martedì 2 luglio 2013

GUITAR WOLF - TRATTORIA ALTROQUANDO - ZERO BRANCO (TV) - 27/06/2013




Mi ha lasciato un po’ perplesso l’esibizione dei giappi Guitar Wolf all’Altroquando di Zero Branco.
Geni o bluff? Premesso che parlo da semplice appassionato a certi suoni, devo dire che a due/tre giorni dal concerto il dilemma non si è sciolto e probabilmente non troverà risposta.
Ma cominciamo con ordine: aprono la serata i Rocky Horror Tv Shock, quintetto veneto a cui il fatto di abitare in Padania non deve aver fatto granchè bene. Una ventina di minuti di punk settantasettino annoiato e arrabbiato al punto giusto, melodie moleste e facce scazzate come quelle che vedi in certe copertine direttamente dal 77 minore inglese o americano.
Bello così, promossi.
Nel frattempo, mentre i Rocky Horror stanno completando il loro set si scorge arrivare nel parcheggio il pulmino con dentro i Guitar Wolf.
Smontano la roba, un tizio la monta e dopo un po’ è giunto il loro momento.
L’ingresso sul palco è da urlo: camminano in fila orizzontale, vestiti di tutto punto con giubba in pelle,  occhiali da sole e tenendo gli strumenti in mano; mettici un po’ di nebbia finta dietro e diventa la scena perfetta di un film di serie z giapponese.
Inizia il set e qua iniziano ad insinuarsi i primi dubbi di cui prima scrivevo, nel senso che i tre sputano fuori un punk/noise con qualche giretto rock’n’roll che però non mi entusiasma granchè.
I finali non si distinguono, gli stacchi interni alle canzoni mi sembrano macchinosi, le canzoni in definitiva mi sembrano tutte uguali.
Hai presente quando a 16 anni fai ascoltare i Ramones a tua mamma? Lei dirà: “Ma sono tutte uguali!”, tu però sai che non è così, sai che “Judy is a punk” non è “Glad to see you go”, perdio.
Il problema con i Guitar Wolf è che le canzoni sono veramente tutte uguali: praticamente il concerto è un brusio rumorista di mezzora, da cui alla fine ne esci anche un po’ sfiancato.
Probabilmente avranno successo in quegli ambienti alternativi avanguardistici che tirano nei posti cool del mondo, tipo a New York, però a me manca la sostanza: li preferirei più quadrati, più granitici, meno noise.
E’un problema mio, certo: ad ogni modo il palco lo tengono molto bene, non si risparmiano, non fai in tempo a distrarti un attimo che il cantante/chitarrista è già la che colpisce palline da tennis con la chitarra.
Per intorpidire maggiormente le acque potrei dire che se tornassero a suonare in zona andrei comunque a vederli nuovamente: è un esperienza tutto sommato da vivere.


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