sabato 7 ottobre 2023

DAI TEMPI DI WOKING


Tu hai sempre voluto essere Paul Weller, sin dai tempi di Woking, ricordi? Papà faceva il pugile da ragazzo, ex pugile, taxi driver, muratore, Stanley Road, si proprio quella, mamma la donna delle pulizie. I primi tempi con papà a Londra in furgone, fuori esplode il primo punk, tu e gli altri due in giacca e cravatta, Who, Kinks, Small Faces, Soul, R&B. Tu sei sempre stato Paul Weller, non c'era un mestiere di scorta, che mestiere poi? A 19 anni il primo disco, a 21 "When you're young", a 25 ti senti già stanco di tutto, stanco di stare al primo posto, vuoi cambiare, metti in piedi un'altro progetto e attraversi gli anni ottanta. Stasera sei a Jesolo, sembra di stare a Margate, Blackpool, si insomma quelle località. La stagione è finita, gli ultimi negozi che vendono fuffa stanno abbassando le serrande, il cielo sopra il mare è pieno di nuvoloni. Si è vero, con i Jam sembrava quasi facessi un elegia di quei posti, poi però hai scoperto che per le vacanze era meglio l'Italia e la Spagna, il sole, la vita rilassata mediterranea. Parigi negli anni 80, Cafè Bleu, ti ricordi? Altro che pub inglesi, avevi voglia di cambiare, di cose nuove, di vitalità positivista e colorata. La sala dove suoni sembra una di quelle dove organizzano "la grande mostra marina", o qualcosa del genere, però il concerto fila via che è un piacere, ti senti in forma e vuoi dare dignità anche alle ultime cose che hai fatto, Paul Weller non è solo "quello dei Jam", bisogna guardare avanti nella vita, continuare. Prossimo disco forse uscirà l'anno prossimo, vediamo, intanto stasera metti una canzone nuova per vedere che effetto fa, "Jumbo Queen". Ti piace fare dischi, la creatività non va in pensione, hanno voglia a dire "Paul Weller ormai il suo l'ha già fatto", beh che si fottano!  Lo dicevi anche su "The Modern World". I dischi ti è sempre piacito comprarli ed ascoltarli, una malattia, la droga più bella che ci sia, come i vestiti, qualche piccola bottega a Londra, ha tutto a che fare con il saper stare al mondo con stile, cosa che cerchi di praticare dai tempi di Woking, cercando di fare il tuo meglio. 

mercoledì 13 settembre 2023

DUE EPICI ROCK BOLOGNESI

 



1986/1987, due epici rock bolognesi dai profondi 80s post Bologna Rock, post Movimento (in pieno riflusso?)
Entrambi usciti su 45 giri!


Caro rock, sguaiato e riscaldatoMi sono subito infilatoCon un colpo al cuoreNel girotondo sfrenato che fai tutte le ore
Questo rock con me funzionaE mi fa entrare in comaMi disturba e mi esaltaCon la testa che rimbalza scuotimi staseraDimmi che mi ami fallo proprio oraE non forse domani e allora, ti pregoRantola ancora se puoi, se puoiRantola ancora, come saiRantola ancora se puoi, se puoiRantola ancora, come sai come sai, come sai
Caro rock, bentornato sempreverdeTi riuscirà di uccidertiAnima squilla dell'istinto più bestiale
Rock and roll tremendoChe mi strazia tutto il tempoRock and roll banaleCon il ritmo sempre uguale
Scuotimi ti prego voglio sentirmi estivoTu sai che te lo chiedoPer non essere passivo
E allora, ti prego, e allora e allora!Rantola ancora se puoi, se puoiRantola ancora, come saiRantola ancora se puoi, se puoiRantola ancora, come sai come sai, come sai

sabato 26 agosto 2023

PISTONI ROVENTI

"Nella zona universitaria è annunciato l’evento: “Punkreas: Gaznevada sing Ramones”. Punkreas, ore 21.30. Entro, atmosfera fumosa, parlottare. Freak Antoni, che conosco di fama, scende qualche gradino prima di me, lentamente, la sua è un’entrata in scena, indossa un giubbotto bellissimo, pelle marron e beige. Sulla schiena c’è un disegno meccanico molto ben fatto su cui campeggia una scritta: “Pistoni Roventi”. Ed è tutto un programma."

Tratto dal libro di Igort / My Generation

martedì 11 luglio 2023

ENRICO BRIZZI - DIAFRAMMA LIVE AL BIG CLUB TORINO


Una volta, in un libro hai letto che ci sono stagioni della vita in cui le cose vengono a visitarci con il nitore e la forza del sogno.

Possono essere sogni in cui nostro padre è di nuovo un ragazzo, e con voce di ragazzo ci chiama dal cortile proprio sotto la nostra finestra, o sogni complicati e vividi dove cammini con passi da gigante per le strade di Firenze: c’è neve ammassata agli angoli delle piazze, e dentro il tuffo d’uno smarrimento sconfinato credi di capire che gli amici e tutte le persone che conosci sono destinati a un letargo di molti mesi.
Sei ancora giovane, ma hai imparato ad accettare le visite delle cose come quelle di sogni troppo numerosi per essere interrogati uno ad uno, e credi di sapere che anche le cose buone capaci di nutrire la nostra vita possono arrivare alla fine senza che niente, né una voce né un segno, arrivi a metterci in guardia. Possono svanire un poco alla volta e possono infrangersi, e ci sono volte in cui semplicemente, in modo troppo rapido perché possiamo intervenire, cambiano pelle sotto i nostri occhi.
Pensi alle cose che cambiano e alle cose che finiscono, e questi sono i pensieri che ti tengono compagnia mentre chiudi gli occhi e ti lasci andare con le spalle contro lo schienale della sedia. Puoi sentire il freddo del muro contro la nuca, e puoi sentire M. e gli altri che parlano di cosa si può fare dopo, alla fine del concerto. Le loro voci riempiono questa stanza di retropalco, e l’aria può essere greve di fumo oppure può esserci una finestra aperta, a te non importa più.

Tre anni fa, qui al Big Club, millecinquecento ragazzi hanno pagato il biglietto per vedervi dal vivo, e anche stasera ci sono amici arrivati a Torino per vedervi suonare, ma in questo momento vuoi solo allungare le gambe, tenere gli occhi chiusi e sentire il freddo del muro contro la nuca.
Pensi a come andavano le cose tre anni fa, a come andavano due anni fa: Diaframma è un sogno ed è una parola da difendere, e tu l’hai difesa e l’hai riempita di vita e significato.
Questo è un fatto e non un sogno, ti dici senza schiudere le ciglia. Non sono sogni i ritagli di giornale e le pagine fotocopiate delle fanzine che conservi a casa. Hanno scritto che la new wave è l’unica boccata d’aria fresca in grado di restituire energia alla musica italiana, e in tanti pensano ai Diaframma come al migliore gruppo new wave del Paese.
Così ti dici che solo una persona molto sciocca o paurosa, al tuo posto, non avrebbe provato a crederci fino in fondo come hai fatto tu. ‘Indipendenza’, ‘coraggio’, ‘futuro’, sono parole che ti ronzano in testa questa sera, e Diaframma Records è un altro sogno che merita di essere difeso.
Per un po’ ascolti le parole degli altri: sembra che il punto sia fissare nuove date, alzare più spesso il telefono per trovare il modo di farsi ospitare in una trasmissione sulla televisione nazionale. Ascolti il suono di quelle parole che scorrono, e pensi ad acqua lenta e sabbiosa, acqua passata sotto troppi ponti.

Il concerto di questa sera fa parte del tour di supporto a ‘Boxe’, ma proprio non c’è niente, nel chiasso della stanza, che lasci pensare a uno spogliatoio in cui giovani pugili si preparano a salire sul ring. Manca la concentrazione e manca la consapevolezza disperata che sin dalla prima ripresa ti giocherai qualcosa di vicino alla possibilità stessa di restare integro.
Poi M. dice che in sala ci saranno sì e no duecento persone, e più che il disappunto, nella sua voce ti sembra di riconoscere uno stupore freddo, come portasse notizia di una sconfitta per cui nessuno deve sentirsi in colpa.
Tra cinque minuti salirete sul palco. Tu attaccherai ‘Adoro guardarti’, e l’ebbrezza di suonare ti sosterrà fino alla fine e dopo la fine, ma in questo momento sei pieno di rabbia e vorresti solo spiegare a M. in che senso, anziché sembrare un pugile in attesa di combattere ti appare un uomo corrotto da troppe cautele.
Sai bene che non è il momento di piantare grane, dice una voce mite e calda dentro la tua testa. D’accordo, ti dici. Soprattutto, stiamo calmi.
Non è ancora obbligatorio che le cose con M. vadano a catafascio; e non è detto che, qualunque cosa accada, per l’anima pugilistica del gruppo sia un male. Hai spalle larghe abbastanza? Hai mani forti? Lo sai meglio di chiunque altro.
Forse è solo un cambiamento e un’evoluzione, il genere di fine che i Diaframma si trovano davanti questa sera.

Oh sì, ti dici. Un cambiamento che ti chiama per nome e ti conosce fin da quando eri bambino e camminavi per viottoli di campagna in perfetta solitudine.

Per un po’ pensi al destino che fuori dal Big Club, nella notte nebbiosa che sembra originare direttamente dal fiume, si prepara per tutti voi, e poi pensi che in ogni caso non lo conoscerai fino alla fine.

Tanto vale andargli incontro senza lasciare spazio alla paura, allora, e respirare ancora una volta in modo profondo. Respirare ancora una volta come sai fare da sempre, e poi aprire di nuovo gli occhi.


venerdì 21 aprile 2023

DEI RAPPORTI TRA I JAM E I BOYS


Sul retro del cd "All Mod Cons" dei Jam (1978) c'è una foto della Rickenbacker di Paul Weller in cui l'unico adesivo presente è quello dei Boys, classica formazione punk '77 londinese. 

Le due band condivisero il palco dell'Hammesmith Odeon nel 1977, come riportato in una recensione della fanza "Graffiti" (si trova sul sito Bored Teenagers).

Oltre all'adesivo, si trovano un altro paio di chicche in giro. Sul libretto del primo disco dei Boys, omonimo, è segnalato che "Cop Cars" era la canzone dei Boys preferita da Paul Weller. 

I Jam vengono poi citati in "Backstage Pass", presente sul secondo disco "Alternative Chartbuster":  

When all the Punk bands
All sound second hand
I will still be loving you

When Johnny Rotten
Has been forgotten
I will still be loving you

When you're bored with Anarchy
You will still be special to me

You have been around
With every band in town
And all the Rats in Boomtown

You’ve had all The Jam
Even Paul’s old man
In their brand new Mercedes Van


giovedì 13 aprile 2023

DIAFRAMMA A PASQUA


I Diaframma a Pasqua come il titolo di un loro gran pezzo che dice "Nel cielo colorato pastello l'odore di primavera". In realtà fa un po' freddo nello spazio esterno dell'Altroquando di Zero Branco, è una Pasqua poco primaverile. Ci stringiamo al cospetto dei Diaframma per scaldarci. Quindici anni che li seguo dal vivo, l'anno scorso ho iniziato una lista per mettere ordine, il primo concerto fu a Torreselle, casualmente vicino all'Altroquando, ottobre 2008. Gruppo spalla le Incontrollabili Reazioni, alla batteria Ale, il proprietario del bar dove quasi ogni giorno faccio pausa pranzo che allora non conoscevo. In quel periodo stavo leggendo i libri di Fiumani e scoprendoli piano piano. Tre volte (lacrime) li ho visti nel periodo di Pasqua, due volte al sabato e una alla domenica, e mai che abbiano fatto "Pasqua"! Abbandonarsi ai ricordi, come scriveva Tondelli, il quale citò i Diaframma in qualche articolo dedicato alla new wave fiorentina, sua città elettiva nella prima parte degli anni '80, la capitale creativa degli anni '80 in successione a Bologna che lo fu a fine anni '70. I Diaframma unirono idealmente i due punti con il primo singolo, "Pioggia", che uscì nel 1982 per Italian Records. Stiamo parlando di quarant'anni fa, per far capire la portata storica della band. Un gruppo che ha avuto due grandi fasi, anzi tre se vogliamo: gli esordi, 1982/83, legati ai classici stilemi post punk del periodo, con Vannini alla voce. Poi l'esplosione, il periodo con Miro Sassolini alla voce, tre album fondamentali, 1984/1988. Poi Federico Fiumani si mette in proprio, mantenendo il nome Diaframma, è comunque sempre stato lui l'autore dei testi e delle musiche, il suono della chitarra di Fiumani, quel suono, tipo il break di "Io amo lei", i Diaframma post Sassolini, "Gennaio", "In Perfetta Solitudine", "Anni Luce" e avanti fino ai giorni nostri tra alti e bassi. Un elogio al quotidiano, al non fermarsi, alla poesia del quotidiano. Ogni anno un giro di date, con dei periodi di tour belli densi tipo il tour per il rifacimento integrale di Siberia nel 2014 durato due anni e conclusosi con il rifacimento integrale dell'album (che acquistai a Firenze, il 31 dicembre 2016). Anche "L'Abisso" l'ho preso a Firenze, da Contempo, il negozio / etichetta simbolo della wave fiorentina. Sono quindi anche quindici anni di stretto legame personale: dalla lista vien fuori che li ho visti sempre in Veneto. Delle tre date Pasquali ho già detto. Il posto più bello direi Alonte 2016, nella piazza di un paesino in collina, a luglio, si stava bene. Tante volte li ho visti da solo, qualche volta con degli amici e con delle fidanzate. Li ho visti anche in una specie di sala consiliare, l'anno scorso a Cerea, con il pubblico seduto. Bello il Confidenziale 2021 a Padova, molto sogno di una notte di mezza estate. Che dire? Spero di vederli ogni anno per altri cento ancora, sono una parte di me.


CONCERTI DIAFRAMMA

 - 10 ottobre 2008 - Animal Festival - Torreselle (Pd) (con Incontrollabili Reazioni)

- 7 aprile 2012 - Maximum Festival - Altroquando - Zero Branco (Tv) - Sabato di Pasqua

- 11 maggio 2013 - Macello - Padova

- 17 maggio 2014 - Vinile - Rosà - Scaletta prevalentemente anni '80

- 30 gennaio 2016 - Vinile - Rosà (con Miss Xox)

- 26 marzo 2016 - Benicio - Giavera del Montello (Tv) - Sabato di Pasqua 

- 7 luglio 2016 - Alonte (Vi) - In piazza (con Soviet Soviet)

- 4 febbraio 2017 - Benicio - Giavera del Montello (Tv)

- 20 gennaio 2018 - Vinile - Rosà

-  8 febbraio 2019 - Vinile - Rosà

- 24 luglio 2021 - Arcella Bella - Padova - Confidenziale

- 19 marzo 2022 - Area Expo - Cerea (Vr) - In una Sala Consiliare

- 8 luglio 2022 - Arcella Bella - Padova 

-  9 aprile 2023 - Maximum Festival - Altroquando - Zero Branco (Tv) - Pasqua

mercoledì 5 aprile 2023

DELTA


Rispetto alla narrazione asciutta di Mazzacurati, uno con cui ti devi in qualche modo confrontare quando vuoi fare un film ambientato sul Delta del Po, la visione di Vannucci è molto più ridondante.
Un Delta del Po oscuro, nebbioso, quasi goth, "gotico padano", in un tutti contro tutti tra gli ultimi o quasi e la pesca come bene primario di sussistenza. Il grande fiume e, appunto, il Delta. Per certi versi non così dissimile da certe sensazioni de "Il Signor Diavolo" di Pupi Avati. Sembra un'azzardo ma non lo è, immagina una crasi tra i due film, spettacolare. 
Borghi è un mix tra il personaggio burbero de "Le Otto Montagne"(quasi un suo lato B sceso dai monti e insediatosi a Porto Tolle in compagnia di rumeni) e le scorribande di Igor il Russo che seminò zizzania nella zona qualche anno fa. 
Un thriller serratissimo che non annoia e mantiene alta l'attenzione dello spettatore dall'inizio alla fine, e questo è buono. E' stata scelta una modalità narrativa lugubre per raccontare il territorio e ci sta, funziona, poi personalmente rimango attaccato alla visione melanconica Mazzacuratiana.