SURFIN' LUNGS @ BAR GIRADISCHI - THIENE


Ieri pomeriggio, come ogni inizio weekend, ho dato un occhio a "Made in Pop", ottima newsletter legata alla diffusione di serate in Veneto orientate, in maniera generica, all "alternative rock" e vengo a scoprire che i Surfin' Lungs la sera stessa avrebbero suonato ad una cinquantina di km da casa mia.
Ottimo!
Non mi capita molte volte di informarmi il giorno stesso per un concerto interessante che si tiene la sera, di solito è una cosa che si viene a sapere uno/due mesi prima, così si ha tutto il tempo per programmarsi come si deve, però in questo caso le circostanze lavorative mi sono a favore e quindi decido di andare.
I Surfin' Lungs ricordo che li scoprii con un'intervista su Bam! (benemerita fanzine punk rock'n'roll) oramai dieci anni fà, e so bene di che gruppo si tratta.
Il locale è una bar di periferia, abbastanza brutto e con un bancone troppo spropositato rispetto all'effettivo spazio del locale, però ha l'indubbio merito di organizzare una serata come questa e quindi pollice alto.
Arrivo intorno alle 22.00 che il gruppo spalla, i Key Movement, stanno per finire il loro set; mi rammarico un pò per non averli visti, del resto era già stata una mezza sorpresa sapere che avrebbero aperto la serata, non sapevo che fossero ancora attivi.
Ricordo di averli visti già un paio di volte nel corso dei 2000, e di averli sempre apprezzati per la loro miscela surf r'n'r decisamente riuscita.
Quindi alle 22.40 è già ora che i Surfin' Lungs salgano sul palco.
Bene, penso, finalmente un concerto con orari umani senza che il gruppo spalla inizi a suonare a mezzanotte.
Arrivano da Brighton e sono attivi da una trentina d'anni, sicuramente un gruppo storico e cult per chi ha sempre seguito certi suoni, e di fronte a me trovo un cantante chitarrista con una Mosrite dodici corde ed un doppio collo notevole, un bassista normale con i capelli brizzolati, un chitarrista (che poi passerà alla tastiera) con capellino della Corvette, magro come un osso ed identificato da me come "un tipetto tutto nervi", mentre dietro alle pelli scorgo un essere umano simile ad un pensionato abbastanza su di peso.
Suonano con camicie hawaiane e la cosa, per il chitarrista/cantante e per il batterista, ha l'indubbio merito di farmeli apparire come due pensionati in vacanza al Lago di Garda.
Le canzoni sono pure melodie in stile primi Beach Boys, canzoni divertenti, positive e con gli immancabili coretti scemi che si stagliano su una base rock'n'roll classica.
C'è anche spazio per qualche pezzo strumentale, tipico dell'altro filone surf.
Durante il concerto la gente balla e si diverte come fosse un concerto da Arnold's Happy Days.
Un'oretta di set e poi si ritorna fuori catapultati nella realtà della provincia veneta, con un tipico scenario dicembrino a farti compagnia.

RIFF RAFF - MEGLIO PERDERLI CHE TROVARLI


Pellicola del 1991 diretta da Ken Loach, regista impegnato ed interessato nella rappresentazione delle condizioni del proletariato e del sottoproletariato inglese, Riff - Raff (il quale presenta un azzeccato, a mio parere, sottotitolo in Italiano) coglie nel segno.
Protagonisti un gruppo di sottoproletari inglesi, con Londra come punto di arrivo comune (l'attore protagonista arriva dalla Scozia, un'altro da Liverpool e così via), impegnati come muratori in un cantiere privo delle minime condizioni di sicurezza lavorative, oltre che ad essere privati gli stessi lavoratori dei più elementari diritti in materia.
Cantieri, paghe da poche sterline, case occupate, relazioni complicate, pub.
Un film duro, come vuole la tradizione di Ken Loach, che lascia ben poco spazio ai sogni di gloria o alla realizzazione di questi, ma che si pone come semplice descrizione di una vita abbastanza ai margini come quella dei protagonisti.

COSE PER CUI VALE LA PENA DI VIVERE: AMARO BRAULIO


Mi cospargo il capo di cenere per aver scoperto solo nell'ultimo anno questo amaro, che comunque entra dritto dritto nella mia " top three" degli amari più amati.
Io fin da ragazzino non ho mai disdegnato il Montenegro, poi mi sono avvicinato al Di Saronno (bevuti parecchi nonostante la dolcezza dopo un pò ti impasti la bocca).
Ora quest'anno, arriva questa gradita sorpresa: l'Amaro Braulio.
Una sera, in una birreria di Marostica, hoi provato il locale amaro alle erbe, trovandolo ottimo.
Mi è sembrato naturale proseguire sulla strada dell'amaro alle erbe che sembra dare grandi soddisfazioni aromatiche al mio palato nelle due/tre volte al mese che me lo gusto.
Amaro da gustarsi ai tavolini di una bar in stile anni '60, vestiti bene e proiettandosi fuori dal mondo moderno fatto di Bacardi e Vodke varie.

SOLO PER LA MAGLIA


Arsenal, classica shirt usata dall'88 al '90.

UNA GRANDE DOMENICA


Sabato questo si giocherà all'Euganeo Padova - Torino, match che da tre stagioni va in scena regolarmente nel campionato cadetto.
Mi sembra giusto compiere un bel tuffo nel passato ed andare a ricordare il "famoso" (da queste parti) Padova - Torino che si svolse domenica 20 febbraio 1949.
Quello che arrivava all'Appiani era quello che sarà ricordato poi come il Grande Torino, una squadra che (giustamente) riveste ancora una certa importanza nell'immaginario popolare e la cui grandezza si è tramandata fino ai giorni nostri.
Il Padova invece era una squadra neopromossa, che disputò un buon campionato classificandosi al 12° posto (su 20 squadre) e in grado di mantenersi nella massima serie fino al 1952 (pochi anni dopo sarà la volta del Padova di Nereo Rocco e dei "panzer", in grado di ottenere un memorabile terzo posto nella stagione 1957-58).
Checchetti firmò il doppio vantaggio per i Biancoscudati, Ossola e Castigliano recuperarono per il Toro; altro doppio vantaggio per il biancoscudo con Vitali e Fiore, raggiunto da una doppietta di Menti che concluse definitivamente l'epica sfida.
Si giocava di domenica, l'Appiani (per chi non lo conosce) è uno stadio in pieno centro cittadino, a due passi da Prato della Valle e con le cupole della basilica di Santa Giustina che si stagliano dietro la tribuna est.
Altro calcio, altri tempi, la prima ed ultima occasione in cui il Grande Toro scese in campo all'Appiani, visto il tragico destino che accorse da li a neanche tre mesi.

BARRACUDAS - THE BIG GAP 1978-1981


I Barracudas sono senz'altro uno dei miei gruppi preferiti, soprattutto nella loro fase iniziale.
In quest'ottima pagina (http://www.caio.it/musica/barracudas.htm) è presente una sorta di storia cronologica che ripercorre i primi anni di vita del gruppo, e di conseguenza va a trattare delle canzoni contenute in questo "The Big Gap".
Ecco quindi un copia/incolla della descrizione in merito.

The Big Gap
Antologia che copre il primo periodo di vita dei Barracudas, antecedente alla pubblicazione del primo album, "Drop out with the Barracudas". Registrazioni amatoriali (o pessime: in qualche caso il senso è lo stesso), perle di musica onesta e forte sparse da questi ragazzi sfortunati e negletti. Ripercorriamo il sentiero cronologicamente.

1978
Un'unica canzone datata 1978, "Love is fun" (firmata Robin Wills), ballata chitarristica leggera e già stilisticamente riconducibile ai nostri.

1979
Quattro canzoni targate 1979, a cominciare dall'apertura del primo lato, "Neighborhood girl", canzone influenzata dagli arpeggi dei Byrds, ma che la voce di Jeremy Gluck rende immediatamente personale (davvero peculiare il timbro vocale di Jeremy Gluck, come pochi altri). "Surfers are back" (firmata da Robin Wills e presente anche nel primo album del gruppo in versione leggermente diversa) e il classico "Little red book" (di Bacharach e David), sono unite in un medley di robusto e grezzo garage-rock (la registrazione non è delle migliori...). A proposito di registrazioni pessime, la versione dal vivo di "I'm a barbarian (For your love)" supera ogni limite: difficile capirci qualcosa, se non che il pezzo è percorso dal virus jungle-rock, la patologia con la quale Bo Diddley ha influenzato e infettato buona parte del globo terracqueo che si diletta di rock.

1980
Tre le canzoni dal 1980. "Tokyo Rose" sembra un provino lasciato a metà, "Radios in revolt", pur mantenendo i Barracudas nel loro ambito garage-surf, ricorda in qualche modo i Clash, ma non saprei perché... La conclusione dell'intera antologia è affidata ad una versione sferragliante e sgangherata di "Surfer Joe", successo del 1963 dei Surfaris, talmente incasinata durante i ritornelli da fare tenerezza.

1981
Le quattro canzoni del 1981, lo stesso anno dell'esordio su album dei Barracudas, iniziano alla fine della prima facciata, con una versione dal vivo di "Boss Hoss", classico dei Sonics, che definire grezza e sferragliante è un eufemismo (classica è anche la registrazione che sembra provenire dall'oltretomba) e proseguono con le prime tre canzoni della seconda facciata: "On a Sunday" è un pezzo bellissimo, drammatico e dal grande respiro e che poco ha a che vedere con i Barracudas di "Drop out with the..."; "Gotta get a gun" è un tuffo piacevole nel rock'n'roll più classico, "I can't sleep" una ballata leggera non risolta del tutto.

Antologia di grande valore, al di là delle ingenuità e delle registrazioni non all'altezza, ma da un gruppo garage ci si aspetta tutto questo e anche molto di peggio. I cromosomi rock dei Barracudas meritano tutto il rispetto possibile, anche alla luce di questi reperti archeologici.

CARLO BONINI - ACAB


Non mi è piaciuto molto questo libro: secondo me si vede troppo che è scritto da un esterno che decide di scrivere di cose che personalmente non ha mai vissuto e con questo non voglio dire che io abbia vissuto quello che è scritto su ACAB.
Il "drago", lo "sciatto", "marzapane", tipici soprannomi da romani che mi appaiono distanti, io personalmente mi sento più vicino a Londra che non a Roma.
Forse è proprio la realtà di Roma ad apparire poco esportabile all'esterno, presa com'è a fare la capitale di uno Stato che contiene differenze enormi al proprio interno.
Celerini, ultras, G8, romeni, napoletani..qua dentro è tutto teso ed estremo, ma sembra quasi "di plastica" nel suo voler apparire reale e schietto.
Una lettura che non lascia spazio all'immaginazione, non da modo di appassionarsi, di voler riaprire il libro per vedere come va a finire.

STAMFORD BRIDGE




Per fare il bis con la foto sotto di "Ossie", ecco tre belle immagini di Stamford Bridge prima della ristrutturazione.
Una grande tribuna (la East Stand) e alcuni metri dietro le porte..però sembra trasudare comunque il suo fascino, sicuramente sempre dieci spanne avanti lo "stadio" del Siena o l'Euganeo di Padova.

BASETTOPOLI


Peter Osgood, leggenda Chelsea tra gli anni '60 e '70.

JOHN KING - CACCIATORI DI TESTE


Un libro stupendo.
Non so cos'altro dire davanti a questo grande romanzo (nel senso lato del termine) scritto dall'infallibile John King.
Il "campionato del sesso" che la Sex Division formata da Carter, Harry, Balti, Will e Mango, decide di giocare a partire dal primo dell'anno è in realtà una scusa per parlare in maniera interessante del rapporto tra uomini e donne a seconda delle diverse personalità coinvolte, mentre la vita dei cinque personaggi scorre tra calcio, pub, birre, lavoro, violenza, sogni, divertimento.
Secondo capitolo della famosa "trilogia del calcio", è un lavoro veramente completo, che soddisfa e appassiona il lettore come me.
John King sa bene di quello che parla, i protagonisti sono gente normale, e ovviamente dopo un pò di pagine si comincia a conoscerli bene e si cerca di dargli delle sembianze immaginarie (almeno nella ma mente).
Mi piacerebbe vedere la versione film di questo libro, perchè secondo me si presta alla grande.
Grande John King!

THIS IS CULT!


Una figura supercult, Severino Cicerchia detto "lo scoreggione", tratto dal filmissimo "Il ragazzo di campagna" in cui interpreta il cugino di Artemio (Renato Pozzetto).

BRITPOP CORNER: CAST


I Cast, guidati da John Power (ex La's, altra formazione fondamentale), buttarono fuori nel 1995 "All Change", un grande album pieno zeppo di belle canzoni pienamente in linea con l'allora filone "BritPop", e che nel 2011 porta decisamente bene i propri anni sul groppone.
Canzoni strutturate con stile, oltre che dotate di melodie che ti si stampano in testa.
Per certi versi molto vicino ai primi due lavori degli Oasis, il che è sicuramente una garanzia di qualità.
Tra l'altro una band che sa come ci si veste, sicuramente un punto più per il sottoscritto, non come le band finlandesi di hard rock'n'roll con il giubbetto di pelle e petto nudo sotto.
Ah, nota di colore: sul libretto interno c'è uno di loro con la maglia della Juve..dico solo che i Cast sono di Liverpool e tifosi dei reds.

MARE LARGO


L'aneddoto interessante legato a questo film è che il sottoscritto ha avuto il "privilegio" di vederlo, su una tv locale, in una maniera che dire futurista è dir poco.
Il film scorreva normalmente, poi ogni 10 minuti tornava indietro di un tot, una cosa da pazzi, quindi dopo un pò ho capito che quella sera potevo permettermi di coniugare la visione del suddetto con altre cose, magari alzandomi per sgranchirmi le gambe, farmi una tazza di Thè, andare un attimo sul computer, senza pericolo di perdermi parti del film
Infatti mi ricordo che è durato tipo due ore e mezza.
Ah, e la pubblicità non c'era.
Vabbè, apparte questo, "Mare Largo" era un film di cui ignoravo totalmente l'esistenza.
Non è che a uno quando parla di Amendola la prima cosa che gli viene in mente è "Mare Largo".
Però è un film ben fatto, cupo, e con una buona storia da raccontare.
Nella metà degli anni '90,una nave italiana attraversa l'Adriatico per raggiungere il porto di una città bosniaca per consegnare armi ai locali.
Traffici loschi insomma...e un finale che non t'aspetti.
A me è piaciuto..ma probabilmente è solo per alcuni.

16 YEARS OF ALCOHOL


E' un film strano e complesso questo diretto da Richard Jobson ed uscito nel 2003.
Avevo letto da qualche parte che parlava di skinheads, ed essendo appassionato di film con presenze sottoculturali, non potevo esimermi dal vederlo.
Però la subcultura skinheads viene contestualizzata all'interno della storia come una fase della vita, complessa e impegnativa, del giovane Frankie.
Che poi conosce una ragazza, tenta di uscirne, di migliorarsi, di fare un passo in avanti.
Molto Arancia Meccanica in questo senso:la fuoriuscita dalla violenza, con la violenza che però viene a cercare te quando tu ti stai rimettendo un attimo apposto e vedi già i primi frutti del cambiamento.
Quindi, concludendo, l'appartenenza allo stile skinhead è un pretesto per parlare del percorso tortuoso del buon Frankie.