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venerdì 13 luglio 2018

LIAM GALLAGHER / PALLADIUM / COLONIA / 5.07.2018

A Colonia per Liam Gallagher c'eravamo già stati i primi di marzo, salvo poi scoprire, solo a pochi passi dal locale, che il concerto non avrebbe avuto luogo causa mal di gola del nostro.
Qualche imprecazione e grida al cielo non mancarono, poi una cena in una birreria di Heumarkt mise le cose a posto; pochi giorni dopo, il concerto venne riprogrammato per il 5 luglio e allora ci siam detti "perché no?".
Tanto il biglietto già ce l'avevamo.
Siam partiti in due, in macchina, la prima notte sul Lago di Costanza, la seconda nella dura Francoforte, la terza siamo a Colonia, tocca a Liam.
Io il Palladium già lo conoscevo perché ogni due anni vado a Colonia ad un fiera espositiva del settore in cui lavoro, e l'anno scorso un'azienda di cui siamo clienti ha fatto la propria festa proprio all'interno del locale.
Subito avevo pensato che mi sarebbe piaciuto tornarci per un concerto, qualche volta faccio questi viaggi mentali quando un posto mi piace, e alla fine non ho neanche dovuto attendere chissà quanto tempo per rimetterci piede.
Il pubblico al Palladium era abbastanza sciatto, tedeschi appassionati di rock non appartenenti ad una specifica sottocultura, livello di stile al "piano terra".
Qualche specie di casual ma poca roba, le facce non erano giuste, poco fascino, non mi trasmettevano nulla.
La birra però era buona, quattro/cinque bionde sono andate giù in scioltezza.
I Sherlocks non mi sono piaciuti, i suoni erano ok, ma i pezzi fighi latitavano: gli abbiamo dato un occhiata dieci minuti dopo siamo andati un po' in giro giusto per far qualcosa.
Liam, invece, ha fatto un signor concerto secondo me. Qua i pezzi giusti ci sono, lo sappiamo tutti, e quelli del nuovo album girano bene dal vivo.
Tiene il palco ottimamente, tra smorfie, imprecazioni e tic. Bello quello che appena finisce di cantare si scosta leggermente dal microfono all'indietro, guarda per terra con una smorfia e poi riprende a cantare.
Vabbè detta così non vuol dire nulla, comunque l'ho notata, mi è rimasta impressa.
Durante il concerto pensavo che lui è del 1972, è sulla scena da quando aveva 22 anni, ha passato una vita sotto i riflettori: insomma, è forgiato e adatto a fare quello che fa, sennò sarebbe già caduto dal carro.
Poi mi piace che voglia fare la rockstar, a voi no? Gli Oasis arrivano dal mondo indipendente, ma non si sono mai vergognati ad ostentare, oserei dire, la loro posizione al top. E perché dovrebbero poi?
Ha suonato un ora, la durata giusta: dopo troppo che sei in piedi cominci a stancarti, i Ramones a inizio carriera suonavano venti minuti. E poi quel che conta è l'intensità, non la durata.

lunedì 6 marzo 2017

GIUDA @ BENICIO LIVE GIGS - GIAVERA DEL MONTELLO (TV) - 04/03/2017



La cosa che mi ha colpito di più durante il concerto dei Giuda è stata la "pulizia" del suono: mi è successo gran poche volte di udire un suono così perfetto a concerti legati in qualche modo al mondo rock/punk.
Questo mi ha fatto capire quanta poca importanza si da solitamente a questo aspetto che invece è ultra fondamentale per una buona riuscita dell'esibizione.
Non sono mai stato un audiofilo, è un mondo che non conosco anche se un po' mi affascina.
I Giuda hanno dimostrato cosa vuol dire dove può arrivare la passione, la costanza, l'impegno: sono sostanzialmente una garage band di quartiere, amici che si conoscono da una vita, che si impegnano quotidianamente per portare avanti il loro sogno.
E allora vai di prove mattutine, esperimenti con gli ampli per trovare il suono maggiormente adatto, prove di mini mosse coreografiche da realizzarsi durante il live (e funzionano!).
Beh, il concerto è stato perfetto.
Sono tra i migliori in Italia, in Europa e nel Mondo.
Mi ha fatto piacere vedere tanta gente che quando gli parlavi della commistione tra football/musica/sottoculture ti rideva in faccia e adesso è la che sbava per loro.

sabato 18 dicembre 2010

BASETTOPOLI


Pete Townshend al top del suo stile, 1965, Union Jack jacket, capelli dritti e ben pettinati.
Un'icona immortale.

venerdì 22 ottobre 2010

BASETTOPOLI




Pierino Prati, attaccante italiano, dalla metà dei 60's a quella dei 70's il suo periodo più importante, con Milan e Roma.
Capocannoniere e Scudetto nel '68, tripletta nella finale con l'Ajax del '69 e Coppa Intercontinentale, oltre che due Coppe Italia e due Coppe delle Coppe con i rossoneri.

giovedì 9 settembre 2010

BASETTOPOLI


Sicuramente "personaggio" e poco incline ai compromessi.
Di lui ricordo:
Una foto con gli Ultras Laziali in trasferta a Padova nella seconda metà anni '80, con addosso il chiodo.
Un gran gol al Milan quand'era al Napoli.
I capelli rasati ai lati nel Milan.
L'azione fermata nel West Ham e un paio di gol memorabili (quello in sforbiciata e quello al volo).
Il ritorno alla Lazio, con un vespaio di polemiche per i suoi "saluti".
Apprezzo in Di Canio la poca propensione a leccare il culo e comunque il suo esporsi sempre in prima persona per i suoi comportamenti.

venerdì 23 luglio 2010

BASETTOPOLI




Enrico Albertosi è nato il 2 Novembre 1929 a Pontremoli (MS).
Tra il 1959 e il 1980 ha vestito la maglia n.1 di Fiorentina, Cagliari e Milan.
Simbolo per antonomasia di un calcio che non c'è più, popolare, passionale, domenicale e vero.
Maglietta giallo canarino, baffi, basette, sempre stiloso.
Passione per le scommesse sui cavalli e le belle donne.
Grande.

"Guai se un portiere si fa divorare dal dubbio di avere sbagliato.
Un portiere non sbaglia mai, la colpa è sempre degli altri. Così non si abbatte"
(Enrico Albertosi)

mercoledì 16 giugno 2010

BASETTOPOLI



Inizia da oggi una semplice raccolta di foto con personaggi con basette.
Una foto alla volta.
La prima la dedico a George Best.
Buone basette a tutti.