Nel primo pomeriggio volevamo andare a vedere il Monaco 1860 al
Grunwalder Stadion (terza serie tedesca), ma poi abbiamo capito che
non ci stavamo dentro con i tempi, così, verso le 19.00, montiamo a
Marienplatz sulla metro che ci porterà verso la Zenith Kulturhalle,
piena periferia nord. Giusto a qualche km di distanza ci sarebbero
gli ex Musicland Studios, dove registrarono, tra gli altri, Iggy Pop,
Rolling Stones e T Rex: andremo a tributarli il giorno successivo.
Venti minuti di viaggio, giù dalla metro e lo scenario è
totalmente diverso rispetto al centro città: qua siamo in un
ordinato quartiere residenziale con un lungo viale che ci porta nei
pressi della sala concerto, un capannone immenso in passato adibito
ad officina ferroviaria, con addosso ancora i segni del sua origine
industriale, molto affascinante dal punto di vista scenografico.
L'ambiente è parecchio affollato, ad occhio ci saranno 4/5 mila
persone, ma si riesce a stare abbastanza larghi e ad accedere ai
servizi (wc e birra) con estrema facilità. In Italia probabilmente
ci sarebbero due gabinetti in croce e una fila chilometrica per la
birra. Efficienza tedesca!
Tempo di una sigaretta esterna e attaccano i Pixies: siamo
parecchio distanti dal palco ma il volume è buono. Piazzano subito
nelle prime cinque canzoni materiale esplosivo come "Here comes
your man", "Vamos" e "Where is my mind",
pezzi immortali. Poi ci ricordano che anche loro sono umani con una
lunga fila centrale di pezzi tratti dagli ultimi album: un ascolto ai
nuovi lavori lo do sempre, sperando in qualche miracolo stile esordi,
ma non mi hanno mai convinto particolarmente.
Come tutti i presenti sono qua per il periodo originario 1987/1993
e c’è da dire che raggiungere le vette di quel periodo non è
un’impresa facile. Non saprei, probabilmente ai tempi erano più
liberi di testa, univano elementi distanti (vedi ad esempio i pezzi
"flamenco punk" di Surfer Rosa, oppure l'utilizzo del
parlato) che non ho più ritrovato nei nuovi lavori dal 2014 in poi:
insomma, sono diventati più classici nel suono, ma se fosse stato
per questi pezzi probabilmente non parleremmo di loro come di una
band leggendaria.
Poco male, comunque: il concerto prosegue che è un piacere, il
pubblico tedesco è attento e partecipe e il power pop screziato
indie primi '90s di "Dig for fire" rimette le cose a posto.
Parte finale che annovera grandi classici come "Monkey goes to
heaven", "River Euphrates", "The sad punk" e
siamo decisamente tutti contenti.
Un giro al merchandising solo per constatare il prezzo proibitivo
delle tshirt (40 euro, resto sempre sconcertato dalla piega che ha
preso questa cosa), un'ultima birra e poi di nuovo in treno,
direzione kebab notturno.