martedì 3 luglio 2012

EUROVISIONI


La calma piatta del salone del ristorante fu squarciata dalle grida di alcuni bambini, provenienti dalla piccola saletta tv distante una trentina di metri.
Il messaggio da decifrare era chiaro: l’Italia aveva fatto goal.
Chi, non era dato a sapersi.
Italia – Irlanda , lunedì 18 giugno, ultima partita del girone C e decisiva per le sorti degli Azzurri.
Un girone stregato per il sottoscritto: si parte con Italia – Spagna e lavoro, si prosegue con la Croazia e sono in treno e si conclude con l’Irlanda e sono una cena.
In compenso non mi faccio sfuggire qualsiasi altra partita che capiti a tiro; ho così modo di considerare come l’Olanda sia inguardabile, la Grecia passi il girone immeritatamente e l’Irlanda risulti quasi romantica nel suo gioco fisico e anti-tecnico, quasi un omaggio a certo calcio pioneristico primo ‘900.
Delle partite italiane del girone, non potendole seguire, mi restano impresse le istantanee in cui scopro che qualcuno ha fatto goal: con la Spagna il boato arriva da una bar di un paesino dove sto facendo delle consegne (una cosa simile mi capitò con la prima rete di Milito al Bayern in finale Coppa Campioni, con le grida provenire da un palazzo popolare); con la Croazia dei ragazzi esultarono vicino al binario da cui sarebbe partito il treno. Sembrava ascoltassero la radiolina, una scena bellissima, peccato ascoltassero uno di quegli aggeggi tecnologici infernali di ultima generazione dai quali terrò per sempre la distanza.
Con la Croazia vennero in mio aiuto i bambini del ristorante.
Il cameriere, mentre serviva abbondanti piatti di pesce, non nascose il suo entusiasmo per le grida e cercò di capire quantomeno chi avesse segnato.
Quando uno dei clienti seduti in tavolo gli chiese se avesse notizia sul risultato della Spagna il coperchio cadde e si scoprii che il cameriere era uno dei classici italiani che durante l’anno se ne sbattono del calcio e poi per Europei e Mondiali sono in prima fila con la faccia pitturata, dato che non sapeva che la Spagna non doveva pareggiare 2-2.
Gli stessi stronzi che quando Monti dice che “bisognerebbe sospendere i campionati per due-tre anni” sono d’accordo.
Io in inverno le domeniche a guardarmi il posticipo domenicale Parma – Atalanta, mentre questi vengono fuori solo quando sentono puzza di maxischermi nei bar e partecipazione popolare.
Poi arrivò l’ora dell’Inghilterra: una specie di derby del cuore per il sottoscritto.
A Londra ci sono stato diverse volte, sempre molto soddisfatto del viaggio che andavo a fare e sempre apprezzandone i contenuti.
L’Italia mi ha dato una patria, una famiglia, una lingua, una cucina, una terra.
L’Inghilterra mi dato molta musica, qualche buon libro da leggere, diversi stili sub culturali, insomma una serie di elementi che hanno il loro peso nell’economia della mia vita, anche se rimango orgoglioso di venire da dove vengo.
E’una partita che mi piacerebbe vedere al Bar Italia, a Soho, Londra: un bar in stile italiano come ce ne sono in ogni paese qui da noi (i classici “Bar Nazionale” dei nostri paesi), dallo stile decisamente sixties, però la vanno tutti matti per questo posto.
Io alla domenica sera lavoro, però dovrei staccare alle 20 e 30.
Bene, penso: riuscirò a guardarmi tutta la partita senza problemi, e sarà la prima volta di questo Europeo.
Alle 20 e 30 ho una consegna di minimo 15 minuti.
Impreco, dentro di me.
Alle 20 e 45 ritorno e salta fuori che ne ho un’altra di altri 15 minuti.
Trattengo la mia incazzatura, esco per accingermi a farla e questa volta impreco a voce alta, fortunatamente non troppo, altrimenti mi troverei senza lavoro.
Alle 21.00 finalmente torno a casa, gustandomi un bel match dominato in maniera imbarazzante dalla nostra Nazionale, che però, nonostante questo, non riesce a buttarla dentro e rischia di tornare a casa, dato che i rigori travalicano l’andamento della partita e fanno sempre storia a sé.
Dopo il rigore decisivo di Diamanti vedo Pirlo che corre esultante come a Berlino ’06.
Ci pensa Buffon, nell’intervista dopopartita a farci tornare tutti un po’ con i piedi per terra, affermando, che siamo solo in semifinale, mica abbiamo vinto niente. Giusto.
I giorni che precedono e posticipano la semifinale con la Germania sono un autentico merdaio: tutta Italia si riscopre appassionata di calcio, tipica malformazione da grandi eventi sportivi; io però se la nazionale di basket va in finale non è che mi metto a rompere i coglioni con il fatto che sia un grande fan di basket.
Semplicemente non me ne importerebbe nulla come ho sempre fatto, lasciando vivere gioie e delusioni a coloro che le vivono tutto l’anno.
Evidentemente il mio ragionamento resta sempre un ragionamento “d’elitè”, ma capisco che ad essere ”d’elite” nell’epoca dei social network si corra il rischio che il lettore non sappia neanche cosa significhi questa parola.
Il Tg5, nei giorni pre e post la semifinale diventa l’emblema intero dell’idiozia che pervade il Paese.
La prima notizia è dedicata allo spread e alla crisi (immancabile), poi venti minuti di calcio con la Nazionale e verso la fine “un collegamento da Mirandola per sapere come stanno i terremotati”.
Il calcio come strumento per tenere buona la gente, per non farla pensare a quelli che sono i veri problemi, per non farla pensare ai banchieri che decretano la nascita e la fine di una crisi finanziaria come se la gente normale potesse farci qualcosa per cambiare la situazione.
Per me è troppo e noto con piacere che ogni anno che passa divento sempre più rompicoglioni e intransigente con le mie idee.
La finale va come va, e dieci minuti dopo il fischio finale già ci sono polemiche televisive sul poco spazio dato ai giovani italiani nel nostro campionato rispetto al Barcellona.
Noi non cambieremo mai.

sabato 30 giugno 2012

THE CLASH - THIS IS DUB CLASH


Questo è un bootleg che andava fatto.
Mi è capitato di farmi la classica compiilation masterizzata da mettere in macchina ed eccedere con in pezzi dei Clash più "melting pot" se mi si passa il termine.
I Clash che andrebbero bene sulla stazione radio del Kebab all'angolo, in un quartiere londinese ad alta maggioranza non - inglese.
Dentro ci sono parecchi pezzi che si potevano già trovare sull'ottima raccola "Super Black Market Clash", e che comprende lati b e rarità della band.
Ai quali vanno aggiunti delle vere e proprie chicche, tipo "The escapedes of Futura dub", la versione dub del pezzo rap nato dalla collaborazione con il graffitaro niuorchese durante il periodo "Radio Clash".
Insomma, qua dentro trovate un'oretta di dub torrido, ideale in estate, in autunno così come in inverno.
Il dub ti ferma, ti costringe a pensare, a mettere in ordine le idee e le cose.
A questo indirizzo ve lo scaricate in cinque minuti:
http://mondo-de-muebles.blogspot.it/2011/01/clash-this-is-dub-clash.html

venerdì 29 giugno 2012

PADRE FIGLIO




Una versione di "Padre Figlio" particolare, visto che i due partecipanti hanno la stessa età.
Loew, tecnico della Germania e Federico Fiumani dei grandi Diaframma.

mercoledì 13 giugno 2012

STEFANO BENNI - IL BAR SOTTO IL MARE


Per il sottoscritto, questo famosissimo libro di Stefano Benni si è rivelata una piacevole lettura.
Non tutti i racconti narrati dai personaggi che l'ospite incontra nel bar sono della stessa caratura: i miei preferiti, se dovessi stilare un fantomatico podio, sono "Oleron" al primo posto (racconto che ti inchioda al libro), seguìto da "Autogrill Horror" al secondo (Vacanze Italiane!) e terzo classificato "Matu Maloa" (brutti ceffi, disciplina e balene innamorate).
Pure "Californian Crawl" è degno di nota; per il resto ci sono buone storie, alcune più riuscite di altre, però nel complesso è una lettura che consiglio e che nel giro di un paio di settimane si riesce tranquillamente a completare.

sabato 9 giugno 2012

PADRE FIGLIO


Il grande Gianmaria Volontè e Luca Baraldi, direttore di qualcosa del Calcio Padova.

domenica 3 giugno 2012

I BEAT MI HANNO FATTO UNA CASSETTA

Ecco la top ten di Ranking Roger, storico frontman dei Beat.
Mix tratto dalla rivista "Smash Hits" del 1980 e che contiene pezzi davvero speciali, in qualche modo un riassunto del suono dei Beat di quegli anni.
I Beat furono sicuramente una delle esperienze più riuscite degli anni immediatamente successivi al punk, con un suono originale di ispirazione ska ma sviluppato in maniera decisamente personale.

mercoledì 30 maggio 2012

CALCIO PADOVA 2011/2012


Arriva l'estate e un'altra stagione calcistica è da archiviare.
Quest'anno ho mancato solamente tre partite casalinghe per motivi non dipesi da me.
A settembre sembrava di avere uno squadrone, che potesse addirittura ammazzare il campionato (cosa, storicamente, non da Padova), poi il lieve calo tardo invernale e la mazzata primaverile hanno fatto si che i playoff non si concretizzassero, quando l'obiettivo sembrava sicuramente alla portata della rosa biancoscudata.
E' stato un anno tranquillo in curva: anche troppo forse.
La stragrande maggioranza delle partite me le sono vissute nella zona acquario in solitaria.
E' stato l'anno della musica a tutto volume sparata prima delle partite: Ligabue, Oasis e altra roba.
Io preferirei roba tranquilla, roba strumentale: forse del jazz per creare un minimo d'atmosfera che vada al di la dei bei faccioni che cantano a memoria Ligabue.
Jazz e annunci pubblicitari.
Certo che abbiamo uno stadio che fa schifo bene: non mi stancherò mai di dire che la prima cosa da fare per il bene del Calcio Padova è sistemare la questione stadio.
Una casa accogliente, a misura d'uomo, a cui si vuole bene.
All'Euganeo, dispiace dirlo, non vuole bene nessuno: c'è un pò d'affetto per tutti i sabati passati in gradinata, ma è un'affetto di serie b.
Un ultima cosa ci tengo a dirla sulla tifoseria in generale: basta tifosotti, basta gente che si avvicina quando le cose vanno bene e poi spariscono, basta critici di prima categoria.
Certo che si può protestare se le cose non vanno bene (come quest'anno) però chi ci tiene al Calcio Padova sa quando è il momento di farlo e sa perchè.
Non abbiamo bisogno di voi.