venerdì 17 dicembre 2010

PAUL WELLER - WAKE UP THE NATION


Uscito questa primavera, è uno dei due album targati 2010 che ho acquistato nel corrente anno solare (l'altro è quello degli Statuto, tra l'altro uscito negli stessi giorni).
Beh che dire?
Innanzitutto che questi mesi mi hanno permesso di ascoltarlo svariate volte e quindi di farlo partecipare a buon diritto a un'ipotetica "prova del tempo".
Nei mesi precedenti l'uscita ricordo di essermi eccitato quando scoprii il titolo dell'album e del pezzo omonimo; "Svegliare la Nazione".Miglior titolo, a parer mio, non poteva esserci di questi tempi.
Una strofa che parla di cancellarsi da Facebook è sicuramente un'argomento moderno e attuale ed è bello che qualcuno ne parli e parli dei tempi in cui vive.
Poi dentro ci sono canzoni che mi piacciono ed altre no, ma nel complesso l'album ha una propria linea guida e una propria direttiva concettuale.
Mi piace Weller quando dice che l'album vuole riflettere "l'urgenza e la claustrofobia della vita di città" e quando dice che c'è bisogno di "alzarsi contro il mare di mediocrità".
Discorsi che sono oro colato nell'epoca del Grande Fratello e dei reality, meglio ancora se a dire questo sia uno come Paul Weller che nella sua carriera ha sempre, bene o male, rappresentato un simbolo nel delineare un ideale ponte di congiuntura tra musica, stile e società in senso lato.
"Wake up the Nation" è nel complesso un disco moderno, anni 2000.
Ha una linea guida che si fà forte dell'immediatezza per snocciolare alcune perle come l'omonimo pezzo che da titolo all'album (quasi punk rock nello spirito), Fast car/ Slow Traffic (sempre nel filone di "Wake Up.."), pezzi di atmosfera soul come "No Tears to Cry" e "Aim High" ed altre buone intuizioni.
Come detto ci sono anche canzoni che non mi piacciono, come "Trees" (6 generi al suo interno), però nel complesso il disco regge bene e il paio di intermezzi strumentali/rumorici come "In Amsterdam" e "Whatever Next" stanno bene nel concept del disco.
Da avere e apprezzare.

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