mercoledì 15 dicembre 2021

JESUS AND MARY CHAIN PUNK ROCK MIXTAPE



"Quando esplose il punk rock all'imporovviso fu come "E' qualcosa che potremmo fare", un qualcosa alla nostra portata. Ricordo di aver sentito i Ramones e fu come una mazzata in testa."
Jim Reid - cantante dei Jesus and Mary Chain

"Li amo molto. Stavo pensando di fare "Beetween the Planets". Ho mandato una mail a Jim per scrivere il testo di una canzone che ho chiamato "When I look in your eyes"; ha detto che l'avrebbe fatto, ma quei ragazzi sono così impegnati. "Psychedelic Mindfuck" è la mia interpretazione di una canzone dei JAMC. Li ho sempre amati molto perchè sono cresciuto ascoltando Lou Reed e i Velvet."

"Il titolo del nostro album "Munki Brain" è preso da "Munki" dei JAMC. Non molte persone della nostra scena li conoscono, ma è da lì che viene."

"I cinque album che mi hanno maggiormente influenzato? Beach Boys - Today, Black Flag - Damaged, Ramones - Leave Home, David Bowie - Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, Jesus and Mary Chain - Pyschocandy."

Joe King dei Queers

martedì 23 novembre 2021

TONDELLI, IL NEW COOL E IL RITORNO ALL'ORDINE


"Altri Libertini" (1980) rappresenta l'anno zero per Tondelli, sia perchè si tratta del suo debutto sia per il crash che diffonde, un po' come il punk del '77, un reset oltre il quale si può eventualmente provare a ricostruire in un ottica evolutiva. Le analogie? Linguaggio slang, storie crude, immediatezza espressiva.
Un paio d'anni dopo la "new wave" tondelliana assume la forma di "Pao Pao", libro di passaggio che si muove su quanto creato precedentemente ma non ha lo stesso fragore e in qualche modo cerca una nuova strada per definirsi. 
E' con "Rimini" del 1985 che si ha compiutamente un ritorno all'ordine: un romanzo dal linguaggio regolare dallo stile pulito. La particolarità la troviamo eventualmente in una sorta di disperazione di fondo che collega tutti i lavori di Tondelli, quantomeno i suoi personaggi. L'involucro comunque è perfettamente commercializzabile anche ad un pubblico esteso non necessariamente specifico di una qualche tribù.
Nell'ambito musicale del periodo questo ritorno all'ordine formale lo troviamo nella corrente "New Cool".
Prendiamo Paul Weller che dopo i fuochi con i Jam si ricalibra in un immaginario cool europeo tralasciando musicalmente le asperità precedenti, ma (la particolarità di prima) con liriche comunque battagliere. Oppure Joe Jackson, meno infioiato nella prima scena punk rispetto a Weller e compagni, ma comunque legato ad una formula diretta ed essenziale (vedi "Look Sharp" del 1979).
Joe Jackson nel 1982 se ne esce con "Night & Day", maturo pop jazz 80s dall'immaginario adulto, o meglio "giovane adulto", processo abbastanza comune nella società dell'epoca dove intorno ai trent'anni molti erano già pienamente inseriti nelle dinamiche regolarizzanti della società.
Non c'è più spazio per l'esuberanza giovanile a suon di chitarre, il percorso di crescita personale è un tutt'uno con quello artistico. Con Tondelli assistiamo allo stesso tipo di processo: la "retorica" attorno alla crisi dei trent'anni, al sentirsi adulti, al sentirsi mentalmente distanti da quanto accadeva o si raccontava solo cinque anni prima. 
In "Rimini" la colonna sonora è un trionfo "New Cool", ci sono gli Style Council, Joe Jackson, Alison Moyet, Matt Bianco, gli Everything but the Girl. Pop 80s' jazzato, molto classico, immagine ordinaria, camicia, cappotto, capelli in ordine: esattamente come Tondelli nel 1985 (fino al 1991, anno della sua morte).
Proprio una frase di Joe Jackson apre "Rimini": "Che lo voglia o no, sono intrappolato in questo rock'n'roll, ma sono un autore e sono un musicista, per certi versi un entertainer."
A proposito della consapevolezza esistenziale di cui stavamo parlando prima.
Riferimenti all'artista inglese li troviamo anche in "Camere Separate" del 1989, una citazione del pezzo "We can't live together". 
     
   

martedì 26 ottobre 2021

MAXIMUM ROCKNROLL E I RAMONES


Ecco come la storica zine Maximum Rocknroll (attiva dal 1982 al 2019) recensiva i dischi dei Ramones in tempo reale.
Nell'archivio online sono presenti solo questi quattro album, mancano all'appello Brain Drain del 1989, Mondo Bizarro del 1992, Acid Eaters del 1994 e Adios Amigos del 1995.


RAMONES - SUBTERRANEAN JUNGLE (1983)

More explorations into the territory they’ve been staking out over the course of their last couple albums. Even without Phil Spector, they’re still aiming for that Spectorian Wall of Sound, and they manage to get it. The material ranges from great new guitar-heavy pop tunes to lame versions of earlier classics like “Little Bit o’ Soul” and “Time Has Come Today.” I think it sounds real good, but if you’re only interested in “Blitzkrieg Bop Part 75,” this LP isn’t for you (except maybe “Psycho Therapy”).


RAMONES - TOO TOUGH TO DIE (1984)

While not the “thrash” LP I had heard rumored (there is one thrasher), it is definitely more of a rocker than their previous outing. What’s even more interesting is the fact that the RAMONES now have a few “political” songs; actual “peace” songs. Take that, you wimps!


RAMONES - ANIMAL BOY (1986)

This album pushes the RAMONES’ style into catchy, straight-ahead HC (which they manage to do better than the vast majority of bands going), with a smattering of rockin’ pop (which has been their forte for a while now). This is another extraordinary RAMONES LP (nothing but great cuts here), and it’s about time we all recognized that they’re the great American band.


RAMONES - HALFWAY TO SANITY (1987)

I made the big mistake of listening to a lot of old Ramones recently, which put this new release into perspective—a bad one. The edge is gone, the wackiness wants, and the singing normal. Outside of “I Lost My Mind” and “I’m Not Jesus,” this is really inferior material, and one can only wish they were halfway to insanity.

giovedì 7 ottobre 2021

LE INFLUENZE DI RAY DAVIES


In un'intervista a "la Repubblica" del 1993 Ray Davies dei Kinks citò le sue influenze culturali, così descritte nell'articolo:  

"Tra le sue influenze culturali cita alla rinfusa, con molta nonchalance: Rembrandt, Big Bill Broonzy, Piero della Francesca, Kandinsky, il Modern Jazz Quartet, Muddy Waters, Noel Coward, Stanley Matthews, Alfredo Di Stefano e Bob Beaumont. Come dire musica, pittura, arte e sport mixati insieme con sommo snobismo."

Rembrandt - Pittore olandese

Big Bill Broonzy - Chitarrista Chicago blues

Piero della Francesca - Pittore rinascimentale italiano

Kandisky - Pittore astratto, nato russo e naturalizzato francese

Modern Jazz Quartet - Fondati nel 1952, attivi fino ai primi anni settanta, un nome storico.

Muddy Waters - Bluesman e grande ispirazione del giro British Invasion.

Noel Coward - Commediografo, attore e regista britannico. Presente con un ruolo di rilievo in "The Italian Job" del 1969.

Stanley Matthews - Calciatore inglese, Stoke City e Blackpool, primo vincitore del Pallone d'Oro nel 1956.

Alfredo Di Stefano - Millonarios e soprattutto Real Madrid, dove vince consecutivamente le prime cinque edizioni della Coppa dei Campioni.

Bob Beaumont - Il fondatore della Sebring - Vanguard, l'azienda che produsse la Citicar, l'auto elettrica.



giovedì 23 settembre 2021

LA CARRARESE E LA FERRIERA DI CITTADELLA





Da cittadellese mi ha sempre incuriosito perchè la Carrarese Calcio avesse come sponsor ufficiale dal 1984 al 2002 la Ferriera di Cittadella, storica azienda del territorio che però dista 350 km buoni da Carrara. 
Il motivo è da ricercarsi nella produzione della stessa di lame per il taglio di granito, ecco quindi la connessione con la cittadina apuana, dove sono presenti le famose cave di marmo.
Ad ogni modo una storia curiosa ed ogni volta che passo per Borgo Vicenza davanti alla sede della Ferriera un pensiero in questo senso mi scappa.

lunedì 30 agosto 2021

MASSIMO ZAMBONI A CHIUPPANO (VI) - 27/08/2021


L'idea di andare a vedere Massimo Zamboni ci è venuta venerdì mentre stavamo facendo aperitivo: "Hey, c'è Zamboni stasera a Chiuppano", "Dai? Si, potremmo andare!".

C'è anche da dire che giusto un anno fa partimmo con le stesse modalità improvvisate alla volta di Rovigo per i Tre Allegri Ragazzi Morti: potrebbe diventare una buona consuetudine quella dell'ultimo venerdì di agosto, trovarsi all'aperitivo e partire per un concerto.

Raggiunta la zona dell'Alto Vicentino ed entrati a Chiuppano abbiamo seguito l'indirizzo segnalato sulla pagina facebook del festival: ci siamo ritrovati a piedi nel buio in una stradina bianca di collina che costeggia un cimitero. C'era anche un bosco tutt'attorno e, in lontananza, si sentiva qualche ululato. 

Preso atto dell'evidente errore (dopo circa un km su questa stradina: "No, direi che è abbastanza improbabile che ci sia un concerto in questa zona" cit. Paglione) abbiamo iniziato a girovagare per la deserta Chiuppano e delle macchine posteggiate in piazza ci hanno trasmesso l'esistenza di una qualche forma di vita. L'ingresso del Festival era praticamente impossibile da vedere anche a distanza di 50 m, nascosto com'era in un angolo buio. Vabbè, in qualche maniera siamo arrivati.

Strano questo festival: 50 persone, di cui una buona metà residui scoppiatoni alternativi del luogo. C'è anche da dire che la sera stessa si esibiva Ferretti a Pordenone, quindi magari una decina buona di persone è stata persa per strada. Zamboni sul palco con un intervistatore che parlava del suo libro e inframezzava con qualche canzone del repertorio.

Il libro sembrerebbe interessante, parla di Cavriago, paese nelle vicinanze di Reggio Emilia. La prima volta che lo sentii nominare fu nella famosa canzone degli Offlaga Disco Pax, poi mi capitò di dormirci per lavoro una sera di qualche anno fa e colsi l'occasione per visitare il busto di Lenin.

Ha detto delle belle cose Zamboni, tra cui: "Bisogna aver cura del proprio paese". Perché è di quello che in sostanza scrive il libro, dell'amore verso la propria terra, di circoli, cooperative, valori.

Quindi che differenza sostanziale c'era tra un sistema relazionale basato sul voto al PCI come in Emilia e un altro basato sul voto alla DC come in Veneto? Secondo me, al netto delle differenze ideologiche, poche.

Prima di un pezzo Zamboni ha ricordato quando si esibirono a Bassano del Grappa con i CCCP nel 1986; finito il concerto volevo saperne di più da lui, in realtà qualcosa già sapevo perché un mio conoscente a quel concerto c'era.  Gli ho anche mostrato la foto che ho scattato sabato scorso a Santarcangelo di Romagna, la foto del terrazzo dove i CCCP si esibirono nel 1983 in occasione del Festival del Teatro di Piazza. Ho visto che gli si è illuminato qualcosa, mi ha fatto davvero gran piacere.


venerdì 30 luglio 2021

ECHI DAGLI ANNI OTTANTA: I MODERN MODEL E LA NEW WAVE VENEZIANA



Sto leggendo in questi giorni il bel libro di Stefano Gilardino, “Shock Antistatico”, dedicato alle varie scene regionali italiane in ambito post punk 1979/1985. Nella sezione veneta viene tributato il giusto riconoscimento ai Frigidaire Tango di Bassano del Grappa, si parla in maniera esaustiva dei Wax Heroes di Treviso e un buon capitolo è dedicato al giro veneziano. Una piccola scena, magari non così pubblicizzata o idealizzata, ma in grado di lasciare valide testimonianze, vedi la compilation “Samples Only”, la vitalità della fanzine “Rockgarage”, i Death in Venice: “Siamo anche stati contattati dall’etichetta di Samples Only ma eravamo su due orizzonti diversi, loro erano orientati all’elettronica e non se ne fece niente. I Death in Venice erano dell’area veneziana, che noi dalla periferia non frequentavamo, già arrivare a Mestre era una cosa sporadica, ne sentivamo parlare ma non siamo mai stati in contatto. Il collettivo di Rockgarage credo sia stato un gran esempio di autoproduzione, autogestione della creatività.  Era uno dei loro obiettivi, gestire totalmente la produzione e la comunicazione artistica, tramite il giornale, i dischi, la gestione di un locale. Andrebbe analizzato e studiato ancora oggi.” 
Chi mi parla è Giuseppe Chinellato, che all'epoca c'era e suonava con i wavers Modern Model (assieme a Stefano Stefani e Paolo Sechet), band di Spinea, entroterra veneziano, che partecipò con due pezzi al primo disco rilasciato assieme alla fanzine Rockgarage (1982): “Io conoscevo i The Wops di Murano, grande band punk hardcore, perché con alcuni di loro frequentavo la stessa scuola; loro ci misero in contatto con i ragazzi di Rockgarage, Marco Pandin su tutti. Avevamo registrato artigianalmente una cassetta e dopo averla ascoltata ci chiesero di far parte del progetto del disco allegato alla rivista. 
E’ stato tutto molto veloce: in un anno abbiamo formato la band, trovato una rivista che ci ha fatto fare concerti e stampato un disco.”
La nuova onda che fa breccia in provincia attraverso i canali mediatici del periodo: “Io ascoltavo le radio private/libere della fine degli anni ’70, in gran parte passavano “mainstream”, quindi rock e discomusic. 
Ho un ricordo nitido però: dopo che la parola “punk” iniziava a girare ma era indefinita, in una trasmissione di una radio di Mestre, un dj mise Satday night in the city of Dead degli Ultravox presentandola appunto come un brano punk. 
Mi risuonò in testa per giorni e giorni ma solo dopo arrivarono i Sex Pistols, Patti Smith etc etc. Sono ancora grato per quella canzone.”
Si innesca così quel meccanismo comune a migliaia di adolescenti: l'entusiasmo e l'eccitazione verso il nuovo, l'interiorizzazione, che ti spingono a metterti in gioco in prima persona, a cercare di replicare quell'energia con una tua band: “Siamo stati tutti autodidatti, c’erano altri gruppi che si stavano formando tra le nostre conoscenze e prendendo inizialmente degli strumenti a noleggio abbiamo provato anche noi. Loro cercavano di fare la cover di More than a feeling dei Boston, noi I don’t care dei Ramones… I gruppi che ci piacevano/ispiravano erano i Cure, i Ramones, i Jam, ma soprattutto i Clash.”
Un punto che mi interessa approfondire è quello legato alla possibilità di esibirsi che queste band della nuova onda avevano: le nuove sonorità attecchirono si nel mondo giovanile, ma immagino che la realtà esterna non fosse sempre compiacente, soprattutto in contesti periferici non caratterizzati da uno sviluppo organizzativo diffuso. La Pordenone del Great Complotto fu un caso anche e soprattutto per questo motivo: una piccola realtà di provincia con peso cittadino e riconoscimento sociale. Si riusciva a suonare in maniera continuativa o solo esibizioni sporadiche? “Alla fine in tutto, con la formazione del disco, abbiamo fatto 4 concerti; devo dire che siamo stati sempre contattati tramite Rockgarage, non eravamo noi gli organizzatori. Non era così facile fare concerti, soprattutto se suonavi new wave. Ho in mente due episodi: al 1° concerto al cinema Dante di Mestre (maggio 1982) dopo 3 o 4 canzoni uno dello staff, tra un brano e l’altro, si avvicina al palco a mi chiede per quanto ancora dobbiamo suonare…(si erano già stufati?). 
Ricordo anche che ad Oriago (Ve) prestammo gli strumenti ad un gruppo hardcore di Chioggia, gli Antisbarco, che si erano presentati, non invitati e chiesero di suonare.”
Rapporti con altre band venete? “I Wops erano nostri amici e ci abbiamo suonato assieme in due occasioni. C'era anche un legame con i Plasticost di Marostica; avevamo inviato una cassetta a Fox, il cantante/deus ex machina che teneva un programma new wave in una radio di Bassano, mi pare, e anche con loro abbiamo suonato assieme.” A proposito, i tuoi 5 pezzi wave italiani preferiti? “Eptadone / Skiantos, Vita di strada / Take Four Doses, Better days / The Wops, Plateau Rosa / Matisse, Il mondo di Suzie W./ Underground Life.”
La meteora dei Modern Model, dalla provincia veneziana, brillati lo spazio di qualche stagione. Imbracciano gli strumenti mossi da un bisogno, da una canzone, dal contesto sociale musicale che ti forma e spinge in quella direzione. Due canzoni in una compilation, qualche concerto, tutto veloce. E poi come finiscono queste situazioni?  “Nel nostro caso con il servizio militare, prima il batterista e dopo il disco partii io. Al ritorno avevamo perso le motivazioni, capita. Tieni presente che eravamo tutti compagni di banco dalle elementari e quindi soprattutto amici. Siamo sempre stati in contatto e nel 2009 abbiamo riformato i TMM (vedi pagina FB), riarrangiando pezzi vecchi e componendone di nuovi con altri componenti; con questa formazione ho suonato fino al 2015 poi basta. Oggi loro continuano ancora e ci frequentiamo.”

Grazie a Giuseppe Chinellato per la disponibilità