mercoledì 30 gennaio 2013

BRAVI RAGAZZI (primi Melt) - CSA ARCADIA - SCHIO (VI) - 26/01/2013



Si dice sempre che il miglior alleato di un’attività sia il passaparola, sistema che presuppone la volontà di consigliare ad un qualcuno interno alla propria rete sociale di usufruire di un servizio in cui ci si è trovati molto bene.
Attività nobile il passaparola: le motivazioni devono essere forti se decido di spendermi, senza nessun ritorno, per promuovere un qualcosa.
Ecco, con i Melt dei primi due album, con il sottoscritto e molta altra gente è andata proprio così.
Eravamo troppo giovani per vivere in diretta l’epoca di “Bravi Ragazzi” e “Sempre più distanti”, e arrivammo giusto con tre/quattro anni di ritardo, quando la band aveva preso un’altra strada sonora e di line up.
Però quei primi due album ci segnarono, ci folgorarono.
Si creava un giro di passaggi, animati solamente dal piacere di dare un qualcosa che indirettamente parlasse un po’ di te all’altro, che rendeva alla perfezione il passaparola di cui sopra: “ti faccio una cassetta”, “ti giro un cd”.
“Bravi Ragazzi” è del 1997: punk rock lanciato e melodico, testi memorabili, canzoni belle dalla prima all’ultima.
“Sempre più Distanti”, il seguito datato 1998, è, se possibile, un passo in avanti in direzione di un punk’n’roll  eseguito alla perfezione e dai connotati più maturi; sicuramente una delle vette per quanto riguarda i dischi usciti in Italia legati al giro punk rock, e peccato per chi non lo conosce.
Eh si, perché i Melt hanno sempre goduto di un grande seguito nella zona vicentina e veneta in generale, però non è dato sapersi quanto siano conosciuti, ad esempio, in Lombardia o in Piemonte, ma penso non molto.
Folgorati sulla via dei Melt, quindi.
“Bravi Ragazzi” lo ascoltavo in cassetta, con il walkman, nei primi anni zero; il walkman rendeva il tutto ancora più grezzo e sporco, chitarre lancinanti, certe parole che non riuscivo a decifrare.
Quando ebbi l’occasione di ascoltarlo in cd rimasi di pietra  a scoprire che in realtà la registrazione era molto più pulita di quanto ascoltato da me; infatti resto totalmente legato a quella cassettina doppiata.
“Sempre più distanti”, invece, aveva certi testi talmente cupi che non c’è niente di meglio per descrivere come ti senti a vent’anni.
Anche qua parole che non si capivano, “Giorno su giorno” che aveva una stranissima seconda melodia parallela alla principale, da cui ogni tanto emergevano parole che sembravano essere “qualcosa”, “invece”.
All’Arcadia di Schio (bel posto e prezzi onesti) c’erano tutti i ragazzi della zona a cui i Melt degli esordi hanno dato qualcosa, e il locale straripava nel senso vero del termine.
La serata è strutturata in questo modo: Vince alla chitarra/voce e Gian alla batteria ovviamente fissi, accompagnati a turno da vari bassisti e secondi chitarristi.
Partono con “Resterai solo” e puntuale scatta un entusiasmo che si trascinerà lungo tutta la serata.
Suonano tutto “Bravi Ragazzi” e gran parte di “Sempre più Distanti”.
Concerti così, pure botte di vita, dovrebbero essercene ogni settimana, o almeno ogni mese: qualche partito del cazzo che ora si sta scaldando per la tornata elettorale dovrebbe metterlo per iscritto nel programma.

giovedì 17 gennaio 2013

SKA.J - GARAGE CLUB - SAN MARTINO DI LUPARI (PD) - 11/01/2013


Il Garage Club è un posto intrappolato in una tipica zona industriale veneta, quelle che dal venerdi sera al lunedi mattina sono deserte, quelle che se fossimo a Napoli ci organizzerebbero corse clandestine di auto.
Zone spettrali, con le prostitute che battono dal tramonto all'alba.
Il locale vero e proprio è un magazzino adibito a "locale rock", come ce ne sono diversi sparsi nel Veneto.
Oramai si può dire perfettamente compiuto il decentramento dei locali notturni in zone squallide e tetre, con i cittadini del centro che reclamano il loro diritto di stare tranquilli (di solito se vuoi stare tranquillo prendi casa in campagna, almeno un tempo funzionava così, ma tant'è).
Con questi presupposti, è facile che l'11 gennaio la zona appaia davvero dura, vuoi per la scenografia industriale, vuoi per il freddo gelido; questo per spiegare che un gruppo come gli Ska-J probabilmente si apprezzerebbero maggiormente in condizioni ambientali diverse, ad un festival all'aperto per esempio, con una bella birra ghiacciata in mano e vecchio ska nell'aria a farti compagnia.
Loro comunque suonano che è un piacere, tra cover di classici ska e brani autografi.
Il poco pubblico presente inizialmente sembra abbastanza sulle sue, per poi lasciarsi andare in balli cretini lungo il concerto.
A proposito, ma come ballano lo ska questi qua?! Saltellando, facendo piroette, liberando i sensi.
Cazzo, è una cosa seria: secondo me dovrebbbe essere ballato da fermi, ondeggiando sul posto, con stile, come gli skinheads a Londra nel '69 con i dischi della Trojan, della Treasure Isle e della Pama.
A Woodstock non si ballava ska, ricordatevelo.
Concludendo, gli Ska-J in estate dovrebbero suonare ogni sera, come le orchestre di liscio.

domenica 30 dicembre 2012

COLPO GOBBO NELLE HIGHLANDS


Gang of Four!

IL MEGLIO DEL 2012 - DISCHI



Anno che volge al termine e quindi tempo di stilare liste.
Ecco un elenco, senza pretese classificatorie, di dischi usciti nel 2012 che ho apprezzato particolarmente.

Dischi Italiani

Diaframma – Niente di Serio 

Decisamente un buon album per una band che rappresenta la storia del rock italiano.

Nel disco in questione vengono rappresentate alla perfezione le due anime del gruppo fiorentino, quella più rock e quella più riflessiva.

Offlaga Disco Pax – Gioco di Società 

Oramai sono una certezza del panorama italiano.

Immaginario forte e dischi sempre ben fatti.

Karibean – Andersen 

Italiani, scoperti quest’anno, stupiscono per il pregevole incrocio tra Ramones/Beach Boys/ Pastels, il tutto suonato come lo suonerebbe una misconosciuta band inglese epoca C86.

A Classic Education – Call it Blazing!

Un disco perfetto. Qua dentro ci sono canzoni che suonano decisamente senza tempo, pregne di melodie indimenticabili.

Un gruppo bolognese che se la gioca in tutto il mondo.

Dischi Stranieri

Prinzhorn Dance School – Clay Class 

New Wave cupa, glaciale e stilosa; da ascoltarsi in cuffia mentre si attraversano a piedi deserte ghost towns post industriali.

Jah Wobble. Keith Levene – Yin & Yang 

Parecchio solido quest’album dei due ex Pil.

Atmosfere Dub Rock metropolitane.

Jake Bugg 

Sorprende in positivo l’esordio di questo sbarbato diciottenne inglese.

Canzoni classicissime che odorano di Beatles e Brit Pop.

Paul Weller – Sonic Kicks 

La aspettavo attentamente questa nuova uscita di Paul Weller; risultato che convince per metà, visto che all’interno qualcosa di buono c’è, ma spesso è accompagnato da esperimenti non all’altezza della situazione.

Da segnalare anche: 

Bruce Foxton (l'ho ordinato e sto aspettando di riceverlo, ma da quel poco che ho sentito sembrerebbe parecchio interessante), Madness (album carino ma non memorabile), Tre Allegri Ragazzi Morti (buon album, a metà tra lo stile classico della band e cose più nuove), Cribs (qualche pezzo britpop degno di nota, altri meno), Vaccines (mi piacciono a sprazzi).

giovedì 20 dicembre 2012

ENRICO BRIZZI - L' INATTESA PIEGA DEGLI EVENTI

Un libro corposo, segnato da uno stile pulito, per uno scrittore che inizio ad apprezzare sempre di più.
E' il secondo libro di Enrico Brizzi che leggo: il primo, "La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco", pur essendo un excursus per lo scrittore bolognese, lo avevo trovato divertente ed interessante.
Qui siamo nel 1960: la seconda guerra mondiale è terminata in un altro modo rispetto alla versione originale e il fascismo persiste, seppur con modalità leggermente meno totalitarie.
Il buon Lorenzo Pellegrini, trentenne giornalista sportivo bolognese, viene inviato nelle Repubbliche associate Africane (nello specifico Etiopia ed Eritrea) per seguire da vicino la Serie Africa, campionato calcistico locale.
Lo attenderà una realtà a suo modo moderna, vivace, attiva.
Aregai è un basettone, me lo vedrei bene a ballare Ska e Rocksteady con gli Skinheads a Londra nel '69, mentre Cumani è un giocatore working class che raffigurato sulla copertina mi ricorda vagamente Roberto Pruzzo.



martedì 4 dicembre 2012

TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI – VINILE – ROSA’ – 29/11/2012



Avevo un po’ perso di vista i Tre Allegri Ragazzi Morti negli ultimi anni; nel mio percorso di appassionato a certi suoni è capitato, e capita ancora, che fasi della vita siano caratterizzate dall’ossessione verso determinate band.
Dai quindici ai vent’anni una delle band per me più importanti furono proprio i Tre Allegri Ragazzi Morti.
Sembra il solito discorso che poi cresci, maturi e cambi ascolti; in realtà è andata che certe tematiche adolescenziali ad un certo punto mi sembravano un po’ stagnanti e da “film”.
Capita. 
Probabilmente era necessaria una fase di allontanamento per poi poter osservare il quadro nel suo insieme più ampio, da esterno se vogliamo, perché se è vero che la tematica portante del gruppo pordenonese  è l’adolescenza e i suoi risvolti, è anche vero che la mia, almeno anagraficamente, è finita da qualche anno.
Allora le tematiche si riescono a guardare sotto un’altra stella, in grado di comprendere e decifrare il tutto sotto un ottica quasi sociologica se vogliamo: Tre Allegri Ragazzi Morti, una band, un immaginario forte che resiste negli anni, un gruppo non identificabile in maniera ortodossa con un genere perché inventori a loro modo di un qualcosa.
Dal vivo è da parecchi anni che non li vedo, mentre un ascolto ai due album usciti nella seconda metà degli anni 2000 cercavo sempre il modo di darlo, per una sorta di affetto verso la band.
Comunque siamo nel 2012 e i Tarm sono pronti a dare alle stampe il settimo disco in diciotto anni di carriera.
La serata del Vinile viene promulgata via manifesti e social network come un secret show con capienza limitata a 150 ingressi, una sorta di prova generale dove ascoltare in anteprima i brani del nuovo disco “Il giardino dei fantasmi” prima di intraprendere il tour promozionale vero e proprio.
Mi piace l’idea di organizzare un concerto in un giorno ai più insignificante come il giovedì; in città funziona così, non tutti gli eventi sono dipendenti dal venerdì e dal sabato.
Ovvio che però i concerti dovrebbero iniziare e finire ad un’ora umana: solo così avrebbero senso i concerti infrasettimanali.
Al Vinile l’atmosfera è attenta e curiosa e alle 23.00 la band sale sul palchetto del locale.
Partono con “Puoi dirlo a tutti”, brano tratto dal loro ultimo disco “Primitivi del futuro”,disco che ha segnato una virata stilistica verso ritmiche di stampo reggae.
Anche i brani del nuovo disco, ad un primo ascolto, sembrano mantenere un impronta lenta e in levare, con basso tondo e batteria che sembrano usciti da un disco dub.
Canzoni non molto immediate e sicuramente distanti anni luce dalle prime cose del gruppo, canzoni che magari richiederanno più di un ascolto su disco per essere apprezzate in maniera compiuta.
Dopo un’oretta dedicata al nuovo album, parte la scaletta che ripercorre i pezzi noti della band, intramezzata da qualche chicca (tipo “Un altro inverno a Pordenone”) che riscuotono l’entusiasmo dei presenti.
Uno show bello pieno di due ore e alle 01.00 precise il concerto termina, esco per primo dal Vinile e inizia a piovere. La statale è deserta.

mercoledì 14 novembre 2012

STADI D'ITALIA



Un commento per ogni stadio di Serie A.

Atalanta
Non male. Stadio inserito nel contesto cittadino, altrove magari lo avrebbero già sostituito velocemente costruendo un bel 40.000 posti vicino allo svincolo della tangenziale, come capita a molte cattedrali nel deserto.
Ad ogni modo, per migliorarlo ulteriormente, io toglierei i vetri divisori con gli spalti (come  succede nei paesi civili) e oserei con togliere le panchine e inserirle nella parte inferiore della tribuna centrale, come l’esempio dello “Juventus Stadium” insegna.

Bologna
Pur avendo la pista e pur avendo 35.000 posti a sedere di cui almeno 5.000 inutili, è uno stadio con il suo fascino architettonico.
Saranno gli archi esterni e la torre centrale, non so, comunque ha un suo perché.

Cagliari
Dopo il giusto abbandono dello sconcio Sant’Elia (con le tribune davanti prefabbricate davanti a quelle precedenti, robe da Italia) attendo di capire meglio com’è questo “Is Arenas”.
Dalle foto e dalle prime gare disputate non sembra male,seppur limitante nella sua struttura “in tubi”.
Vedremo.

Catania
Non mi è mai piaciuto particolarmente il “Massimino”. Diciamo che mi appare confusionario, e la rete da pescatore posta a protezione del settore ospiti non aiuta certo ad elevare Catania come nuova capitale del buon gusto.
La pista penalizza un po’ tutto l’insieme, che non sarebbe male con le tribune circolari, ma che comunque risultano parecchio distanti dal campo.

Chievo 
Ristrutturato per Italia ‘90, appare tutto sommato di un’altra sostanza rispetto ad altri scempi dell’epoca.
Forse un po’ troppo grande per Verona, tralasciando il Chievo che potrebbe giocare anche al Patronato (parlo proprio dell’Hellas, anche se numeri importanti i butei li fanno sempre), forse l’anello più elevato risulta di troppo.

Fiorentina
Il Franchi soffre un po’ la forma da “Circo Massimo” e con una forma rettangolare sicuramente le curve ci avrebbero guadagnato non poco.
Appello per togliere i vetri divisori, inutili e scomodi.

Genoa - Sampdoria
Marassi sale sicuramente sul podio dei primi tre per struttura e ambiente.
Forse l’unico difettuccio sta nella continuazione delle tribune centrali cinque/sei metri oltre la bandierina del calcio d’angolo.

Inter – Milan
San Siro è sempre San Siro.
Storia e grandezza. Negli ultimi tempi parecchi vuoti non belli da vedere (certo che le Società milanesi avrebbero il dovere morale di abbassare il prezzo dei biglietti) e quelle impalcature, che non capisco bene a cosa servono, poste tra il primo e il secondo anello delle curve.

Juventus
Qua non c’è nulla fuori posto: capienza giusta, vetri divisori non presenti, vicinanza degli spalti.
Speriamo che questo stadio rappresenti l’inizio di nuova era che si contraddistingua per la serietà e lo studio dei progetti, quando in Italia si è sempre storicamente agito al contrario in ambito stadi.

Lazio - Roma
L’Olimpico ha la pista, è vero, però non significa non sia uno stadio fascinoso, che se pieno risulta sicuramente di grande effetto.

Napoli
Mi sembra un po’ invecchiato il San Paolo.
Stadio di fascino, certo, però la pista forse appare veramente di troppo.

Palermo
Anche qua la forma “Circo Massimo” penalizza le curve.

Parma
Un bel stadio il “Tardini”, su misura per una realtà come Parma.
Da prendere come esempio per le realtà con un bacino d’utenza simile.

Pescara
La pista azzurra è un pugno sull’occhio.
Nel complesso stadio fatto male, tribune distanti e con vetri divisori sostanzialmente inutili.

Siena
Un obbrobrio.
Il problema è che le varie tribune prefabbricate non sono state integrate in una struttura coerente, bensì aggiunte a caso.
Un pezzo qua e un pezzetto là.
La curva di casa vicina al campo, l’altra distante. Bah.

Torino
Per essere di recente ristrutturazione forse si poteva fare un po’ meglio.
Non capisco le curve così distanti con venti metri buoni di prato a distanziarle dal campo di gioco.
Paradossalmente le foto del vecchio Comunale pieno (stadio sul quale è stato rifatto ex novo l’Olimpico) in un derby qualunque, mi comunicano un senso di “pericolosità” che nella piattezza dell’Olimpico attuale sarà difficile ritrovare.
Altri tempi.

Udinese
Anche i Pozzo han capito che il “Friuli” non andava bene per una realtà come Udine, dove è vero che la squadra va bene da anni, però lo stadio da 40.000 posti lo riempi tre volte all’anno se va bene.
Tra poco dovrebbero partire i lavori per metterci le mani, ridurre un po’ la capienza e avvicinare le tribune.
Possibile che nessuno ci avesse pensato in fase di progettazione?