Visualizzazione post con etichetta reportage. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta reportage. Mostra tutti i post

mercoledì 22 febbraio 2023

SENZABENZA - HOLIDAY WITH THE BAND!

Avevo appuntato da un bel po' la data dei Senzabenza al Blah Blah di Torino e con l'occasione trascorrere un weekend nella motor city italiana. In giro tra i suoi caffè, negozi (Fresh), piazze, un pranzo tipico la domenica a mezzogiorno. Piccole cose, piccoli viaggi che ti aiutano a vivere. Come i Senzabenza, un istituzione in giro da trentacinque anni (con qualche sosta nel mezzo). Una band che, per come la vedo io, prendendo in esame gli anni '90 è da considerare come rilevante nel più ampio circolo alternative tricolore che non solamente nel proprio giro punk rock. Insomma, un album come "Gigius" del 1993 se la gioca benissimo ai piani alti con roba istituzionalizzata tipo Marlene Kuntz, Afterhours, Casino Royale e compagnia. Entriamo al Blah Blah giusto pochi secondi prima che attacchino i Senzabenza: partono con "Riot Grrrl" e in un'ora tirato di show sciorinano i grandi classici piazzando nel mezzo un cinque / sei pezzi dall'album nuovo, "Punk Pop Dilemma", dai ritmi sostenuti, con un pezzo che sembra uscito dai Blur di "Modern Life". Nei Senzabenza il classico tiro punk rock in zona Ramones / Buzzcocks / Dickies è sempre stato contaminato da colori 60's, power pop, talvolta qualcosa di psichedelico. Già nel loro ottimo penultimo album "Pop from Hell" c'era un pezzo, "Chinese Takeway", che mi ricordava i Blur. Non so quanto volutamente ma tant'è. 

A metà concerto c'è una sorpresa, salgono sul palco Luca Re dei Sick Rose (storico gruppo garage torinese), Andy Lewis (bassista del giro Acid Jazz Records e in alcuni album di Paul Weller) e, udite, Fay Hallam dei Makin' Time! Che roba. Makin' Time, band mod inglese anni'80. Quel video di "Here is my number", proprio quello. La band si chiama "Il Senato" e fanno tre pezzi accompagnati dai Senzabenza. Quando scende dal palco mi prendo l'onore di dire a Fay Hallam "Makin'Time, Here is my number" e di toccargli la spalla. Curioso il fatto che a qualche km di distanza si tenesse un all nighter mod, e però Fay Hallam e Andy Lewis fossero al Blah Blah sul palco con i Senzabenza. All nighter mod che prevedeva un aperitivo pomeridiano al Lab dove una birra in disparte ce la siamo pure fatta osservando da lontano.

Torino mi ha dato l'impressione di una città ancora molto viva dal punto di vista musicale (culturale ad ampio raggio); si parla spesso dell'epoca d'oro andata dei Murazzi e della relativa scena, ma si difende bene pure nel 2023. Una volta terminato il weekend e tornato a casa mi sono dedicato all'ascolto di "Punk Pop Dilemma": che dire, non così immediato, bisognoso di più ascolti, bello, una logica che mi piace e va senz'altro in contrasto con la vacua immediatezza distratta da piattaforma digitale. Registrazione molto "lo-fi", calda, poco moderna, il che è un bene vista l'assoluta standardizzazione attuale delle produzioni punk rock; il risultato c'è, non è così immediato, bisogna dedicare tempo, orecchio ed attenzione, ma alla lunga emerge l'assoluta qualità e bontà del lavoro.

Mi sono poi scritto dieci domande, ho chiesto a Nando (voce /chitarra) se aveva voglia di rispondere e si è dimostrato subito disponibilissimo.

1) Siete da poco usciti con un nuovo disco, "Punk Pop Dilemma”. Ascoltandolo, la cosa che ho notato, oltre all'assoluto valore dei pezzi in se, è il suono caldo che emerge, poco digitale in un periodo storico in cui molte produzioni punk rock sembrano essersi standardizzate su un certo tipo di suono. Immagino sia stata una cosa voluta..

Si. Diciamo che abbiamo avuto un produttore artistico (Andrea Pettinelli), che è anche uno dei titolari dell’etichetta per la quale è uscito l’album (Consorzio ZDB) che ha fatto questa scelta.

E’ effettivamente un po' particolare rispetto alle produzioni che si ascoltano ultimamente.

2) Segui ancora il giro punk rock? Lo trovi cambiato o immutato rispetto al passato?

Continuo ad andare con grande voglia e passione a vedere concerti punk rock. Ci sono tante buone bands in giro, ma continuo ad amare di più le bands storiche ancora in attività, tipo Rappresaglia, Crummy Stuff, Manges etc…

3) Il suono dei Senzabenza, oltre la matrice punk rock di base, è da sempre stato contaminato da varie influenze: power pop, beat, qualcosa di psichedelico..

Perché Sebi, che come saprai bene è l’autore di quasi tutte le songs, è un divoratore di musica e un appassionato dei generi che hai citato. Sebi poi ha il grande pregio di riversare le sue influenze nella nostra musica. Il tocco finale poi lo diamo tutti noi altri che partecipiamo all’arrangiamento dei brani dando quasi sempre un importante contributo

4) Ogni volta che vi vedo o esce un vostro nuovo disco mi viene il pensiero che i Senzabenza debbano essere considerati a tutti gli effetti come una delle grandi band alternative italiane uscite dagli anni '90, ovviamente con il vostro genere, ma in un'ottica aperta da associare ai migliori nomi usciti dai 90s. Che ne so, roba oramai istituzionalizzata tipo Marlene Kuntz, Casino Royale, Massimo Volume. Come sono stati i vostri 90s?

Diciamo che per un breve periodo, direi tra il '95 e il '98/'99, siamo stati certamente uno dei nomi di punta della musica alternativa italiana, più o meno come quelli che hai indicato. Poi, non essendo riusciti a fare il definitivo salto, non come qualità artistica, ma come notorietà, piano piano siamo tornati a dedicare più tempo ai nostri rispettivi lavori. Ora suoniamo ancora e registriamo album solo perché ci piace tanto farlo, ma le soddisfazioni economiche sono ovviamente molto modeste….

5) Trovo siate ancora giustamente legati a quel modo di approcciare le cose tipico dei 90s, poca o nulla attenzione alla vacuità social, solo sostanza e qualità artistica. Come vi trovate nel mondo attuale?

Malissimo. Odiamo il fatto che “la canzone” conti sempre molto di meno e che invece diventi sempre più importante l’aspetto social. Meno male che abbiamo Jacopo (bassista della band), che è ancora abbastanza “pischello” da stare un minimo dietro a facebook, instagram etc….

6) Inizialmente era forte l'influenza degli Hard Ons: come li scopriste, qual è il tuo album preferito e so che una volta organizzaste un loro concerto a Latina..

In aggiunta: la scena Lookout! Records dell'epoca vi ha in qualche maniera influenzato, era nei vostri ascolti, o essendo nati praticamente in contemporanea con quelle bands non necessariamente?

Nel dicembre 1989 io Sebi e Fabio andammo a vedere gli Hard Ons al Uonna club di Roma: una settimana dopo nascevano i Senzabenza. Questo penso risponda pienamente alla tua domanda su quanto ci abbiano influenzato… Poi nel '93 siamo riusciti a farli suonare a Latina, ed è stata l’apoteosi!

La scena Lookout non ci ha molto influenzato. Ci piacevano molto i primi Screeching Weasel e li ascoltavamo spesso all'epoca in furgone, ma non parlerei di influenza musicale.

7) All'estero come sono visti i Senzabenza? So della vostra partecipazione al New York Music Seminar del 1993 a New York, oltre ovviamente alla produzione di “Deluxe” con Joey Ramone qualche anno dopo. Esperienze di tour e ricezione fuori dall'Italia?

Credo che all’estero non ci conosca praticamente nessuno. A parte la partecipazione al Seminar, che è stata un’esperienza fantastica, abbiamo suonato molto poco fuori dall’Italia. Debbo dire che quando noi eravamo in auge era decisamente più difficile di oggi organizzare un tour all’estero…

8) Una curiosità avendovi visto sabato a Torino e facendo dei collegamenti mentali: Senzabenza e Fichissimi hanno mai condiviso il palco in qualche occasione?

Se la memoria non mi fa difetto direi di no.

9) Sono del 1986 e il vostro primo album che comprai in diretta fu "Uppers" del 2003, un grande album secondo me, il vostro ritorno dopo l'esperimento in italiano di "Vol. IV" del 1999. Dal 1999 al 2003 eravate attivi? Come fu recepito "Uppers"?

Diciamo che eravamo abbastanza delusi da Volume IV, sia dal punto di vista artistico che come accoglienza. In realtà è un bel disco, ma rovinato da testi orrendi e anche una produzione troppo patinata. "Uppers" ha rappresentato un riavvicinamento al nostro sound. Non è un disco che amo, ma ci sono comunque diverse ottime songs.

10) Per concludere ti chiedo i tuoi tre concerti memorabili dei Senzabenza..

Il primo coi Ramones al “Tenda a strisce” a Roma, nel 1992.

Il primo coi NoFX a Bologna, con Raw Power e Mumble rumble, nel 1995

Al Bloom di Mezzago (completamente sold out), anche questo nel 1995


martedì 7 giugno 2022

DINOSAUR JR - MIV PORDENONE - 04/06/2022



Pordenone si rivela sempre un gioiellino, una delle poche città italiane in cui gli eventi culturali assumono importanza sociale. In un assolato sabato di inizio giugno puoi vedere una mostra sul rapporto tra Pasolini e il calcio e i Dinosaur Jr in Parco IV Novembre. Entrambe gratuitamente. Significa, immagino, che ci sono delle istituzioni che danno la giusta importanza ad eventi del genere, o degli sponsor pronti a sostenere. O bravura organizzativa, delle conoscenze. O anche tutte queste cose messe assieme. Eventi non banali: perchè sono capaci tutti a far suonare la cover band dei Beatles in piazza alla Notte Bianca e lavarsi la coscienza con "quest'anno il Comune ha fatto eventi culturali". 
D'altra parte ricerca e differenziazione fanno parte del dna culturale della cittadina sin dai tempi del Great Complotto, lo Stato di Naon.
Una delle capitali del nuovo rock italiano, Pordenone, insieme a Bologna e Firenze (Firenze qualche anno dopo, per la precisione). Passo sopra al fiume Noncello e mi viene in mente quel video dei Mess andato in onda su Mister Fantasy negli anni '80.
E' rimasto qualcosa nell'aria se è vero che la mia trasferta estiva annuale a Pordenone per un concerto di livello me la faccio sempre.
Buzzcocks, Fall, Inspiral Carpets, Peter Hook (due volte), Dinosaur Jr. Che nomi!
I Dinosaur Jr sono la rappresentazione vivente dell'indie originale americano, scazzati, chitarre distorte, melodie pigre. Mi piace questo modo di fare le cose a modo proprio, non in serie, non con lo stampino. Hanno la loro personalità e la portano in giro. Stop. Esprimersi con la musica. Questa è l'essenza dei Dinosaur Jr per me e delle band simili. 
Ho fatto il conto che negli ultimi tre anni ho visto Lemonheads, Pixies, Dinosaur Jr. Ci sono dentro, mi piace. Generazione X. 

giovedì 28 aprile 2022

LE COVER DEI QUEERS NEGLI ANNI '90

Ancora sotto effetto dalla strabiliante serata Manges + Queers di sabato al Bloom di Mezzago, mi dedico a questo articolo che prende in esame le cover registrate dai Quers negli anni '90. Buon viaggio.

Assemblato nel 1990 ed uscito per la Shakin' Street Records, "Grow Up" contiene due differenti session di registrazione datate 1986 e 1988.

L'unica cover presente è "I'll be true to you", titolo che in realtà non esiste: si tratta di "Yes I Will" degli Hollies, gruppo beat inglese, datata 1965.



"Love Songs for the Retarded" tecnicamente non contiene cover: certo, c'è "I Can't Stand You" che è scritta da Ronnie Parasite dei Parasites ma non è mai stata incisa dal suo gruppo.

Su "Beat Off" del 1994 troviamo una cover: "Mirage" del gruppo bubblegum 60s Tommy James & the Shondells.



Sempre nel 1994 c'è ovviamente il rifacimento integrale di "Rocket to Russia" dei Ramones.




Il 7" "My Old's Man a Fatso" contiene la titletrack, cover del pezzo degli Angry Samoans


oltre alla cover di "Murder in the Brady House" degli Screeching Weasel (boh, non so perchè non ci sia su YouTube, strano).

Del 1995 è il 7" "Surf Goddess", contenente nel lato B, oltre a Mirage, "Get Over You" degli Undertones.



Su "Move Back Home" del 1995 abbiamo il rifacimento di "Hawaii" dei Beach Boys, presa dal loro disco "Surfer Girl" del 1963.


Sempre i Beach Boys danno addirittura il titolo al seguente LP di Joe King e soci, il bellissmo "Don't Back Down" del 1996. C'è anche un video ufficiale dei Queers che reinterpretano questa canzone dei Beach Boys del 1964 inclusa nel loro disco "All Summer Long".


Altra cover in "Don't Back Down" è "Sidewalk Surfin Girl" degli Hondells, surf band Usa, datata 1965.

Nel 1996 i Queers mandano fuori anche il 45 "Bubblegum Dreams", contenente le cover di "Little Honda" dei Beach Boys.


E anche quella di "End it All" delle Muffs di Kim Shattuck (con qui i Queers fecero un tour nei 90s).



L'ultimo disco della decade è "Punk Rock Confidential" del 1998, con due cover al suo interno.
La prima è "Pretty Flamingo" dei Manfred Mann, 1966, gruppo beat inglese.




La seconda è "I Enjoy Being a Boy" dei Banana Splits (!), la favolosa band di pupazzi.


Risultato finale? Da questa lista possiamo capire le varie influenze della band: un deciso amore verso i 60's (surf & beat, Beach Boys in testa ovviamente), un pezzo hardcore della grande influenza Angry Samoans, un disco integrale dei Ramones, Undertones e due pezzi contemporanei (Screeching Weasel e Muffs). 


giovedì 7 ottobre 2021

LE INFLUENZE DI RAY DAVIES


In un'intervista a "la Repubblica" del 1993 Ray Davies dei Kinks citò le sue influenze culturali, così descritte nell'articolo:  

"Tra le sue influenze culturali cita alla rinfusa, con molta nonchalance: Rembrandt, Big Bill Broonzy, Piero della Francesca, Kandinsky, il Modern Jazz Quartet, Muddy Waters, Noel Coward, Stanley Matthews, Alfredo Di Stefano e Bob Beaumont. Come dire musica, pittura, arte e sport mixati insieme con sommo snobismo."

Rembrandt - Pittore olandese

Big Bill Broonzy - Chitarrista Chicago blues

Piero della Francesca - Pittore rinascimentale italiano

Kandisky - Pittore astratto, nato russo e naturalizzato francese

Modern Jazz Quartet - Fondati nel 1952, attivi fino ai primi anni settanta, un nome storico.

Muddy Waters - Bluesman e grande ispirazione del giro British Invasion.

Noel Coward - Commediografo, attore e regista britannico. Presente con un ruolo di rilievo in "The Italian Job" del 1969.

Stanley Matthews - Calciatore inglese, Stoke City e Blackpool, primo vincitore del Pallone d'Oro nel 1956.

Alfredo Di Stefano - Millonarios e soprattutto Real Madrid, dove vince consecutivamente le prime cinque edizioni della Coppa dei Campioni.

Bob Beaumont - Il fondatore della Sebring - Vanguard, l'azienda che produsse la Citicar, l'auto elettrica.



lunedì 30 agosto 2021

MASSIMO ZAMBONI A CHIUPPANO (VI) - 27/08/2021


L'idea di andare a vedere Massimo Zamboni ci è venuta venerdì mentre stavamo facendo aperitivo: "Hey, c'è Zamboni stasera a Chiuppano", "Dai? Si, potremmo andare!".

C'è anche da dire che giusto un anno fa partimmo con le stesse modalità improvvisate alla volta di Rovigo per i Tre Allegri Ragazzi Morti: potrebbe diventare una buona consuetudine quella dell'ultimo venerdì di agosto, trovarsi all'aperitivo e partire per un concerto.

Raggiunta la zona dell'Alto Vicentino ed entrati a Chiuppano abbiamo seguito l'indirizzo segnalato sulla pagina facebook del festival: ci siamo ritrovati a piedi nel buio in una stradina bianca di collina che costeggia un cimitero. C'era anche un bosco tutt'attorno e, in lontananza, si sentiva qualche ululato. 

Preso atto dell'evidente errore (dopo circa un km su questa stradina: "No, direi che è abbastanza improbabile che ci sia un concerto in questa zona" cit. Paglione) abbiamo iniziato a girovagare per la deserta Chiuppano e delle macchine posteggiate in piazza ci hanno trasmesso l'esistenza di una qualche forma di vita. L'ingresso del Festival era praticamente impossibile da vedere anche a distanza di 50 m, nascosto com'era in un angolo buio. Vabbè, in qualche maniera siamo arrivati.

Strano questo festival: 50 persone, di cui una buona metà residui scoppiatoni alternativi del luogo. C'è anche da dire che la sera stessa si esibiva Ferretti a Pordenone, quindi magari una decina buona di persone è stata persa per strada. Zamboni sul palco con un intervistatore che parlava del suo libro e inframezzava con qualche canzone del repertorio.

Il libro sembrerebbe interessante, parla di Cavriago, paese nelle vicinanze di Reggio Emilia. La prima volta che lo sentii nominare fu nella famosa canzone degli Offlaga Disco Pax, poi mi capitò di dormirci per lavoro una sera di qualche anno fa e colsi l'occasione per visitare il busto di Lenin.

Ha detto delle belle cose Zamboni, tra cui: "Bisogna aver cura del proprio paese". Perché è di quello che in sostanza scrive il libro, dell'amore verso la propria terra, di circoli, cooperative, valori.

Quindi che differenza sostanziale c'era tra un sistema relazionale basato sul voto al PCI come in Emilia e un altro basato sul voto alla DC come in Veneto? Secondo me, al netto delle differenze ideologiche, poche.

Prima di un pezzo Zamboni ha ricordato quando si esibirono a Bassano del Grappa con i CCCP nel 1986; finito il concerto volevo saperne di più da lui, in realtà qualcosa già sapevo perché un mio conoscente a quel concerto c'era.  Gli ho anche mostrato la foto che ho scattato sabato scorso a Santarcangelo di Romagna, la foto del terrazzo dove i CCCP si esibirono nel 1983 in occasione del Festival del Teatro di Piazza. Ho visto che gli si è illuminato qualcosa, mi ha fatto davvero gran piacere.


venerdì 30 luglio 2021

ECHI DAGLI ANNI OTTANTA: I MODERN MODEL E LA NEW WAVE VENEZIANA



Sto leggendo in questi giorni il bel libro di Stefano Gilardino, “Shock Antistatico”, dedicato alle varie scene regionali italiane in ambito post punk 1979/1985. Nella sezione veneta viene tributato il giusto riconoscimento ai Frigidaire Tango di Bassano del Grappa, si parla in maniera esaustiva dei Wax Heroes di Treviso e un buon capitolo è dedicato al giro veneziano. Una piccola scena, magari non così pubblicizzata o idealizzata, ma in grado di lasciare valide testimonianze, vedi la compilation “Samples Only”, la vitalità della fanzine “Rockgarage”, i Death in Venice: “Siamo anche stati contattati dall’etichetta di Samples Only ma eravamo su due orizzonti diversi, loro erano orientati all’elettronica e non se ne fece niente. I Death in Venice erano dell’area veneziana, che noi dalla periferia non frequentavamo, già arrivare a Mestre era una cosa sporadica, ne sentivamo parlare ma non siamo mai stati in contatto. Il collettivo di Rockgarage credo sia stato un gran esempio di autoproduzione, autogestione della creatività.  Era uno dei loro obiettivi, gestire totalmente la produzione e la comunicazione artistica, tramite il giornale, i dischi, la gestione di un locale. Andrebbe analizzato e studiato ancora oggi.” 
Chi mi parla è Giuseppe Chinellato, che all'epoca c'era e suonava con i wavers Modern Model (assieme a Stefano Stefani e Paolo Sechet), band di Spinea, entroterra veneziano, che partecipò con due pezzi al primo disco rilasciato assieme alla fanzine Rockgarage (1982): “Io conoscevo i The Wops di Murano, grande band punk hardcore, perché con alcuni di loro frequentavo la stessa scuola; loro ci misero in contatto con i ragazzi di Rockgarage, Marco Pandin su tutti. Avevamo registrato artigianalmente una cassetta e dopo averla ascoltata ci chiesero di far parte del progetto del disco allegato alla rivista. 
E’ stato tutto molto veloce: in un anno abbiamo formato la band, trovato una rivista che ci ha fatto fare concerti e stampato un disco.”
La nuova onda che fa breccia in provincia attraverso i canali mediatici del periodo: “Io ascoltavo le radio private/libere della fine degli anni ’70, in gran parte passavano “mainstream”, quindi rock e discomusic. 
Ho un ricordo nitido però: dopo che la parola “punk” iniziava a girare ma era indefinita, in una trasmissione di una radio di Mestre, un dj mise Satday night in the city of Dead degli Ultravox presentandola appunto come un brano punk. 
Mi risuonò in testa per giorni e giorni ma solo dopo arrivarono i Sex Pistols, Patti Smith etc etc. Sono ancora grato per quella canzone.”
Si innesca così quel meccanismo comune a migliaia di adolescenti: l'entusiasmo e l'eccitazione verso il nuovo, l'interiorizzazione, che ti spingono a metterti in gioco in prima persona, a cercare di replicare quell'energia con una tua band: “Siamo stati tutti autodidatti, c’erano altri gruppi che si stavano formando tra le nostre conoscenze e prendendo inizialmente degli strumenti a noleggio abbiamo provato anche noi. Loro cercavano di fare la cover di More than a feeling dei Boston, noi I don’t care dei Ramones… I gruppi che ci piacevano/ispiravano erano i Cure, i Ramones, i Jam, ma soprattutto i Clash.”
Un punto che mi interessa approfondire è quello legato alla possibilità di esibirsi che queste band della nuova onda avevano: le nuove sonorità attecchirono si nel mondo giovanile, ma immagino che la realtà esterna non fosse sempre compiacente, soprattutto in contesti periferici non caratterizzati da uno sviluppo organizzativo diffuso. La Pordenone del Great Complotto fu un caso anche e soprattutto per questo motivo: una piccola realtà di provincia con peso cittadino e riconoscimento sociale. Si riusciva a suonare in maniera continuativa o solo esibizioni sporadiche? “Alla fine in tutto, con la formazione del disco, abbiamo fatto 4 concerti; devo dire che siamo stati sempre contattati tramite Rockgarage, non eravamo noi gli organizzatori. Non era così facile fare concerti, soprattutto se suonavi new wave. Ho in mente due episodi: al 1° concerto al cinema Dante di Mestre (maggio 1982) dopo 3 o 4 canzoni uno dello staff, tra un brano e l’altro, si avvicina al palco a mi chiede per quanto ancora dobbiamo suonare…(si erano già stufati?). 
Ricordo anche che ad Oriago (Ve) prestammo gli strumenti ad un gruppo hardcore di Chioggia, gli Antisbarco, che si erano presentati, non invitati e chiesero di suonare.”
Rapporti con altre band venete? “I Wops erano nostri amici e ci abbiamo suonato assieme in due occasioni. C'era anche un legame con i Plasticost di Marostica; avevamo inviato una cassetta a Fox, il cantante/deus ex machina che teneva un programma new wave in una radio di Bassano, mi pare, e anche con loro abbiamo suonato assieme.” A proposito, i tuoi 5 pezzi wave italiani preferiti? “Eptadone / Skiantos, Vita di strada / Take Four Doses, Better days / The Wops, Plateau Rosa / Matisse, Il mondo di Suzie W./ Underground Life.”
La meteora dei Modern Model, dalla provincia veneziana, brillati lo spazio di qualche stagione. Imbracciano gli strumenti mossi da un bisogno, da una canzone, dal contesto sociale musicale che ti forma e spinge in quella direzione. Due canzoni in una compilation, qualche concerto, tutto veloce. E poi come finiscono queste situazioni?  “Nel nostro caso con il servizio militare, prima il batterista e dopo il disco partii io. Al ritorno avevamo perso le motivazioni, capita. Tieni presente che eravamo tutti compagni di banco dalle elementari e quindi soprattutto amici. Siamo sempre stati in contatto e nel 2009 abbiamo riformato i TMM (vedi pagina FB), riarrangiando pezzi vecchi e componendone di nuovi con altri componenti; con questa formazione ho suonato fino al 2015 poi basta. Oggi loro continuano ancora e ci frequentiamo.”

Grazie a Giuseppe Chinellato per la disponibilità




mercoledì 28 luglio 2021

IL MANCATO CONCERTO DI JOHNNY THUNDERS & THE HEARTBREAKERS A SANTHIA'


Il 23 dicembre 1977 Johnny Thunders & The Heartbreakers avrebbero dovuto esibirsi allo Sporting Club di Santhià (Vc). Gruppo di spalla i Decibel di Enrico Ruggeri.

Poteva essere il primo concerto punk di un gruppo straniero in Italia ma la serata non si concretizzò, suonarono solo i Decibel.

Sul web circolano due versioni dell'accaduto: nell'autobiografia "Sono stato cattivo",  Enrico Ruggeri dice che gli Heartbreakers lasciarono Santhià nel pomeriggio.

Nel libro "La storia del Punk", Stefano Gilardino scrive che il gruppo non riuscì ad ottenere il lasciapassare dai doganieri svizzeri.

Qual è la verità?

Il primo concerto punk straniero fu poi l'accoppiata Stranglers / 999 al Picchio Rosso di Formigine (Mo) nel luglio 1978 (se ne parla diffusamente in un articolo di questo blog), seguito da Adam Ant a Milano, ottobre 1978.

Lo Sporting Club di Santhià è un locale ancora celebrato e ricordato da quelle parti: vi suonò Ray Charles nel 1978, oltre a tutti i big tra i cantautori italiani. Ancora attivo fino all'arrivo della pandemia con il nome di Beverly Hills (cambio di denominazione avvenuto negli anni '90).

 

martedì 4 maggio 2021

LA NOVI VAL, LA NUOVA ONDA JUGOSLAVA

 

Per scrivere della Novi Val (la nuova onda, la new wave jugoslava) scelgo un approccio su base territoriale, credo l'unico possibile, a meno che non si proceda in ordine cronologico a zig zag tra le varie scene locali. Considerando che questo vuole essere un reportage di presentazione della scena, una sorta di infarinatura generale basata anche sui miei gusti personali, scelgo l'indagine territoriale, e metto dei paletti cronologici: direi 1976/1984, solitamente lo spazio temporale entro il quale viene racchiuso il movimento new wave originale. Si parte dal punk, certo, anche perchè senza punk non si avrebbe poi il post punk. Sembra una banalità ma è meglio ricordarlo.

Bosnia e Macedonia non sono presenti: ci sarebbe qualcosa da approfondire, nulla di epocale tranne i Bijelo Dugme (la band di Goran Bregovic), ma c'entrano poco con wave e derivati.


Lubiana

I Pankrti si formano già nel 1977, in contemporanea con i fermenti Uk e Usa.

Inizialmente fautori di un classico punk '77 in stile Sex Pistols / Clash, un singolo iniziale nel 1978 e album rilasciati dal 1980 al 1987.

Nel 1978, al Palazzetto Hala Tivoli, si esibirono in una data del loro tour Stranglers e 999; nel 1981, invece, toccò a Siouxsie & the Banshees.

Lubiana è presente in grande stile sulla storica compilation “Novi Punk Val” del 1981, fotografia della prima scena punk sloveno/croata, con Pankrti, Grupa 92, Berlinski Zid e Buldogi: espressionismo punk e primi vagiti post condensati in pezzi veloci e rabbiosi, a testimonianza di una piccola scena vitale ed attiva.





Successivi a questa prima onda, i Borghesia iniziarono nel 1983 ed hanno una carriera che arriva fino ai giorni nostri, con una new wave in zona EBM. Citati spesso dai CCCP come influenza per la propria visione: chiamarsi Borghesia in un paese socialista..

Altro gruppo fondamentale, e conosciuto in tutto il mondo, sono i Laibach, con il loro suono ostico industrial avantgarde.



Zagabria

Azra sono tra i nomi grossi della scena balkan, un suono personale chitarristico con marcate influenze localistiche.

Tra i prime movers della scena troviamo i Prljavo Kazaliste: a me ricordano un po' i Decibel di Enrico Ruggeri con un primo album punk e il secondo già in pieno territorio new wave, quella melodica tra power pop e ska, camicie bianche e cravatte strette.

Gli Haustor sono fautori di una new wave mediterranea, ritmica e dagli influssi balcanici, per certi versi non distante da certe cose dei nostri Litfiba degli inizi. Quattro album molto ben riusciti nel corso degli anni '80. A Rovigno c'è un baretto in spiaggia che mette vinili, li conoscevo già e mi è capitato di ascoltarli in quel contesto: una bella situazione.

I Psihomodo Pop si formarono nel 1983 e raggiunsero un certo successo qualche anno dopo come una sorta di Ramones jugoslavi. Melodie Ramones ma non solo, bei dischi e una carriera ancora attiva.

Aprirono il concerto dei Ramones a Zagabria e Lubiana nel 1990, con i venti di guerra che soffiavano sempre più forte.

Da tener presente il primo disco dei Film, 1980, power pop frizzantino.

Zagabria era inoltre sede della Jugoton Records, la più importante casa discografica jugoslava. Dopo la dissoluzione del Paese, cambiò il suo nome in Croatia Records ed è ancora attiva come etichetta, oltre che record shop in centro città. Molto bella la compilation "Electronic Jugoton, Synthetic Music from Jugoslavia 1964-1989", con dentro nomi noti ed altri meno.

Nel 1981, alla Biennale musicale, si esibirono Gang of Four e Classix Noveaux accompagnati da Haustor, Elektricni Orgazam, Sarlo Akrobata (entrambi da Belgrado) e Laboratorija Zvuka (Novi Sad).



Fiume

Fiume è terra dei Paraf, assieme ai Pankrti tra i precursori della scena punk jugoslava. Si formano nel 1976 e il primo storico concerto lo tennero presso Palazzo Modello in città (edificio monumentale sede della biblioteca e del circolo Italiano di cultura). Inizialmente puro punk '77, il suono si evolve in una fredda new wave elettronica a partire dal secondo album, “Izleti”, del 1981.

A Fiume, nel Rione Belvedere, alla vigilia del primo concerto a Palazzo Modello, gli stessi membri del gruppo tracciarono con vernice su una scalinata la scritta “Paraf Punk”: ebbene nel 2018 il graffito è stato restaurato e dichiarato bene culturale tutelato.

A Fiume troviamo anche i Termiti, tre pezzi di grezzo punk 77 sulla compilation Novi Val del 1981 (presenti anche i Paraf).



Belgrado

A Belgrado parte tutto con la compilation Paket Aranzman del 1981, considerata uno dei dischi caposaldo della Novi Val. Dentro ci sono i Sarlo Akrobata, influenzati da Police, Elvis Costello, Xtc, Jam, Idoli e Elektricni Orgazam, con dei pezzi in piena zona post punk.





I Sarlo Akrobata (traduzione slava di Charlie Chaplin) fanno un album nel 1981 e poi si dividono in due tronconi: Ekaterina Velika e Disciplina Kickme. Entrambi fondamentali, i primi con un gusto wave psichedelico, anche qua vengono in mente certe cose dei Litfiba. I secondi con delle buone ibridazioni crossover.


Gli Elektricni Orgazam sono fautori di una carriera molto versatile, partiti con un primo album di wave elettronica, il secondo un po' Iggy Pop/Clash, poi approdati a degli album quasi psichedelici. Un gran gruppo, tra i fondamentali, da ascoltare.

“Odbrana i Poslednji Dani” (“L'apologia e l'ultimo giorno”) il secondo Lp degli Idoli, è stato insignito da Rolling Stone come “miglior album del rock jugoslavo”,

Su Impatto Sonoro il disco viene così spiegato: “Lavoro dichiaratamente non commerciale, è un concept album basato sull’omonimo libro di Borislav Pekić nel quale i risvolti psicologici dell’alienazione e le turbe dell’anima del personaggio ai tempi della Seconda Guerra Mondiale vengono trasfigurate dagli Idoli sullo sfondo dell’ortodossia urbana belgradese contemporanea, in quello che è – a parere di chi scrive – tra gli album più originali e ambiziosi di sempre: cupo, imperioso eppure a suo modo catchy, è realmente la realizzazione di un linguaggio unico e, se l’accoglienza fu inizialmente abbastanza fredda anche per gli effetti collaterali dei motivi sopracitati, è ormai da decenni considerato da critica e pubblico il più grande album del rock Made in YU.”



Novi Sad

Pekinska Patka: puro punk 77 sguaiato al debutto, cold wave nel secondo disco. Il primo gruppo della Novi Val che abbia mai ascoltato!

Laboratorija Zvuka: un collettivo, formato da sette elementi e dal suono pop wave.

mercoledì 17 marzo 2021

TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI, UN MIRACOLO DEL NORDEST



La prima volta che vidi i Tre Allegri Ragazzi Morti fu, boh, nel 2001? No, nel 2002, tarda estate 2002; dalla seconda andavo in terza superiore, quindi era il 2002. A inizio estate c'era stato il Rock Valley a San Floriano, vicino Marostica, una cosa pazzesca con Derozer e Pornoriviste, ci saranno state 1000 persone, mille kids in fissa col punk italiano. Cazzo se andava quella scena. Durò altri due, tre anni: verso il 2005 iniziò a spegnersi. Le cose andavano piuttosto veloci.
I Tarm suonavano ad Altavilla Vicentina e mi organizzai con due amiche di andare in treno fino a Vicenza, ma poi di come raggiungere Altavilla non ne avevo idea. Sul volantino c'era il numero dell'organizzatore, lo chiamai e gli dissi se poteva venire a prenderci in stazione. Lui venne, ci caricò e ci portò al concerto. Ah si bella questa, all'andata, alla stazione di Cittadella, siccome le mie due amiche erano in ritardo pregai il capostazione napoletano di far ritardare il treno di qualche minuto. Poi, al ritorno, venne a prenderci mio padre. A settembre di quell'anno, invece, li vidi a Padova, un venerdì al Macello. Davide Toffolo mi fece un disegno, "Per Alberto allegro ragazzo morto". Socievole e alla mano, gli chiesi se gli piacevano i Pixies, "certo!" disse lui, poi mi scroccò una sigaretta. Sempre nel 2002, a  dicembre, alla Gabbia a Bassano, il giorno di Santo Stefano se non sbaglio. Ci eravamo fumati una canna prima di entrare e ricordo una gran risata col batterista per futili motivi vicino al loro banchetto. Fino a quel momento avevano fatto tre dischi, bellissimi. Anche l'ep "Il principe in biciletta" era una figata. Avevo un paio di tshirt dei Tre Allegri, entrambe le regalai a vecchie fidanzate, o forse una blu dovrei avercela ancora, la prossima volta che vado dai miei butto un occhio. Poi negli anni li ho visti un sacco di altre volte, ho perso il conto. Ma che gruppo sono? L'immaginario, concetti che erano avanti di vent'anni (la protezione dell'immagine pubblica tramite maschere), le canzoni. Un miracolo italiano, anzi un miracolo del nordest.
L'ultima volta li ho visti quest'estate a Rovigo, ho preso la loro tazza da tè, ogni tanto al mattino faccio colazione con quella. Dal vivo, tranne le prime volte che li vedevo che mi sembravano più curati, son sempre live un po' particolari, non suonano mai come da disco. Lo show è praticamente lo stesso da vent'anni con el Tofo che esce, "il concerto è finito", "bacini e r'n'r", etc.
Son legato anche a quella volta al Vinile nel 2014, secret show, 150 persone, presentavano "Nel giardino dei fantasmi". 

martedì 9 marzo 2021

RIO SERRAGLIO, VILLA PISANI ED ALTRE STORIE



Ho un legame con il Tergola perchè nasce a cinquecento metri da casa mia, campagna cittadellese sud. E' un fiume che forse a livello di "nome" soffre la presenza del vicino Brenta, sicuramente più grande e importante. Però è interessante il percorso del Tergola: attraversa a sud est la campagna padovana / veneziana e a Stra, nei pressi di Villa Pisani, affluisce in una diramazione del Brenta stesso.

Tergola e diramazione del Brenta vanno a formare il "Naviglio del Brenta", che attraversa Stra, Dolo e Mira, prima di entrare in Adriatico nei pressi di Fusina. Interessante il percorso del Tergola: si parla in questi giorni di una ciclabile che partirebbe proprio da Onara, a pochi passi dalla sorgente del fiume. Un itinerario che attraverserebbe Villa del Conte, Santa Giustina in Colle, San Giorgio delle Pertiche, Sant'Andrea di Campodarsego, un bel tratto di reticolato romano ai confini tra le provincia padovana e veneziana prima della confluenza di Stra.

L'idea di domenica poteva essere quella di camminare lungo il Naviglio del Brenta da Stra a Dolo, ma in realtà non esiste una vero e proprio percorso pedonale. Camminare lungo la strada ci è sembrato da subito fuori da ogni logica, pericolosa e trafficata. Si è quindi optato per un percorso alternativo, posizionato circa un km a nord rispetto a Stra. E' un percorso ciclopedonale che corre sull'argine del Rio Serraglio, di piccole dimensioni. Poco a nord corre l'autostrada A4, ad ogni modo il paesaggio risulta sostanzialmente agreste, campagnolo. Il colore della terra è quello tipico di queste zone, marrone chiaro. Una scampagnata di circa 10 km nel tratto Stra / Dolo, molto rinfrancante e rigenerante. Dolo è stata una sorpresa, c'è una zona piena di bar e ristoranti che sembrava di stare a Camden Town. Peccato esserci fermati poco ma il tramonto del sole era imminente, infatti abbiamo fatto buona parte del ritorno con il sole già tramontato. C'erano decine di nutrie sull'argine pronte a dare battaglia, a guardia del loro territorio, ma con un po' di accortezza ne siamo usciti illesi. Avevamo parcheggiato vicino Villa Pisani, quando ci siamo arrivati era tutto buio. Ci è tornato in mente l'incontro Mussolini / Hitler nel 1934 nei pressi della Villa, un brivido lungo la schiena, guardavamo all'interno verso il labirinto di siepi.

Colonna Sonora: Beatles "A day in the life" 

mercoledì 23 dicembre 2020

NEW ORDER PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA, 1982

Articolo del Corriere del Giorno


Dal 16 al 22 giugno 1982 i New Order effettuarono il loro primo tour italiano. Come ben sappiamo erano attivi dal 1980 in seguito alla morte di Ian Curtis: con i Joy Division le uniche sortite fuori dal Regno Unito erano state due date singole a Bruxelles e  Parigi nel 1979 e un mini tour tra Olanda, Germania e Belgio nel gennaio del 1980. Si dice fosse in programma un supposto tour europeo nell'autunno del 1980 ma con Ian Curtis fuori dai giochi non se ne fece, ovviamente, nulla.

Giugno 1982: debutto al Tenax di Firenze il 16 (locale storico della new wave fiorentina), il 17 al Piper di Roma, il 18 al Palazzetto Tursport di Taranto, due giorni di dayoff (trascorsi al mare, la loro successiva "The Beach" si dice sia stata ispirata dalla spiaggia di Taranto, per Sumner "il ricordo più bello della tournee") e per concludere Palazzo dello Sport di Bologna il 21 e Rolling Stone di Milano il 22.

Gruppo di apertura per tutto il mini tour furono i bolognesi Surprize!, unica band italiana ad avere un disco stampato da Factory Benelux, l'ottimo 12" "In Movimento" del 1984, registrato a Manchester e prodotto da Bernard Sumner dei New Order e Donald Johnson degli A Certain Ratio: il contatto propiziatorio con Sumner avvenne proprio durante il tour. E' una storia interessante quella dei Surprize!, pressochè  quasi dimenticata: una new wave molto ritmica, atmosferica, tribale in alcuni momenti. Consiglio la bella raccolta uscita proprio su Factory Benelux con dentro tutte le loro incisioni.   

Tornando ai New Order, la scaletta del tour prevedeva un mix tra i brani di "Movement" (1981) e i singoli rilasciati fino a quel momento. Vediamo ad esempio quella del Tenax: "Dreams Never End, 586, Procession, Chosen Time, Truth, Senses, Ultraviolence, Everything's Gone Green, Temptation".  

A Taranto all'epoca c'era una bella scena wave, concerti importanti, band locali: da ricordare a proposito il disco split realizzato con le band del Great Complotto Pordenone nel 1984. 

C'è anche un libro che parla del giro tarantino: "'80, New Sound, New Wave" di Giuseppe Basile.

Da considerare che il mese precedente nelle stesse città (oltre che a Livorno, Messina e Palermo) si esibirono i Bauhaus, giusto per far presente il grado di proposta concertistica del periodo. 

Esistono svariati bootleg delle date del tour, si trovano in giro nel web.


mercoledì 25 novembre 2020

AUTORIDUZIONE! I MADNESS A PADOVA NELL'OTTOBRE 1980



Nell'ottobre 1980 i Madness, con di spalla i Lambrettas, vennero in tour in Italia per la prima volta: quattro date tra Milano, Torino, Padova, Roma.
Se pensiamo alla loro carriera è facile capire che quei concerti arrivarono proprio nel loro periodo d'oro: sono infatti perlopiù datati 1979/1980 i loro ultraconosciuti 45 giri.
Successe che le date di Torino e Padova passarono alla storia per una serie di disordini che si verificarono tra autoriduzionisti e servizio d'ordine. 
A Padova, al Pala San Lazzaro: "They went really potty in Padova, they came through the glass panellings with sledgehammers and axes, and they were riot police in there. You know 'I'm an Italian and I want to see the gig without ticket'. It was brilliant, really brilliant." Cosi Woody, batterista dei Madness, ricorda la data dell'11 ottobre.
In realtà situazioni del genere erano abbastanza all'ordine del giorno a quei tempi, basti ricordare il famoso concerto dei Police a Reggio Emilia giusto qualche mese prima. Chissà, magari qualcuno degli autoriduzionisti era presente ad entrambe le date. 
Il fatto che in Italia nella seconda metà degli anni '70 furono rari i concerti di artisti stranieri era imputabile proprio alla paura di scontri e pratiche autoriduzioniste (vedi gli scontri per Santana al Vigorelli di Milano nel 1977).
I Madness ritornarono poi a Padova nel 2017, al Geox: c'è la recensione di quella serata da qualche parte qui nel blog.
Non sono riuscito a trovare nessuna documentazione fotografica di quella serata, solo il biglietto della serata di Torino. 

martedì 30 giugno 2020

TREVISO 1980 - PRIMO FESTIVAL NAZIONALE DI PUNK E NEW WAVE




Il 23 febbraio 1980 si tenne a Treviso, presso la chiesa sconsacrata di San Teonisto (in pieno centro), il "Primo festival nazionale di Punk e New Wave".
Rappresentanza milanese con X Rated (presenti poi nella storica compilation Gathered nel 1982) e Jumpers, oltre alle non accreditate (nel volantino) Clito, abbastanza famosa female band che comparì pure nel film di Fellini "La città delle donne".
Total Crash da Savona, citati dai Klasse Kriminale in un pezzo del recente album intitolato "Prole Rock": "Scritte sui muri Si Total Crash - No PCI".
Gran bel contingente dalla vicina Pordenone Great Complotto (Sexy Angels, Fhetolds, 0001 Cancer, Mess, Waaalt Disney, Andy Warhol Banana).
Treviso partecipava con i locali Borstal e Metallic Overdrive.
Band sconosciute, per quanto mi riguarda, XYX da Padova e Scontro Frontale da Verona.
La foto scattata quel giorno dei quattro ragazzi punk veronesi, una delle istantanee definitive del periodo, fu poi usata nella copertina del libricino dedicato alla prima ondata punk tricolore allegato alla rivista Rumore una quindicina di anni fa. Erano forse loro gli Scontro Frontale?
Sull'ottimo sito "La prugna elettrica", dedicato al punk veronese, si legge: "Alcuni gruppi arrivarono vestiti in borghese, si infilarono nel cesso e uscirono tutti bardati...non faccio i nomi tranquilli!"

sabato 6 giugno 2020

MODENA 2004 / PAOLINO PAPERINO BAND REUNION


A maggio 2004 venne fuori, non ricordo come, forse su qualche sito che guardavamo durante l'ora di informatica a scuola, che sabato 5 giugno 2004 ci sarebbe stata la reunion della Paolino Paperino Band a Modena, in un corteo itinerante per le strade della città a sostegno del Centro Sociale Libera.
Io e il mio compagno di classe Baron decidemmo di andarci: c'era anche un numero telefonico da chiamare per info, cosa che feci dal telefono fisso situato nella camera dei miei. Mi rispose Jana, il cantante, con cui restai al telefono per una buona mezz'ora, parlando di tutto quello che mi veniva in mente, una sorta di intervista.
Sabato 5 prendemmo il bus fino a Padova e da lì il treno fino a Modena (con cambio a Bologna).
Sbagliammo vagone, o forse sbagliammo proprio treno, e ci facemmo tutto il viaggio chiusi in bagno per paura di prendere la multa. 
Arrivammo a Modena sul luogo concordato da dove sarebbe partito il corteo, c'era parecchia gente, credo fossimo un migliaio di persone arrivate da tutta Italia.
Il gruppo era sopra un camioncino, ci mettemmo in prima fila e da lì partimmo per il corteo per le strade di Modena: la prima canzone che la PPB suonò fu "La Mela".
A circa metà concerto dissi a Jana: "Sono quello che ti ha chiamato in settimana da Padova", allora lui fece "Questo pezzo è dedicato ai ragazzi di Padova", ma non ricordo quale fosse.
Passammo per la piazza di Modena proprio mentre il gruppo stava suonando "Porno Tu", la gente ci guardava stranita, la Polizia pure.
Il concerto fu spettacolare, il crossover punk/hardcore/ska che ascoltavamo su Pislas ora lo sentivamo dal vivo, un gran pomeriggio. Ci scattarono una foto, io sono quello con lo zaino del Gabibbo pieno di birre sulla sinistra. Tornando verso la stazione facemmo due parole con uno skin di Bologna, ci disse che non ascoltava più i Queers da quando avevano fatto una canzone contro gli skins ("Little rich working class Oi boy").
Il ritorno fu tranquillo, alla stazione a Padova venne a prenderemi mio padre, poi alla sera a Fontaniva mostravo orgoglioso agli amici la scaletta del concerto che Jana mi aveva regalato.

mercoledì 26 febbraio 2020

IL GRAFFITO "PARAF PUNK" A FIUME




Palazzo Modello

I Paraf di Fiume (Rijeka) furono la prima punk band jugoslava, si formarono nel 1976 in contemporanea ai fermenti anglosassoni.
Si parla spesso del concerto che tennero a Palazzo Modello, in città, il 22 marzo 1978, un po' per la location atipica (un edificio monumentale sede della biblioteca e del circolo italiano di cultura) e un po' perché fu uno dei primi concerti pubblicizzati e pubblici (durante il 1977 suonarono solamente in feste private).
Nel rione Belvedere di Fiume c'era una scritta storica sull'asfalto, "Paraf Punk", realizzata dal gruppo stesso alla vigilia del concerto a Palazzo Modello; ebbene nel 2018 il graffito è stato restaurato (cerimonia con la presenza del Sindaco della città) e dichiarato bene culturale tutelato.

martedì 12 giugno 2018

MEMORIE ULTRA'



L'11 giugno 2000 era una domenica e il Cittadella andava a giocarsi la finale promozione per l'accesso alla serie b al Bentegodi di Verona, contro il Brescello.
Avevo 13 anni, ma dovevo esserci.
Era già da un paio d'anni che seguivo i granata al Tombolato, la prima partita Cittadella - Varese nella stagione 1997/98, "Area Granata" e "Brigata Veleno" in tribuna ovest, Zanda, Gela, Pojana, Bubba, i Fratelli Trentin: un bel gruppetto.
La promozione in C1 a Ferrara contro la Triestina, la Brigata Veleno che diventa Commando Ultrà Cittadella e io che inizio a frequentare gran parte delle partite casalinghe.
La stagione 1999/2000 è decisamente turbolenta: scontri con i Senesi, scontri a Sandonà di Piave e semifinale con il Varese con gli ospiti che devastano il loro settore e i lacrimogeni a saturare l'aria.
Arriva domenica 11 giugno: dico ai miei che vado a Cittadella, prendo la bicicletta, mi trovo con un amico e raggiungo il piazzale del Tombolato alle 14.00
Non si capisce bene cos'ha organizzato il Cuc, in settimana si parla di un pullman, poi, quando siamo la, vien fuori che si andrà a Verona in treno.
Si organizza un mini corteo per una Cittadella deserta, siamo una trentina, molte teste rasate, anfibi, sciarpe, magliette del gruppo; uno skinhead vede il poster di un concerto dei 99 Posse previsto al Pedro e via di "me ne frego".
Raggiungiamo la stazione di Cittadella e viene concordata con qualcuno delle Fs una riduzione comitiva per viaggiare fino a Verona: cambio a Vicenza, nella stazione che da li a pochi mesi inizierò a vedere tutte le mattine per andare a scuola.
Io in tasca avrò diecimila lire, cinque le spendo per il treno, e mi resta da farmi altre sei/sette ore in giro con la rimanenza.
A Vicenza il ricordo nitido di un ragazzo dei nostri che ascolta musica da un walkman, robaccia da discoteca hardcore; io all'epoca ascoltavo Vasco Rossi e Bob Marley. I Ramones arrivarono l'anno dopo, nel 2001, e cambiò tutto.
A Verona la polizia ci inquadra e ci fa fare una specie di corteo fino al Bentegodi, ma è tardi, la partita sta per cominciare, con il Cuc si arrivava sempre in ritardo dopo essersi trovati anche tre ore prima.
Entriamo in ovest, il settore a noi riservato, verso la curva nord: viene attaccato lo striscione gigante, "Commando Ultrà Cittadella" in pvc, c'è quella foto che campeggia ancora adesso al Cetra, ci sono anch'io col cappellino alla pescatora ma non mi vedo, sono nascosto.
C'è gente del Padova tra di noi, il Cuc è formato da ex ultras patavini, una cosa che molti ora fingono di non ricordare o non sapere.
C'è una gran umidità ma la partita e spettacolare, il Cittadella pareggia all'ultimo minuto e dopo i supplementari è promosso in virtù del miglior piazzamento stagionale.
Quelli del Brescello si menano tra di loro, avevo un corrispondente da Brescello conosciuto tramite Supertifo che nelle lettere che mi inviava faceva sempre simboli di estrema destra, tuonato totale.
Noi festeggiamo, poi i celerini cominciano a manganellare, "avete rotto i coglioni" "è ora che ve ne andiate", già a 13 anni inizi a capire un po' di cose, erano tempi particolari: l'anno dopo il g8 fu un massacro ma i ragazzi che frequentavano le curve conoscevano già bene quel clima.
Del ritorno mi ricordo che avevo una gran sete, non avevo più soldi e me la dovetti tenere.
Verso Cittadella qualcuno iniziò a devastare il treno, calci sui portacenere, estintori lanciati, non capivo, non mi piaceva quel modo di fare le cose, magari erano gli stessi che volevano "un Italia in ordine" e poi si comportavano così.
Dieci giorni dopo avevo l'esame di terza media, i 2000 erano iniziati..


giovedì 2 novembre 2017

MADNESS - GRAN TEATRO GEOX - PADOVA - 29/10/2017

Ho aspettato qualche giorno prima di buttare giù qualche riga sul concerto dei Madness e mi ha detto bene, nel senso che certe sensazioni vissute in diretta si sono successivamente un po' smorzate, o quantomeno ho voluto collocarle in un quadro generale.
Quali sensazioni? Beh, semplicemente l'esibizione al Geox non mi aveva pienamente convinto. Atmosfera tutto sommato floscia per gran parte del concerto e suoni provenienti dal palco non in linea con la ricchezza sonora di cui i Madness possono disporre.
Strano, a proposito dell'ultimo punto, che questo accada al Geox, location rinomata per la qualità sonora che avevo già avuto modo di testare in diverse occasioni.
Questo mi va bene che accada al concerto amatoriale sotto casa ma non in un posto dove paghi i tuoi bei 40 euro d'ingresso, ma tant'è.
Dicevo che queste sensazioni si sono un po' smorzate nei giorni successivi, perché comunque poi mi è rimasto un ricordo tutto sommato positivo della serata.
Perché dai, sentire dal vivo certe canzoni è sempre bello e perchè è roba di qualità estrema, curata nei particolari e quintessenzialmente londinese.
Da amante dei Kinks è molto facile vedere nei Madness una prosecuzione di quel discorso, soprattutto nell'immaginario, ma questo non lo scopriamo certo adesso.
Probabilmente, quindi la verità sta nel mezzo: nulla da dire sulla classe della band, in questo caso però penalizzata dai suoni.
In quest'ottica la partenza con il cavallo di battaglia "One Step Beyond" è stata un mezzo passo falso. L'avessero fatta per ultima, dopo che il pubblico si era ben scaldato con la doppietta "House of Fun/ Baggy Trousers" sarebbe stata tutta un altra storia.
Belli i pezzi dell'ultimo album, "Can't Touch Us Now", l'ho ascoltato parecchio nell'ultimo anno.
Pubblico prevalentemente di stampo sottoculturale; in realtà loro in Italia sarebbero abbastanza conosciuti anche dal pubblico generalista, che li ballava nelle discoteche dello Stivale nei primissimi '80. In Inghilterra dire Madness è come dire Lucio Battisti da noi.
In apertura ottimi i Giuda, orgoglio italiano, oramai una garanzia.

sabato 14 ottobre 2017

999 - DUBLIN CASTLE - LONDON - 29/09/2017


Mi sparo un bel corso di aggiornamento a Londra composto da musica, football, shopping, pub e club.
Siamo in tre, arriviamo il venerdì ad orario pranzo e dopo il pomeriggio passato a zonzo, alla sera ci dividiamo per qualche ora: i miei due soci vanno al derby di Londra ovest Qpr - Fulham, io vado a vedere i 999 a Camden.
Nel 2016, qua a Londra, mi sono beccato Members e Lurkers in due serate differenti, quest'anno i 999: senz'altro cose di cui andare fieri!
Poi un conto è vederti il gruppo '77 da Londra in tour, che ne so, a Vicenza, in un contesto totalmente avulso da qualsiasi pretesa storico/temporale, un altro paio di maniche è vederseli a Londra.
Capito che siamo nel 2017 e non nel 1977, ma per me ha comunque il suo fascino vedermeli giocare in casa.
Il concerto si tiene al Dublin Castle, il pub dove iniziarono i Madness (spacciandosi come gruppo jazz) e dove, gira voce, potevi trovare frequentemente Amy Winehouse; sopra il bancone campeggiano diversi bei poster dei Nutty Boys.
La sala preposta al live, come da tradizione inglese, è separata rispetto alla zona pub.
Accedendovi mi rendo conto come sia strapiena e faccia un caldo tropicale; la maschera allo strappo-biglietti, capito che sono italiano, mi accoglie con un caloroso "Cassano!" che suscita in me una mezza risata.
Stan suonando i gruppi spalla, dentro si muore e allora preferisco stare al pub ad osservare la fauna e farmi un paio di pinte con pacchetto di patatine a corredo.
Il pubblico è composto da vecchi punk rocker dallo stile pulito, diversi skinheads, parecchie ragazze e qualche tipico coglionazzo "da Camden", quelli che di lavoro reggono i cartelli del negozio di tatuaggi.
Ce n'è uno parecchio ridicolo, con i capelli lunghi ma pettinati all'insù e divisi in una specie di due corna di color rosso. Ovviamente chiodo con borchie a profusione. Cazzo c'entra questa gente col '77 non l'ho mai capito, roba stereotipata condizionata dai mass media, pura spazzatura. Infatti poi verrò a sapere che il tizio è italiano, da Genova, e un po' c'era da aspettarselo.
E' l'ora dei 999 e prendo posto in sala. Nick Cash, cantante e chitarrista, sale sul palco passando in mezzo alla gente e allora ne approfitto per mettergli una mano sulla spalla e fargli un "Hey Nick!" a cui risponde salutando sorridendo.
Attaccano con "Black flowers for the bride", "Inside out" e "Hit me", tre discrete cannonate.
Sempre avuto un proprio stile particolare i 999, '77 molto vicino al power pop ("The biggest prize in sport" è un gran disco power pop), e dal vivo lo ripropongono in maniera sgraziata ed energica senza tanti conformismi.
Ogni tanto Nick Cash tossisce mentre canta, piccoli particolari che me li rendono ancora più simpatici.
Una tipa davanti a me mi sculetta addosso praticamente tutto il concerto, sia ben chiaro che non ho nulla contro e la lascio fare.
Dev'essere una molto appassionata perché sa anche "Really like you", che è si un gran bel pezzo, ma è su "Takeover" del 1998, non propriamente il disco più famoso dei nostri.
L'ultimo è "Death in Soho" del 2007, chissà se ne faranno mai un altro. Con queste band, ormai, siamo in un circuito totalmente slegato dal discorso "album/tour", è solo pura celebrazione e ci sta.
La sequenza finale della scaletta è monstre, con "Emergency", "Nasty Nasty" e "Homicide". Scusa tanto.
I bis ancora meglio, con "My Street Stinks" e "I'm Alive".
Esco bello soddisfatto e al pub trovo i soci post partita, la tipa di prima esce e mi canta "I'm alive", è venerdì, siamo a Londra e tra poco prendiamo e andiamo in un club ad Islington ad una serata britpop. Meglio di così!

lunedì 6 marzo 2017

GIUDA @ BENICIO LIVE GIGS - GIAVERA DEL MONTELLO (TV) - 04/03/2017



La cosa che mi ha colpito di più durante il concerto dei Giuda è stata la "pulizia" del suono: mi è successo gran poche volte di udire un suono così perfetto a concerti legati in qualche modo al mondo rock/punk.
Questo mi ha fatto capire quanta poca importanza si da solitamente a questo aspetto che invece è ultra fondamentale per una buona riuscita dell'esibizione.
Non sono mai stato un audiofilo, è un mondo che non conosco anche se un po' mi affascina.
I Giuda hanno dimostrato cosa vuol dire dove può arrivare la passione, la costanza, l'impegno: sono sostanzialmente una garage band di quartiere, amici che si conoscono da una vita, che si impegnano quotidianamente per portare avanti il loro sogno.
E allora vai di prove mattutine, esperimenti con gli ampli per trovare il suono maggiormente adatto, prove di mini mosse coreografiche da realizzarsi durante il live (e funzionano!).
Beh, il concerto è stato perfetto.
Sono tra i migliori in Italia, in Europa e nel Mondo.
Mi ha fatto piacere vedere tanta gente che quando gli parlavi della commistione tra football/musica/sottoculture ti rideva in faccia e adesso è la che sbava per loro.

domenica 20 novembre 2016

CASUAL FRIDAY

Alle 19.40 sono partito da casa, in macchina avevo l'ultimo dei Madness che mi prende bene, soprattutto "Mr Apples", che mi ha accompagnato mentre mi avvicinavo a Cittadella.
Parcheggiato nelle stradine residenziali, incontro con i soci davanti al cancello della tribuna est e via dentro al Tombolato: Cittadella - Verona!
Squadre come l'Hellas fanno bene al calcio, muovono tifosi, creano l'atmosfera giusta per approcciarsi nel migliore dei modi alla partita.
Ti capitano tutte 'ste partite contro squadre mai sentite prima che non hanno un briciolo di storia, miracoli sportivi dei miei coglioni con dietro presidenti dal portafoglio gonfio. Per me questo non è calcio: non c'è sugo nel vederti una partita senza tifoseria avversaria, senza la minima atmosfera, con poca gente silenziosa sugli spalti.
Stasera al Tombolato è una partita di vertice, dovrebbe essere una bolgia: invece i tifosi locali cantano quasi sottovoce per non disturbare, i veronesi non si sentono causa acustica inestistente dell'impianto.
Comunque è bello anche così,  chè il gioco in campo è di livello, e solo nel primo tempo vediamo 5 gol totali, 4 per il Cittadella e uno per il Verona.
Mi arriva voce che i veronesi sono arrivati in treno e allora penso che, finita la partita, mi piacerebbe andare in piazzale della stazione e vederli tornare in corteo.
Secondo tempo tranquillo, mezza rissa in gradinata vicino a noi, un altro gol Cittadella, una sigaretta e quattro risate.
Poi tutti al Cetra, pinta di Guinness, molti saluti, c'è gente che canta per la vittoria.
Facciamo un salto al Circolo Quadro, scendo le scale e c'è un gruppo reggae che sta suonando "Marcus Garvey" dei Burning Spear, pezzo della madonna, ho comprato una compilation della Trojan Records a Londra proprio due mesi fa, dove c'è anche questo pezzo che mi prende un sacco.
Ci beviamo un sacco di birre, i discorsi scivolano via tra calcio, cibo, musica, politica, la notte è giovane, è il nostro "casual friday".