La
Fiera della Musica di Azzano Decimo (Pn) si conferma uno degli
appuntamenti più interessanti dell'estate a nord-est, con nomi di
qualità e una buona organizzazione generale.
L'anno
scorso partecipai alla seratona “Manchester” con leggende del
calibro di Buzzcocks/Fall/Inspiral Carpets, quest'anno una sorta di
continuità è garantita dalla serata che vede protagonista Peter
Hook, bassista in due tra le più importanti bands non solo di
Manchester ma della storia della musica stessa: Joy Division e New
Order.
Da
qualche anno ha lasciato quest'ultimi per intraprendere il progetto
“Peter Hook & The Light”, con cui sostanzialmente porta in
giro una celebrazione di sé stesso e della musica da lui suonata dal
1976 in avanti.
Piove,
ma la band non fa una grinza e sale sul palco, e anzi il fattore
pioggia si rivelerà un alleato per la buona riuscita del concerto;
si dice che a Manchester piova sempre, che la musica dei Joy Division
è grigia come è grigio il tempo lassù, e allora comprendo che è
questa la situazione ideale per godersi appieno lo spettacolo.
La
scaletta risulterà composta da 1/3 New Order e 2/3 Joy Division.
“Love
Vigilantes” fa un effetto strano con il vocione di Peter Hook:
sembra che a cantarla ci sia un gruppo Oi/punk rock inglese, con il
ritornello “I want to see my family, my wife and child waiting for
me” che sembra confermare questo mio curioso collegamento.
“Age
Of Consent”, la dance di “Bizarre love Triangle”, “True
Faith” mi fanno capire che stasera il buon Pete non vuole
risparmiarsi e vuole regalarci tutti i grandi classici senza
dimenticarsene nessuno.
Pezzi
da novanta come “Temptation” e “Blue Monday” sparate in
rapida successione, a neanche mezzora dall'inizio del set, oltre a
farti godere e muovere da solo sotto l'ombrello, ti fanno salire il
dubbio se per caso c'è la volontà di chiudere presto la scaletta
visto che la pioggia ha ora aumentato la propria intensità.
Invece
no, si tratta solo della prima parte dedicata ai New Order, quaranta
minuti praticamente perfetti, e adesso sotto con i Joy Division.
Ci
sono tutte, “No Love Lost”, “Isolation”, “Disorder”,
“She's lost Control”: la nascita e il vertice stesso del post
punk, chitarre angolari, batteria circolare, Peter Hook che suona
praticamente solo le note alte del basso: la spazialità del suono,
concetto caro a Martin Hannett, geniale produttore dei due album Joy
Division.
Un'intensità
che non ti aspetteresti di ritrovare intatta visto che qua c'è solo
Peter Hook, non c'è la band originale, eppure te la ritrovi e non ti
resta altro che immergerti dentro.
“Ceremony”,
Transmission” e “Love Will Tear us Apart” sono il sigillo
finale (e che sigillo!) a questa splendida serata cupa e piovosa
accompagnata dalle migliori canzoni possibili immaginabili.
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