Sesto al Reghena, grazioso borgo appena aldilà del confine veneto/friulano, vicino Portogruaro e comunque provincia di Pordenone, grande capitale musicale italiana dei tempi che furono.
Posti a sedere e alla fine questa si rivelerà una mossa discutibile: non è che mi dispiacciano i concerti da seduto, anzi quando mi capitava di vedere gli Offlaga Disco Pax avrei pagato di tasca mia perché qualcuno riempisse la pista di sedie (e questo avrebbe alzato la qualità della performance).
Con i Television, invece, direi che viene a meno l’empatia che intercorre tra pubblico e band; ecco, dei Televison da freezer che però con un pubblico più partecipe forse avrebbero cambiato un attimo marcia.
Che poi comunque la loro parte la fanno bene e in scaletta piazzano praticamente tutto “Marquee Moon”, canzoni immortali, “See no Evil”, “Venus”, “Elevation” o la stessa titletrack.
Però sembra di assistere ad una partita di tennis, oppure ad una recita scolastica, guai a chi parla!
Il bassista sembra un po’ Andrea Mingardi e Verlaine da lontano sembra Fiumani dei Diaframma.
Alla fine, con un amico, riusciamo ad aggirare il palco e a vedere due minuti del concerto da praticamente il backstage, finchè un buttafuori ci dice di sloggiare.

lunedì 21 luglio 2014

BUZZCOCKS - THE FALL - INSPIRAL CARPETS @ FIERA DELLA MUSICA - AZZANO DECIMO (PN) - 18/07/2014






Serata davvero imperdibile per gli appassionati di suoni britrock quella organizzata all'interno della rassegna "Fiera della Musica" di Azzano Decimo, paese della provincia pordenonese, terra del Great Complotto e non solo.
Tre gruppi da Manchester, da una scena cittadina che dal punk in poi ha prodotto materia musicale/sociale di primissima qualità.
Buzzcocks, Joy Division, la Factory Records di Tony Wilson, Fall, New Order, l'Hacienda, Smiths, Madchester, Oasis. Dite che può bastare?
Il clima è gradevole e alle 21.15 salgono sul palco i Buzzcocks, con sorpresa per il sottoscritto che se li aspettava per ultimi.
Attaccano subito con "Boredom", seguita da "I don't mind" e "Autonomy", tre istantanee del periodo '76/'78 giusto per mettere le cose in chiaro.
Sono belli carichi e nei 50 minuti circa a disposizione sparano tutte le cartucce migliori della collezione: "Promises", "Love you More", "Ever Fallen in Love", praticamente quasi tutto "Singles Going Steady" (disco da isola deserta) con l'aggiunta di "Why she's a girl from the chainstore" (singolo del 1980) e "Sick city sometimes", unica concessione alla produzione relativa alla seconda parte di carriera dei nostri (dal 1989 ad oggi).
Tra l'altro so che sono in uscita con un nuovo album e sicuramente non mancherò nell'acquisto e nell'ascolto.
Concludono con "Orgasm addict" e, in definitiva, soddisfano per intensità e scelta dei brani. Sempre un piacere vederli.
Tempo di un Cynar al Bar Sport e tocca ai Fall: gruppo storico della scena inglese, trentasette anni di carriera, circa trenta album prodotti, insomma un istituzione anche se non sempre così accessibile come altre proposte proveniente dal Regno Unito.
Il suono del live è un sunto degli anni '80 di Manchester: A Certain Ratio, New Order, primi Happy Mondays, con una doppia batteria (da una parte set completo, dall'altro solo i fusti) che crea un sound di base quasi industriale ma al contempo bello caldo.
Mark E. Smith, più che cantare,declama frasi che sarebbe bello poter comprendere a pieno, così si avrebbe una visione più completa del tutto; perchè il set dei Fall si rivela ostico e non così immediato, con il telaio strumentale che praticamente gira su se stesso per quaranta minuti e con la mancanza di melodia vocale che rende il tutto decisamente complesso all'ascolto.
Un set difficile ma non per questo poco interessante.
Sicuramente più accessibili gli Inspiral Carpets, a cui è affidata la parte conclusiva della serata.
Puro Madchester sound: indie dance, con il Farfisa che gioca un ruolo decisivo nell'economia di casa.
Vestìti bene, tutti in camicia, risultano davvero piacevoli; vengono da sempre considerati uno scalino sotto ai pesi massimi Stone Roses, Happy Mondays e Charlatans e forse ci stà, però hanno davvero belle canzoni in scaletta.
"This is how it feels", "She comes in the fall", oppure la conclusiva "Saturn 5" stanno li a dimostarlo.
Poi, dopo un concerto così, farsi un dritto Pordenone-Treviso-Cittadella è un attimo.

 

mercoledì 16 luglio 2014

DAMON ALBARN - TEATRO DEL VITTORIALE - GARDONE RIVIERA (BS) - 14/07/2014



Ha dato spettacolo Damon Albarn, nella splendida cornice del Teatro del Vittoriale di Gardone Riviera (Bs), quasi nel mezzo della sponda ovest del Lago di Garda.
Biglietti sold out già da tempo e attesa crescente per una data che verrà ricordata a lungo dai presenti.
Alle 21.15 precise è salito sul palco con la propria band ed ha invitato subito i presenti in platea ad alzarsi in piedi e ad avvicinarsi al palco. Addio posti numerati, quindi. Ovviamente ne ha guadagnato l'intensità dello show, composto da un programma interno davvero ricchissimo, e che ha smentito quanti, tra cui il sottoscritto, si aspettavano una scaletta dal mood malinconico, com'è appunto la linea dell'ultimo (splendido) lavoro del nostro, "Everyday Robots".
Oltre a tutte le canzoni presenti in quest'ultimo, infatti, Albarn ha riproposto pezzi della sua produzione non-Blur a firma Gorillaz e The Good, the Bad & the Queen, episodi dal tono generale dub ("Kids with Guns"), resi perfettamente da una band con una sezione ritmica che sembrava uscita da un'istantanea Two Tone e un chitarrista e un tastierista in tenuta mod.
Gli amori musicali di Albarn li scorgi tra le linee, anche dove non te li aspetti: vaghe melodie Kinksiane filtrate da suoni quasi di scuola Clash ("Slow Country", "Kingdom of Doom"), profondità stile "Ghost Town" degli Specials.
Un coro composto da sei persone ha fatto capolino in "Three Changes" (replicando poi dove ce ne fosse la necessità), offrendo un valore aggiunto ad una prestazione già curatissima in ogni dettaglio.
La conclusione della prima parte lo ha visto riprendere due canzoni dei Blur (complessivamente poco spazio alla band madre, indicati come "la mia band precedente"), "Out of Time" e "All your life", quest'ultima in versione T-Rex drogati di punk.
Tempo di una sigaretta dietro il palco ed è tornato per il gran finale, che ha visto passare in rassegna una "End of the Century" di Parklifiana memoria rivisitata in solo al piano, seguita da una "Clint Eastwood" che ha fatto muovere le gambe a tutti.
La primaverile "Heavy Seas of Love" ha chiuso il sipario su un concerto sfavillante, ricco di emozioni e senza punti deboli.
Quasi due ore di live set: il campanile del borgo dove controllare l'ora, il Garda dietro il palco e ricordi memorabili nelle orecchie e negli occhi.

giovedì 3 luglio 2014

DENIZ TEK - CASCINA IRMA - ZANE' (VI) - 01/07/2014




Cascina Irma non è nient'altro che il cortile della Biblioteca di Zanè, a due passi da Thiene: bello.
Mi ricordo che quando andavo all'Università praticamente ci vivevo alla Biblioteca di Cittadella, e sicuramente non mi sarebbe dispiaciuto fermarmi anche alla sera se ci fosse stato Deniz Tek dei Radio Birdman.
Aprono la serata le Shanti Shanti, un quartetto femminile che propone un buon garage pop che mi piacerebbe ascoltare sdraiato su una spiaggia californiana.
Poi Deniz Tek, accompagnato da due gemelli italo americani (qualcuno azzarda siano pizzaioli al Queens..) al basso e alla batteria.
Beh, i Birdman sono leggenda e lui il suo posto nell'olimpo r'n'r ce l'ha ben saldo.
Fa la sua roba e nel mezzo piazza qualche pezzo della casa madre, tipo "Murder City Nights", "All Alone in the Endzone" e "Snake"(una delle mie preferite).
Nel finale arriva l'inaspettata e graditissima cover dei Vibrators, "Whips & Furs"; termina con "Hand of Law".
Tutto bello, però all'appello mancano alcuni pezzi davvero imprescindibili se si parla di Radio Birdman: "Aloha Steve & Danno", "New Race", "Do the Pop".
Un po' come se Marky Ramone viene e non fa "Blitzkrieg Bop".
Comunque lui mi è sembrato in formissima: atletico, barba rasata, curato.

lunedì 16 giugno 2014

THE MANGES - CASTEL D'ARIO (MN) - 13/06/2014



Quando vado a vedere i Manges c’è sempre un buon profumo: non so se siano loro che usano qualcosa di speciale, o il pubblico che si tira a lucido, però è una cosa che noto dal primo loro concerto che vidi ai Cantieri di Montecchio Maggiore nel lontano 2005.
E il profumo c’è anche in questa data mantovana del tour a supporto del nuovo album “All is well”, impeccabile come al solito, a discapito delle polemiche puriste circa l’abbassamento della manopola della distorsione della chitarra: questo per capire a che livello ci si trastulla mentalmente in certe sette.
Aprono i Leeches e mi sembrano in buona forma: una mezzoretta di rude punk rock in cui svettano i loro classici testi in inglese che parlano di cibo sotto svariate forme.
I Manges fanno il check praticamente prima di suonare, scendono un attimo dal palco per poi risalire con la classica tenuta composta da jeans e maglietta a righe orizzontali bianca e blu.
Aprono con “Plan Hololulu” e, una dopo l’altra, scaricano addosso al centinaio di persone presenti il loro monolite punk rock ramonesiano.
Tra me e me penso che sarebbe bello alternare ogni tanto i pezzi più veloci con qualche pezzo un attimo più lento (e i Manges ne avrebbero in repertorio); Manuel Manges alla batteria picchia il suo 4/4 iperveloce in stile ”Loco Live” più  che “It’s Alive”.
Del nuovo album fanno la già citata “Plan Hololulu”, “My Bad”, “Panic at the Ice Rink”, “I tried to die young” e “Lone Commando”; il resto della scaletta è preso da “Bad Juju”, “Go down” e “Good Enough”, con gli anni ’90 che vengono saltati in tronco.
Tre cover dei Ramones (tra cui l’ottima “Somebody put something in my drink”).
Fanno in tempo a finire con “Say goodbye to your generation” (cover dei Methadones) e a raccogliere i meritati applausi che inizia a piovere; prendo la macchina e guido a zonzo per due ore per la bassa padana, mentre fuori piove. Fantastico.



lunedì 19 maggio 2014

DIAFRAMMA - VINILE - ROSA' (VI) - 17/05/2014



Magari è destino che i Diaframma me li debba vedere sempre da solo, non so; sta di fatto che anche stasera (è la quarta volta che li vedo) parto alla volta del Vinile in compagnia di me medesimo.
Mi ritorna in mente quella frase di Tondelli su “Biglietti agli Amici” in cui porta se stesso in giro per l’Europa: ecco, più o meno ci siamo.
Per indorare un attimo la pillola, gli organizzatori hanno deciso di creare un evento a supporto del serata, chiamata “Joy Division Ceremony”.
Ovvio che quindi l’atmosfera non sia esattamente da Toga Party, ma la cosa mi va anche bene dato che sicuramente mi sentirei a disagio in una festa dove tutti fanno finta di divertirsi.
Qua non abbiamo di questi problemi, dato che l'ambiente mi sembra decisamente tranquillo e piatto, clima ideale per un cane sciolto come il sottoscritto che si piazza a bere una birretta (prezzi altissimi) vicino alla scala dei cessi.
Ogni tanto tiro fuori il telefono e fingo di avere relazioni sociali, in realtà faccio una partita a Snake.
Vedo Fiumani al banchetto dei cd, ma neanche ci penso di avvicinarmi e scambiare due parole, dato che ultimamente seguo la linea del “non parlare ai componenti dei gruppi che ascolto”.
Tempo una mezzoretta e il concerto inizia: mi piazzo giusto davanti al palchetto, posizione di privilegio.
Dopo qualche pezzo noto che la scaletta sembra essere composta in larga misura da canzoni degli anni ’80: roba cupa, pura new wave italiana.
“Siberia” arriva quasi subito e raccoglie il meritato entusiasmo del pubblico
Poi un coglionazzo davanti a me decide di alzare entrambe le braccia per riprendere col cellulare (pratica odiosa), in modo che praticamente non veda niente, e complice anche il caldo decido di trasferirmi in balaustra tirandomi su il cappuccio per il getto d'aria continua del bocchettone dietro me.
Sostanzialmente i picchi della scaletta anni '80 sono la già citata "Siberia", "Amsterdam" e personalmente ci metto anche "Neogrigio" che è una delle mie preferite.
Non fanno "Tre Volte Lacrime" che è un pezzone, e verso la fine si passa anche a qualche pezzo non necessariamente in linea con la "Joy Division Night", tipo "L'Odore delle Rose" e la classica "Gennaio".
Vengo raggiunto da un paio di amici .
Il concerto dura veramente un sacco di tempo, circa due ore, insomma c'è di che ascoltare.
Bello, anche se probabilmente li preferisco con una scaletta più varia sin dall'inizio.

martedì 15 aprile 2014

THE STRANGLERS - NEW AGE - RONCADE (TV) - 12/02/2014



Data segnata sull'agenda da un bel po' di tempo per questa puntata degli Strangolatori in terra veneta.
Mai visti dal vivo, oramai uno dei pochi gruppi dell'epopea punk originale ancora in giro che non ho mai avuto il piacere di gustarmi; anche se poi parlare di solo punk 77 con gli Stranglers è decisamente riduttivo.
Infatti esordirono in epoca punk, con un paio di album che ne prendevano in prestito l'irruenza e la vivacità, mediandola però con una certa ricchezza di suono dovuta, principalmente, al suono della tastiera, oltre che a trame sonore magari meno lineari che in altri partiti (Peaches).
Arrivo al parcheggio e sento che da dentro il locale parte "No More Heroes": cazzo, penso, sarà il dj: poi, nel breve tratto che mi separa dall'ingresso mi chiedo quale dj possa essere così stupido da metterla su prima che suonino gli Stranglers stessi.
Svolto l'angolo e vedo che all'entrata non c'è nessuno: deserto.
Il panico mi prende a tal punto che invece di spingere la porta d'ingresso del locale, la tiro verso di me ed ovviamente questa non si apre.
In qualche maniera riesco ad entrare giusto in tempo per beccarmi mezza canzone: una sorta di ingresso cinematografico (il protagonista entra nel locale con gli Stranglers che suonano "No More Heroes").
Mi accomodo vicino al palco e noto che nonostante i
20 euro e rotti di biglietto c'è parecchia gente, comunque tutti tranquilli ed attenti.
Gli Stranglers sono in quattro e della formazione originale sono rimasti Jean Jacques Burnel, bassista, figura importante del punk inglese più che altro per look e presenza ma anche per il suono abbastanza articolato del suo strumento e Dave Greenfield, tastierista, che sul suo strumento ha una scritta fatta con lo scotch: "No formaggio-No concerto!" : non chiedetemi cosa significhi.
In un'ora e passa di esibizione ripercorrono i momenti salienti dei loro quarant'anni di storia: "Golden Brown" la piazzano a metà concerto ed è, per me, una delle più belle canzoni di tutti i tempi.
"Nice'n'Sleazy" è dura e tagliente, una sorta di punk/reggae uscito da Ladbrooke Groove direttamente dal 1978.
"Duchess"è new wave, con le tastiere che giocano un ruolo fondamentale.
Il cantante è un pelato ciccione che però fa bene il suo.
Guardo Burnel e mi ricordo che è nato lo stesso giorno di mia morosa.
Il pubblico, composto in larga misura da cinquantenni, ascolta gli inni della propria giovinezza, chiusi in camera con Frigidaire e gli Stranglers sul giradischi. Bello.