HANG THE DJ!


Sabato 21 luglio, io (A. Shepherd)e Paul DeRoma siamo a mettere su un pò di musica (rigorosamente in vinile!) presso il Barracuda di Villa d'Asolo (Tv).
Passate per due birrette estive!

SOCO ROCK - DEROZER - BARRACUDAS - 6&7 /07/2012


Già l'anno scorso al Socorock di Grisignano di Zocco, cittadina di provincia a metà strada tra Padova e Vicenza, ebbi modo di vedermi un bel concerto con Tv Smith degli Adverts (supportato da Dave Rave dei Teenage Head)e quest'anno le cose non sono state da meno, anzi, se possibile, sono migliorate.
Venerdi 6 luglio c'è la prima data post reunion dei Derozer in terra vicentina dopo un bel pò di anni, mentre al sabato tocca ai grandissimi Barracudas, gruppo tra i miei preferiti, una di quelle band che ti chiedi se avrai mai l'occasione di vedere dal vivo in questa vita.
Insomma, si trattava di due date che già da un bel pò di tempo facevano bella mostra di sè sulla mia agenda.
Alcune considerazioni e sensazioni (positive, ci mancherebbe) sul ritorno in pista dei Derozer le avevo già espresse a maggio dopo averli visti al New Age di Roncade (Tv), prima data veneta del nuovo tour.
Continuo a ripetere che la pausa non può che essere stata positiva per la band vicentina: nel 2008 sembravano stanchi e forse neanche l'appoggio dei ragazzi sotto il palco era più lo stesso, con i ventenni di allora che magari stavano passando a qualcos'altro, oppure li avevano già visti dal vivo 4/5 volte.
Il tempo invece ha dimostrato come la mancanza di un gruppo come i Derozer si facesse sentire, e anche parecchio.
Innanzitutto sono sempre un punto di riferimento (l'unico?) all'interno di una scena che dalla loro pausa non è cresciuta di nulla, facendo anzi molto passi indietro.
Basti pensare ai Duracel, posti in apertura.
Se questo è il futuro, ragazzi, meglio mettersi le mani nei capelli.
Gente che vorebbe assomigliare ai Derozer, ma che però vuole anche far sentire sui testi che ha studiato e fatto l'Università; non si spiegherebbero altrimenti certi concetti contorti che vogliono far trasparire con certe canzoni.
Qualche melodia buona c'è, ma la distanza con i Derozer, anche solo del 1994 è un'oceano.
I Derozer si sono sempre contraddistinti per fare le cose semplici e fatte bene.
Cose per tutti, con testi da strada (se mi si passa il termine).
Il motivo del loro enorme successo nel nord Italia è sicuramente da attribuire anche a questo, oltre che a tutti gli sbattimenti organizzativi con cui negli anni si sono fatti conoscere da praticamente ogni ragazzo italiano che ascolta punk rock.
E la gente vuole bene ai Derozer, perchè vede assonanza tra quello che fanno e quello che sono o che almeno sembra arrivare al pubblico.
A Grisignano, venerdi c'erano 1.000 persone per vederli, e i numeri non sono un'opinione.
Che dire sulla perfomance? Al New Age il locale era contenuto, cosicchè tutti cantavano e l'atmosfera era decisamente calda.
Il festival si tiene all'aperto, su un'enorme palco e come spesso capita nei festival è un'altra cosa rispetto ad un concerto in un locale, anche se per questo non diminuisce il fascino di trovarsi su un campo, con il gruppo che vuoi sentire e un'ottima birra Pedavena in mano che ti disseta.
La scaletta ricalca quella già sentita al New Age, con la doppietta "Cuore Brucia" e "Mondo Perfetto" posta in apertura, e poi via via tocca tutte le fasi della band berica.
Sarei curioso di ascoltare un nuovo lavoro loro, sono sicuro che tirerebbero fuori cose buone dal cilindro.
Il sabato è il giorno dei Barracudas.
E' con grande rammarico che devo obiettivamente parlare di un concerto deludente.
Poteva essere il concerto dell'estate per alcuni (noi 50 sfigati che li ascoltiamo) e gli ingredienti c'erano tutti: band di culto, che chi conosce solitamente ama, ampia presenza in scaletta di canzoni dal mood decisamente "estivo" e leggero con il loro mix di power pop/r'n'r riscontrabile negli esordi della band.
Poteva esserlo, ma non lo è stato.
Troppe cose non hanno funzionato: la presenza scenica della band, il suono ed una scaletta francamente mal combinata.
Dispiace dirlo per quello che rappresentano per il sottoscritto (lo ripeto, stiamo parlando di un gruppo decisamente tra i miei top 5 di tutti i tempi) ma i Barracudas di Grisignano hanno dato l'impressione di non essere neanche una band.
Erano cinque uomini in ferie in Italia che per l'occasione hanno suonato qualcosa.
Può capitare una serata storta, ma francamente credo poco a questa teoria: credo, purtroppo, che bisogna prepararsi per suonare, a qualunque livello tu sia.
Preparare una scaletta che tenga in considerazione ciò per cui la gente ti conosce, suonare compatti, avere un minimo di presenza scenica, insomma cercare di fare le cose fatte bene.
Partono con "Grammar of Misery" e fin qui niente di male, anzi si tratta di un gran bel pezzo, è che piano piano affondano, anzi sprofondano nei pezzi minori e con poca verve della loro discografia.
Di "Drop Out" suonano "I can't pretend", "Violent Times", "Codeine", "Somebody" e "1965 again".
Troppo poco.
Praticamente tralasciano tutti i pezzi "leggeri" di cui prima come "Campus Tramp", "His Last Summer", ma anche "Surfers are back" per non parlare di "Summer Fun", la loro Blitzkrieg Bop.
Questa si dice che avrebbero dovuta suonarla nei bis, ma peccato che i bis non ci siano stati.

EUROVISIONI


La calma piatta del salone del ristorante fu squarciata dalle grida di alcuni bambini, provenienti dalla piccola saletta tv distante una trentina di metri.
Il messaggio da decifrare era chiaro: l’Italia aveva fatto goal.
Chi, non era dato a sapersi.
Italia – Irlanda , lunedì 18 giugno, ultima partita del girone C e decisiva per le sorti degli Azzurri.
Un girone stregato per il sottoscritto: si parte con Italia – Spagna e lavoro, si prosegue con la Croazia e sono in treno e si conclude con l’Irlanda e sono una cena.
In compenso non mi faccio sfuggire qualsiasi altra partita che capiti a tiro; ho così modo di considerare come l’Olanda sia inguardabile, la Grecia passi il girone immeritatamente e l’Irlanda risulti quasi romantica nel suo gioco fisico e anti-tecnico, quasi un omaggio a certo calcio pioneristico primo ‘900.
Delle partite italiane del girone, non potendole seguire, mi restano impresse le istantanee in cui scopro che qualcuno ha fatto goal: con la Spagna il boato arriva da una bar di un paesino dove sto facendo delle consegne (una cosa simile mi capitò con la prima rete di Milito al Bayern in finale Coppa Campioni, con le grida provenire da un palazzo popolare); con la Croazia dei ragazzi esultarono vicino al binario da cui sarebbe partito il treno. Sembrava ascoltassero la radiolina, una scena bellissima, peccato ascoltassero uno di quegli aggeggi tecnologici infernali di ultima generazione dai quali terrò per sempre la distanza.
Con la Croazia vennero in mio aiuto i bambini del ristorante.
Il cameriere, mentre serviva abbondanti piatti di pesce, non nascose il suo entusiasmo per le grida e cercò di capire quantomeno chi avesse segnato.
Quando uno dei clienti seduti in tavolo gli chiese se avesse notizia sul risultato della Spagna il coperchio cadde e si scoprii che il cameriere era uno dei classici italiani che durante l’anno se ne sbattono del calcio e poi per Europei e Mondiali sono in prima fila con la faccia pitturata, dato che non sapeva che la Spagna non doveva pareggiare 2-2.
Gli stessi stronzi che quando Monti dice che “bisognerebbe sospendere i campionati per due-tre anni” sono d’accordo.
Io in inverno le domeniche a guardarmi il posticipo domenicale Parma – Atalanta, mentre questi vengono fuori solo quando sentono puzza di maxischermi nei bar e partecipazione popolare.
Poi arrivò l’ora dell’Inghilterra: una specie di derby del cuore per il sottoscritto.
A Londra ci sono stato diverse volte, sempre molto soddisfatto del viaggio che andavo a fare e sempre apprezzandone i contenuti.
L’Italia mi ha dato una patria, una famiglia, una lingua, una cucina, una terra.
L’Inghilterra mi dato molta musica, qualche buon libro da leggere, diversi stili sub culturali, insomma una serie di elementi che hanno il loro peso nell’economia della mia vita, anche se rimango orgoglioso di venire da dove vengo.
E’una partita che mi piacerebbe vedere al Bar Italia, a Soho, Londra: un bar in stile italiano come ce ne sono in ogni paese qui da noi (i classici “Bar Nazionale” dei nostri paesi), dallo stile decisamente sixties, però la vanno tutti matti per questo posto.
Io alla domenica sera lavoro, però dovrei staccare alle 20 e 30.
Bene, penso: riuscirò a guardarmi tutta la partita senza problemi, e sarà la prima volta di questo Europeo.
Alle 20 e 30 ho una consegna di minimo 15 minuti.
Impreco, dentro di me.
Alle 20 e 45 ritorno e salta fuori che ne ho un’altra di altri 15 minuti.
Trattengo la mia incazzatura, esco per accingermi a farla e questa volta impreco a voce alta, fortunatamente non troppo, altrimenti mi troverei senza lavoro.
Alle 21.00 finalmente torno a casa, gustandomi un bel match dominato in maniera imbarazzante dalla nostra Nazionale, che però, nonostante questo, non riesce a buttarla dentro e rischia di tornare a casa, dato che i rigori travalicano l’andamento della partita e fanno sempre storia a sé.
Dopo il rigore decisivo di Diamanti vedo Pirlo che corre esultante come a Berlino ’06.
Ci pensa Buffon, nell’intervista dopopartita a farci tornare tutti un po’ con i piedi per terra, affermando, che siamo solo in semifinale, mica abbiamo vinto niente. Giusto.
I giorni che precedono e posticipano la semifinale con la Germania sono un autentico merdaio: tutta Italia si riscopre appassionata di calcio, tipica malformazione da grandi eventi sportivi; io però se la nazionale di basket va in finale non è che mi metto a rompere i coglioni con il fatto che sia un grande fan di basket.
Semplicemente non me ne importerebbe nulla come ho sempre fatto, lasciando vivere gioie e delusioni a coloro che le vivono tutto l’anno.
Evidentemente il mio ragionamento resta sempre un ragionamento “d’elitè”, ma capisco che ad essere ”d’elite” nell’epoca dei social network si corra il rischio che il lettore non sappia neanche cosa significhi questa parola.
Il Tg5, nei giorni pre e post la semifinale diventa l’emblema intero dell’idiozia che pervade il Paese.
La prima notizia è dedicata allo spread e alla crisi (immancabile), poi venti minuti di calcio con la Nazionale e verso la fine “un collegamento da Mirandola per sapere come stanno i terremotati”.
Il calcio come strumento per tenere buona la gente, per non farla pensare a quelli che sono i veri problemi, per non farla pensare ai banchieri che decretano la nascita e la fine di una crisi finanziaria come se la gente normale potesse farci qualcosa per cambiare la situazione.
Per me è troppo e noto con piacere che ogni anno che passa divento sempre più rompicoglioni e intransigente con le mie idee.
La finale va come va, e dieci minuti dopo il fischio finale già ci sono polemiche televisive sul poco spazio dato ai giovani italiani nel nostro campionato rispetto al Barcellona.
Noi non cambieremo mai.

THE CLASH - THIS IS DUB CLASH


Questo è un bootleg che andava fatto.
Mi è capitato di farmi la classica compiilation masterizzata da mettere in macchina ed eccedere con in pezzi dei Clash più "melting pot" se mi si passa il termine.
I Clash che andrebbero bene sulla stazione radio del Kebab all'angolo, in un quartiere londinese ad alta maggioranza non - inglese.
Dentro ci sono parecchi pezzi che si potevano già trovare sull'ottima raccola "Super Black Market Clash", e che comprende lati b e rarità della band.
Ai quali vanno aggiunti delle vere e proprie chicche, tipo "The escapedes of Futura dub", la versione dub del pezzo rap nato dalla collaborazione con il graffitaro niuorchese durante il periodo "Radio Clash".
Insomma, qua dentro trovate un'oretta di dub torrido, ideale in estate, in autunno così come in inverno.
Il dub ti ferma, ti costringe a pensare, a mettere in ordine le idee e le cose.
A questo indirizzo ve lo scaricate in cinque minuti:
http://mondo-de-muebles.blogspot.it/2011/01/clash-this-is-dub-clash.html

PADRE FIGLIO




Una versione di "Padre Figlio" particolare, visto che i due partecipanti hanno la stessa età.
Loew, tecnico della Germania e Federico Fiumani dei grandi Diaframma.

STEFANO BENNI - IL BAR SOTTO IL MARE


Per il sottoscritto, questo famosissimo libro di Stefano Benni si è rivelata una piacevole lettura.
Non tutti i racconti narrati dai personaggi che l'ospite incontra nel bar sono della stessa caratura: i miei preferiti, se dovessi stilare un fantomatico podio, sono "Oleron" al primo posto (racconto che ti inchioda al libro), seguìto da "Autogrill Horror" al secondo (Vacanze Italiane!) e terzo classificato "Matu Maloa" (brutti ceffi, disciplina e balene innamorate).
Pure "Californian Crawl" è degno di nota; per il resto ci sono buone storie, alcune più riuscite di altre, però nel complesso è una lettura che consiglio e che nel giro di un paio di settimane si riesce tranquillamente a completare.

PADRE FIGLIO


Il grande Gianmaria Volontè e Luca Baraldi, direttore di qualcosa del Calcio Padova.

I BEAT MI HANNO FATTO UNA CASSETTA

Ecco la top ten di Ranking Roger, storico frontman dei Beat.
Mix tratto dalla rivista "Smash Hits" del 1980 e che contiene pezzi davvero speciali, in qualche modo un riassunto del suono dei Beat di quegli anni.
I Beat furono sicuramente una delle esperienze più riuscite degli anni immediatamente successivi al punk, con un suono originale di ispirazione ska ma sviluppato in maniera decisamente personale.

CALCIO PADOVA 2011/2012


Arriva l'estate e un'altra stagione calcistica è da archiviare.
Quest'anno ho mancato solamente tre partite casalinghe per motivi non dipesi da me.
A settembre sembrava di avere uno squadrone, che potesse addirittura ammazzare il campionato (cosa, storicamente, non da Padova), poi il lieve calo tardo invernale e la mazzata primaverile hanno fatto si che i playoff non si concretizzassero, quando l'obiettivo sembrava sicuramente alla portata della rosa biancoscudata.
E' stato un anno tranquillo in curva: anche troppo forse.
La stragrande maggioranza delle partite me le sono vissute nella zona acquario in solitaria.
E' stato l'anno della musica a tutto volume sparata prima delle partite: Ligabue, Oasis e altra roba.
Io preferirei roba tranquilla, roba strumentale: forse del jazz per creare un minimo d'atmosfera che vada al di la dei bei faccioni che cantano a memoria Ligabue.
Jazz e annunci pubblicitari.
Certo che abbiamo uno stadio che fa schifo bene: non mi stancherò mai di dire che la prima cosa da fare per il bene del Calcio Padova è sistemare la questione stadio.
Una casa accogliente, a misura d'uomo, a cui si vuole bene.
All'Euganeo, dispiace dirlo, non vuole bene nessuno: c'è un pò d'affetto per tutti i sabati passati in gradinata, ma è un'affetto di serie b.
Un ultima cosa ci tengo a dirla sulla tifoseria in generale: basta tifosotti, basta gente che si avvicina quando le cose vanno bene e poi spariscono, basta critici di prima categoria.
Certo che si può protestare se le cose non vanno bene (come quest'anno) però chi ci tiene al Calcio Padova sa quando è il momento di farlo e sa perchè.
Non abbiamo bisogno di voi.

ENRICO BRIZZI - LA VITA QUOTIDIANA A BOLOGNA AI TEMPI DI VASCO


Non avevo mai avuto il piacere di leggere un libro di Enrico Brizzi; detto così, da un ragazzo di 25 anni quale sono, uno può pensare che non abbia neanche mai letto un libro, dato che l'autore in questione è decisamente uno dei più conosciuti in circolazione.
Vero, verissimo: solo che l'epica adolescenziale di cui si faceva portabandiera il suo primo romanzo "Jack Frusciante..", e che a dire il vero avevo avuto modo di giudicare solamente dalla trasposizione cinematografica dello stesso, non mi piaceva molto.
Non mi garbava che un periodo come l'adolescenza venisse rappresentato e conformizzato in libri o film che fossero.
Certi adolescenti cercano di sfuggire dagli schemi, non importa quali essi siano: poi però arriva un libro/film come il primo di Brizzi che parlando di amore, musica ed amicizia cerca di chiudere il cerchio intorno a quel periodo.
Insomma, nella mia tarda adolescenza non mi andava di pensare di vivere dentro ad un film o ad un romanzo.
Ora penso sia diverso: sicuramente è tardi per leggere un romanzo come, appunto, il "Jack Frusciante.." di cui sopra e sentirsene parte, però credo proprio che una lettura da spettatore interessato non mi faccia così male.
Detto questo, il libro che mi appresto a recensire l'ho scovato in biblioteca e su due piedi ho iniziato a leggerlo, trovandolo molto scorrevole ed interessante, tant'è che in cinque giorni l'avevo già ben che completato.
Si tratta di una sorta di autobiografia dello scrittore bolognese, che copre praticamente tutti gli anni '80, i '90 e pure buona parte dei 2000.
Vasco è il pretesto per raccontare qualcos'altro: gli esordi del rocker emiliano coincidono con l'infanzia di Brizzi stesso, inoltre nei primi anni ottanta Vasco Rossi risiedeva a Bologna nello stesso quartiere dello scrittore.
Si stabilisce così una vicinanza affettiva che poi verrà comunque mantenuta nel corso degli anni, nonostante altri interessi (musicali e non) sopraggiunti nella vita dell'autore.
Da notare comunque che tutti i personaggi famosi legati a Bologna ricevono una menzione in questo libro; una città che, tirando le somme, ha prodotto davvero tanta cultura, sotto forma di musica, libri, fumetti e film.
Guccini, Dalla, Morandi, il punk '77 in salsa bolognese e la new wave con l'Italian Records, i fumetti di Andrea Pazienza, Luca Carboni, certo rock alternativo degli anni '90 come i Massimo Volume o i Santo Niente, Cesare Cremonini, il grande regista Pupi Avati, gli scrittori Stefano Benni e Pier Vittorio Tondelli, oltre allo stesso Enrico Brizzi.
Insomma, rispetto per Bologna.

SOLO PER LA MAGLIA

Giancarlo Antognoni, bandiera della Fiorentina.

I BARRACUDAS MI HANNO FATTO UNA CASSETTA


Sabato 7 luglio saranno di scena non molto distante da casa mia, un evento abbastanza imperdibile per il sottoscritto.
Nel frattempo ho scovato questa interessante "top ten" formulata dagli stessi Barracudas per un magazine inglese dei primi anni '80 (Smash Hits), che mette in fila un pò tutte le loro influenze.

A CLASSIC EDUCATION @ MACELLO - PADOVA - 11/05/2012


Nutrivo parecchia attesa per questa data padovana degli A Classic Education, gruppo emiliano che con la pubblicazione del recente "Call it blazing" sta ottendendo meritati riscontri un pò ovunque.
Il concerto si svolge all'interno del festival che si tiene all'ex Macello di Padova; davvero un'iniziativa pregevole, che in un mese di serate sciorina tutto il meglio del nuovo indie rock italiano e non solo.
Un festival moderno ed attento alla contemporaneità, non come quello che si svolge a qualche km di distanza organizzato da Radio Sherwood con i soliti dieci nomi di dinosauri dell'alternative rock da dare in pasto ai giovani.
Addirittura il concerto di stasera è a offerta libera, veramente una bella mossa per i ragazzi del Macello, che così facendo si ritrovano un luogo pieno zeppo di gente (probabilmente pagandosi pure il cachet del gruppo con tutte le offerte libere raccolte).
Unico aspetto da migliorare per rendere ancora più speciale il tutto, secondo me, sarebbe l'aggiunta di un ulteriore stand per le birre, visto che si creano delle colonne pazzesche per poter ordinare.
Ah, e anche migliorare di un minimo la qualità della birra non sarebbe una cattiva idea.
Detto questo alle 23.00 gli A Classic Education salgono sul palco e per mezzora (set decisamente breve, stile il mio gruppetto punk rock quando suonavamo nei bar)confermano le aspettative che girano sul loro conto.
Musicalmente siamo di fronte a canzoni costruite come si deve: tre minuti di durata, melodie ottime, voce perfetta e costruzione dei pezzi molto particolare nonchè decisamente ben riuscita.
Se uno mi chiedesse "che genere suonano?" andrei un attimo in difficoltà.
Sicuramente c'è del pop e sicuramente del rock'n'roll.
Pop nelle melodie, r'n'r nell'immediatezza e nella classicità che vanno ad assumere le canzoni.
Poi c'è anche una certa atmosfera post punk; ad esempio, un pezzo come "Baby it's fine" a me ricorda molto i Cure di "Fire in Cairo", però sono consapevole che potrei essere l'unico a vedere questa somiglianza.
Proprio durante l'esecuzione di quest'ultima guardo se c'è la luna in cielo per rendere il momento topico, però non la vedo.
Mezzoretta di set (durante il quale ho anche modo di dire alla mia ragazza "il chitarrista è uguale a Marchisio, il centrocampista della Juve"), che personalmente mi lascia un pò l'amaro in bocca perchè un altro quarto d'ora si poteva fare, e poi tutti a casa non prima di aver acquistato lo splendido "Call it Blazing".

DEROZER @ NEW AGE - RONCADE (TV) - 05/05/2012


Quando i Derozer si presero un'improvvisa pausa nel 2008 non è che ci rimasi particolarmente male.
Li seguivo da quando iniziai ad appassionarmi al genere nei primissimi anni 2000 ed ebbi l'occasione di vederli dal vivo 7/8 volte.
Mi piacevano, certo, e se c'era l'occasione di un concerto in zona non me lo lasciavo sfuggire.
Solo che negli ultimi tempi pre-pausa sembravano un pò stanchini e fuori fase; Spasio, il batterista storico, era stato allontanato senza spiegazioni al pubblico, ed era stato sostituito da un tipo francamente impresentabile che con i Derozer non c'entrava una mazza.
Inoltre l'ultimo album, "Di nuovo in marcia", non era esattamente quello che si può definire un album memorabile.
Insomma, la pausa probabilmente ci stava tutta.
Con gli anni, perchè dal 2008 al 2012 sono comunque quattro anni, penso che pochi scommettessero ancora su di loro e su un possibile ritorno sulle scene (addormentate, visto che il punk rock di casa nostra è fermo ai nomi che circolavano 15 anni fa).
Però qualche giorno capitava che pensavo con nostalgia a loro, alla loro attitudine, ai bei concerti visti, alle memorabili canzoni che accompagnavano i miei giorni durante le scuole superiori frequentate proprio a Vicenza.
Il fatto che le frequetassi a Vicenza, poi, stabiliva un certo legame con i Derozer, visto che ai miei occhi appaiono legati indissolubilmente alla città che li ha fatti nascere.
Quando sono emerse le prime indiscrezioni circa un loro ritorno non è che abbia accolto la notizia come se mi avessero detto che avevo vinto 1 milione.
Non ho più sedici anni, però ero comunque contento per loro e curioso a seguirne le vicende, magari anche andando a qualche concerto in zona.
Ecco quindi che arriva il 5 maggio: un tour strano questo.
Da marzo che sono tornati live, questa di Roncade è la prima data in Veneto per la band vicentina.
Anni fa il tour sarebbe partito magari dal Capannone Sociale di Vicenza, una bella data in casa per affilare le lame prima di imbarcarsi per altre città.
Oggi Vicenza non offre poi molto per situazioni live, al contrario di sei/sette anni fà quando poteva dire la sua alla grande.
Ci appostiamo tatticamente su di un palchetto vicino al bar, abbastanza distante dal palco dove suona la band.
Il locale è pienissimo, ed entrando noto già una bella puzza di sudore ed adolescenza.
Mi perdo i Duracel in apertura ma non me ne può fregare di meno: mai piaciuti.
I Derozer partono con "Cuore brucia" e poi proseguono con il meglio del loro repertorio; mi sembra di ricordare che una delle prime canzoni fosse "Mondo Perfetto".
Un album tipo "Mondo Perfetto", a me che l'ho letto, sembra paurosamente ispirato dai libri di John King.
Dentro ci sono riflessioni interessanti sulla società e sul personale viste con gli occhi di un "outsider".
Dei primi lavori fanno 144, Suzy, Psicopatico (grande pezzo!), Amore Sincero, No surf e Bar.
Poi bene o male canzoni da tutti gli album.
Un'oretta di concerto che passa velocissima, e conclusione con la doppietta "Alla nostra età" e "Branca Day" che non fa prigioneri.
Bentornati!

SANTO NIENTE @ TRATTORIA ALTROQUANDO - ZERO BRANCO (TV) - 24/04/2012


Non mi capita poi così molto spesso di assistere a concerti di band che conosco poco.
Però, martedi, avevo comunque voglia di farmi 30 km all'andata ed altrettanti al ritorno per assistere sotto ad un tendone insieme ad altre 50 persone al concerto dei Santo Niente.
C'ero già stato alla Trattoria Altroquando ad inizio aprile per i Diaframma e proprio quel giorno notai da qualche parte che il 24 aprile sarebbe stata la volta dei Santo Niente.
Non mi sono preparato a questo concerto: di loro conoscevo solo "Elvira", probabilmente il loro pezzo più famoso, tralaltro scoperto in un modo particolarmente curioso.
Diversi anni fa, presso le bancarelle che popolano il festival estivo di radio Sherwood, c'era (ma dovrebbe esserci ancora) una bancarella che vendeva praticamente solo cassette e cd bootleg.
Comprai un bootleg dei Sex Pistols, una mezza ciofeca (solo "Schools are prisons" meritava davvero li dentro), però alla fine della cassetta era presente questo brano.
Mi piacque subito.
Non la pensava così l'amico che guidava la macchina con cui andai (insieme ad altri amici) in Svizzera proprio quell'estate; senza mezze parole disse "Adesso basta ascoltare questa merda!".
Mi dispiacque che non apprezzasse quella canzone di un gruppo a me sconosciuto.
Mi informai e venni a sapere che erano i Santo Niente.
Bene, dissi, li ascolterò.
Il caso vuole che nei successivi anni non mi sono mai adoperato per ascoltarli.
Ma non chiedetemi perchè: probabilmente, dovendo selezionare i miei ascolti, non li ho mai presi in considerazione.
Comunque i fatti parlano chiaro: martedi 24 aprile vado a vederli alla Trattoria Altroquando di Zero Branco.
Sono in quattro e suonano un set che dura un'oretta.
I suoni sono quelli dell'alternative rock degli anni '90 (Nirvana, Sonic Youth, Jane's Addiction), ma io sono abbastanza ignorante in materia.
Però mi sono piaciuti comunque: non tutte le canzoni, però cinque/sei si.
Soprattutto, come verrò a sapere più tradi cercando i titoli, una segnalazione speciale se la beccano "E'Aria" e "Storia Breve", oltre alla clamorosa "Elvira" posta tatticamente come ultima canzone.