martedì 15 aprile 2014

THE STRANGLERS - NEW AGE - RONCADE (TV) - 12/02/2014



Data segnata sull'agenda da un bel po' di tempo per questa puntata degli Strangolatori in terra veneta.
Mai visti dal vivo, oramai uno dei pochi gruppi dell'epopea punk originale ancora in giro che non ho mai avuto il piacere di gustarmi; anche se poi parlare di solo punk 77 con gli Stranglers è decisamente riduttivo.
Infatti esordirono in epoca punk, con un paio di album che ne prendevano in prestito l'irruenza e la vivacità, mediandola però con una certa ricchezza di suono dovuta, principalmente, al suono della tastiera, oltre che a trame sonore magari meno lineari che in altri partiti (Peaches).
Arrivo al parcheggio e sento che da dentro il locale parte "No More Heroes": cazzo, penso, sarà il dj: poi, nel breve tratto che mi separa dall'ingresso mi chiedo quale dj possa essere così stupido da metterla su prima che suonino gli Stranglers stessi.
Svolto l'angolo e vedo che all'entrata non c'è nessuno: deserto.
Il panico mi prende a tal punto che invece di spingere la porta d'ingresso del locale, la tiro verso di me ed ovviamente questa non si apre.
In qualche maniera riesco ad entrare giusto in tempo per beccarmi mezza canzone: una sorta di ingresso cinematografico (il protagonista entra nel locale con gli Stranglers che suonano "No More Heroes").
Mi accomodo vicino al palco e noto che nonostante i
20 euro e rotti di biglietto c'è parecchia gente, comunque tutti tranquilli ed attenti.
Gli Stranglers sono in quattro e della formazione originale sono rimasti Jean Jacques Burnel, bassista, figura importante del punk inglese più che altro per look e presenza ma anche per il suono abbastanza articolato del suo strumento e Dave Greenfield, tastierista, che sul suo strumento ha una scritta fatta con lo scotch: "No formaggio-No concerto!" : non chiedetemi cosa significhi.
In un'ora e passa di esibizione ripercorrono i momenti salienti dei loro quarant'anni di storia: "Golden Brown" la piazzano a metà concerto ed è, per me, una delle più belle canzoni di tutti i tempi.
"Nice'n'Sleazy" è dura e tagliente, una sorta di punk/reggae uscito da Ladbrooke Groove direttamente dal 1978.
"Duchess"è new wave, con le tastiere che giocano un ruolo fondamentale.
Il cantante è un pelato ciccione che però fa bene il suo.
Guardo Burnel e mi ricordo che è nato lo stesso giorno di mia morosa.
Il pubblico, composto in larga misura da cinquantenni, ascolta gli inni della propria giovinezza, chiusi in camera con Frigidaire e gli Stranglers sul giradischi. Bello.

domenica 2 marzo 2014

STATUTO @ HOME BAR - TREVISO - 28/02/2014



Mio zio m'ha detto che l'Home è un posto per "fighetti che hanno scoperto che gli piacciono gli Acdc e i Pink Floyd" e in effetti la prima impressione che si ha del luogo è simile all'esemplificazione fatta dallo zio.
Ambiente che sembra un Hard Rock Cafe (cosa sicuramente non positiva), bella gente, bei baristi, una specie di controllore all'entrata, tavoli prenotati con seduta gente che sicuramente non vedresti bene ad un concerto degli Statuto: insomma, probabilmente Treviso paga in maniera eccessiva il poco retaggio "underground" della città, visto che durante tutti gli anni '90 e gli anni '00 (tranne poche eccezioni) culturalmente è stata bella che morta.
Colpa dei troppi soldi? Colpa della Lega? Non so, probabilmente tante cose messe assieme, sta di fatto che questo degli Statuto è il primo concerto di sempre che vado a vedere a Treviso città.
Ad ogni modo, l'impressione tendente al negativo che mi faccio dell'Home si stempera man mano che la serata prende piede; i prezzi sono onesti e se consideriamo che l'ingresso era gratuito sono già due punti a favore dell'insieme.
Gli Statuto arrivano sul palco intorno a mezzanotte meno qualcosa e sono in quattro.
Solo una volta mi è capitato di vederli con la formazione estesa ai fiati e direi che fu una bella esibizione, piena, completa, cosa che non sempre ho poi visto con la formazione "elettrica" a quattro elementi.
Ad ogni modo il suono è bello compatto e preciso: partono con "Rabbia e Stile" e via via percorrono i punti salienti di trent'anni di storia, con qualche chicca tipo "Solo Tu" oppure "Sabato sera non è l'unica notte".
Su "Ragazzo Ultrà" ovviamente le facce ultrà presenti in sala (Treviso?) si sentono legittimati a cantare e ballare (il famoso senso di appartenenza), cosa che mi piace davanti al piattume indie che popola il locale.
Non fanno "Ghetto" e "Pazzo", che secondo me un posto in scaletta dovrebbero avercelo sempre.
Gran finale con "Piera" e "Sanremo", due canzoni disimpegnate che divertono i presenti e chiudono questa serata trevigiana.

venerdì 14 febbraio 2014

HANNAH WILLIAMS & THE TASTEMAKERS - FISHMARKET PADOVA - 7/02/2014



Il Fishmarket è un bel locale, quasi in centro a Padova; peccato che all'ingresso un rasta marocchino ti chieda un documento personale per entrare (cosa mai vista ne sentita in dieci anni di concerti).
Ad ogni modo, dato che ormai siamo abituati a fare di si con la testa e ad essere super educati, non si fa neanche più caso se un tizio che non ti sorprenderesti vedere fare un cazzo su un angolo della stazione ti chiede il documento.
Va beh, comunque dentro il locale merita.
Stasera ci sono gli inglesi Hannah Williams and the Tastemakers.
Si parla un gran bene di loro e del loro show di classico soul, quindi mi piazzo in zona strategica di fianco al palco con la schiena posata sul bancone del bar.
Il problema è che ci do un attimo dentro con birra e amari e a un certo punto mi annebbio un po', facendo si che le cose che mi restino in testa del concerto siano:
- la cantante sul palco a piedi nudi
- il fatto che i componenti della band abbiano facce da regolari (nessun problema, anch'io lo sono).
- la durata del concerto, di un'ora e qualche minuto.
Ad un certo punto mi fumerei una sigaretta di mezzo metro.
Comunque a conti fatti una bella serata: bel locale e bel gruppo, anche se non mi è rimasta in testa nessuna canzone, non so se per demeriti personali o del gruppo.

mercoledì 5 febbraio 2014

I FILM DELLA CRISI





Nell’arco di un paio di mesi ho avuto modo di assistere a tre bei film che descrivono, ognuno con le proprie peculiarità, situazioni legate al presente, ai famigerati “tempi della crisi” che stiamo vivendo.
Casa e Bottega” l’ha proposto Raiuno in prima serata, spezzettato in due puntate: il sempre affidabile Renato Pozzetto riveste i panni di un industriale tessile lombardo che si trova a fare i conti con mancati pagamenti delle commesse, usurai e conseguente fallimento del proprio stabilimento produttivo.
Il copione e la resa finale risultano senz’altro ben riuscite, da segnalare anche le belle ambientazioni site nei pressi del Lago Maggiore.
Il Capitale Umano” l’ho visto al cinema e ha ricevuto ampi consensi positivi da parte di un po’ tutti quelli che l’hanno visto.
Anche qui siamo in Lombardia (una costante, come vedremo anche più avanti) e la sceneggiatura gira attorno al rapporto tra due famiglie della zona: una medio borghese e l’altra appartenente all’alta borghesia arricchita dalla finanza.
Un incastro, appunto, di operazioni finanziarie, amore, tradimenti e crisi di valori: molto ben riuscito questo spaccato firmato da Virzì.
L’ultimo ad esser visto è stato, ieri sera, “L’Assalto”, in prima serata su Raiuno.
Diego Abatantuono riveste i panni di un impresario edile lombardo in crisi (gli stessi problemi del Pozzetto di “Casa e Bottega”), ma a differenza di quest’ultimo, incastrato da bancari e istituti di credito usurai, il Ferraris - Abatantuono viene avvicinato dalla malavita calabrese in cerca di infiltrazioni nel tessuto produttivo economico locale.
Un film drammatico, molto ben riuscito nelle sue diverse sfaccettature.
Tre film con diversi punti di contatto (sfondo Lombardo, il denaro come fulcro del tutto, intrecci amorosi vari), i quali raccontano qualcosa del nostro tempo, e non è poco.

domenica 12 gennaio 2014

IL CAPITALE UMANO



Gira attorno al concetto di imbarbarimento morale il bellissimo film diretto dal livornese Virzì.
Siamo in piena Brianza e, su varie fasi e montaggi, si intrecciano le vicende di due famiglie locali.
Ascesa sociale, ricchezza materiale e assenza di valori sono i flash che restano a visione completata, e vanno a costituire a loro volta il terreno che permette il dipanarsi delle varie situazioni, con il tradimento come valore imperante che costituisce il vero filo conduttore della pellicola.
I paesaggi in cui è ambientata la pellicola sono realistici, provincia simile a tutte le aree extraurbane dell’area veneto/lombarda.
Gli attori sono il trave portante senza il quale probabilmente il tutto avrebbe avuto una resa differente per difetto: superlativo Bentivoglio nei panni del Dino Ossola, ma tutti si attestano su un livello di eccellenza da applausi.

venerdì 27 dicembre 2013

FREAK ANTONI & GLI HEAVY METAL SKIANTOS - BOUNTY - THIENE (VI) - 20/12/2013


Neanche un mese dopo Paul Collins Beat, torno al Bounty di Thiene per vedermi Freak Antoni, l'oramai ex anima degli Skiantos che da un paio d'anni a questa parte è attivo solamente a titolo individuale con svariati progetti musicali.

In questo caso la presentazione della serata mi informa che una band accompagnerà Freak sul palco ed eseguirà con lui i classici degli Skiantos in versione heavy metal.

Poco male, penso: l'heavy metal mi fa cagare, ma alla fine sarà un modo come un altro per dare quel tocco di specialità alla serata; alla fine constaterò che la resa sonora sarà piuttosto simile al suono tipico di casa Skiantos, per cui nessun problema.

Prima di "Freak Antoni & gli Heavy Metal Skiantos" salgono sul palco cinque cialtroni che piazzano un cd con basi dance nell'impianto del locale e fingono di suonare con strumenti di plastica, cercando la provocazione spiccia con testi zeppi di riferimenti sessuali che dopo due secondi mi stancano.

Probabilmente per loro è solo un divertimento e nulla più, però sono io a non divertirmi,  così preferisco trascorrere il tempo del loro set al bar del piano di sopra.

Terminata la squallida esibizione di cui prima, tocca a Freak Antoni.

Noto che ai cori c'è Ariel dei Pay (gruppo punk rock lombardo, sinceramente perso di vista) e che i musici sembrano tutti belli preparati tecnicamente (cosa che comunque di solito non m'interessa o perlomeno non è la discriminante che mi fa apprezzare o meno un concerto, anzi).

In quarantacinque minuti di live sciorinano tutto il repertorio classico degli Skiantos, intrattendendo la cinquantina di presenti con qualche classica battuta riciclata negli anni, che comunque un sorriso lo strappano sempre.

Durante il concerto mi pongo in solitaria alcune considerazioni sugli Skiantos, perlomeno per quello che ho avuto modo di vedere negli anni: la band bolognese portò sicuramente una certa novità nell'ambito rock tricolore (in qualche modo diedero il là ai fermenti musicali bolognesi negli anni d'oro tra '70 e '80) e una certa intelligenza ed arguzia nel modo di proporsi, a suo modo avanguardistica e concettualmente interessante.

Il pubblico tante volte l'ha interpretata come demenza nuda e pura, e d'altra parte gli stessi Skiantos hanno forse preferito restare incastrati nello stereotipo di band divertente che portava a loro tanti concerti a spasso per l'Italia.

Solo che vedere gente che ruba il microfono a Freak Antoni per gridare "merda" o altre idiozie, ecco mi sembra vada a travisare un po' lo spirito di partenza, tutto qua.


 

martedì 26 novembre 2013

PAUL COLLINS BEAT - BOUNTY - THIENE (VI) - 23/11/2013





Il primo disco dei Beat di Paul Collins è sicuramente uno dei capolavori di quel sottobosco chiamato power pop; arriva direttamente dal 1979, quando il power pop, alla fine della fiera, non era altro che una sfaccettatura dell'intricato mondo new wave, da intendersi come summa di generi dallo spirito nuovo o perlomeno di rivisitazioni frizzantine di suoni passati.
Il power pop dei Beat, nello specifico, era (è) composto da melodie perfette, chitarre elettriche ma non troppo e componente "fun" sempre bella in vista.
Tematiche leggere, ragazze, amori, gioventù.
Quando scopro che si esibiranno al Bounty di Thiene (Vi), ovvio che mi organizzi per andare.
Prima dei Beat vanno di scena Miss Chain & the Broken Heels, glorie power pop per metà locali, che oramai da anni calcano con i palchi con ottimi riscontri portando in giro una buona mistura di melodie sixties ed elettricità.
Poi, a mezzanotte inoltrata, vanno di scena i Beat: attaccano con "U.s.a", "Let me into your life" e piano piano sparano fuori tutto il meglio del repertorio.
La band macina che è un piacere (sempre presente il rischio fuori tempo massimo con le band di culto, ma non direi sia questo il caso), il pubblico sembra preso bene e si diverte quanto basta.
I vertici della serata sembrano essere "Walking out of love" e "R'n'R Girl", due perle pop che dovrebbero mandarle in rotazione pesante su quelle radio che fanno solo musica di merda.
Sempre bello vedere i vecchi campioni del passato, che non pensavi avresti mai visto dal vivo: molte volte hanno un sapore, una classe, una storia dietro che merita sempre di essere ascoltata.