Sicuramente l'operazione commerciale si sarà rivelata un disastro, ma almeno ora posso sapere (io e probabilmente altri dieci pazzi in tutto il mondo) quali fossero la canzoni preferite da Bob.
mercoledì 20 febbraio 2013
BOB MANTON - PURPLE HEARTS SCORCHERS
mercoledì 30 gennaio 2013
BRAVI RAGAZZI (primi Melt) - CSA ARCADIA - SCHIO (VI) - 26/01/2013
Si dice sempre che il miglior alleato di un’attività sia il
passaparola, sistema che presuppone la volontà di consigliare ad un qualcuno
interno alla propria rete sociale di usufruire di un servizio in cui ci si è
trovati molto bene.
Attività nobile il passaparola: le motivazioni devono essere
forti se decido di spendermi, senza nessun ritorno, per promuovere un qualcosa.
Ecco, con i Melt dei primi due album, con il sottoscritto e
molta altra gente è andata proprio così.
Eravamo troppo giovani per vivere in diretta l’epoca di
“Bravi Ragazzi” e “Sempre più distanti”, e arrivammo giusto con tre/quattro
anni di ritardo, quando la band aveva preso un’altra strada sonora e di line
up.
Però quei primi due album ci segnarono, ci folgorarono.
Si creava un giro di passaggi, animati solamente dal piacere
di dare un qualcosa che indirettamente parlasse un po’ di te all’altro, che
rendeva alla perfezione il passaparola di cui sopra: “ti faccio una cassetta”, “ti
giro un cd”.
“Bravi Ragazzi” è del 1997: punk rock lanciato e melodico,
testi memorabili, canzoni belle dalla prima all’ultima.
“Sempre più Distanti”, il seguito datato 1998, è, se
possibile, un passo in avanti in direzione di un punk’n’roll eseguito alla perfezione e dai connotati più
maturi; sicuramente una delle vette per quanto riguarda i dischi usciti in
Italia legati al giro punk rock, e peccato per chi non lo conosce.
Eh si, perché i Melt hanno sempre goduto di un grande
seguito nella zona vicentina e veneta in generale, però non è dato sapersi
quanto siano conosciuti, ad esempio, in Lombardia o in Piemonte, ma penso non
molto.
Folgorati sulla via dei Melt, quindi.
“Bravi Ragazzi” lo ascoltavo in cassetta, con il walkman,
nei primi anni zero; il walkman rendeva il tutto ancora più grezzo e sporco,
chitarre lancinanti, certe parole che non riuscivo a decifrare.
Quando ebbi l’occasione di ascoltarlo in cd rimasi di
pietra a scoprire che in realtà la
registrazione era molto più pulita di quanto ascoltato da me; infatti resto
totalmente legato a quella cassettina doppiata.
“Sempre più distanti”, invece, aveva certi testi talmente
cupi che non c’è niente di meglio per descrivere come ti senti a vent’anni.
Anche qua parole che non si capivano, “Giorno su giorno” che
aveva una stranissima seconda melodia parallela alla principale, da cui ogni
tanto emergevano parole che sembravano essere “qualcosa”, “invece”.
All’Arcadia di Schio (bel posto e prezzi onesti) c’erano
tutti i ragazzi della zona a cui i Melt degli esordi hanno dato qualcosa, e il
locale straripava nel senso vero del termine.
La serata è strutturata in questo modo: Vince alla chitarra/voce
e Gian alla batteria ovviamente fissi, accompagnati a turno da vari bassisti e
secondi chitarristi.
Partono con “Resterai solo” e puntuale scatta un entusiasmo
che si trascinerà lungo tutta la serata.
Suonano tutto “Bravi Ragazzi” e gran parte di “Sempre più
Distanti”.
Concerti così, pure botte di vita, dovrebbero essercene ogni
settimana, o almeno ogni mese: qualche partito del cazzo che ora si sta
scaldando per la tornata elettorale dovrebbe metterlo per iscritto nel
programma.
giovedì 17 gennaio 2013
SKA.J - GARAGE CLUB - SAN MARTINO DI LUPARI (PD) - 11/01/2013
Il Garage Club è un posto intrappolato in una tipica zona industriale veneta, quelle che dal venerdi sera al lunedi mattina sono deserte, quelle che se fossimo a Napoli ci organizzerebbero corse clandestine di auto.
Zone spettrali, con le prostitute che battono dal tramonto all'alba.
Il locale vero e proprio è un magazzino adibito a "locale rock", come ce ne sono diversi sparsi nel Veneto.
Oramai si può dire perfettamente compiuto il decentramento dei locali notturni in zone squallide e tetre, con i cittadini del centro che reclamano il loro diritto di stare tranquilli (di solito se vuoi stare tranquillo prendi casa in campagna, almeno un tempo funzionava così, ma tant'è).
Con questi presupposti, è facile che l'11 gennaio la zona appaia davvero dura, vuoi per la scenografia industriale, vuoi per il freddo gelido; questo per spiegare che un gruppo come gli Ska-J probabilmente si apprezzerebbero maggiormente in condizioni ambientali diverse, ad un festival all'aperto per esempio, con una bella birra ghiacciata in mano e vecchio ska nell'aria a farti compagnia.
Loro comunque suonano che è un piacere, tra cover di classici ska e brani autografi.
Il poco pubblico presente inizialmente sembra abbastanza sulle sue, per poi lasciarsi andare in balli cretini lungo il concerto.
A proposito, ma come ballano lo ska questi qua?! Saltellando, facendo piroette, liberando i sensi.
Cazzo, è una cosa seria: secondo me dovrebbbe essere ballato da fermi, ondeggiando sul posto, con stile, come gli skinheads a Londra nel '69 con i dischi della Trojan, della Treasure Isle e della Pama.
A Woodstock non si ballava ska, ricordatevelo.
Concludendo, gli Ska-J in estate dovrebbero suonare ogni sera, come le orchestre di liscio.
domenica 30 dicembre 2012
IL MEGLIO DEL 2012 - DISCHI
Anno che volge al termine e quindi tempo di stilare liste.
Ecco un elenco, senza pretese classificatorie, di dischi usciti nel 2012 che ho apprezzato particolarmente.
Dischi Italiani
Diaframma – Niente di Serio
Decisamente un buon album per una band che rappresenta la storia del rock italiano.
Nel disco in questione vengono rappresentate alla perfezione le due anime del gruppo fiorentino, quella più rock e quella più riflessiva.
Offlaga Disco Pax – Gioco di Società
Oramai sono una certezza del panorama italiano.
Immaginario forte e dischi sempre ben fatti.
Karibean – Andersen
Italiani, scoperti quest’anno, stupiscono per il pregevole incrocio tra Ramones/Beach Boys/ Pastels, il tutto suonato come lo suonerebbe una misconosciuta band inglese epoca C86.
A Classic Education – Call it Blazing!
Un disco perfetto. Qua dentro ci sono canzoni che suonano decisamente senza tempo, pregne di melodie indimenticabili.
Un gruppo bolognese che se la gioca in tutto il mondo.
Dischi Stranieri
Prinzhorn Dance School – Clay Class
New Wave cupa, glaciale e stilosa; da ascoltarsi in cuffia mentre si attraversano a piedi deserte ghost towns post industriali.
Jah Wobble. Keith Levene – Yin & Yang
Parecchio solido quest’album dei due ex Pil.
Atmosfere Dub Rock metropolitane.
Jake Bugg
Sorprende in positivo l’esordio di questo sbarbato diciottenne inglese.
Canzoni classicissime che odorano di Beatles e Brit Pop.
Paul Weller – Sonic Kicks
La aspettavo attentamente questa nuova uscita di Paul Weller; risultato che convince per metà, visto che all’interno qualcosa di buono c’è, ma spesso è accompagnato da esperimenti non all’altezza della situazione.
Da segnalare anche:
Bruce Foxton (l'ho ordinato e sto aspettando di riceverlo, ma da quel poco che ho sentito sembrerebbe parecchio interessante), Madness (album carino ma non memorabile), Tre Allegri Ragazzi Morti (buon album, a metà tra lo stile classico della band e cose più nuove), Cribs (qualche pezzo britpop degno di nota, altri meno), Vaccines (mi piacciono a sprazzi).
New Wave cupa, glaciale e stilosa; da ascoltarsi in cuffia mentre si attraversano a piedi deserte ghost towns post industriali.
Jah Wobble. Keith Levene – Yin & Yang
Parecchio solido quest’album dei due ex Pil.
Atmosfere Dub Rock metropolitane.
Jake Bugg
Sorprende in positivo l’esordio di questo sbarbato diciottenne inglese.
Canzoni classicissime che odorano di Beatles e Brit Pop.
Paul Weller – Sonic Kicks
La aspettavo attentamente questa nuova uscita di Paul Weller; risultato che convince per metà, visto che all’interno qualcosa di buono c’è, ma spesso è accompagnato da esperimenti non all’altezza della situazione.
Da segnalare anche:
Bruce Foxton (l'ho ordinato e sto aspettando di riceverlo, ma da quel poco che ho sentito sembrerebbe parecchio interessante), Madness (album carino ma non memorabile), Tre Allegri Ragazzi Morti (buon album, a metà tra lo stile classico della band e cose più nuove), Cribs (qualche pezzo britpop degno di nota, altri meno), Vaccines (mi piacciono a sprazzi).
giovedì 20 dicembre 2012
ENRICO BRIZZI - L' INATTESA PIEGA DEGLI EVENTI
Un libro corposo, segnato da uno stile pulito, per uno scrittore che inizio ad apprezzare sempre di più.
E' il secondo libro di Enrico Brizzi che leggo: il primo, "La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco", pur essendo un excursus per lo scrittore bolognese, lo avevo trovato divertente ed interessante.
Qui siamo nel 1960: la seconda guerra mondiale è terminata in un altro modo rispetto alla versione originale e il fascismo persiste, seppur con modalità leggermente meno totalitarie.
Il buon Lorenzo Pellegrini, trentenne giornalista sportivo bolognese, viene inviato nelle Repubbliche associate Africane (nello specifico Etiopia ed Eritrea) per seguire da vicino la Serie Africa, campionato calcistico locale.
Lo attenderà una realtà a suo modo moderna, vivace, attiva.
Aregai è un basettone, me lo vedrei bene a ballare Ska e Rocksteady con gli Skinheads a Londra nel '69, mentre Cumani è un giocatore working class che raffigurato sulla copertina mi ricorda vagamente Roberto Pruzzo.
E' il secondo libro di Enrico Brizzi che leggo: il primo, "La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco", pur essendo un excursus per lo scrittore bolognese, lo avevo trovato divertente ed interessante.
Qui siamo nel 1960: la seconda guerra mondiale è terminata in un altro modo rispetto alla versione originale e il fascismo persiste, seppur con modalità leggermente meno totalitarie.
Il buon Lorenzo Pellegrini, trentenne giornalista sportivo bolognese, viene inviato nelle Repubbliche associate Africane (nello specifico Etiopia ed Eritrea) per seguire da vicino la Serie Africa, campionato calcistico locale.
Lo attenderà una realtà a suo modo moderna, vivace, attiva.
Aregai è un basettone, me lo vedrei bene a ballare Ska e Rocksteady con gli Skinheads a Londra nel '69, mentre Cumani è un giocatore working class che raffigurato sulla copertina mi ricorda vagamente Roberto Pruzzo.
martedì 4 dicembre 2012
TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI – VINILE – ROSA’ – 29/11/2012
Avevo un po’ perso di vista i Tre Allegri Ragazzi Morti
negli ultimi anni; nel mio percorso di appassionato a certi suoni è capitato, e
capita ancora, che fasi della vita siano caratterizzate dall’ossessione verso
determinate band.
Dai quindici ai vent’anni una delle band per me più
importanti furono proprio i Tre Allegri Ragazzi Morti.
Sembra il solito discorso che poi cresci, maturi e cambi
ascolti; in realtà è andata che certe tematiche adolescenziali ad un certo
punto mi sembravano un po’ stagnanti e da “film”.
Capita.
Probabilmente era necessaria una fase di allontanamento per
poi poter osservare il quadro nel suo insieme più ampio, da esterno se
vogliamo, perché se è vero che la tematica portante del gruppo pordenonese è l’adolescenza e i suoi risvolti, è anche
vero che la mia, almeno anagraficamente, è finita da qualche anno.
Allora le tematiche si riescono a guardare sotto un’altra
stella, in grado di comprendere e decifrare il tutto sotto un ottica quasi
sociologica se vogliamo: Tre Allegri Ragazzi Morti, una band, un immaginario
forte che resiste negli anni, un gruppo non identificabile in maniera ortodossa
con un genere perché inventori a loro modo di un qualcosa.
Dal vivo è da parecchi anni che non li vedo, mentre un
ascolto ai due album usciti nella seconda metà degli anni 2000 cercavo sempre
il modo di darlo, per una sorta di affetto verso la band.
Comunque siamo nel 2012 e i Tarm sono pronti a dare alle
stampe il settimo disco in diciotto anni di carriera.
La serata del Vinile viene promulgata via manifesti e social
network come un secret show con capienza limitata a 150 ingressi, una sorta di
prova generale dove ascoltare in anteprima i brani del nuovo disco “Il giardino
dei fantasmi” prima di intraprendere il tour promozionale vero e proprio.
Mi piace l’idea di organizzare un concerto in un giorno ai
più insignificante come il giovedì; in città funziona così, non tutti gli
eventi sono dipendenti dal venerdì e dal sabato.
Ovvio che però i concerti dovrebbero iniziare e finire ad
un’ora umana: solo così avrebbero senso i concerti infrasettimanali.
Al Vinile l’atmosfera è attenta e curiosa e alle 23.00 la
band sale sul palchetto del locale.
Partono con “Puoi dirlo a tutti”, brano tratto dal loro
ultimo disco “Primitivi del futuro”,disco che ha segnato una virata stilistica
verso ritmiche di stampo reggae.
Anche i brani del nuovo disco, ad un primo ascolto, sembrano
mantenere un impronta lenta e in levare, con basso tondo e batteria che sembrano
usciti da un disco dub.
Canzoni non molto immediate e sicuramente distanti anni luce
dalle prime cose del gruppo, canzoni che magari richiederanno più di un ascolto
su disco per essere apprezzate in maniera compiuta.
Dopo un’oretta dedicata al nuovo album, parte la scaletta
che ripercorre i pezzi noti della band, intramezzata da qualche chicca (tipo
“Un altro inverno a Pordenone”) che riscuotono l’entusiasmo dei presenti.
Uno show bello pieno di due ore e alle 01.00 precise il
concerto termina, esco per primo dal Vinile e inizia a piovere. La statale è
deserta.
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