Si dice sempre che il miglior alleato di un’attività sia il
passaparola, sistema che presuppone la volontà di consigliare ad un qualcuno
interno alla propria rete sociale di usufruire di un servizio in cui ci si è
trovati molto bene.
Attività nobile il passaparola: le motivazioni devono essere
forti se decido di spendermi, senza nessun ritorno, per promuovere un qualcosa.
Ecco, con i Melt dei primi due album, con il sottoscritto e
molta altra gente è andata proprio così.
Eravamo troppo giovani per vivere in diretta l’epoca di
“Bravi Ragazzi” e “Sempre più distanti”, e arrivammo giusto con tre/quattro
anni di ritardo, quando la band aveva preso un’altra strada sonora e di line
up.
Però quei primi due album ci segnarono, ci folgorarono.
Si creava un giro di passaggi, animati solamente dal piacere
di dare un qualcosa che indirettamente parlasse un po’ di te all’altro, che
rendeva alla perfezione il passaparola di cui sopra: “ti faccio una cassetta”, “ti
giro un cd”.
“Bravi Ragazzi” è del 1997: punk rock lanciato e melodico,
testi memorabili, canzoni belle dalla prima all’ultima.
“Sempre più Distanti”, il seguito datato 1998, è, se
possibile, un passo in avanti in direzione di un punk’n’roll eseguito alla perfezione e dai connotati più
maturi; sicuramente una delle vette per quanto riguarda i dischi usciti in
Italia legati al giro punk rock, e peccato per chi non lo conosce.
Eh si, perché i Melt hanno sempre goduto di un grande
seguito nella zona vicentina e veneta in generale, però non è dato sapersi
quanto siano conosciuti, ad esempio, in Lombardia o in Piemonte, ma penso non
molto.
Folgorati sulla via dei Melt, quindi.
“Bravi Ragazzi” lo ascoltavo in cassetta, con il walkman,
nei primi anni zero; il walkman rendeva il tutto ancora più grezzo e sporco,
chitarre lancinanti, certe parole che non riuscivo a decifrare.
Quando ebbi l’occasione di ascoltarlo in cd rimasi di
pietra a scoprire che in realtà la
registrazione era molto più pulita di quanto ascoltato da me; infatti resto
totalmente legato a quella cassettina doppiata.
“Sempre più distanti”, invece, aveva certi testi talmente
cupi che non c’è niente di meglio per descrivere come ti senti a vent’anni.
Anche qua parole che non si capivano, “Giorno su giorno” che
aveva una stranissima seconda melodia parallela alla principale, da cui ogni
tanto emergevano parole che sembravano essere “qualcosa”, “invece”.
All’Arcadia di Schio (bel posto e prezzi onesti) c’erano
tutti i ragazzi della zona a cui i Melt degli esordi hanno dato qualcosa, e il
locale straripava nel senso vero del termine.
La serata è strutturata in questo modo: Vince alla chitarra/voce
e Gian alla batteria ovviamente fissi, accompagnati a turno da vari bassisti e
secondi chitarristi.
Partono con “Resterai solo” e puntuale scatta un entusiasmo
che si trascinerà lungo tutta la serata.
Suonano tutto “Bravi Ragazzi” e gran parte di “Sempre più
Distanti”.
Concerti così, pure botte di vita, dovrebbero essercene ogni
settimana, o almeno ogni mese: qualche partito del cazzo che ora si sta
scaldando per la tornata elettorale dovrebbe metterlo per iscritto nel
programma.
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