An 80s soldier in Nike Cortez red & blue.
DAVID BOWIE E LA LISTA DEI DISCHI DA COMPRARE
Nel 1977 David Bowie fece una lista di dischi di nuove uscite a Tony Visconti, se gentilmente poteva comprarglieli.
Stranglers, Ultravox, Jean Michel Jarre, l'intero catalogo della Stiff Records, Mink Deville, Damned.
Singoli di Clash, Talking Heads, Snivellin' Shits (punk 77 di culto).
Chiusura con Van der Graaf Generator e Bob Marley & the Wailers.
PIXIES @ MONACO DI BAVIERA - ZENITH KULTURHALLE - 3 MAGGIO 2025
Nel primo pomeriggio volevamo andare a vedere il Monaco 1860 al Grunwalder Stadion (terza serie tedesca), ma poi abbiamo capito che non ci stavamo dentro con i tempi, così, verso le 19.00, montiamo a Marienplatz sulla metro che ci porterà verso la Zenith Kulturhalle, piena periferia nord. Giusto a qualche km di distanza ci sarebbero gli ex Musicland Studios, dove registrarono, tra gli altri, Iggy Pop, Rolling Stones e T Rex: andremo a tributarli il giorno successivo.
Venti minuti di viaggio, giù dalla metro e lo scenario è totalmente diverso rispetto al centro città: qua siamo in un ordinato quartiere residenziale con un lungo viale che ci porta nei pressi della sala concerto, un capannone immenso in passato adibito ad officina ferroviaria, con addosso ancora i segni del sua origine industriale, molto affascinante dal punto di vista scenografico.
L'ambiente è parecchio affollato, ad occhio ci saranno 4/5 mila persone, ma si riesce a stare abbastanza larghi e ad accedere ai servizi (wc e birra) con estrema facilità. In Italia probabilmente ci sarebbero due gabinetti in croce e una fila chilometrica per la birra. Efficienza tedesca!
Tempo di una sigaretta esterna e attaccano i Pixies: siamo parecchio distanti dal palco ma il volume è buono. Piazzano subito nelle prime cinque canzoni materiale esplosivo come "Here comes your man", "Vamos" e "Where is my mind", pezzi immortali. Poi ci ricordano che anche loro sono umani con una lunga fila centrale di pezzi tratti dagli ultimi album: un ascolto ai nuovi lavori lo do sempre, sperando in qualche miracolo stile esordi, ma non mi hanno mai convinto particolarmente.
Come tutti i presenti sono qua per il periodo originario 1987/1993 e c’è da dire che raggiungere le vette di quel periodo non è un’impresa facile. Non saprei, probabilmente ai tempi erano più liberi di testa, univano elementi distanti (vedi ad esempio i pezzi "flamenco punk" di Surfer Rosa, oppure l'utilizzo del parlato) che non ho più ritrovato nei nuovi lavori dal 2014 in poi: insomma, sono diventati più classici nel suono, ma se fosse stato per questi pezzi probabilmente non parleremmo di loro come di una band leggendaria.
Poco male, comunque: il concerto prosegue che è un piacere, il pubblico tedesco è attento e partecipe e il power pop screziato indie primi '90s di "Dig for fire" rimette le cose a posto. Parte finale che annovera grandi classici come "Monkey goes to heaven", "River Euphrates", "The sad punk" e siamo decisamente tutti contenti.
Un giro al merchandising solo per constatare il prezzo proibitivo delle tshirt (40 euro, resto sempre sconcertato dalla piega che ha preso questa cosa), un'ultima birra e poi di nuovo in treno, direzione kebab notturno.
CARLO VERDONE E GLI WHO AL PALASPORT
E' nota la passione di Carlo Verdone per gli Who.
Così raccontava in una puntata da Fabio Fazio:
"Col mio amico Castagnoni andammo al palasport al concerto degli Who (settembre 1972). Ci piacevano perché esplodeva la batteria, tutto prendeva fuoco. Era quel tipo di rock iniziale, primitivo ed energico che dava qualcosa di forte. Lui e un altro mio amico erano fan sfegatati. Sapeva che gli Who avevano preso una camera d'albergo vicino al palasport che ospitava il concerto, in zona Eur. 'Ci facciamo fare l'autografo, io voglio quello di Keith Moon, il batterista: è un grande, un grande, un grande'. Gli dissi: 'Ma sei sicuro? Ci sarà il servizio d'ordine...'. 'No, no', mi rispose. D'altronde era uno bravo, che sapeva intrufolarsi.
Ad un certo punto il mio amico entrò dentro e fu chiaramente cacciato subito via. Seppe però che le finestre [della camera di Keith Moon] erano quelle che noi vedevamo da fuori. E cominciò ad urlare: 'Keith! Keith! Un autografo! You are the best drummer in the World.... Keith! Keith! Keith!'. Gli dissi: 'Calmati, ci cacciano via. Oppure ci menano...
Al cinquantesimo 'Keith!' si aprì una finestra e volò di sotto un televisore. L'aveva lanciato Keith Moon. Era un televisore a valvola, quelli di una volta. Si sentì un botto... Scappammo tutti quanti. Il mio amico si girò e gli disse: 'Ma li mortacci tua'".
3 DISCHI PUNK ROCK ANNI '90 NON COSI' CONOSCIUTI
EXPLODING WHITE MICE - WE WALK ALONE (1994)
Australiani di Adelaide, in giro per un decennio da metà 80s a metà 90s: capelli lunghi, chiodo, tshirt bianca, volume alto. Questo disco, l'ultimo per loro, sembra una specie di Gigius dei Senzabenza uscito dall'altra parte del mondo; dentro ci sono almeno sei/sette pezzi killer, insomma è un gran disco.
Ramonesiani tedeschi di Duisburg, dal 1990 al 1996 buttano fuori album con una certa frequenza (cinque in sette anni). Nel 1994 accompagnano in tour in terra tedesca Dee Dee Ramone, mentre nel 1996 proprio gli Exploding White Mice! "Why Lie? Need a Beer" conta ben 18 pezzi, tutti riusciti e con una certa varietà stilistica tra punk rock e power pop.
Leggendaria band nata a San Diego nel 1976, detti anche "i Ramones messicani" per via dell'origine dei suoi membri. Nel 1992 tornano insieme dopo una lunga pausa e buttano fuori questo solido disco chitarroso e melodico. Spicca la rilettura muscolosa della loro hit "Beat your heart out".
HO VOMITATO NELLE ALL STAR (IERI SERA)
Mitizzate nell'ambito del punk rock italiano anni '90 di scuola Ramonesiana / Lookout! Records, seppur non indossate da tutti i Ramones (Johnny Ramone non ha mai messo le All Star, Dee Dee e Marky si).
Sicuramente chi indossava le Chuck, nome derivante dal cestista americano che le rese famose negli anni '30, erano Queers e Screeching Weasel.
Attualmente un po' sparite dal giro a favore delle Vans.
TRE PEZZI ITALIANI ALL STAR:
GAMBE DI BURRO / MI METTO ANCORA LE ALL STAR
RAZZI TOTALI / HO VOMITATO NELLE ALL STAR
RETARDED / TEENAGE BACKWARD ("Ripped Jeans, Chuck, Leather Jacket")
WHISPERING SONS @ ASTRO CLUB / FONTANAFREDDA (PN) / 15/03/2025
Fuori piove e l'Astro Club è già bello imballato quando sul palco salgono i Sun's Spectrum, duo udinese. La loro è una proposta interessante, base elettronica con chitarra che segue schemi post punk. Uno strano mix tra New Order e Underworld, oscuri e algidi.
Breve stacco e tocca ai Whispering Sons, dal Belgio: fosse il 1982 potrebbero uscire con Les Disques du Crepuscule, benemerita label belga.
La cantante si prende tutta la scena con camiciona bianca e movimenti in sintonia con pezzi post punk severi e rigorosi (siamo in zona Sound/Joy Division) ed un cantato che a volte va in zona Patti Smith.
Belli gli intermezzi pianistici a metà concerto, utili a spezzare un po' la scaletta. Il concerto è ipnotico e vola via, i Whispering Sons provvedono a fornire un'adeguata colonna sonora europea ad un piovoso sabato di marzo.
CAMICIA A RIGHE IS VERY COOL
DELL'INFLUENZA DI BOB DYLAN SU RAY DAVIES
JEREMY GLUCK DEI BARRACUDAS SU LEAVE HOME DEI RAMONES
Quando ero ancora a Ottawa, dopo che l'album dei Ramones mi aveva cambiato la vita, bazzicavo da Arthur's Place, un negozio di dischi e libri usati gestito da due hippy, dove mi rifornivo di bootleg, fumetti e cazzate varie. Ricordo quel giorno perché stavo curiosando e dando un'occhiata ad un bootleg dei Ramones e uno dei proprietari mi disse: “La curiosità ha ucciso il gatto”. Lo comprai, un vero e proprio bootleg con una semplice custodia bianca. Il suono faceva schifo: avevo un concerto migliore a casa, su una cassetta che avevo registrato al debutto dei Ramones a Toronto, due set in meno di un'ora. Ho avuto quella cassetta per molto tempo e vorrei averla ancora. Non avevo ancora “Leave Home” quando ascoltai “Glad To See You Go”, che credo sia la mia canzone preferita dei Ramones. In un certo senso, e non sono certo l'unico, tutta la mia storia musicale è legata ai Ramones. La mia vita è nata e si è sviluppata grazie a loro. È banale ma vero. Alcune persone trovano Dio - io ho trovato i Ramones. (Beh, anch'io ho trovato Dio, ma si è dimostrato inaffidabile. Mentre “Sheena Is A Punk Rocker” non mi ha ancora deluso).
Prima di ascoltare i Ramones, li vidi in foto sulla rivista Rock Scene di Richard e Lisa Robinson, sgranata e grandiosa, dove, mese dopo mese, divenne evidente che a New York stava accadendo qualcosa di grande come negli anni Sessanta. Avevo sedici, diciassette anni e ritagliavo e attaccavo le foto dei Ramones al muro e alla porta... e non li avevo mai sentiti. Ma lo sapevo che sarebbero diventati uno dei miei gruppi preferiti.
La prima volta che ascoltai i Ramones fu un'epifania. Tornai da scuola e sentii, dalla stanza di mio fratello maggiore, uno strano ronzio e un rumore pulsante. Mio fratello David mi aveva educato nel modo giusto in fatto di gusti musicali e da qualche settimana eravamo in modalità veglia in attesa del debutto dei Ramones. Entrai e glielo chiesi e lui mi lanciò uno sguardo beatificante di approvazione congiunta. Passai settimane a riascoltare l'album, e poi anche “Leave Home”, che ancora oggi trovo perfetto e di gran lunga il migliore del gruppo.
“Glad To See You Go” mi ricorda sempre, nel suo impatto, ciò che Dave Marsh disse di ‘The Real Me’ in apertura di ‘Quadrophenia’ degli Who: “...il suono di uno stivale chiodato che calcia una vetrata”. E da lì in poi le cose migliorano, mentre la confraternita di freak di Forest Hills ammucchia canzoni che solo i Beatles del loro tempo potevano fare. Il suono, reso possibile dal batterista Tommy, è magnifico, tutto pulito, lucido e brutale. Joey canta in modo straordinario, con i suoi belati da Mersey di maniera che spaccano il cuore, mentre le demenziali decostruzioni Mosrite di Johnny trasformano tutto in una poltiglia degna di un esercito invasore. In sostanza, un classico americano che, francamente, ancora oggi è superiore a tutti i suoi imitatori. I Ramones capitano una volta sola in una generazione. Se non spesso. Segnatevelo bene, aspiranti...
Tratto da louderthanwar.com
PETER PERRETT E JOHNNY THUNDERS A LONDRA
Johnny Thunders entrò in contatto con gli Only Ones perché lesse su Sounds Magazine che Keith Richards stava ascoltando la loro cassetta. Quindi si presentò allo Speakeasy di Margaret Street (Londra) nel gennaio del 1977 per il loro concerto, al termine del quale disse a Perrett: "Adoro la tua voce".
Parola a Peter Perrett: “Uscire con Johnny era sempre ricco di eventi e imprevedibile: era probabile che ti trascinasse sul palco senza preavviso o prove. Ma era un concerto facile. Tutto quello che dovevi fare era mantenere il ritmo e seguire la chitarra e la voce di Johnny. Nel 1977, Mike Kellie (batterista degli Only Ones) vedeva Babs Blackmore (l'ex di Richie). Mi invitò a una festa a casa sua in campagna, così andai con Johnny e Walter Lure dietro. Johnny passò molto tempo a parlare con Steve Marriott e Walter passò la serata a fare il DJ. Sulla via del ritorno a Londra fummo fermati dalla polizia. Sono sceso dall'auto per parlare con loro, fiducioso nella mia capacità di trasmettere auto controllo. Ho risposto alle solite domande. Stava andando bene. Poi Johnny emerse dal retro. Ha immediatamente adottato il suo personaggio sul palco, il suo accento strascicato newyorkese e le gambe molto traballanti. Tutto quello che potevo dir loro, a titolo di spiegazione, era “È americano!” Per qualche ragione, questo sembrava soddisfarli. Con espressioni perplesse, lo squadrarono dall'alto in basso e lentamente si allontanarono. Non ci hanno nemmeno perquisito. Siamo stati fortunati. Ci sono situazioni nella vita in cui si desidera mantenere un basso profilo, soprattutto se impegnati in attività illegali. Era impossibile per Johnny Thunders restare discreto. Era contro la sua natura."
PAUL WELLER MI HA FATTO UNA CASSETTA (CON IL MEGLIO DEL 2024)
Mi ha messo dentro:
LIAM BAILEY - ZERO GRACE
"Puoi sentire lo spirito del vecchio Soul ma anche del Rocksteady Jamaicano. Grande voce e grande songwriting."
SAMORY I - STRENGHT
"E' brillante, uno dei migliori sentiti da un bel po' a questa parte: è roots reggae e le canzoni parlano di unità e guarigione."
AMELIA COBURN - BETWEEN THE MOON AND THE MILKMEN
"Una grande voce folky, suona l'ukulele, l'ukulele baritono e il banjo, e ottiene dei suoni così diversi da ognuno di essi."
SHABAKA - PERCEIVE ITS BEAUTY, ACKNOWLEDGE
"Si, lo conosciamo già, ma è sempre fantastica musica spirituale."
VILLAGERS - THAT GOLDEN TIME
"Mi piace tutto quello che fa Conor O'Brien."
VEGYN - THE ROAD TO HELL IS PAVED WITH GOOD INTENTIONS
"Non so nulla di lui se non che viene da Londra Ovest."
THE (BEAUTIFUL) SLEEPING CITY
JOHN KING PIE & MASH
JOHN KING TOP 12 PUNK SONGS (playlist per Rebellion Festival)
1. THE MEMBERS / THE SOUND OF THE SUBURBS
2. SHAM 69 / BORSTAL BREAKOUT
3. THE RUTS / IN A RUT
4. THE LURKERS / AIN'T GOT A CLUE
5. X RAY SPEX / AIN'T GOT A CLUE
6. THE JAM / DOWN IN THE TUBESTATION AT MIDNIGHT
7. THE CLASH / WHAT'S MY NAME