Paul Weller, Bruce Foxton e Rick Buckler erano i tre nomi che costituivano i Jam, band che segnò in maniera indelebile il proprio tempo tra la fine degli anni ’70 e i primi ’80, ponendosi come un nome immarcescibile nella gloriosa tradizione di suoni di stampo britannico.
Who, Kinks, Small Faces i padri, Jam ed altri (penso ai
Madness) nel mezzo e il britpop degli anni ’90 in seguito.
Una carrellata di nomi le cui carriere andrebbero studiate
tra i banchi di scuola, magari con una bella gita a Londra come corollario.
Dopo la fine dei Jam nel 1982, la storia ha dimostrato come
sia stato Paul Weller quello che se l’è cavata meglio, almeno per quanto
riguarda il crescente successo di pubblico, tra Style Council e una carriera
solista tuttora attiva.
Bruce Foxton, che dei Jam era il bassista, rilasciò un album
solista nel 1984 (con una produzione forse troppo legata ai suoni del periodo e
di conseguenza invecchiata male), per poi confluire negli Stiff Little Fingers
come onesto musicista, abbandonando ogni velleità solistica.
Come capita poi a molte seconde linee di band del passato, Foxton ha deciso di monetizzare un minimo quanto creato
con i Jam, mettendo in piedi i “From The Jam” (con Rick Buckler alla batteria,
ora non più in formazione), con in quali porta in giro le canzoni della sua
vecchia band.
Poi all’improvviso una scossa: ad ottobre 2012 il buon Bruce
pubblica un album a proprio nome, “Back in the Room”, decisamente ben riuscito,
che suona praticamente come suonerebbero i Jam nel presente.
E questo, a mio parere, non può essere che un bene.
Comunque, arriva venerdì 22 febbraio e mi dirigo come
programmato in quel di Pordenone.
Ingresso a 15 euro (non poco ma attutito da un locale bello,
pulito, riscaldato e da uno show che spero sia memorabile).
Alle 22.40 circa iniziano i Kickstart, nome storico
dell’underground pordenonese, con dentro gente che suona dai tempi del Great
Complotto, storico movimento cittadino fine anni ‘70/anni ’80, una fucina di
idee e creatività senza paragoni, almeno in Italia.
I Kickstart fanno un buon punk ’77 figlio dei Buzzcocks
quanto dei Damned, per certi versi vicino ai Cute Lepers, per agganciarci ad
una band contemporanea; mezzoretta di show, canzoni tirate e melodiche, suoni perfetti, e alle 23.30 è già
pronto Bruce Foxton accompagnato da un chitarrista/cantante e da un batterista.
Partono subito
alla grande con “Down in the tube station at midnight”, seguita da “This is the
Modern World” e “David Watts” dei Kinks, coverizzata dai Jam in “All Mod Cons”.
Il pubblico inizialmente sta un po’ sulle sue, non so perché,
tant’è che lo stesso Bruce Foxton si sente in dovere di ricordare a tutti che
sarebbe anche venerdì sera.
Piano piano l’ambiente si scalderà, anche se nel complesso
sarà un concerto molto tranquillo quanto a partecipazione; ad ogni modo l’ex
Jam fa sfilare, in ventidue canzoni di scaletta, tutto il meglio del repertorio
di casa Jam, aggiungendoci un paio di ottimi pezzi tratti dal suo ultimo lavoro.
“Going
Underground”, “Pretty Green”, “Strange Town”, “In the city”, “Town Called
Malice”.
Io adoro i Jam: i suoni, le parole, le melodie. E’chiaro che
trovarmi di fronte il bassista di quella band che mi sciorina tutti i classici
non mi lascia indifferente.
E’ una bella botta di vita, quelle che vorresti ce ne
fossero almeno una volta al mese, e che sei contento ti arrivino dalla musica.
Puoi ritenerti fortunato, ti ritrovi a pensare che in un
certo senso hai seminato bene se poi quelle stesse canzoni che hai ascoltato
mille volte su disco, dal vivo riescono a darti una carica che durerà per un
bel po’, almeno fino al prossimo concerto del gruppo di cui conosci a memoria
tutte le canzoni.
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