domenica 6 dicembre 2015

CALIBRO 35 @ VINILE - ROSA' (VI) - 03/12/2015


Concerto infrasettimanale di peso allo storico Vinile di Rosà; i Calibro 35, infatti, sono sicuramente uno dei nomi più caldi nel panorama alternative italiano, forti di una produzione discografica di immutata qualità dagli esordi ad oggi, confermata dall'ottimo "S.p.a.c.e." di fresca uscita.
Alle 23 circa la band sale sul palchetto con il club stipato in ogni ordine di posto, occorre farsi largo per ricavarsi uno spazio da cui poterli intravedere all'opera.
Parte un estratto vocale tratto da un film fantascientifico spaziale anni '60 e sotto i Calibro 35 iniziano a macinare il loro groove che per un ora abbondante alletterà i presenti.
Il quartetto alterna dilatazioni cosmico psichedeliche a travolgenti cavalcate rock jazz funk; uno stile sonoro ovviamente debitore di certa tradizione italiana (leggi Umiliani, Piccioni, Micalizzi) e in cui precisione di esecuzione e tecnica esecutiva la fanno da padrone.
Stiamo parlando di pezzi strumentali decisamente evocativi, che forse risalterebbero più compiutamente se accompagnati a qualche video proiettato sullo sfondo (un crossover tra film polizieschi e fantascientifici, visto che l'ultimo album va a parare proprio da quelle parti) un po' come vidi fare ai Julie's Haircut lo scorso autunno.
Parlano poco sul palco i nostri, anzi proprio non parlano proprio mai, lasciando spazio esclusivamente al ritmo, che coinvolge tutti.
Da segnalare la manciata di pezzi eseguiti assieme alla sezione fiati degli Ottone Pesante (band sperimentale tromba/trombone/batteria che ha aperto il concerto), in cui le melodie, in certi punti, sembravano avvicinarsi stranamente a certe cose degli Skatalites.

venerdì 16 ottobre 2015

NICK CASH DEI 999 MI HA FATTO UNA CASSETTA



Nick Cash dei grandissimi 999 mi ha fatto una cassetta.
Ecco cosa mi ha messo:

Eddie Cochran – ’20 Flight Rock’
Sam The Sham And The Pharaohs – ‘Little Red Riding Hood’
Wilson Pickett – ‘Mustang Sally’
The Kinks – ‘Waterloo Sunset’
Iggy Pop And The Stooges – ‘Search And Destroy’
999 – ‘Gimme the World’
New York Dolls – ‘Personality Crisis’
Richard Hell and The Voidoids – ‘The Kid With The Replaceable Head’
Buddy Holly – 'Everyday’
Booker T and the MG’s – ‘Sour Dressing’
Johnny Cash – ‘Boy Named Sue’
Mutabaruka – ‘The System’
Gregory Isaacs – ‘Night Nurse’
Steel Pulse – ‘Handsworth Revolution’
Fats Domino – ‘The Walk’
Kilburn And The High Roads – ‘Rough Kids’
The Heartbreakers – ‘Pirate Love’
Lee Dorsey – ‘Holy Cow’
Ennio Morricone – ‘The Good The Bad And The Ugly’
Iggy Pop – ‘I Wanna Be Your Dog’

martedì 13 ottobre 2015

MORRISSEY @ HALA TIVOLI - LUBIANA - 10/10/2015


Morrissey a Lubiana è anche una scusa per farsi un giro oltreconfine e visitare per la prima volta la capitale europea più vicina al nordest.
La città è una sorpresa, bella, pulita e stilosa, e una birra media viene intorno ai due euro.
Il concerto si svolge all'Hala Tivoli, sorta di palazzetto sportivo polifunzionale nella prima periferia della città.
Non molti i presenti: la tribuna è piena per metà e nel parterre ci si starebbe anche belli larghi se non fosse che tutti vogliono accalcarsi vicino al palco.
Come a Padova un anno fa, prima del concerto Morrissey si trasforma in veejay selezionando una mezzoretta di video musicali e non proiettati nel telone bianco che copre il palco: scorrono così, tra le altre, le immagini di Ramones, New York Dolls, Bob & Marcia, Ike & Tina Turner.
Un buon accompagnamento in vista del concerto vero e proprio, che alle 21.00 ha inizio con uno dei pezzi a mio parere migliori dell'intera discografia del nostro, Suedehead, tratta dal primo album solista "Viva Hate".
La band dietro Moz è composta da cinque elementi: capelli corti, camicia bianca, buona immagine in generale; ai lati del palco, invece, ci sono due buttafuori pesantissimi con una faccia che ti raccomando che però stanno bene nel quadro e hanno il loro fascino, considerato anche che l'immaginario di Morrissey racconta spesso di questi tipi, gangs, pugili, ragazzi di strada.
Le scaletta pesca un po' da tutti i lavori discografici, con ampio spazio dato alle canzoni dell'ultimo album "World Peace is None of Your Business", davvero un buon lavoro.
Nella prima parte, degli Smiths fa praticamente la sola "Meat is Murder", con immagini terribili nello schermo di violenze sugli animali, poi nella fase finale spara "What She Said" e il gran finale con "The Queen is Dead".
Non so perché ne faccia sempre così poche, forse per il discorso di guardare avanti e non voltarsi indietro tipico degli artisti, comunque nessun problema, il concerto è bello comunque.
A livello tecnico i suoni sono perfetti e lui è in gran forma canora e non solo.
Un'ora e mezzo di grande show, poi fuori ci sono le luci, i locali e la pioggia di Lubiana ad attenderci.

martedì 1 settembre 2015

MARKY RAMONE @ AMA FESTIVAL - ASOLO - 30/08/2015



Ennesima volta che vedo Marky Ramone dal vivo e la cosa non mi dispiace: a me frega niente delle polemiche sulla sua figura. Io so solo che Marky era uno dei Ramones, uno di loro. Ha suonato in buoni album e fatto un sacco di concerti. Punto. Il resto sono polemiche del cazzo, poi quando non ci sarà più neanche lui magari mancherà anche agli stessi che ora lo denigrano. Per me non bisogna guardare oltre la realtà dei fatti, farsi troppe pippe mentali.
Vai fuori con due amici, beviti tre medie bionde e fatti prendere dalla situazione; più di venti canzoni dei Ramones, tirate, precise; sei là e pensi che per te potrebbero andare avanti fino alle cinque di mattina e tu resteresti lì beato a cantarle tutte. Perché sai che è così, e intanto arriva un altro giro di birra e però il cantante che non sta fermo posato sull'asta in stile Joey ma si muove saltellando non ti piace proprio, vorresti più fedeltà all'originale. Magari non piace neanche a Marky, però se la fa andare bene.

martedì 4 agosto 2015

PETER HOOK @ FIERA DELLA MUSICA - AZZANO DECIMO (PN) - 01/08/2015




La Fiera della Musica di Azzano Decimo (Pn) si conferma uno degli appuntamenti più interessanti dell'estate a nord-est, con nomi di qualità e una buona organizzazione generale.
L'anno scorso partecipai alla seratona “Manchester” con leggende del calibro di Buzzcocks/Fall/Inspiral Carpets, quest'anno una sorta di continuità è garantita dalla serata che vede protagonista Peter Hook, bassista in due tra le più importanti bands non solo di Manchester ma della storia della musica stessa: Joy Division e New Order.
Da qualche anno ha lasciato quest'ultimi per intraprendere il progetto “Peter Hook & The Light”, con cui sostanzialmente porta in giro una celebrazione di sé stesso e della musica da lui suonata dal 1976 in avanti.
Piove, ma la band non fa una grinza e sale sul palco, e anzi il fattore pioggia si rivelerà un alleato per la buona riuscita del concerto; si dice che a Manchester piova sempre, che la musica dei Joy Division è grigia come è grigio il tempo lassù, e allora comprendo che è questa la situazione ideale per godersi appieno lo spettacolo.
La scaletta risulterà composta da 1/3 New Order e 2/3 Joy Division.
“Love Vigilantes” fa un effetto strano con il vocione di Peter Hook: sembra che a cantarla ci sia un gruppo Oi/punk rock inglese, con il ritornello “I want to see my family, my wife and child waiting for me” che sembra confermare questo mio curioso collegamento.
“Age Of Consent”, la dance di “Bizarre love Triangle”, “True Faith” mi fanno capire che stasera il buon Pete non vuole risparmiarsi e vuole regalarci tutti i grandi classici senza dimenticarsene nessuno.
Pezzi da novanta come “Temptation” e “Blue Monday” sparate in rapida successione, a neanche mezzora dall'inizio del set, oltre a farti godere e muovere da solo sotto l'ombrello, ti fanno salire il dubbio se per caso c'è la volontà di chiudere presto la scaletta visto che la pioggia ha ora aumentato la propria intensità.
Invece no, si tratta solo della prima parte dedicata ai New Order, quaranta minuti praticamente perfetti, e adesso sotto con i Joy Division.
Ci sono tutte, “No Love Lost”, “Isolation”, “Disorder”, “She's lost Control”: la nascita e il vertice stesso del post punk, chitarre angolari, batteria circolare, Peter Hook che suona praticamente solo le note alte del basso: la spazialità del suono, concetto caro a Martin Hannett, geniale produttore dei due album Joy Division.
Un'intensità che non ti aspetteresti di ritrovare intatta visto che qua c'è solo Peter Hook, non c'è la band originale, eppure te la ritrovi e non ti resta altro che immergerti dentro.
“Ceremony”, Transmission” e “Love Will Tear us Apart” sono il sigillo finale (e che sigillo!) a questa splendida serata cupa e piovosa accompagnata dalle migliori canzoni possibili immaginabili.

mercoledì 29 luglio 2015

ALBERTO CAMERINI NEL 1982

C'era un vecchio sito di Alberto Camerini, che sbirciavo anni fa, in cui erano spiegate molto bene le varie fasi della sua carriera; poi questo sito sparì. Ad ogni modo, digitando incastri di parole chiave, si riesce comunque a raggiungerlo.
Per salvare dall'oblio questi bei resoconti li pubblico qua, in modo da tenerseli stretti.

Alberto con Sergio Pescara
TOURNÉE DELLE BAMBOLE 1982

L'album "Rockmantico" raccontava una commedia di Marivaux, autore francese del '700, scritta apposta per il Theatre des Italiens dove recitava la maschera di Arlecchino: "Arlequin Poli par l'Amour", "Arlecchino educato dall'Amore".
Il pubblico di non addetti alla Commedia dell'Arte non conosceva la commedia, un delizioso atto unico.
lo pretesi ugualmente di tentare di rappresentarla, dimostrando enorme fiducia nella capacità di comprensione del mio pubblico, ormai abusato e ridotto soltanto ad un orda di assatanate piccole baccanti super fans.
Comunque il progetto era quello di portare in scena una Compagnia di Comici, cioè attori di commedia, Italiani, che sulla strada per la Francia, in Piemonte, entrano in un giardino, (ce ne sono di bellissimi) e recitano "L'Arlequin Poli par l'Amour", dove si parla di streghe, incantesimi d'amore, e di trasformazione in statue. Come per esempio quella che c'e nella commedia del Don Giovanni, tipico luogo comune teatrale del Settecento, o meglio, caratteristico lazzo inventato dai comici del Seicento.
Credo che Marivaux, fine cesellatore dei sentimenti e acuto descrittore delle intricate relazioni sentimentali, sia stato costretto dal mercato, o meglio dal suo pubblico di corte, ad utilizzare una favola (in fondo quasi infantile) dove una maga Morgana trasforma Silvia, innamorata di Arlecchino, in una statua grazie ad una bacchetta magica onnipotente, forse un simbolo criptato.
L'intreccio dei sentimenti, pochi personaggi, Arlecchino, Silvia e la Fata, è accuratamente e felicemente descritto nella commedia di Marivaux ed ha anche tanti doppi sensi sentimentali .
Cosa c'entrasse tutto ciò con la musica pop non l'ho mai capito, ne mi sono mai preoccupato di capirlo. Decisi allora di utilizzare dei manichini di donna, da vetrina, sulla scena, di grandezza umana, come enormi burattini, o come esseri umani di plastica. Erano le attrici trasformate, come nella favola di Marivaux, in statue. Le avrei fatte parlare con nastri pre registrati che a tutt'oggi non ho ancora finito di realizzare.
I manichini avevano dei vestiti meravigliosi che io stesso avevo preparato, autonominandomi costumista della troupe, oltre che coreografo, primo ballerino, truccatore, parrucchiere, regista, chitarrista, cantante, paroliere, amministratore, autista e sommellier.
La fata aveva dei bellissimi capelli neri lunghi ed una gonna di tulle bianca, larghissima, come un vestito da sposa, sostenuta da un'armatura di filo di ferro che avevo fabbricato. Un top di carta dorata e un cappello a cono altissimo da fata.
Silvia, la ballerina elettrica, una mini gonna metallizzata e una canottiera di lurex scintillante e i capelli biondissimi. Il palco, illuminato dai raggi colorati degli spot, sullo sfondo di qualche giardino dove spesso si tenevano i concerti, era meraviglioso e visibile a chilometri di distanza. C'era un fondale nero di stoffa che avevo costruito io, megalomane...
Ma la ditta Alberto Camerini era ormai un rock show e tutta questa storia di Commedia dell'Arte, per di più realizzata così, a ritmi infernali e inserita in un contesto musicale pop, non venne minimamemte capita, non riuscii a farla capire.
C'era poi anche una seconda parte nello spettacolo di quell' anno '82 dove si portava in scena la storia di un ristorante, "Il Ristorante di Ricciolina". Avevo comprato una gigantesca insegna al neon alta un metro e mezzo e lunga due e mezzo, che era la nostra bandiera elettrica, che in caratteri colorati componeva la scritta "Italian Restaurant" e "Arlecchino".
Avevo affittato da Rancati, il magazzino teatrale di tutti gli oggetti di scena delle vere compagnie teatrali, statue di gesso di cibi: forme di formaggio, arrosti, polli, frutta, torte ecc., che un tecnico grassissimo, Ciclone, simbolo dell'opulenza e dell'abbondanza, vestito da cuoco con tanto di cappello, portava sul palco, insieme a mio cugino brasiliano Maurizio, che abita a Roma, che interpretava la maschera di Scaramuccia, vestito come me da cameriere, pantaloni neri e giacchetta bianca. Era il nostro ristorante italiano. Mancava Ricciolina. La tournee fu un trionfo. Arrivammo ad Aosta da Agrigento, dal Gran Sasso a Pordenone, ovunque c'era il pieno. Tranne Milano, dove il permesso del Teatro Tenda fu revocato misteriosamente qualche ora prima del concerto.
Proprio a Milano, solo a Milano.
Scherzi del destino crudele!
La band: Giaso, Rossi, Gnech, Stemby, Edo. un buon rock elettronico, con tre tastiere e due chitarre elettriche, c'erano assoli pre-Van Halen, Stemby faceva una scena impressionante con la sua tuta da meccanico gialla, i tre tastieristi stavano dietro le tastiere coperte da pannelli neri di compensato e si vedevano dal busto alla testa e bene. Il palco era grande e saremmo piaciuti moltissimo, ne sono sicuro, anche al Melody Maker, il mitico giornale inglese di musica pop. Eravamo proprio un rock show che faceva scena. Proprio tanta. Troppa.
Io mi ero ossigenato i capelli, ero diventato completamente biondo ed ero proprio bruttissimo. Stavo malissimo. Alberto Cusella, promoter allora della Polygram, oggi capo del marketing della WEA, me lo disse e scoppiai a piangere dalla disperazione. ovviamente non è vero.
Ho una foto sul palco la sera della finale in cui io sono in mezzo a Nada e Riccardo Cocciante e Gianni Morandi, vestito con una calzamaglia bianca da ballerino che la CBS mi aveva comprato, gli stivali di pelle da 600 mila lire, fatti fare su misura in un negozio di via Montenapoleone a Milano, carissimi, una casacca di Arlecchino troppo stilizzata, tutta di azzurro, blu, celeste e turchese, con solo il cuore rosso, che sembrava la pubblicità di una birra bavarese, e una fascetta orrenda sul ciuffo superlaccato, con lacca a presa rapida tipo cemento armato, biondo irreparabilmente, ormai.
E senza chitarra. Avevo una mini tastierina Casio giocattolo con la quale io e Roby volevamo fare computer music.
"Tanz bambolina" piacque sia alle fans, ragazzine, ai Bavaresi, per via della casacca, ai tedeschi di ogni latitudine per il titolo del brano in tedesco, agli ultras gay, alle parrucchiere d'Italia, ai bambini e alle bambine, ai consumatori di giocattoli ma non ai rock'n'rollers, che erano il mio pubblico più duro.
Un disastro di marketing, purtroppo.
Cominciavo a perdere controllo. Il clown elettronico stava diventando troppo mostruosamente melodrammatico, assurgeva a vette di inintellegibile e forse sublime altezza, di delirio mistico, troppo totalmente al di sopra dei convenzionali ovvi e banali sistemi di comunicazione vigenti presso le barbare tribù del rock.

Arlequin Poli par l'Amour, fanatico di rock'n'roll, Mr Rock.
Arlecchino azzurro, blue Harlequin, azzurro, celeste, turchese, metallici losanghi, rombi, silver metal baloon pants, blonde hair, 2 new fender guitars, make up overdose, solo uno rosso, Sicilian tour, 132 Fiat, rented cars, hotels everyday, Vivaldi, Nena, Spliff, Carbonara, Lena Lovich, Nina Hagen, Mundial, Italia Campione del Mondo Football.

sabato 25 luglio 2015

ALBERTO CAMERINI @ PERAROCK - PERAROLO (VI) - 23/07/2015


Ho il culto di Alberto Camerini dai primi anni zero, tempi di piena adolescenza; non mi ricordo bene come lo conobbi, probabilmente scavando a fondo nella notte musicale come si fa tra appassionati.
Negli anni acquistai un paio di suoi vinili, qualche cd ed ebbi anche modo di vederlo live due volte: entrambe quantomeno strane, in quanto il nostro Arlecchino metteva su un cd con le basi e ci cantava sopra, qualche volta prendendo il tempo, altre volte no.
Invece ieri sera a Perarolo (Colli Berici a sud ovest di Vicenza, da cui si può godere di uno stupendo panorama sulla città del Palladio) è stato diverso, più bello, degno della gloriosa storia del nostro Alberto.
Si è presentato con una band a supporto e insieme hanno macinato un'ora di good vibrations, con tutte le hit al loro posto ed altri pezzi punk meno conosciuti (provenienti dagli anni zero) ma non per questo meno efficaci.
Rock'n'Roll Robot, Computer Capriccio, Maccheroni Elettronici, Kids Wanna Rock.
Poi lui è un personaggio inafferrabile, non sai mai dove lo potranno portare i voli pindarici della sua mente: così tra una canzone e l'altra c'è tempo per ridere, per stupirsi di certe spiegazioni dettagliate a presentazione dei brani, per una citazione degli Sham 69, insomma per riconoscere che Alberto Camerini è un artista personale ed unico.
Una meteora nello star system italiano (che frequentò con profitto ed ottimi risultati nei primi anni '80), ma un punto fermo per coloro che lo apprezzano.
E allora in alto i calici e cento di questi concerti Mr. Camerini!